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The Princess

Quest

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    I ricordi sono confusi. Il sonno, agitato.
    Se il caos è un sogno, se nulla è altro che la fantasia di chi la veglia se l'è lasciata alle spalle. Allora forse anche questo è solo un incubo?
    Senza coscienza non può esserci movimento, eppure le vostre gambe camminano. Cosa stavate facendo prima di questo, qualsiasi cosa sia? L'avete incontrata tra un crocevia e l'altro, mentre la mente scivolava tra le oniriche realtà che avete scoperto da così poco. Ricordate solo la sua pelle pallida, i suoi capelli bianchi, gli occhi neri come pozzi.
    Poi il sonno, se davvero di tale si tratta. Poi la marcia, verso una destinazione che nel dormiveglia non vi sovviene.
    La voce giunge all'improvviso, risuona forse nel cranio, forse nelle profondità del vostro petto. Quando la sentite, riuscite finalmente ad aprire gli occhi.

    Ti trovi su un sentiero, nella foresta.

    png



    E' vero. Attorno a voi il frusciare di foglie smosse da un vento fresco, trascina con se gli aromi di corteccia, resina e terra. Sotto i vostri piedi una via a malapena visibile nel sottobosco, illuminata dalla luce lunare che argentea filtra tra le foglie degli alti arbusti che vi circondano, brillante a sufficienza da permettervi di vedere ma tenue quanto basta a tingere il mondo di due colori soltanto: il proprio, ed il nero della sua assenza.
    Entrambi siete completamente soli.

    Alla fine di questo sentiero, c'è una casetta.
    Oppure no? Questa voce...dovrà pur appartenere a qualcuno?
    Non vedete la casetta di cui parla, eppure nell'istante in cui lo dice vi accorgete che il sentiero volge leggermente verso l'alto. State risalendo il fianco di un colle, o qualcosa di simile?
    I vostri piedi tornano ad appartenervi. Vogliono procedere, come hanno fatto fino ad ora. Finalmente, però, siete in grado di fermarli se è questo che volete.

    Nello scantinato di questa casetta, c'è una principessa.
    E' lei che avete incontrato? Lei che vi ha condotti fin qui?
    Non è lei a parlarvi, di questo siete certi. La voce è profonda, decisamente maschile. Vi dice poco, ma ogni sua parola è importante. E la parte più cruciale deve ancora giungere.

    Sei qui per ucciderla.
    Nessun dubbio, nessuna esitazione. Questo è il vostro scopo. Questo, il motivo per cui vi trovate qui.
    E'...sbagliato? Una principessa rinchiusa in uno scantinato. Non dovreste...liberarla? Perché fermare il suo cuore è importante? Vi sentite vagamente stanchi, come aveste camminato a lungo per arrivare dove siete. E' davvero per ucciderla che avete fatto tutta questa strada?
    Raramente i sogni seguono la logica. Eppure la voce è chiara, nel riferirvi il motivo per cui dovreste ascoltare le sue parole.

    Se non lo farai, sarà la fine del mondo.


    Eccoci qua carissimi, la quest inizia!
    Come detto e promesso, l'inizio non è molto più chiaro del bando a cui vi siete iscritti: i personaggi non sanno di preciso perché si trovano dove sono, ne come ci sono arrivati. Hanno qualche vaga memoria, l'impressione di aver incontrato qualcuno durante i loro viaggi...e quella d'aver camminato a lungo per giungere su quel sentiero. Forse le cose si chiariranno strada facendo?
    Per ora ognuno di voi è solo: vivete la stessa scena, ma non trovate l'altro sul sentiero che si snoda innanzi a voi. Da questo momento sono liberi di esplorare la situazione come meglio credono: rivolgersi alla voce che sembra echeggiare nelle loro menti oppure no, seguire il sentiero o voltargli le spalle, esplorare la selva o scavare una buca e farsi un pisolino...qualsiasi cosa ritengano bene fare u.u

    Essendo per il momento divisi non è importante chi posta prima, cerchiamo come detto nel bando di tenere i tempi abbastanza agili e non far passare più di una settimana dal post precedente al nostro!
    Blain, per le modifiche tecniche che volevi apportare a Ka-Blam don't worry, hai il tempo di farle volendo, ma difficilmente ti serviranno subito, almeno il primo paio di turni dovrebbero essere piuttosto safe u.u

    Per dubbi o perplessità contattatemi pure su Discord o dove preferite!
    A voi cari, e buona quest <3


    Edited by boide12 - 15/11/2023, 14:24
     
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    Le impronte sul sentiero rilucevano nella notte come solchi incandescenti.
    I rami degli arbusti carbonizzati esalavano il profumo acre dell’incenso.
    Un crepitio ritmico scandiva il tempo ad ogni passo sullo sterrato.
    L’insipida aria notturna era condita da aspri chiaroscuri.
    Il terriccio soffice cedeva l’umidità sfrigolando.
    L’anima solitaria vagava immanente.

    «Mh…?»

    Una voce incorporea lo riscosse dal suo viaggio contemplativo. Si guardò attorno nella selva oscura, ma non vide lonze, leoni o lupe a intralciare il suo cammino, né tantomeno l’ombra di una guida. Eppure quella voce continuava a rimbombargli nella mente, foriera d’indicazioni per un incarico di vitale importanza.

    «La fine del mondo?»

    Rimuginò ad alta voce per assicurarsi di articolare pensieri propri e non altrui.

    «Ho già visto mondi finire, ho già appreso quanto sia vano cercare d’impedirne l’epilogo.»

    Fermò i suoi passi nel folto del bosco. In altre epoche e altri luoghi avrebbe bramato una missione simile, anche solo per la prospettiva di soffocare una sedicente nobildonna nel suo sangue blu denso di privilegi e ipocrisia. Ma il tempo erodeva anche la più smaniosa delle follie, gli eoni stemperavano l’astio più pungente e la perenne attesa smussava gli spigoli di ogni nervo scoperto.

