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    Padre, la tua spada non mi ha uccisa.
    Desideravi queste parole? Sapevi che un giorno, da qualche parte, le avresti sentite risuonare al di sotto dei cieli e che il tuo sangue ancora viveva? O forse mi odi, Padre, adesso più che mai. Adesso più di quanto tu mi abbia odiato persino quando la tua lama mi ha attraversato la gola e ho inghiottito sangue e ferro mentre chiamavo il tuo nome. Forse non è stata la tua maestria né la mia inesperienza, forse vivo soltanto per caso. Forse hai mancato il colpo e basta, e sei morto come un verme maledicendo il tuo braccio incapace. Non lo so Padre, non ho risposta.
    Ti prego, se puoi, rispondi. O il silenzio riuscirà dove la tua spada ha mancato.


    COORDINATE 01



    La cosa più importante, quando si è naufraghi in una realtà in autodistruzione, è non attirare l'attenzione di chi cerca la storia d'amore tragica.
    Sono trascorsi tempononlineare da quando si è trascinata lungo la spiaggia pallida una mano alla volta, ancora la percorrono le tracce dell'oceano di tempera, come bestie bianche aggrappate alla pelle e ai capelli, terrorizzate di lasciarsi cadere. Da quando ha spalancato per la prima volta occhi neri su una terra sconosciuta, lontana da casa più di quanto avrebbe mai potuto immaginare, più di quanto avrebbe mai creduto la potesse trascinare l'oceano. Da quando la ferita alla gola ha smesso di sanguinare per limitarsi infine a pulsare di fitte gelide ad ogni respiro. Dalle lame nere che abitano i suoi pensieri. Il minimo indispensabile per leccarsi le ferite, riacquistare le forze e cercare di capire fin dove l'hanno trascinata le onde di tempera.
    Via è tutto quel che è riuscita a immaginare, lontano o anche soltanto via da qui e qualcuno tra gli dei più generosi dei suoi antenati sembra averla ascoltata.
    Diavoli, non Dei e di questo Shura ne è certa. Qualunque incertezza nel credere possa esserci qualunque cosa di diverso da Mostri nell'alto dei cieli a decidere della loro vita, viene infranta al solo alzare lo sguardo al cielo, una volta scoperto dove si trova.
    Terra sconosciuta, coordinate sconosciute, abbastanza lontana da casa da risultarle irriconoscibile: geometria verticale, neanche uno spiraglio lasciato per il cielo, non senza le cime affilate dei palazzi ad affondare nel vuoto perforandolo da parte a parte; odori acri a riempire le strade, l'accalcarsi di centinaia di corpi e stoffe, fetore di sudore e sabbia a sufficienza da mancare il fiato, polveri sfavillanti di scintille e olii densi come cera a tormentarla fin nel profondo del cranio; ovunque, in ogni direzione, il vociare e l'urtarsi di quei centinaia di corpi, a premere da ogni lato, a soffocare ogni senso, a cercare disperatamente la via di fuga che le loro armi e armature non potevano dargli.
    E il cielo, del colore dell'oro quando ha aperto gli occhi per la prima volta, sempre più bianco. Sempre più trasparente. Cancellato una passata dopo l'altra, assieme al resto del mondo.
    E' l'Artista! ha sentito gridare dalla folla, ma cosa davvero può saperne la folla? E' certa di averla sentita dare la colpa prima agli dei, poi chissà come al silenzio, per poi arrivare a questa fantomatica entità. Nessuna spiegazione. Nessuna identità. Solo l'Artista. E' stanco di noi come lo era degli altri!
    Non lo siamo tutti... perché chi non sarebbe stanco dei propri Dei, se questi non avessero altro che divertimento ai suoi danni. E quale Dio non si stancherebbe presto di uomini talmente fragili da assecondare ogni suo capriccio invece di tentare la ribellione. Ecco, ribellarsi è qualcosa che Shura avrebbe potuto comprendere.
    Avrebbe compreso la guerra, mentre scorre in silenzio di strada in strada, le dita che affondano nelle pareti come artigli per trovare appiglio dove non esiste e separarsi dalla strada. L'avrebbe compresa bene rivolta agli Dei, a sputare finalmente nei loro occhi, a condannare loro e qualunque loro desiderio, a rispondere della cancellazione con la cancellazione. Per morire lo stesso, forse, ma con acciaio tra le dita e una risata stridula.
    Avrebbe compreso la fuga, mentre nasconde sotto le prime stoffe che riesce ad afferrare i suoi lineamenti fin troppo squadrati per i profili affilati delle terra, nero e bianco a coprire l'ebano della pelle troppo intenso per non brillare in mezzo all'oro e al grigio. Perché forse i suoi antenati e i suoi Dei avrebbero riso della fuga, ma quale offesa più grande sarebbe possibile riservare a un Dio se non ignorare la sua furia? Voltargli le spalle, andarsene, lasciarlo da solo nella sua piccola terra vuota a sfogare la rabbia su case e montagne come farebbe un bambino malamente cresciuto.
