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Rōnin d'Ossidiana

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    ̶B̶I̶D̶ʻ̶D̶A̶U̶M̶
    · Rimembranza del Castigo ·

    Nome: Bid'daum
    Epiteto: Rōnin d'Ossidiana
    Età: Atavico
    Razza: Titano di Krarth
    Classe: Mistificatore
    Professione: Eversore
    Ispirazione: 1
    Covenant: Silenzio
    Ricordi: 黒曜石の浪人


    Aspetto Esteriore
    · Forma del Ricordo ·

    Una figura imponente dal portamento solenne che cela tratti all’apparenza umanoidi sotto a un esoscheletro d’ossidiana incandescente. Una maschera da Oni copre il suo volto, lasciando intravedere solo gli occhi scarlatti come tizzoni ardenti. La folta chioma imbrunita è sciolta fino alle spalle, come la criniera di una belva indomita. Logori abiti da viandante del deserto avvolgono un corpo che si trascina tra le dune del tempo, i cui passi stanchi ma ineluttabili calpestano i granelli degli eoni. La sua voce riecheggia con timbro basso e tono marziale, ma talvolta si tinge di nostalgia per un passato ormai perduto.


    Aspetto Interiore
    · Reminiscenza del Pensiero ·

    Una mente nomade che pondera con lugubre malinconia. Rammenta poco dei suoi trascorsi, solo fugaci sprazzi che riverberano sentimenti dimenticati. Si aggrappa con ostinazione a una manciata di memento, reliquie delle sue vite precedenti in cui sono fossilizzate le ultime emozioni che è in grado di provare. Vaga senza meta attraverso le diverse sfaccettature della realtà, come uno spettro in cerca di qualcosa che possa restituire un senso alla sua esistenza arcaica. Talvolta lo pervade una sindrome da impostore, quando i presupposti della sua vita mistificata cedono sotto il peso della colpa… eppure nel suo sguardo tormentato si può ancora scorgere una scintilla di aspirazione che avvampa nel buio.



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    Memorie
    · Vestigia del Passato ·

    La leggenda narra che un tempo questo frammento d’esistenza era parte di un demonio precipitato dalle stelle e naufragato nel crogiolo del Multiverso, un mondo ormai inabissato tra le onde dell’oceano infinito della realtà. In quella terra di nessuno si dice che abbia sovvertito l’ordine sociale insieme ad altri sognatori, imbrigliando il caos di quelle lande e forgiando un reame di nuove possibilità laddove prima imperava soltanto la violenza.
    Altri racconti riportano che fu un despota abietto, in grado di mietere le anime e invocare i più tetri sortilegi per comandare la sua legione di aberrazioni. Tali fonti lo dipingono come un nemico della civiltà, contro cui schiere di paladini hanno militato per difendere la propria patria. Si tramanda che il suo odio viscerale per il loro regno non avesse limiti e che intessendo le sue oscure trame abbia ordito congiure in grado di destabilizzare anche la più prospera delle nazioni.
    Alcune storie riferiscono invece che fu un eroe che salvò più volte il mondo da minacce interdimensionali, titani colossali e antiche maledizioni. Taluni azzardano addirittura che fosse in grado di amare e che i suoi discendenti lo considerassero un mentore insostituibile. Tra le fonti discordanti ricorrono spesso alcune figure pivotali nella sua vita, anche se il ruolo che hanno assunto muta a seconda della versione narrata.
    L’unico elemento su cui ogni racconto concorda è che la sua storia si è conclusa tra le fiamme dell’Inferno, che hanno consumato ogni brandello della sua anima controversa e sfaccettata. Il suo mito ha trovato compimento eoni fa, al termine di cronache infine consegnate all’oblio.