    «Perché questa volta dovrebbe essere differente?»

    Un tempo avrebbe ucciso senza alcun rimorso.
    Un tempo avrebbe seguito le voci nella sua testa, assecondando ogni loro capriccio.
    Un tempo avrebbe sacrificato volentieri tutte le principesse di ogni reame pur di salvare il suo mondo.

    «Perché stavolta dovrebbe importarmi?»

    Ma quel tempo ormai era perduto.

     
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    Ka-Blam



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    Il goblin voltò la testa in tutte le direzioni con sguardo perplesso.
    Alti erano gli alberi e scuro il cielo attorno a lui. Dove si trovava?
    Era sicuro che, pensando al suo ultimo ricordo, di essersi addormentato su di una roccia in mezzo al deserto e quel posto, assai più lussureggiante, non aveva nulla a che vedere con il luogo scelto per il suo riposo.
    Era convinto di essersi sbarazzato di quel fastidioso nottambulismo che lo rendeva un viaggiatore provetto, superando tutte le fasi con il massimo dei voti.
    Non sarebbe dovuto essere lì.
    Nè lui e né la voce nella sua testa.

    "Uhm?!"

    Essa parlava in modo mellifluo di una casa in fondo al sentiero, lo stesso che stava percorrendo con i suoi piccoli piedi.
    Di una principessa e di una missione: ucciderla.
    Ka-Blam aveva così tante voci nella testa che una in più non gli creò particolare fastidio o sconcerto. Uccidere però una persona era tutto un'altro paio di maniche.
    Eppure, nel profondo delle sue interiora, sentì che uccidere non era una cosa nuova per lui.

    Doveva essere successo in un momento del suo passato, andato perso con l'impatto del fulmine. Chissà quante volte aveva già ucciso e chissà ... cosa.

    "Ma senti questo qui ...", spezzando il silenzio della notte prese Giannantonio,"... dice che salveremo il mondo se la uccidiamo. Immagina quanti fedeli può avere un Dio se salva il mondo!"

    Il mattone, immobile, sembrava guardarlo e giudicarlo dal basso della sua posizione.

    "Sei sempre il solito Tony! Non riesci a vedere il potenziale di questa cosa"

    Lo fece sparire dentro la borsa consunta che si portava appresso, iniziando ad aumentare il passo verso la casetta.
    Già sentiva l'odore di migliaia di fedeli e il sapore del sangue.
    L'ultima non gli dispiacque più di tanto.

     
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    Perché sarebbe estremamente egoista il contrario?
    Ti ascolta, ode le tue parole. Ha davvero bisogno che tu le pronunci ad alta voce per poterti rispondere? Abita nella tua testa, dopotutto. Non ricordi d'avergli dato il permesso d'entrare ma i fatti parlano più chiaro di qualsiasi confusa memoria.
    La tua ultima affermazione sembra snervarlo, accendere la stizza nella domanda che ti rivolge di rimando. Sospira subito dopo, un'aria che non può essere la stessa che respiri tu a calmarlo quando gli riempie i polmoni. Quando torna a parlare, è molto più condiscendente.

    Hai fatto delle brutte esperienze. Lo capisco.
    Lo fa davvero? Chiunque sia...qualsiasi cosa sia. Ha accesso ad altro oltre che la tua attenzione? Un tarlo nel cervello, forse intento a rosicchiarlo. Sarai anche nuovo al caos, alle sue stranezze, ai suoi irreali viaggi. Ma quanto sano può essere chi nel buio del proprio cranio ha una disincarnata voce a guidarne i passi lungo sentieri sconosciuti?
    Ma ti posso assicurare che questa volta il modo c'è, ed è semplice.
    Fermo nella foresta, puoi constatare che in alcun modo ciò che ti circonda sembra meno concreto d'ogni realtà che i tuoi antichi occhi hanno scorto prima. L'aria è leggera sulla tua pelle ardente, i fruscii che provoca non differenti da quelli d'ogni altra selva tu abbia mai attraversato prima.
    Solo una stranezza, la constati in ogni istante di silenzio che la voce ti concede. Quando hai capito d'essere solo in quella foresta...avevi ragione. Fin troppo.
    Nessuno zampettio, nessun canto di volatili che richiamano i propri simili. Nessun distante lamento, nessun movimento se non quello di quiete foglie smosse appena dal vento. Se v'è mai stata vita diversa da quella vegetale laggiù, non ne è rimasta alcuna traccia.

    Ti basterà ucciderla. E' solo una principessa.
    Forse hai fallito in passato, forse è per questo che hai già assistito a ciò con cui la voce ti minaccia. Eppure questa volta, per schivare l'apocalisse, sembra che tu un metodo l'abbia davvero.
    Una sola donna in cambio di chiunque altro. Un sacrificio accettabile, persino giusto.
    Sempre che la voce ti stia dicendo il vero.

    Oppure...sei per caso a favore della monarchia?
    E' con tono canzonatorio che ti rivolge quell'ultimo quesito, prima d'attendere la tua risposta. Prima d'attendere che tu decida se inoltrarti oltre tra quegli arbusti, raggiungere la casetta che t'attende e colei che nelle sue viscere aspetta la morte che tu solo sei in grado di darle; o voltarti e volgere i tuoi passi altrove, se è verso la fine d'ogni cosa che hai intenzione d'avviarti.




    Questo è lo spirito giusto!
    La voce è soddisfatta, persino allegra nell'udire le parole con cui confermi di volerla stare a sentire. Sente anche altro, oltre ciò che dici? Quella sete di sangue che all'ultimo istante ti lusinga, ancor più dolce dell'idea dei seguaci che salvare il mondo porterebbe ai tuoi piedi?
    Il sentiero si snoda tra gli arbusti, salendo vieppiù. Non impieghi che qualche minuto a raggiungere il punto in cui la selva si dirada, lasciando spazio ad un'ampia radura dal perimetro circolare. V'è un colle in quello spiazzo, un rialzo lieve ma sufficiente ad accentuare la struttura che puoi scorgervi in cima.