    La totale autodistruzione a cui stava assistendo, invece, non l'avrebbe compresa mai.
    Fermatela! La Straniera! Sarà l'amante perfetta! Una passione sconosciuta, da terre lontane! Forse una schiava sedotta dal padrone... no, no, la moglie di un mercante viaggiatore!
    Quella, e gli amanti tragici.
    Fottuti un passo, la pietra è fragile, la sua forza è sconosciuta, troppo poco il tempo per comprenderla, il passo che avrebbe dovuto farle scalare il muro lo butta giù e la lancia solo a metà altezza idioti mano ad artiglio, riflessi sufficienti a trattenere la presa, ad affondare soltanto i polpastrelli persino quando si muove a mezz'aria, la lentezza straniante di chi si muove sott'acqua, abbastanza per slanciarsi di nuovo del cazzo.
    L'Artista è annoiato, questo lo ha sentito dire. L'Artista è stufo delle sue opere, tutte uguali, senza emozioni, senza passione, anche questo non smette di risuonare da giorni. L'Artista ha bisogno di nuove storie, per non essere cancellati.
    No, Shura non capisce, dubita di esserne in grado.
    Per le strade, qualcuno corre inseguito dai passi di troppi uomini e dal tintinnare di armi d'acciaio, non potrà essere più grande di un ragazzino, grida che questa è la sua origin story; al di fuori dei palazzi, il vociare è una tormenta, la folla come nubi a premere lungo le linee di guardie, poi boato come lampo, qualcuno tra loro che lancia un grido, la tempesta che diviene marea e le guardie che diventano pozze di sangue calpestato, le grida di chi parla della storia di rivolta di classe; nei vicoli, dove il frastuono è una coltre ovattata, uomini che non si sono mai visti prima incrociano spade curve giurando di portare a termine la propria vendetta, donne che non hanno mai amato li incitano perché trafiggano il loro rivale, o il loro malvagio patrigno, o il loro fratello segreto, o il loro marito violento. Dove la folla è marea, la storia è guerra, a volte di classe ma a volte di religione, nomi dei Dei mai esistiti prima di questo istante vengono gridati da labbra insanguinate, altre volte alcuni tentano di farla più complicata e di urlare al di sopra del vociare l'intricato intreccio geopolitico che avrebbe portato a questo momento. Vengono sgozzati per primi. Dove invece la folla è mareggiata sono le piccole storie a sorgere e morire, alcune di tradimento, altre di violenza e malvagità, fin troppe d'amore. Due uomini si trafiggono a vicenda nel petto, da parte a parte, biascicando qualcosa sul mondo crudele che non ha permesso loro di amarsi, poco lontano due donne si scontrano con lame di pugnale, parlando di un'infanzia assieme che non è mai esistita e di come vorrebbero gettarsi tutto alle spalle per amarsi e basta, ma la guerra in cui sono invischiate non glielo permette. La loro sembra quasi una storia interessante.
    Ovunque è caos, e fragore, e moloch e distruzione. E da nessuna parte al fantomatico Artista sembra importargliene qualcosa.
    Ok, basta.
    Shura atterra con un tonfo sordo al centro dello spiazzo, il muro contro cui si stava arrampicando che lascia spazio ad un'area aperta di stoffe, teli e impalcature. Forse è stato qualcosa di simile ad un mercato, ora è solo un posto come un altro dove cercare di ottenere l'emozione più forte. E dove lei si è stancata di scappare.
    Ancora nessun dio ad ascoltare.
    Con un gesto secco passa le mani sui pantaloni logori, a lasciare ditate di terra e pietra, mani ruvide di calli e sporcizia, occhi spalancati in due ovali perfetti a tracciare i profili dei suoi inseguitori.
    Uno di loro è certo che assieme vivranno una "storia d'amore per i secoli", qualcosa su come la sua bellezza lontana abbia risvegliato il torpore a cui era stato costretto da una vita di lavoro e ripetizione; un altro è rimasto fin troppo impressionato dagli amanti suicidi che ha visto due strade più indietro e vuole una roba simile, "ma più originale" e a quanto pare lei è la "bellezza esotica più adatta"; almeno due degli altri, ne è fortunatamente certa, vogliono soltanto sgozzare più gente possibile e farla finita. Peccato, nessuno di loro ha in mente una buona storia.
    Si, il loro dio ha ragione, questo posto fa schifo.
    E potrebbe crederci, potrebbe davvero, se non ci fosse un tremito lungo le labbra mentre chiude i pugni, così simile a un sorriso.
    Se dal profondo della gola, lento, basso, non risuonasse una vibrazione soddisfatta.
    Se finalmente, finalmente, il caos di un mondo alla sua ultima pagina non avesse infine tappato ogni pensiero che le restasse nella testa, svuotandola di ogni cosa al di là del fragore e del ruggito.