    Equipaggiamento
    · Reperti di Nostalgia ·

    Helshezag
    Forgiata nel fuoco primordiale e temprata dalla magia primigenia che diede forma al vuoto, la spada ancestrale rispecchia l’animo del guerriero che la impugna: una lama tetra come i recessi della sua memoria, una guardia abissale come la voragine nel suo cuore, un’elsa gelida come i sentimenti ibernati nel suo spirito. L’anatema è infoderato in una guaina magmatica che soffoca i sussurri dell’entità sigillata al suo interno e talvolta sembra collassare nel nulla, ma in verità la spada è il fardello da cui non potrà mai affrancarsi: così come i peccati che gravano sulla sua anima, anche Helshezag tornerà sempre a perseguitarlo, piombando i suoi pensieri nel buio infinito laddove fosse tanto scellerato da impugnarla.
    [Spada/Numisma & Fodero/Numisma – Incanti Minori: Lampo & Noreula – Espansione: Stemma d’oro elementale (le Personalizzazioni dei Numisma guadagnano quel livello in meno che le separa dal pieno della Manipolazione a cui fanno riferimento, sbloccando inoltre il controllo su quantità immense del proprio elemento)]

    • Spada del Caos
      La lama che restò conficcata nel fondo dell’Arena Nera non è una mera dispensatrice di potere gratuito: come ogni cosa a questo mondo, anche le sue doti hanno un prezzo. Lo scoprirono le streghe di Ishabrath quando abusarono di Helshezag nel rituale che condusse il loro regno alla rovina e lo sta scoprendo lo stesso Rōnin, costretto a ricoprire l’oscurità col gorgoglio della lava per attenuarne i sibili. Nemmeno la Maschera d’Oni conosce l’esatta natura di ciò che da oltre i confini dell’oblio sobilla al suo orecchio con crescente insistenza. L’unica certezza è che un giorno presenterà il conto da pagare e lui dovrà saldare i suoi debiti, ma fino ad allora potrà godersi l’ebrezza di un potere che non gli appartiene.
      [Supporto, liv. 2: Alla Manipolazione dell’Ossidiana aggiunge per 6 turni una Personalizzazione di pari livello per specchiare le abilità con cui l’elemento entra in contatto; è possibile replicare più abilità insieme se la somma dei loro livelli non supera il livello della personalizzazione]

    • Reliquia degli Emiri
      Dalle ceneri del Sogno rinacque una fenice sfolgorante, che ardeva come il sole del deserto e si librava nel cielo sulle ali della libertà. Nella sua scia si radunarono popoli e reami che insieme decisero di custodire Helshezag come reliquia di un passato tormentato, affinché fosse un monito per le nuove generazioni. La spada vegliò in silenzio sul loro avvenire e vide i mirabolanti tesori che la loro comunione d’intenti riuscì a plasmare: tremende armi per i tempi di guerra e miracolose panacee per i tempi di pace, in egual misura preziose per chi aveva giurato di non disturbare il sonno della Lama del Caos se non in caso di estremo bisogno. Di quell’epoca d’oro ormai trascorsa non restano che fiochi riflessi, in grado di proiettare nell’ossidiana solo alcuni sprazzi dell’ingegno di cui la reliquia fu testimone.
      [Supporto, liv. 2: Alla Manipolazione dell’Ossidiana aggiunge per 6 turni una Personalizzazione di pari livello per specchiare una o più abilità presenti negli Shop; è possibile replicare più abilità insieme se la somma dei loro livelli non supera il livello della personalizzazione – Malus: Richiede Helshezag per specchiare]

    • Arena Nera
      Un cunicolo angusto esalava il fetore di liquami innominabili. Le pareti erano tanto strette che pareva d’incamminarsi negli intestini di un demone serpentiforme. Le torce del camminamento donavano una vitalità propria alle macchie cremisi che inzuppavano il pavimento, fatta di terrificanti riflessi allucinati. In fondo al corridoio la luce che filtrava dall’inferriata era una promessa di gloria, corroborata dal fanatismo che riecheggiava attraverso i muri. Oltre la grata si apriva a ventaglio il mastodontico ring ovale dello stadio, gli spalti gremiti in occasione di ogni spettacolo gladiatorio s’innalzavano in terrazzamenti concentrici. Il lastricato era pregno di sangue e sudore, reo di una sete insaziabile che filtrava fino alle recondite fondamenta dell’edificio. Quel mausoleo di vetro nero aveva molte nomee: santuario del Culto dell’Ossidiana, fondo polveroso dell’inferno, tribunale dei processi per combattimento, palcoscenico della scalata al potere, mattatoio della feccia… ai più era noto semplicemente come “Arena Nera”.
      [Tecnica di manifestazione dell’elemento Ossidiana nel raggio di 20 metri per 5 turni – Malus: Non funziona nella sezione Utopia – Bonus: La durata della tecnica è doppia nella sezione Amigdala – Utilizzi: 4]

