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Stai guardando il cielo, quando un stella cadente...

ethel e nyx scena

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    "Essere donne non è facile, non lo è mai stato."

    "La vuoi abbandonare?"

    "La voglio salvare! Da me, da questo mondo..."

    "Rischi di farle del male... Anzi a entrambe"


    "La perderò, ma sarà più felice così."

    Un lacrima, un discorso soffuso come un ricordo bisbigliato. Le due donne sono accucciate vicino a una culla con un piccolo fagotto che dorme al suo interno. A lume di tante piccole stelle multicolore, una sua illusione, un regalo per Ethel. Scintille di sogni, di destini intrecciati e di magia. Una delle donne china sulla figlia le da un bacio in fronte e poi inizia a recitare la maledizione.

    ...



    La scena cambia, Nyx si collega al terreno nel grande spiazzo di un città, ora vuota e dormiente. Guarda il cielo riverso di stelle, come lei, loro a differenza sua ancorate solide al firmamento immenso e lontano.
    STOMP
    Rimbomba al suolo il colpo dello scettro mentre canalizza le energie per viaggiare.
    < Nuova destinazione!>
    La evoca velocemente nel suo animo, non pensando minimamente qualcosa possa interferire. In fondo lo fa da sempre, giusto?
    Nessuno lo avrebbe mai creduto, ma quando due vite sono intrecciate da oscure e antiche fatture è inevitabile accada.
    Nyx, il suo bastone, il cappello che tiene con la mano, il mondo e i giardini di quel paese semi-dimenticato, tutto scompare in pochi istanti. Vengono trascinati via da piogge di stelle comete e giganteschi fuochi d'artificio. Nyx ride come una bambina mentre viene trasportata nel flusso. Il suo corpo è abituato, anzi per lei è piacevole, non è così scontato durante in viaggio intradimensionale.
    Ma dov'è che stava andando?
    "Oh no"
    Il ricordo, per un attimo ancora, torna quel volto di donna.
    POOF
    Riappare su un duro pavimento di legno e metallo, barcolla e cade:
    "Questa cosa si muove!"
    Il viaggio è durato pochissimo, ma si è spostata di parecchio e le gira la testa, ma combatte dignitosamente le vertigini.
    Prova a recuperare in fretta stabilità e controlla le sue cose, cioè solo scettro e cappello.
    Si sente osservata anche se non vede fisicamente nessuno.
    Forse la cosa peggiore è che non sia sola, ma questo in realtà le da una piccola botta di adrenalina.
    Assurdo, pensa con un brivido.
    "Ma dove diavolo sono finita"
    Ma non ha il tempo di realizzare che delle luci lampeggianti rosse e una voce metallica arriva da ogni dove urlano:
    ALLAMRE. INTRUSI. ALLARME. INTRUSI. ALLARME. INTRUSI.
    E l'intrusa è proprio lei, maledizione.
    Grosse sbarre di metallo emergono dal pavimento costruendole una prigione attorno e rialzandola da terra come se fosse un piccolo usignolo in gabbia.
    Nyx ride, le esce naturale. La sua risata risuona come rollio di cristalli preziosi, rugiada fresca e il luccichio della neve.
    < C'è nessuno??>
    Urla giocosa al vento, per sovrastare l'allarme, aggrappandosi al metallo con le mani e inserendo la faccia tra le barre dorate.
    Iniziamo bene la giornata.
    E già, questa non è decisamente la sua destinazione.


    OGg9UDM



    Aspetto capelli e occhi sempre bianchi poi come immagine sembra al momento moooolto giovane quasi una ragazzina, scettro e cappello come immagine se cambiano metto altre foto <3
     
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    Lavorare in movimento era ormai un'abitudine per Ethel, che neanche più notava il leggero dondolio della nave. Per prevenire la distruzione della stanza, alla sua creazione, aveva ancorato il letto e l'armadio rispettivamente al pavimento e alla parete. La sua libreria aveva dei cassettoni per evitare la caduta costante dei libri, le sue creazioni meccaniche sostavano in dei bauli incassati in varie parti della stanza, l'acquario della sua tartaruga era fissato sul comodino a sinistra letto.
    La lanterna sulla sua testa si muoveva avanti ed indietro, creando degli strani giochi di luce e di ombre a contatto con gli oggetti sulla scrivania. Documenti, post it gialli, e vari attrezzi occupavano la maggior parte dello spazio. Ma per una volta non erano i protagonisti delle attenzioni di Ethel. La donna roteava sulla sua sedia girevole, analizzando con cura un tomo antico recuperato dall'archivio di sua madre. L'incantesimo di tracciamento era proprio quello di cui aveva bisogno: un campo magnetico le avrebbe indicato la posizione della madre, visivamente una specie di scia magica. Di magia ne sapeva poco e niente, ma doveva pur fare un tentativo. E quel momento era arrivato.
    Si sistemò al centro della stanza, con voce solenne pronunciò la formula magica dalle parole incomprensibili. Uno scossone colpì la nave, facendola cadere sul suo letto. Il libro, stretto in petto per non perderlo, pochi secondi e tutto tornò come prima. Ethel aspettò un paio di minuti, con lo sguardo perso nel nulla a rimurginare su quanto appena accaduto. Ma si arrese subito, gettando sul pavimento il tomo di incantesimi.
    «Sono negata in queste cose» disse sospirando.

