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Nostra signora sfortuna

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    Cling, cling!


    Le segrete sono un gran brutto posto dove stare. Puzzano di muffa e lacrime, sono umide, ci si finisce in ceppi o in catene e l'idea di chi ti ci mette è fin troppo spesso quella di dimenticartici.

    Cling, cling. Clang!


    E poi c'è buio, e si sta stretti. Se hai un compagno di cella ti tocca sopportare lui al posto della solitudine.
    Babelith le odiava, anche se per nessuno di questi motivi. A farle davvero schifo, a darle davvero il voltastomaco, erano piuttosto le sbarre.
    Succede, a chi ha passato gran parte della propria vita in una gabbia.
    E vedi di non far chiasso, o queste alucce te le strappo!
    Si aprì la porta, cigolando su cardini che nessuno si dava pena di lubrificare. Un giorno o l'altro avrebbero finito per non potersi più aprire, ma qual è il problema se tanto chi hai rinchiuso dall'altra parte è li per non uscirne mai?
    Ad essere spinta dentro una ragazzina dai capelli turchini, mogia mogia e con un lucchetto pesante alle mani. Sbalzata in avanti dallo spintone della rude guardia alle sue spalle, la stessa che aveva legato con una catena anche le ali da libellula che aveva appena minacciato. Capitombolò, sbatté la spalla, si fece discretamente male. Ma non si lasciò sfuggire neppure un gemito, perché durante la sua infanzia ogni suono aveva voluto dire più attenzioni. E più attenzioni si traducevano più spesso che no in più torture.
    Ci devi solo provare, brutto zotico basta...
    Non siamo nelle condizioni di minacciare, cara.
    Tu? Che dici una cosa sensata?
    Le voci nella sua testa erano ben più agguerrite di quanto lei non si mostrasse. Si misero a sbraitare, a bisticciare e chiacchierare, mentre la guardia sigillava per sempre il fato della piccola fatina all'interno di quelle fatiscenti mura immerse nella penombra.
    Lo facevano sempre, lo facevano incessantemente. Quante volte aveva sognato di liberarsi di loro, quante volte c'aveva provato solo per rendersi conto all'ultimo momento che un trapano puntato alla tempia non fosse una buona idea.
    Una prigione è una prigione solamente se ha delle sbarre. La sua testa allora che cos'era?
    Non siamo nelle condizioni adesso.
    Adesso mi piace, amore mio.
    Concordiamo almeno che non ne sia valsa la pena?
    C'era un tizio, sulla città sorta sulla terra sotto la quale quelle segrete si trovavano. Un giocatore d'azzardo, uno di quelli che arriva a puntare anche la vita e poi comunque vince.
    Non era fortunato. Era il suo dado ad essere magico, e dargli sempre il risultato che voleva.
    Come qualunque dado truccato!
    Non proprio. Un po' meglio. Abbastanza almeno da convincere Babe a volerglielo soffiare...abbastanza da farla ficcare nei guai per questo. E dunque incatenata. E dunque in prigione, ad odiare se stessa ed ogni scelta l'avesse mai condotta fino a li.
    Non essere troppo dura con te stessa, piccolina.
    E' la pietra ad essere dura, Mamma. Sono le manette ad esserlo, e quelle maledettissime fottutissime sbarre.
    Finiscono qui i miei sogni di ritrovata gloria?
    No, Bello. Non perché te lo meriti, ma perché Babe era sicuramente una sciocca ed una stupida, una matta ed un'idiota.
    Ma laggiù non c'era mica finita per sbaglio.
    Ma già ve l'ha detto cosa ne pensa di chi vive senza uno scopo. Ed anche se il diritto a volare le era stato tolto, ancora ne mancava prima che si riducesse a strisciare.
    Non è, tipo, esattamente ciò che stiamo facendo?
    Da un Buffone uno ci si aspetterebbe più umorismo, e più clemenza per le licenze poetiche. Perché si, Babe strisciò fino al muro più vicino per sollevarsi e sedersi e guardare torva da un'angolazione migliore le sbarre che le davano tanto urto. Ma tanto li dentro ci sarebbe rimasta per poco.
    E poi che si fa? Si torna alla carica per quello stupido aggeggio, ci prendiamo altre pedate e torniamo punto e a capo?
    Non è poi così stupido.
    Non eri tu quello che sognava grandi tesori? Ora ti accontenti di un dado da truffe?
    E' così che ce li si guadagna i grandi tesori!
    Silenzio.
    Il Brutto parlava raramente. E mai per dare buone notizie.
    Non siamo soli.
    Guardava in una direzione, la dove non c'erano che ombre. Un angolo di quella cella, e anche se nessuna delle voci nella sua testa avevano davvero occhi Babelith seppe dove volgere i propri per seguirlo.
    Un po' curiosa, un po' spaventata. Perché il coltello che teneva di solito nello stivale non era li con lei. E come altro sentirsi al sicuro con qualcuno di così vicino, così nascosto. Così prossimo a chi nella speranza di essere libera presto e presto vicina al suo cubico premio si era permessa di farsi tanto vulnerabile?