    刃の墓 - [Ha no haka]
    Ibrido tra un wakizashi e un coltello tantō, leggermente più lungo e massiccio della media, pensato per un bushi di grande prestanza fisica… o forse, non del tutto umano. Odora di tomba e di terra, il metallo così opaco che nessun olio sarà mai in grado di ridargli splendore. Il filo consumato e irregolare lascia ferite slabbrate e inclini all’infezione: quasi mordesse la carne della vittima, piuttosto che tagliarla. Idoneo per essere portato nel daishō e letale nelle forme a due spade. C’è un’incisione sul fodero, vecchia e scolorita, nel linguaggio delle antiche terre del Nihon. Dice “Va' oltre la Morte, poi chiedi informazioni”. Nella lama sono presenti i resti di un’antica tecnica di Seppuku: incidendosi il ventre con la punta dell’arma e spostandolo verso destra, lo spirito del guerriero sarà libero di lasciare la scena in atto col suo onore ancora intatto. Esso si reincarnerà al sicuro, con il coltello stretto in pugno, pronto a gettarsi in una nuova battaglia. Bada Rōnin, la tecnica scomparirà per sempre una volta utilizzata… non ti verrà mai concessa una seconda possibilità.

    Segno d'Ossidiana
    Nomi in caratteri dorati, argentei o distorti sanno richiamare chi ne risponde in altri mondi. Soltanto come spettri, soltanto come apparizioni, alleati temporanei per coloro a cui tale onore è stato donato in cambio d'un patto o ricordi sonanti… ma se fosse invece il simbolo ad esser fragile, anziché ciò che richiama? L'ossidiana è quanto di più affilato esista ma è pur sempre vetro e basta uno scossone per ridurla in mille pezzi. Ma se colui che ne è ricoperto la schianta forte a terra, se il Rōnin che la usa per riflettervi aspetti d'altre bestie le dà la forma d'uno dei loro nomi… Il Segno d'Ossidiana è un prototipo e come tale è unico ed irripetibile. Permette al Rōnin di fendere le realtà richiamando nella scena un esemplare della creatura di cui sta riflettendo il potere, ma l'evocazione non implica il controllo: il mostro infurierà come da sua natura e potrà mostrarsi tanto un flagello per i suoi nemici quanto una catastrofe per egli stesso.

    Elmo del Legionario
    In un’epoca remota di un mondo lontano, si estendeva una terra aspra e inospitale, dove le dune del deserto si fondevano in laghi di vetro e le ombre vagavano tra le rovine di antiche civiltà. Ai confini di questa landa desolata, una tribù di guerrieri prosperava tra catene vulcaniche e valli di lava incandescente, venerando l’ossidiana e impiantandola nella propria carne per sopravvivere a quell’inferno a cielo aperto. Quando un grande Conquistatore soggiogò la loro etnia, questa tribù divenne il cuore pulsante della Legione delle Sabbie, un esercito che per secoli vigilò su quelle terre maledette, tramandando le antiche tradizioni belliche di generazione in generazione. Benché non sia mai stato coscritto nella Legione, il Rōnin ne ha abbracciato l’eredità spirituale, forgiando un elmo per omaggiare la leggendaria milizia del Dominio della Violenza. Questo copricapo - connubio tra l’eleganza di un kabuto da samurai e la funzionalità di una visiera da guerriero del deserto - è stato concepito per schermare il volto dalle tempeste di sabbia e per conservare l’acqua corporea, reindirizzando il sudore verso un sistema di riciclo interno. Il casco, dotato di fiale integrabili, permette l’assunzione immediata di quattro dosi di elisir e sostanze corroboranti, limitando la combinazione a massimo due ingredienti per preservare l’equilibrio della soluzione. Tale miscela trasformerà l’erede in un combattente formidabile, un super-soldato capace di affrontare le avversità del Caos, che ha scelto di adornare d’oro il suo capolavoro per non dimenticare mai chi è il Nemico che ha giurato di abbattere.