    Si alzò e corse subito allo specchio incassato nell'anta del suo armadio. Spazzolò con cura i suoi capelli, canticchiando un motivetto improvvisato.
    ALLAMRE. INTRUSI. ALLARME. INTRUSI. ALLARME. INTRUSI.
    Sentì urlare dal ponte. La vocina dell'intelligenza artificiale che governava la nave si rivolse a lei tramite l'interfono nella sua camera.
    INTRUSA, DONNA GIOVANE CON CAPPELLO E SCETTRO, È STATA INTRAPPOLATA NELLA GABBIA. ASPETTO SUE INDICAZIONI.
    «Codice arancione.»
    La voce dell'intelligenza artificiale smise di dare l'allarme.
    Ethel, decisamente alterata, si trasformò involontariamente nella sua versione maschile. Lanciò la spazzola sul letto ed uscì dalla stanza sbattendo la porta, scendendo le scalette per raggiungere la gabbia sospesa. Inserì un codice alla base del pilastro, che fece innalzare una piattaforma sotto i suoi piedi, per permetterle di arrivare al livello dell'intrusa.
    «Chi sei e cosa ci fai sulla mia nave?» le domandò senza nascondere la sua rabbia.
    Di tutte le cose che odiava, chi sprecava le risorse della sua nave stava in cima alla classifica. Il sistema di sicurezza consumava la maggior parte dell'energia e, dato che si trovavano in volo, se la questione non si fosse risolta nel minor tempo possibile c'era il rischio di schiantarsi da qualche parte.
    «E soprattutto, mi ripagherai tutta la energia che sto sprecando a causa tua!»
     
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    Nyx avrebbe potuto liberarsi facilmente da quella gabbia dalle sbarre si troppo strette per questa forma, ma lei che poteva mutare avrebbe benissimo potuto cangiare in una forma più piccina. Eppure voleva aspettare delle risposte. Cosa ci faceva li? Dove stava andando? Perchè si dimenticava tutto?
    Eppure quel volto, non lo aveva ancora dimenticato. Anzi l'aveva perduto e poi ritrovato da qualche parte nella scatola di foto della memoria bucherellata che si ritrovava ad avere.
    L'allarme era davvero rumoroso e fastidioso, così usò una delle sue illusioni per modificarlo in una serie di violini e clarinetti orchestrali.
    < Decisamente meglio>
    E finalmente qualcuno si era palesato: un giovincello dalla faccia imberbe, il viso leggermente femmineo, era molto bello.
    < E tu chi sei bell'ometto? È tua questa nave? Dove sono i tuoi genitori? Così dirò loro che dovrebbero sistemare questo pericoloso marchingegno>
    Dovete sapere che per una stelle immortale praticamente tutti gli esseri umani sono dei ragazzini. E così lo trattò da bimbo, cosa che non aveva ancora imparato potesse dare sui nervi.

    "Tu sei eterna"

    Quella voce dentro di sè la fece sussultare.
    "Ancora?" Non era decisamente il momento, chiusa in gabbia a sentirle su per aver attivato il prezioso allarme e consumato quindi risorse... Ma che colpa ne aveva lei che era finita intrappolata per errore?
    Esatto, nessuno. E quindi non avrebbe fatto niente, a parte cercare di farsi tirare fuori da li, volente o nolente il ragazzo di aiutarla.
    < Io sono una stella e ora tirami fuori. Grazie. >
    Disse stizzita ma con un retrogusto dolciastro. Egocentrica pensava che in fondo questo sarebbe bastato. Per lei, una stella immortale, non sarebbe stata abbastanza una gabbia del genere per contenerla.
    Però era anche curiosa di saperne di più. E se ci fosse stato un collegamento tra il volto di Elena e quel ragazzino?
    Oddio erano imparentati? Poteva essere, ma non si sarebbe giocata ora le sue carte, ma avrebbe provato a scoprirlo. Effettivamente già aveva chiesto dove fossero i suoi... Avrebbe aspettato.
    Le mani ancora aggrappate alla gabbia e già la sua pelle cambiava colore variando dal bianco al nero carbone. Gli occhi le brillavano come piccole lucciole bianche. Il suo aspetto originario spingeva per prendere forma. Si sentiva di esprimersi così e magicamente la sua forma la seguiva nel pensiero.
    I capelli lunghi e mossi bianchi come la neve arrivavano ora al sedere, tutto il corpo era scuro tranne occhi e capelli bianchissimi dalle sfumature di luce arcobaleno.
    L'unica novità erano due ali bianche come i capelli, che si aprirono sulla sua schiena. Ali? Stupende, come aveva fatto a non pensarci prima, le stavano davvero bene. Si guardava le spalle alternando la vista tra il ragazzotto davanti e le sue nuove ali, incredula senza riuscire a trattenere dei sorrisetti.
    < Fammi uscire subito, umano! >
    La sua voce era diversa, sembrava molto più antica. Come se sotto ci fosse un'altra voce ancora a darle inclinazione e tono. Una voce potente e arcaica che risiedeva dentro di lei. E aspettava da tempo il momento di uscire, era giunto? Forse ancora no, non del tutto almeno; ma già essa stava tornando a esistere dentro Nyx.
     
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