    Ecco qui la nostra scena! Spero non ti spiaccia se ho immaginato di mettere anche Grima in una cella!
    Come sempre, le voci di Babe risuonano solo nella sua testa e nessun altro le sente a parte lei!
     
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    Schermata_2018-12-01_alle_15_0

    Schermata_2018-12-01_alle_16_0


    Eri da solo.
    Quando apristi gli occhi, ti trovasti immerso in un oceano oscuro. Attorno a te c'era solo il rumore del vento.
    Voltasti lo sguardo prima da una parte e poi dall'altra, ma i tuoi occhi non riuscirono a scorgere nulla.
    Con il libro che ti pesava sulla schiena, il piatto nella mano sinistra e il dente nella destra, iniziasti lentamente ad arrancare in quella landa tenebrosa.
    Camminasti per molto, ma i tuoi occhi non videro nulla.
    Solo quando ti parve passata un'infinità di tempo, trovasti davanti a te una tomba. La riconoscersi subito.
    Svettava, sopra un cumulo di rocce, una bella croce intagliata, che riportava un nome singolare: Tumel.
    Girasti attorno a quella croce, nella speranza di scorgere qualche dettaglio o particolare che ti facesse da insegnante silenzioso sulla storia di chi era seppellito lì, lasciato a riposare in mezzo al nulla in un mare nero.



    "Tumel"
    ripetesti lentamente, ma nulla accadde.
    La croce, però, ti parve interessante. Un'ottima aggiunta ai tesori che il libro possedeva. Eri sicuro che, se avessi strappato con le tue grandi mani nodose quella croce dal suolo, il Grimorio ti avrebbe ringraziato.
    E così ti mettesti all’opera. Poco dopo eri già a stringerla come a voler strozzare quel pezzo di legno, nel tentativo di tirarla via da dove era conficcata. Al primo strattone ti parvo chiaro fin da subito che era più resistente di quanto avresti mai pensato.
    Decidesti quindi di metterci più forza ma ecco che dall'oscurità provenne una voce: terribile, angosciante, e che ti fece tremare così tanto le mani dalla paura da farti abbandonare istantaneamente l'oggetto. Quella voce disse solo una cosa:"Chi va là?"




    Eri da solo.
    Quando apristi gli occhi, ti trovasti immerso in un oceano oscuro. Attorno a te c'era solo il rumore del vento.
    Voltasti lo sguardo prima da una parte e poi dall'altra, ma i tuoi occhi non riuscirono a scorgere nulla.
    Con il libro che ti pesava sul fianco, il piatto che mancava dalla mano sinistra ed il dente assente dalla destra, iniziasti lentamente ad arrancare in quella terra oscura. Camminasti per poco perché ti scontrasti contro delle fredde e dure barre di ferro.