    E' li che troverai la principessa.

    jpg


    Una casetta senza pretese, legno dall'aria solida, un porticato appena accennato. La porta è chiusa, ma dalle finestre puoi scorgere un vago lume ad illuminarne l'interno. Alle sue spalle il cielo stellato, lo vedi per la prima volta dal tuo risveglio, la coltre degli alberi che ti sei appena lasciato alle spalle troppo fitta per permetterti di scorgerne il profondo blu. La luna è alta sopra di te, luminosa quanto basta per rischiarare il chiaro sentiero che conduce all'ingresso. Hai mai guardato le stelle, in passato? Quelle che scorgi ora non assomigliano a nessuna tu abbia mai visto prima.
    Un avvertimento, prima che tu proceda oltre...
    I piedi tentennano per un istante, il dubbio che la voce insinua nella tua mente non abbastanza forte da bloccare la tua marcia ma intenso quanto basta a rendere incerto il suo passo successivo. Quant'è grande l'influenza di quella nuova voce su di te? Quanto in la può spingersi la sua influenza, su chi dovrebbe essere un Dio?
    Lei mentirà, imbroglierà, farà tutto ciò che è in suo potere per impedirti di ucciderla.
    E' solo una principessa dopotutto. E' naturale che non abbia altro che le parole per cercare di dissuaderti dallo scopo che sembri aver accettato, no? In fin dei conti nessuno vorrebbe morire. Se fossi al posto suo, rinchiuso in una casetta ad attendere colui che porrà fine alla tua vita, faresti altrimenti?
    La tua decisione nello scegliere d'ucciderla è stata rapida. Oltre lo spazio che vi separa, colui a cui appartiene quella voce prega perché la tua volontà rimanga sempre altrettanto affilata mentre con un'ultima frase completa il miglior consiglio che è in grado di fornirti.

    Non credere ad una parola di ciò che ti dirà.
     
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    Egoista.
    Un’accusa che gli avevano rivolto in molti, insinuando che il suo solipsismo non fosse altro che una scappatoia dal confronto con gli altri. Puntavano il loro indice inquisitorio dall’alto della loro ipocrisia e lo giudicavano senza diritto di appello, condannandolo per il reato di avere interesse solo per se stesso.

    Anche quella voce non era diversa: sbrigativa nella sua sentenza capitale, disempatica nel minimizzare i suoi trascorsi come “brutte esperienze” e menzognera nell’assicurare una soluzione semplice per un problema tanto complesso come la Fine del Mondo.

    «Ti stupiresti dei miei rapporti col potere costituito.»

    Rispose con tono sornione allo sberleffo di quel grillo parlante. Se solo quell’estraneo avesse intuito quale ambivalenza si occultava dietro la maschera demoniaca del Rōnin, forse avrebbe soppesato diversamente le sue illazioni.

    «Non ho motivo di credere a una sola delle tue parole, perciò deciderò da solo quale sarà il Fato del mondo stanotte.»

    Riprese a camminare in quel bosco così fitto di flora ma scevro di fauna. Un mondo privo di vita senziente meritava di essere salvato col sacrificio di un’anima? Chi poteva ancora fregiarsi di un titolo nobiliare senza più nemmeno un suddito su cui regnare?

    L’unico modo per fugare i suoi dubbi era accertarsi di cosa si celasse in cima all’altura, dove nel seminterrato di una baita solitaria una fanciulla attendeva che il destino bussasse alla sua porta.

     
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    Ka-Blam iniziò a saltellare tutto contento per i piacevoli complimenti che la voce nella sua testa gli stava facendo. Chi era? MA CHI SE NE FREGA
    Si ma insomma, almeno domandarsi se era ambigua come voce? MA CHI SE NE FREGA
    Vabbè!

    A passo lento e claudicante, nonostante la sua nomea di Dio del Fulmine, arrivò in fondo alla collina dove la casetta era posta su di essa in modo simile alla corona per un Re.
    Piccola, accogliente, ben tenuta. Architetto non rientrava fra le sue competenze ma questo gli suggerì il cuore nel vedere quella piccola abitazione.
    Nella sua mente, bruciata dai troppi Volt, un ricordo su di una favola umana decise di fare capolino.
    Anch'essa riguardava un principessa tenuta prigioniera ma in quello scenario la casetta era una torre. Difficile ricordarsi quel nome complicato della protagonista, nonostante rimembrasse bene la particolarità di quest'ultima: i lunghi capelli biondi.

    "Va che culo! I fulmini bruciano anche i capelli!"

    Esordì tutto contento toccandosi la testa priva di qualsiasi pelo. Solo quelle corna da cervo avevano deciso di piantare radici ben profonde e di rimanergli in testa fino alla fine dei tempi.
    Stava continuando la sua ascesa verso la dimora, quando la voce lo richiamò con un ammonimento.
    In tutta risposta il Goblin scosse le spalle e guardò la porta:

    "Anche io direi delle cazzate per non morire! Quindi come non capirla?"

    Che quelle parole fossero un'ultima presa di coscienza prima dell'inevitabile?
    Forse si poteva ancora tornare indietro.

    "Buongiorno principessa"

    Disse Ka-Blam afferrando Giannantonio e sfondando la porta con il mattone.
    Forse non si poteva più tornare indietro.