    Memorabilia
    Ninnoli privi di valore intrinseco ma dall’immensa importanza affettiva. A ciascuno di essi è associato un prezioso ricordo e un’emozione che può manifestarsi solo contemplando queste cianfrusaglie. Tra di essi si annoverano una bussola che punta solo gli alberi, una meridiana fissa a un minuto dalla mezzanotte, una piuma di corvo da cui gocciola sangue in eterno, e molte altre bizzarre chincaglierie.



    Abilità
    · Rimpianti dell’Oblio ·

    Culto dell’Ossidiana
    Il vigore ardente e incontenibile del sottosuolo si cristallizza in una forma coesa, nera e al contempo lucente, più affilata dell’acciaio ma fragile come il vetro. Venerare l’ossidiana comporta una totale abnegazione del proprio corpo a questa pietra mistica: la carne si vetrifica, il sangue si arroventa e le ossa adamantine emergono dalla pelle impietrita come aguzzi speroni rocciosi. L’ossidiana è un elemento sacrilego associato all’oscurità, al caos e alla corruzione: seppur non sia una sostanza intrinsecamente contaminata, la sinistra affinità del vetro vulcanico con le emozioni negative ne assorbe e amplifica l’afflizione; nel suo specchio nero si riflette il ghigno famelico dei mostri che s’annidano nel Caos Multiforme e con esso vengono incanalati anche i poteri di cui si fregiano, infettando l’elemento di tormenti sempre nuovi che il suo campione non esiterà ad assimilare.
    [Manipolazione dell’Ossidiana di Livello 3 (4) – Personalizzazione Liv.4: Specchia una (o più) abilità delle creature del Bestiario della Sezione in cui si trova (scelta libera in “Coordinate Sconosciute”), adattandone il livello alla personalizzazione; la prima volta può scegliere gratuitamente quali abilità specchiare, ma cambiare la configurazione delle abilità specchiate costerà un’azione – Malus: Richiede Helshezag per specchiare; Debilita le cure mentali rivolte al Rōnin con uno scaling negativo pari al livello dell’abilità]

    Titanomachia
    Il conflitto primordiale tra le forze del caos e le divinità portatrici di equilibrio. Una battaglia che si ripete alla genesi di ogni mondo e al principio di ogni vita, quando un’effimera bolla di ordine viene strappata dal caotico pandemonio della natura e modellata a somiglianza della forza che l’ha generata, finché l’entropia non ne disperde il contenuto restituendola al substrato informe da cui tutto ha origine e a cui ogni cosa ritorna. Ma cosa accadrebbe se un’esistenza avesse l’occasione di sfuggire a questo ciclo? L’anomalia custodisce in sé l’energia primeva del cosmo e la fragile natura dei mortali, la furia elementale di un titano e la perseveranza umana che a essa si contrappone – l’ambivalenza di un infingardo che pretende il trono degli dèi. In questo coacervo di poteri primigeni, la sua mistificazione ingannerà perfino l’anima del mondo: i riverberi delle capacità riflesse nei suoi simulacri risulteranno addirittura più intensi della fonte che li ha originati e si rifrangeranno all’infinito in un caleidoscopio che le proietta in tutte le loro ramificazioni.
    [Doppio Status di Livello 2 (3) per 6 turni: Conoscenza delle tecniche derivanti da abilità specchiate dalle Personalizzazioni & Scaling positivo alle tecniche (proprie o altrui) derivanti da abilità specchiate dalle Personalizzazioni di entità proporzionale al livello di "Culto dell'Ossidiana" – Malus: Richiede Helshezag]