    "Grima non capisce" iniziasti a balbettare, ma poco importava. Notasti che oltre al piatto e al dente, anche la pelliccia che ti teneva al caldo era scomparsa, così come tutte le tue collane, i polsini, le cinture e la bandana. Ti rifugiasti in un angolo da solo con il libro, iniziando a pensare a cosa fosse successo.
    Ti parve di ricordare che un giorno lontano avevi provato a rubare una mela.
    Era un frutto stupendo, succoso, e solo guardandolo ti sentivi già sazio. Avevi allungato la mano, ma ecco che qualcuno, forse una vecchia signora grassa o un uomo con dei baffi, ti aveva colpito le dita.
    Non ti era piaciuto quel gesto
    Avevi preso la donna grassa e le avevi rotto la testa. Poi, con il dente, avevi perforato il collo dell'uomo con i baffi e per qualche motivo qualcuno ti aveva considerato un pericolo.



    Un gruppo di guardie nervose ti aveva preso con forza e sbattuto in quella piccola gabbia.
    Ti avevano portato via tutto, tranne il libro.
    Avevano visto che se lo allontanavano diventavi furioso e se dapprima si erano divertiti a togliertelo dalle mani, avevano smesso quando al più giovane avevi staccato due dita con un morso.
    Ti avevano picchiato, ma tu non avevi mai lasciato il libro.
    Ti avevano gettato lì, come l'ultimo dei cani randagi, lasciandoti solo con quell'insieme di pagine illustrate senza alcun valore. A coprirti non avevi più niente, se non un po' di stracci che servivano a non fare vedere le tue parti intime. "Cosa deve fare adesso … Grima?" chiedesti al Grimorio.
    Lui era silenzioso ma tu sapevi cosa ti stava consigliando. Dovevi rompere quelle sbarre e scappare da quella cella. Avresti dovuto recuperare il piatto e il dente. Ti servivano, senza di loro non eri molto. Ecco che però accadde qualcosa di non previsto: una ragazza venne gettata nella tua stessa prigione.



    Subito la guardasti con odio, stringendo il libro forte a te. Ma era facile capire che lei non era un nemico, ma un probabile alleato. Con una voce carica di sospetto e cautela, chiedesti: "E tu come ti chiami?"
    Passo dopo passo, uscisti dal tuo angolino sicuro, stringendo forte il grimorio. "Io mi chiamo Grima Dik, sono uno scova tesori," dicesti, accarezzando dolcemente la costola dell'oggetto dei tuoi pensieri. "Tu invece come ti chiami?" Ti mettesti seduto, in attesa di una risposta, per incentivarla a parlare, gli dicesti: "Non avere paura, Grima ha un piano per uscire e tu sei abbastanza piccola e gracile da poter venire con lui. Ah, se tu fossi stata grande e grossa, non saresti mai passata da dove Grima vuole uscire."