     
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    Sospira di nuovo, più sconsolato che esasperato. Qualsiasi sia il suo scopo, il motivo per cui le sue parole raggiungono la tua psiche, sembra stare in qualche modo rischiando di disattenderlo. La sfiducia è un veleno potente, basta nella maggior parte dei casi a strangolare ogni rapporto. Ciò che non sembri comprendere, ciò che faticherebbe a spiegarti ancora, è come la posta in gioco sia ben più alta stavolta. Non solo tu, non solo voi due. Ma chiunque sia mai vissuto, perché l'apocalisse non è una faccenda privata.
    Speriamo, per il bene di tutti, che il tuo giudizio sia più assennato delle tue parole.
    Torni a procedere, i tuoi passi accompagnati dal silenzio a cui la voce t'abbandona. Il sentiero si snoda tra alberi sempre uguali, prosegue dritto per qualche minuto prima di iniziare ad inerpicarsi lungo il colle di cui avevi già intuito la presenza. Gli arbusti si diradano dopo qualche ulteriore passo, lasciano spazio ad una radura dai confini all'incirca regolari, non pianeggiante in quanto occupata da una solitaria, morbida altura. Le scie di terra scavate nel manto erboso che hai seguito finora si inerpicano su tale declivio, concludendosi ai piedi della struttura che la domina. Una casetta ti era stata promessa, ed una casetta è ciò che ricevi.
    E' li che troverai la principessa.

    jpg


    Una baita senza pretese, assi di legno dall'aria sdrucita, un porticato appena accennato dal tetto pendente da un lato. La porta è chiusa, ma dalle finestre puoi scorgere un vago e tremolante lume ad illuminarne l'interno. Alle sue spalle il cielo stellato, lo vedi per la prima volta dal tuo risveglio, la coltre degli alberi che ti sei appena lasciato alle spalle troppo fitta per permetterti di scorgerne il profondo blu. La luna è alta sopra di te, luminosa quanto basta per rischiarare il chiaro sentiero che conduce all'ingresso. Hai mai guardato le stelle, in passato? Quelle che scorgi ora non assomigliano a nessuna tu abbia mai visto prima.
    Un avvertimento, prima che tu proceda oltre. Lei mentirà, imbroglierà, farà tutto ciò che è in suo potere per impedirti di ucciderla.
    Nessuna di quelle frasi ha effetto sul tuo incedere, ciò che ti dice niente di meno di quanto t'aspetteresti di sentire. Chiunque cercherebbe in ogni modo di evitare una prematura dipartita, e se ciò che t'attende è un'indifesa fanciulla ingiustamente imprigionata non potresti certo aspettarti che ti si opponga con altro che le proprie parole. Metterti in guardia in tale meschina maniera rischia forse d'avere l'effetto opposto da quello sperato, eppure la voce ti sembra sincera quando mestamente aggiunge un ultima speranzosa indicazione.
    Non ti fidi di me, e lo posso capire. Ma qualsiasi cosa accada...non fidarti neppure di lei.



    Non sarà certo la voce le cui indicazioni segui con tanto ardore a frenare il tuo entusiasmo. Ti sembra quasi di udirlo ridacchiare sommessamente mentre sfondi la porta della casetta con un mattone, intuendo solo dopo averla colpita come probabilmente adoperare la maniglia sarebbe bastato.
    All'interno t'attende una stanza semplice, squadrata, perlopiù sgombra.

    png


    L'aria è stantia ed ammuffita, pavimento e pareti sono coperte da un sottile strato di polvere. L'unico arredamento degno di nota è il tavolo di legno poggiato ad un angolo, a fianco dell'ulteriore porta che scommetteresti condurre allo scantinato. Un bagliore coglie il tuo sguardo, nell'osservare quel desco. La voce anticipa d'un solo istante i tuoi sensi.
    C'è una lama immacolata, sul bordo del tavolo.
    Un pugnale, un'arma semplice. L'impugnatura corta e la lama lucente, sottile, fatta apposta per infilarsi agilmente tra una costola e l'altra. Hai mai visto uno strumento di fattura tanto fine? Più lo guardi e più i dettagli si fanno intricati, le rifiniture dell'elsa raffinate, il semplice pomolo decorato. Hai già il tuo mattone, certo. Ma sei davvero sicuro che sia l'arma più adatta per il compito verso cui ti stai gettando tanto volentieri?
    E' il tuo implemento. Prendila.
    No che non lo è. La lama ti serve, le tue mani bramano di stringerne il manico quanto un fumatore accanito desidera una sigaretta posta appena oltre la sua portata. Per ogni volta che le hai obbedito, la voce sembra riuscire ad esercitare sempre più influenza su di te. Più di quanta il caro Tony sia mai riuscito ad averne, più di quanto il tuo stesso buonsenso non sia mai riuscito a penetrare la dura scorza del tuo cranio.
    Sei a buon punto, la missione quasi compiuta, il mondo prossimo alla salvezza e le orde di fedeli pronte ad acclamarti. Ti basta scegliere se afferrare o meno quella lama, e superare quell'ultima porta.

    Senza potrebbe essere difficile ucciderla.
    ...eppure, non era soltanto una principessa? Perché dovrebbe essere difficile farla secca senza l'aiuto di quel pugnale in particolare, per qualcuno che al proprio servizio ha ogni fulmine ed ogni lampo?
     
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    Non era la prima volta che le sorti di ogni cosa venivano affidate al suo giudizio.
    Era peculiare come le fatalità tendessero ad accentrarsi su figure prive di senno, come se il loro squilibro potesse controbilanciare il baricentro del mondo fino a raggiungere un nuovo punto di stabilità. La loro follia pareva quasi una forza creativa, che dal caos entropico poteva estrarre un inedito ordine naturale e ridefinire lo status quo.

    Il Rōnin sghignazzò in modo inusuale quando la Voce lo esortò a diffidare di qualsiasi giustificazione o inganno che la condannata a morte avrebbe potuto inscenare.

    «La prima regola di uno Sciamano Nero è non fidarsi mai di nessuno.»