    Tecniche
    · Rimorsi del Limbo ·

    Panoplia Nera
    Il ricordo di un’armatura di foggia antica, indossata da un Oplite con cui ha militato in epoche remote. Una corazza nera che simboleggiava un pilastro incrollabile dell’organizzazione a cui apparteneva. Rievocando questa memoria, l’ossidiana sarà plasmata a immagine e somiglianza di quella leggendaria panoplia, così da avvolgere in un guscio di cristallo il Rōnin – l’ultimo in grado di commemorare ciò che un tempo quell’armatura rappresentava e chi l’aveva tanto degnamente indossata.
    [Tecnica di Difesa – Utilizzi: 3]

    Eredità dei Titani
    La profezia si era avverata: il tendone della follia era stato issato, le città erano sorte dalle acque, il nero corvo era tornato a volare, il Senzasperanza era morto e il bianco ragno aveva intessuto sul Tiranno lo stendardo del Conquistatore. Cos’era rimasto alla fine di tutto? Le macerie di un mondo già in rovina, i resti di una civiltà che sorgeva sopra i ruderi di popoli ormai estinti, i rimasugli di una famiglia che aveva sepolto i suoi membri fondanti sotto le dune del deserto. Il testamento dei Titani fu viatico di morte, il loro lascito era stato l’epilogo di una saga millenaria. Mentre il mondo proseguiva verso la sua inesorabile fine, solo un’anima solitaria era rimasta indietro: il Rōnin era l’unico depositario di quelle conoscenze perdute, l’ultimo destinatario di quella gravosa eredità. Senza più una causa da servire e privo di uno scopo per cui morire, non gli rimase che compiere il più empio dei sacrifici: rinnegare la sua esistenza e rinascere nell’ossidiana come ultimo erede dei Titani di Krarth.
    [Power-up alla Manipolazione dell’Ossidiana, aumenta l’abilità di 2 livelli per 5 turni; in caso di debuff può sacrificare turni portando il livello dell’abilità sempre a 5 – Malus: Richiede Helshezag – Utilizzi: 3]

    Verdetto del Cerimoniere
    Il campione dell’Arena Nera attende in fondo alla fossa l’apertura dei cancelli di Krarth. Ha sacrificato la sua anima per sfoderare la Spada del Caos, una lama forgiata nella Culla Rossa delle Fiamme da pura ossidiana intrisa dell’essenza oscura, una delle poche armi in grado di ferire perfino le aure angeliche e i flussi eterei. Una volta spalancati i cancelli, non c’è nulla che possa fermare i suoi fendenti: il suo assalto giunge dall’oscurità più profonda ed è carico di ogni disprezzo riflesso sul filo della lama – chiunque oserà sconfinare nel suo antro scoprirà di non poter nulla contro la sua furia.
    [Tecnica Offensiva Fisica: fendente ricoperto d’ossidiana, l’attacco beneficia di eventuali abilità attualmente specchiate; può consumare Azioni o Utilizzi per potersi scontrare con Status/Psichiche/Power-Up – Malus: Richiede Helshezag & trovarsi nell’Amigdala – Bonus: Doppio scaling sul livello di “Culto dell’Ossidiana”, potenza base 115% – Utilizzi: 3]

    Lampo di Pietra
    La fulgida immagine del più fedele agente con cui abbia mai militato lo accompagna attraverso il tempo e lo spazio nel suo pellegrinaggio per il Caos Multiforme. La coda dell’occhio può scorgerne solo uno biondo scintillio, tale era la rapidità di quel sicario. Per quanto il Rōnin possa plasmare specchi d’ossidiana per tentare d’incrociare il riflesso di quelle iridi glaciali, dalle superfici di cristallo emergeranno soltanto mistificazioni distorte. Ciò nonostante non demorderà mai, continuando a proiettare quei riverberi nella realtà e ad ascoltare l’eco del loro tintinnio, nella speranza di riconoscere un giorno quel familiare passo felpato che un tempo camminava al suo fianco – il tuono silente di un Lampo irraggiungibile.
    [Tecnica che riproduce una tecnica derivante da un’abilità attualmente specchiata dalle Personalizzazioni – Utilizzi: 9]