     
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    Eeew!
    Non essere scortese, Buffone.
    Si rivelò. Era verde. Anche piccolo, però. Anche gracile. Babelith non era solita saltare al collo di qualcuno se non era certa di averla vinta. Con quel piccoletto però, avrebbe potuto rischiare?
    Me li ricordavo più alti, i pelleverde.
    Era andata bene dopotutto. Tra tutti i possibili compagni di cella...tra tutte le possibili disgrazie che avrebbero potuto pioverle addosso per la colpa di essere stata tanto stupida da credere che in cella ci sarebbe finita sola, e non in compagnia di chi magari l'aveva meritato di finirci.
    Quel nanerottolo sembrava socievole, ed ancora meglio sembrava debole. Le piacevano un sacco, i deboli. Le permettevano di fingere di non essere dei loro.
    Sono B...Bella.
    Il nome a nessuno, il nome mai. Ogni concessione era un dono, e se a lei non ne era mai stato riservato alcuno perché diamine agli altri sarebbe dovuta andare diversamente. Non ci fossero state quelle maledette sbarre forse sarebbe stata più bendisposta. E comunque anziché il suo nome avrebbe dato una qualsiasi altra parola.
    Non è neppure un vero nome.
    Grazie, Brutto, per girare il coltello nella piaga. Non solo le ricordi del perché non ne abbia uno, del perché sia stata Mamma a dovergliene dare una parodia una volta fuori dall'antro del bastardo che l'ha cresciuta. Ma le fai tornare in mente anche come la sua lama sia lontana dalle sue dita, fuori dallo stivale in cui è solito tenerla. Non è una bella sensazione. Quando sei in gabbia non esistono, belle sensazioni.
    Ma lui ci tirerà fuori da qui!
    L'aveva detto, in effetti. Aveva parlato di una via di fuga, eppure Babe non si fidava di chi rinchiuso le diceva di avere un modo per andarsene. Perché aspettare lei, perché non farlo prima?
    Non ne abbiamo alcun bisogno!
    Ed il Bello aveva ragione per la seconda volta in una giornata. Per quanto le facesse schifo...per quanto si detestasse per essersi convinta che finire li fosse una buona idea. Lei un piano ce l'aveva davvero, lei non era un uccellino in gabbia ma una talpa, pronta a scavare i propri tunnel fino a sotto il trono di chi l'aveva guadagnato con l'inganno.
    Le iridi si fecero rosse, la polvere brillante che le sue ali e la sua pelle secernevano divenne ardente. Scaldare un pezzo di metallo abbastanza da scioglierlo mentre lo hai addosso non è una bella idea, ma raramente Babelith ne aveva mai avute di quelle.
    Per questo le sue ali vibrarono tra i ceppi a cui erano state assicurate, per questo sputò sulle manette che le imprigionavano le mani un grumo di saliva e sabbia fatata del colore delle braci. Si liberò, stringendo i denti quando la sua pelle finì ustionata. Solo dopo averlo fatto, tornò a guardare il piccoletto col proprio sguardo sospettoso.
    Uscire...
    Anche lui li, anche lui senza volerci davvero stare. Condizione comune di chiunque sia finito in una gabbia, eppure Babelith si chiese...non è che magari non era l'unica a cui un piano simile al suo era venuto in mente?
    Fidarsi è bene, corvetta mia.
    Mamma era brava a capirla, Mamma era l'unica che ci riusciva. Avevano un grande tesoro da recuperare, qualcosa che avrebbe permesso anche a loro di costruirsi un palazzo con delle segrete appena sotto. Non ci avrebbe messo sbarre, no, perché anche la crudeltà dovrebbe avere un limite. Pareti lisce piuttosto, nessuna finestra perché la speranza del cielo è insidiosa per il cuore di chi non è destinato a vederlo mai più. Sarebbe stata una sovrana illuminata, sarebbe stata potente. Ma felice mai, perché quella possibilità le era stata tolta.
    Questa è paranoia! Paranoia, dico io!
    Il Buffone ebbe da ridire. Il Buffone ne aveva sempre, ed un tempo qualcuno avrebbe dovuto dargli grandi calci in culo per togliergli quell'abitudine. Credeva davvero che nessuno fosse pazzo abbastanza da farsi rinchiudere pur di mettere le manine su quello che si ostinava a ripetere fosse un normalissimo dado truccato.
    ...ma non fidarsi è tanto meglio.
    Ma Babelith non se la beveva, e piuttosto lo chiese. Libera dai suoi ceppi, pronta a fare ciò che doveva mentre dal corridoio dove la guardia si era ritirata giungevano prima uno strozzato gemito, e poi un tonfo sordo. Determinata ad ottenere una risposta. Ed a giudicare in base ad essa se quel piccoletto valesse la pena lasciarlo vivere, o se piuttosto fosse più saggio scoprire di che colore sanguina chi ha la pelle di un colore tanto strano.
    Perché vuoi uscire?



    Le scritte in azzurro sono la voce di Babelith, l'unica tra le varie che parlano che tutti possono sentire! Si rivolge a Grima, e nel frattempo usa la sua abilità: essendo che le ultime due cifre del numero del tuo post erano 00, può sfruttare le proprietà ardenti della polvere del Bello...e dunque liberarsi dai suoi ceppi, sciogliendoli! Nel farlo si provoca danni del 10% da scottatura, però!
     
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2 replies since 27/4/2024, 12:40   191 views
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