    Ripeté un mantra che ormai aveva perso di significato per lui, ma che comunque sentiva caro: si trattava della generalizzazione di una regola più specifica che recitava “maneggia solo ciò che conosci” – brillantemente riformulata dal suo allievo prediletto, che ne aveva compreso appieno il significato ai tempi del suo apprendistato.

    Chissà se un giorno avrebbe mai rincontrato quel figliastro perduto?

    Giunse quindi presso lo chalet di villeggiatura di questa famigerata nobildonna, che in verità assomigliava più a una catapecchia che a una residenza nobiliare. Probabilmente sarebbe riuscito a raderla al suolo rilasciando del tutto i suoi poteri da Titano, ma in quel momento non era (ancora) interessato a fare tabula rasa: doveva prima capire ciò che aveva per le mani.

    Perciò avrebbe innanzitutto ispezionato il perimetro della baita, in cerca d’ingressi secondari o passaggi diretti per il seminterrato. Durante il suo giro di ronda avrebbe gettato delle occhiate fugaci dentro le finestre, tentando di distinguere la disposizione del mobilio e la planimetria generale dell’abitazione. Per deformazione professionale si sarebbe annotato mentalmente le vie di fuga, come avrebbe fatto un mercenario veterano in previsione di un’irruzione in spazi angusti.

    Solo alla fine della perlustrazione e solo se non avesse notato particolari degni di nota
    si sarebbe accostato all’ingresso per aprirne l’uscio.

     
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    Ka-Blam



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    'Ndo cazzo stava la gnocca?

    Un tavolino, che aveva da poco vinto una gara nel fango da quanto era lurido, era l'unica cosa che lo aspettò.
    Il goblin chiuse in maniera asincrona le palpebre, studiando quello che aveva attorno. Il posto sembrava disabitato e ben lontano dall'essere la dimora di una principessa. Quella misera abitazione andava contro a tutte le nozioni che aveva sulle casette di bosco: carine e con il legno a vista.
    I suoi occhi vuoti erano lo specchio dell'anima distrutta da quella scoperta.

    "Pri-Principessa?"

    Ka-Blam si grattò la testa con Giannantonio. Il veloce sfregare produsse una luce celeste e un rumore di elettricità.

    "Come minimo quella voce di merda si è sbagliata! Vacca boia. Vai a sapere quante casette di merda ci sono in un bosco come questo"

    Il coltello.
    Ecco cosa gli rispose la Voce in maniera abile, giunta al momento giusto per non perdere il mordente sul piccolo essere marrone.
    Gli chiese di prenderla, nonostante il Goblin ignorasse cosa fosse "un implemento". I linguaggi aulici erano da sempre stati un grosso impedimento per la sua ristretta mente.
    Si mosse verso il tavolino ma non afferrò subito lo strumento di morte.
    Iniziò a pensare se fosse necessario un simile aggeggio per mettere fine alla vita di una persona. Esistevano goblin così grassi che nemmeno con dieci pugnalate si sarebbe raggiunto gli organi interni. Con una bella scossa si sarebbe fritto invece ogni sostanza gelatinosa presente all'interno del loro misero corpo.

    "Dare un coltello a me è come dare un martello a una formica!"

    La lama era però mistica, così tanto che le mani si alzarono verso di lei in maniera naturale, provando ad afferrarla.
    Che sensazione strana. Si sentiva "guidato", mosso da dei fili invisibili.
    Forse quella cosa non era così scontata ...

    "Ma che cazzo ..."

    Stava iniziando a sentire una parziale perdita di controllo sul suo stesso corpo. Brutta sensazione fratelli!
    Nonostante non fosse da lui, il cuore iniziò a battergli più veloce e la fronte a sudare. Se le mani non gli obbedivano più, c'era solo un'altra cosa da fare.
    Strinse forte Tony detto il Bello e vomitò un fulmine sul coltello, provandolo a fondere.

    Lampo: Ka-Blam aprendo la bocca in direzione del suo obbiettivo, vomiterà letteralmente un vero e proprio fulmine. Il colpo è di natura magica e nonostante lo stesso goblin si sia proclamato Dio di quest'ultimo elemento, la scossa sarà di tale portata da privarlo del controllo del suo elemento per il turno successivo. Per poter utilizzare quest'attacco necessita in modo obbligatorio della bocca, dato che non sarà in grado di produrlo in nessun'altra parte del corpo. Se quest'ultima è bloccata od ostruita, l'attacco non potrà essere scagliato.

    Potenza: 100 (Base) + 40 (Fulmine + Turno di Blocco) + 25 (Utilizzo solo Bocca)




     
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    Dicono che il dubbio sia la madre di ogni errore, sai.
    La voce torna a disturbarti quando giungendo in cima al colle tergiversi, circumnavigando il breve perimetro della casetta. Ne al di fuori di quelle semplici mura di legno, ne dal poco che scorgi dell'interno attraverso le finestre laterali noti qualcosa di fuori posto: le pareti sono ben fatte, assi di legno laccate e ben allineate. Oltre il vetro intravedi solamente una stanza spoglia, ed una porta simile a quella a cui presto ti trovi nuovamente di fronte.
    Ed il sospetto il suo figlio più subdolo.
    Entri infine, aprendo l'uscio che separa l'anticamera della prigione ove la principessa è rinchiusa dal silente bosco che la circonda. Le parole che risuonano nel tuo cranio sarebbero molto più innocue, non fossero state pronunciate con il tono di una velata minaccia.