    Emblema degli Eversori
    Tra le infinite distese sabbiose di un deserto lontano, con il sole cocente a testimoniare, un gruppo di sognatori si riunì sotto una bandiera di rivolta. Ai tempi imperava il caos, ma dal caos qualcosa di nuovo poteva nascere. Gli Eversori nacquero e vissero nelle ombre, tramarono e ordirono da dietro le quinte del mondo, spegnendosi infine senza un sussurro. Come una fiamma nera che arse senza mai risplendere, si estinsero nell’oscurità di una capitale sotterranea senza aver realizzato i loro progetti di rivoluzione universale… o forse avvamparono un’ultima volta, affidando alle proprie ceneri un’eredità e un sogno da portare a termine. Forgiando il loro simbolo, il Rōnin potrà incanalare al suo interno il ricordo di chi un tempo lottò per la loro causa, donando un potere mutevole a chiunque custodirà la loro memoria.
    [Tecnica che crea un amuleto d’ossidiana che dona a chi lo porta Supporti Variabili di liv. 3 per 2 turni – Malus: Durata inferiore dovuta alla versatilità – Utilizzi: 3]

    Agnikai
    Nell’oscura vastità dell’Arena Nera vigeva la sacra Legge del Più Forte. Un antico codice radicato nella memoria degli antenati, che i popoli di un tempo avevano innalzato a dogma universale. Questo principio trovava la sua massima espressione nell’Agnikai, un solenne duello uno contro uno, consumato all’interno dell’anello d’ossidiana. Emergere vittoriosi dal rituale dimostrava agli occhi della comunità la supremazia del combattente, attestando il suo diritto divino di esercitare il proprio comando su tutti gli altri – un privilegio che sarebbe rimasto indiscusso fino all’arrivo di un nuovo sfidante. Scavando nelle tetre profondità del suo cuore, il Rōnin ha riesumato il rito supremo del suo culto e ne eseguirà il cerimoniale in vista delle battaglie più cruente. La tradizione impone di vestire gli antichi paramenti della Legione, di brandire l’arma ancestrale e d’invocare la benedizione dei Campioni passati. La cerimonia esige la massima concentrazione e non consente movimenti ulteriori a quelli necessari al suo svolgimento, né può essere demandata a terzi o rinviata nel tempo. Durante l’esecuzione, l’essenza del celebrante si fonde con la sua immensa riserva cristallina, trasformandone lo spirito in un altare vivente degno di officiare la liturgia senza profanarla. La messa del sangue è un rito intransigente che non ammette repliche o fallimenti, ma chi lo porta a compimento sarà insignito di un potere inaudito, seppur effimero: le scintille di stelle ormai estinte si ravviveranno nella sua anima, conferendogli la forza di coloro che un tempo dominarono il colosseo d’ossidiana e regnarono dal suo fosco trono, in attesa del giorno in cui sarebbe giunto un nuovo avversario disposto a rischiare la vita per prendere il loro posto.
    [Tecnica a utilizzo unico che genera un numero variabile di Consumabili degli Shop pari alla potenza della tecnica (1 consumabile ogni 100% di potenza); i consumabili sono utilizzabili solo dal Rōnin e deperiscono dopo 1 turno se non vengono usati – Malus: Richiede Helshezag & Elmo del Legionario, trovarsi nell’Amigdala, non spostarsi nel turno corrente, Manipolazione dell’Ossidiana al liv.5, essere sotto power-up; limita per il turno corrente le tecniche del Numisma – Bonus: Variabilità – Potenza: 425% – Utilizzi: 1]


    Cronistoria
    · Archivio delle Menzogne ·


    Cold is the wind that chills me down to my bones
    And cold is the knowledge that for this I abandoned my home
    Cold is my sorrow, like a knife in my chest
    And cold is the path that I walk
    But I carry those memories close to my heart
    And remember them fondly when I gaze at
    The Sun, the Moon, the Stars



    Edited by Jira - 24/4/2024, 14:50
     
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