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    Aldilà della soglia, la sala squadrata e spoglia che avevi sbirciato dall'esterno. L'aria è stantia ed ammuffita, pavimento e pareti sono coperte da un sottile strato di polvere. L'unico arredamento degno di nota è il tavolo di legno poggiato ad un angolo, a fianco dell'ulteriore porta che hai già scorto e che scommetteresti condurre allo scantinato. Un bagliore coglie il tuo sguardo, nell'osservare quel desco. La voce anticipa d'un solo istante i tuoi sensi.
    C'è una lama immacolata, sul bordo del tavolo.
    Un pugnale, un'arma semplice. L'impugnatura corta e la lama lucente, sottile, fatta apposta per infilarsi agilmente tra una costola e l'altra. Più lo guardi e più i dettagli si fanno intricati, le rifiniture dell'elsa raffinate, il semplice pomolo decorato. Conosci armi simili. Appartengono alle mani di un assassino.
    E' il tuo implemento. Prenderla potrebbe tornarti utile.
    Ti appartiene, è stata lasciata su quel tavolo per te. Chi altro potrebbe appropriarsene dopotutto, tranne chi è giunto appositamente per poterla impugnare. Hai rifiutato di lasciarti influenzare da parole di cui ignori l'origine, dichiarando di non voler lasciare alcuna possibilità inesplorata. Stringerla vorrebbe dire cedere alle sue macchinazioni, oppure accettare veramente l'ignoto che ti attende oltre quella che dovrebbe essere l'ultima porta da aprire?
    Senza sarebbe difficile ucciderla.
    Lo dichiara con una certezza assoluta abbastanza da poterti spingere a vacillare. Intende forse che in fin dei conti ciò che incontrerai è qualcosa di diverso da una semplice, innocua principessa? O che strangolare una donna a mani nude sarebbe più lento, crudele e difficile che infilzarla una volta ed andarsene per sempre?




    Parla troppo presto, anticipa la tua azione. Come fosse sicuro che l'avresti compiuta, come non avesse dubbi sul fatto che a quei misteriosi istinti avresti infine obbedito.
    Ben fatto. Con la tua nuova arma, puoi finalmente sce...?!
    Invece la colpisci, indirizzandole contro un lampo il cui sonoro ed elettrizzante CRACK! riecheggia tra le pareti della casetta. Il lampo la centra in pieno, trasmettendole calore sufficiente a spezzarla in due frammenti ben distinti. L'immacolata lama fischia verso il muro in cui si conficca, l'elsa rimbalza a terra più volte prima di fermarsi, fumante ed annerita. Il tavolo stesso riporta una bruciatura nera e profonda, il cui centro è stato consumato a sufficienza dal calore da permetterti di scorgervi il terreno attraverso.
    Che...che hai fatto?
    Lunghi istanti di silenzio precedono ciò che la voce sussurra a mezza voce, inorridita dalla tua irruenta ed inspiegabile azione. T'ha offerto un'arma, il mezzo con cui avresti potuto uccidere la principessa e per questo salvare il mondo intero. Con uno sputo l'hai rifiutata, rendendola inutilizzabile. Se ciò che t'ha detto nel consegnartela è vero, la missione per cui sei stato condotto fin qui è appena diventata molto più ardua.
    Sigh. Beh...sarà più difficile del previsto. Ma hai un compito, e devi portarlo a termine.
    Un colpo di testa che potrebbe costare caro, per te ed i tuoi sogni di infiniti fedeli pronti ad inginocchiarsi al tuo cospetto, così come per chiunque altro la fine del mondo che forse non sei più in grado di sventare investirà per colpa tua.
    Ma questo non vuol dire che tu possa esimerti dal provare. Non hai alcun luogo in cui andare dopotutto, se non l'ultimo varco oltre cui t'attende lo scopo del breve viaggio più importante della tua vita.

    Oltre quella soglia, la principessa ti attende.
    Il crepitare del tuo lampo è stato chiassoso, vibrante. Le finestre ancora tremano per il suo impatto, eppure oltre la porta non hai udito un solo suono in risposta. Forse lo scantinato scende più in profondità di quanto non avresti creduto, forse è insonorizzato a qualche maniera, forse la principessa dorme ed ha il sonno più pesante di quello di un orco.
    Forse è già morta. Non vedi scorte di cibo in effetti, e dal poco che sai potrebbe essere rinchiusa laggiù da parecchio. La fame e gli stenti potrebbero essersi già presi la tua gloria? Quella voce farebbe la spia se ti attestassi la riuscita dell'impresa senza dover nemmeno spaccare un cranio con un mattone, dichiarando ai quattro venti di aver salvato un mondo che non aveva alcun vero bisogno di un salvatore?
    C'è una sola maniera per fugare ogni dubbio. La soglia ti attende, chiunque ti attenda aldilà anche. Afferra la serratura, o sfondala di nuovo col tuo mattone. E corri incontro al tuo destino.
     
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    Era stufo di altercare con quella voce incorporea, era stanco di sentirla ciarlare nella sua testa come un menestrello che si esibisce nella replica di una storia trita. Non era in vena di sorbirsi prediche o di seguire le direttive di chi non aveva nemmeno la decenza di mostrarsi. Non voleva più concedergli una sola oncia della sua attenzione, almeno finché l’estraneo non fosse emerso dall’incognito.

    Incanalò quella frustrazione per straniarsi totalmente, la maschera da Oni coprì l’alienazione sul suo volto e il suo sguardo perso nel vuoto. Inspirò ed espirò, sgomberando la mente per liberarsi da ogni pensiero. Dentro di sé invocò la tacita quiete della meditazione, astraendosi dal mondo materiale: come all’esterno così all’interno, divenne un’apatica roccia grigia immersa nella calma della contemplazione zen.

    Da quel momento in poi non avrebbe più ascoltato una sola parola dell’ignoto mandante a cui non aveva giurato fedeltà, le sue ciance gli sarebbero scivolate addosso senza attecchire. Dopotutto da quando aveva dichiarato che non si sarebbe fidato della voce, ogni frase che quest’ultima poteva proferire era diventata rumore di fondo privo di senso – il Rōnin si sarebbe limitato a escludere quel fastidioso ronzio.

    Il suo corpo ormai era un automa calibrato con tutte le informazioni di cui necessitava e si sarebbe inoltrato fino alle profondità sotterranee senza badare a nessun’altra distrazione. Calpestò il parquet senza nemmeno udire i propri passi. Superò il superfluo stiletto, poiché già impugnava l’unica lama che gli era consentito brandire. Dischiuse la porta coi movimenti meccanici dell’autopilota. Varcò la soglia che lo avrebbe condotto di sotto, immerso nel silenzio assoluto come un asceta.

     
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    Il fulmine colpì con tanto odio e sdegno il coltello, che esso non potè fare a meno di rompersi in due pezzi ben distinti, non riuscendo a reggere la potenza dei fulmini divini del piccolo Goblin cornuto.
    Il rombo era stato forte e assordante ma nulla rispetto a quello che il Dio poteva fare una volta che si scatenava.
    I due occhietti guardarono con soddisfazione il lavoro appena compiuto, nonostante l'attacco lo avesse privato della sua capacità di controllo per un piccolo periodo di tempo.
    Quel suo gesto poteva essere attribuito a qualche colpo di genio ma la verità era che non era affatto furbo ma solo difficile da fregare.

    Ka-Blam guardò la porta che lo separava dai suoi sogni di gloria e fedeli infiniti.

    "Senti TIPO smetti di raccontarmi stronzate! Ho letto abbastanza fiabe della buonanotte per sapere che questa casa non ha visto un singolo pelo di regalità, fin da quando è stata costruita! Inoltre non mi piace che il mio corpo si muova mosso da qualche filo invisibile"

    Anche in quell'esatto momento i suoi piedi si dirigevano lentamente verso la porta, nonostante la buona intuizione gli avesse fatto distruggere il pugnale adibito esclusivamente per la sua missione.

    "Quindi giriamoci poco attorno brutto coglione! Chi cazzo sei e che cazzo vuoi veramente? Uccidere una principessa è una cosa che possono fare tutti! Perchè dovrei farla io?"

    Si voltò a guardare Gianntonio ancora stretto nella sua tiepida mano sinistra. Esso gli donava il potere del fulmine e tutta un'altra serie di benefici che era meglio che rimanessero privati per il bene divino e mortale.

    "Tranne te Stellina! Te non uccideresti nessuno se non ti scagliassi con forza contro i crani delle persone"

    Un accenno mentale lo rassicurò.
    Piccoli erano i passi che muoveva verso la porta ma inesorabili. Se la voce avesse voluto dargli delle risposte quella era l'ultima occasione.
    Chi lo stava comandando si era preso ormai parte del suo corpo.

     
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    La odi sospirare ancora, intuisci abbia capito come il silenzio sia l'unica opzione che ha per non inimicartisi oltre. Eppure quando t'avvicini all'ultima soglia che ti rimane da varcare senza accettare la lama che t'ha offerto in dono, un ultimo avvertimento ti raggiunge in un sussurro.
    Stai facendo un gioco pericoloso, andando da lei disarmato.
    Forse non sa che impugni un'altra arma, ben più lunga e letale? O forse per qualche motivo ignoto non la ritiene adatta all'assassinio che ti ha commissionato, e che ad ogni nuovo passo è sempre più in dubbio?


    H-hey, calmati!
    L'improvviso assalto sembra scombussolare la voce che t'ha guidato fino ad ora. Sembravate andare d'amore e d'accordo, abbastanza da farla apparire quasi spaventata nel momento in cui imprecando inizi finalmente a dubitare dei suoi ordini. Si affretta a risponderti, tentando di mettere pezze ad ogni ferita che le tue stoccate verbali aprono nella traballante storia che t'ha presentato.
    La principessa è stata portata qui, non è certo questo il suo castello!
    Doverla rapire dal suo regno sarebbe stata un'impresa di tutt'altra risma dopotutto. Non è forse un favore quello che t'ha fatto, rinchiudendola nel seminterrato di quella casetta dispersa nel nulla?
    Poni troppe domande a chiunque ci sia dall'altra parte. Questo gli permette di scegliere a quale rispondere, non prima che i tuoi piedi t'abbiano condotto alla soglia che infine la mano libera dal mattone apre.

    Hai ragione, lo potrebbe fare chiunque. Non dovresti essere grato che questa fortuna sia spettata proprio a te?


    La porta del seminterrato si apre scricchiolando, rivelando una scalinata debolmente illuminata da una fonte di luce sconosciuta proveniente dal piano inferiore. E' un luogo opprimente, la cui aria pesante ed umida porta trasporta note di marcio proveniente forse dall'antico legno delle assi che ne formano le pareti.

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    Una principessa in un luogo del genere. Ucciderla non vorrebbe forse dire farle un favore?
    I gradini si piegano sotto il tuo peso, scricchiolando debolmente. Non appena lo fanno, una voce risale morbida da quel buco nel terreno.
    H-hey? C'è...c'è qualcuno?
    E'...dolce, quasi ipnotizzante. Il tipo di voce che è sufficiente sentire una volta per essere certi di non poterla dimenticare.
    Come fosse consapevole dell'effetto di quelle soavi parole, la voce che t'ha guidato fin qui non esita a ricordarti perentoria il tuo scopo.

    Resta concentrato.
    Pochi passi ancora. E finalmente i vostri sguardi s'incontrano.

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    Il seminterrato è ampio, il pavimento di roccia, le pareti d'umida terra viva. Una singola finestra sbarrata permette all'argentata luce lunare di filtrare dall'esterno. Sotto di essa, l'esile principessa solleva uno sguardo a meta tra l'impaurito e lo speranzoso. Delle due catene che pendono dai pesanti anelli fissati alla parete solo una è lunga a sufficienza da raggiungere il suo polso, fissata alla stretta e pesante manetta metallica che lo cinge.
    E'...bella, delicata. Sotto quella luce pallida la sua pelle appare bianca come il latte. Come può qualcuno del genere essere un pericolo per il mondo?

    C-ciao...?
    Esita un istante, come non fosse sicura di vederti davvero. Sensi troppo abituati alla solitudine si convincono facilmente che una persona sia solo un'ombra, la sua presenza niente più che un'allucinazione. Siete distanti, per questo quando si convince davvero di non esser sola alza appena la propria flebile voce per assicurarsi ti raggiunga.
    S-sei qui per...liberarmi?
    Stranamente la voce nella tua testa tace, non risuona ad ordinarti di negare o di colpirla. Innanzi a colei che provocherà la fine del mondo sei libero. Di ucciderla senza remore, o di cercare di capire perché mai dovrebbe fare ciò di cui la voce senza volto l'ha accusata.

    La prima parte del post è ancora separata, il primo pezzo per Jira ed il suo Ronin ed il secondo per Blain e Ka-Blam (e Giannantonio, non scordiamolo u.u).
    La discesa nel seminterrato però è identica per entrambi!
     
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    Quelle risposte non gli piacquero.
    Il modo superficiale con cui le sue domande erano state liquidate, lasciando a lui qualsiasi tipo d'interpretazione ma senza niente di certo, lo fecero sentire guidato da un'entità affatto affidabile. Dovette iniziare a pensare all'eventualità che quella voce lo stesse mandando ad uccidere una principessa oppure al patibolo contro qualcosa di innaturale.
    La mano si appoggiò alla maniglia della porta.
    L'abbassò e la spinse in avanti. Guardò il buio e vi si lasciò inghiottire scendendo le scale.

    Il basamento che trovò era assai più grande di quanto non si aspettasse e non potè fare a meno di pensare ad una caverna goblin: posto umido e scuro, con la terra in bella vista al posto delle pareti. Quella casetta in legno sarebbe potuta diventare la sua nuova base operativa, se avesse capito dove esattamente la "casetta" in questione si trovasse.

    H-hey? C'è...c'è qualcuno?

    Eccola. La voce femminile giunse soave alle orecchie del Dio del Tuono, mentre quest'ultimo era ancora intento ad osservare lo scantinato.

    C-ciao...? S-sei qui per...liberarmi?

    Un umano avrebbe potuto dire che quella leggiadra figura era davvero incantevole. Nel guardarla con attenzione Ka-Blam pensò fosse una donna stanca di rimanere eternizzata su di una tela e che si fosse allontanata dal suo quadro, uscendone fuori.
    Ma ciò che piaceva agli umani difficilmente poteva piacere ad un Goblin.

    "Ah finalmente! La famosa passerina reale!"

    Lo sgorbio fece qualche altro passo in avanti, fermandosi però a debita distanza. La voce sembrava essere scomparsa nel nulla e anche lui aveva ripreso controllo del suo corpo.
    Giannantonio, sempre stretto nella mano, osservava la scena ridonando il potere dell'elettricità al suo portatore dopo che esso se ne era privato.

    "Fatti vedere meglio!"

    Agitando le dita in modo convulso della mano libera, Ka-Blam creò un piccolo globo di luce turchese, tanto fioca e delicata da poter competere con l'illuminazione della Luna che entrava dalla piccola finestra.

    "No principessa! Non sono qui per liberarti ...", si grattò il collo con il mattone con fare spavaldo, "... anche se dipende da quello che mi dirai."

    Il Divino si mise seduto a gambe incrociate, il globo che ancora gli svolazzava attorno produceva un'innaturale sfrigolio.

    "Due cose voglio sapere da te: chi sei e in che modo sei legata alla salvezza del mondo!"

    Globo luminoso del Dio del Tuono:

    Nonostante il suo status divino sia di dubbia origine, Ka-Blam è in grado di manipolare e usare il fulmine; abilità del tutto preclusa ai membri della sua razza.
    Concentrandosi e scegliendo una parte del suo corpo, una sfera di venti centimetri di diametro e dal colore simile al fulmine, farà la sua comparsa, iniziando a volteggiarli attorno come un piccolo satellite.
    La mossa è più visiva che offensiva dato che non farà assolutamente nulla se non seguire il suo creatore.

    - (Durata: 10 turni)


     
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    Finalmente raggiunse il nodo di quel reame onirico.
    Un seminterrato spoglio e cavernoso, ornato solo da catenacci e ceppi per vincolare l’internata dalla voce melliflua e dalla colpa ignota. Immerso nella sua pace eremitica, il Rōnin lasciò che le parole gli fluissero addosso come l’acqua di un torrente che leviga la roccia. L’inalterata consapevolezza gli consentì di notare un dettaglio fuori posto: una finestra sprangata che dava all’esterno ma che non aveva avvistato durante la sua perlustrazione, una discrepanza che tradiva la natura illusoria di quel mondo egoriferito che pareva costruito intorno alla fanciulla (apparentemente) inerme che infine si trovò dinanzi.

    «Ti affrancherò… in un modo o nell’altro.»

    Aveva due metodi per liberarla da quella prigionia: spezzare le catene o spezzare la sua vita. In passato avrebbe prediletto senz’altro la mietitura di un’anima, ma al momento era perfettamente equidistante da entrambe le opzioni. A niente sarebbero valse le intimazioni dell’ignota voce, finché non avesse sentito il rintocco della seconda campana di quella storia – non poteva indossare la toga del giudice o il cappuccio del boia prima che l’imputata si fosse espressa sulle circostanze della propria condanna.

    Mantenendo le debite distanze e restando in guardia, cominciò il suo interrogatorio in tono grave, celando le emozioni discordanti dipinte sul suo volto dietro l’onnipresente maschera demoniaca che baluginava nella penombra dello scantinato.

    «Prima però dimmi: chi ti ha imprigionata in questo luogo?»

    Non le stava concedendo il beneficio del dubbio, bensì stava sondando il suo atteggiamento in cerca di ulteriori dissonanze che potessero minare la stabilità di quella realtà artefatta in cui innanzitutto era il Rōnin ad essere recluso.

     
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