    Padre, mi lavo le mani dal tuo sangue.
    Altri giungono, grondanti rosso come te.


    E' la fine del mondo, o così dicono.
    La realtà ha la triste sfortuna di apparire come un Genericissimo mondo fantasy, con giusto qualche spolverata medio orientale per evitare la causa fatta da Tolkien. E il cielo sta scomparendo in maniera parecchio cataclismica, abbastanza da provocare il panico nel mondo di sotto.
    Come conseguenza, la convinzione che si è diffusa è quella che "l'Artista si è annoiato e ci cancellerà se non gli forniamo una storia interessante", da cui lo scatenarsi del puttanaio che ho descritto un po' ovunque nel post. Per chiunque voglia inserirsi, si senta libero di aggiungere tutti gli elementi che vuole sia all'ambientazione che al casino in corso. Lo stesso sul che cosa porti i pg a trovarcisi e robe simili, nsomma, gestitevi liberamente, che ne so io, a malapena son capace di gestirmi i pg miei, auguri sull'essere buono a fare le cose per gli altri, ce provo. A parte questo, enjoy
     
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    NNNGHH!
    Avanti con quelle alucce, farfallina mia. Sbattile per bene.
    CI STO PROVAAAANNNNGGHHHH!
    La cosa bella, quando il mondo finisce ed il cielo scompare. E' che tutti corrono fuori a vederlo, lasciando incustodite le loro case.
    Come c'era finita chi se lo ricordava più. Un vicolo vale l'altro dopotutto, ed il bordello in cui s'era messa in testa di racimolare abbastanza fondi da comprarsi un carretto di medicine non era diverso da tanti di quelli in cui aveva già provato e fallito nel far lo stesso.
    Avrebbe fatto successo, glielo dicevano tutti, con quei bei fianchi stretti e gli occhioni da bambina. Se solo avesse perso l'abitudine di parlare da sola, inquietando clienti e colleghe. E quella di sgozzare il primo stronzo che allungava le mani oltre i limiti che si imponeva sempre nuovi di minuto in minuto, senza dare ai suoi compagni il lusso di conoscerli.
    Che ci poteva fare se dopo un po' tutto iniziava a farle schifo. Prima se stessa. Poi chiunque la trovasse altro che schifosa.
    Hey, io mi ci stavo divertendo.
    Questo perché sei sempre stato una gran sgualdrina.
    Orme rosse a intermittenza, un solo piede lasciava impronte scarlatte e non era il suo sangue a imprimerle nel terreno. Il coltello non aveva fatto a tempo a pulirlo, perché lo sfortunato l'aveva ammazzato davanti a tutti ed i fratelli con cui aveva scelto di abbandonarsi al piacere visto che il mondo doveva finire l'avevano presa male. Ma se dobbiamo morire tutti, se ogni respiro potrebbe essere l'ultimo. Perché prendersela tanto quando una lama avvera tale promessa?
    Il sacco le era sembrato più leggero fino a poco prima. Forse perché era meno stanca, sicuramente perché era meno stanca, che mezza tonnellata d'oro non si trascina facilmente in giro. Aveva iniziato a rubare presto, subito, una gazza ladra disposta a nascondere tutto ciò che luccica. Magari qualcuno l'avesse mai chiamata così, sarebbe stato figo. Di solito si limitavano a darle della stronza, della puttana. Ed a lanciarle frecce, spade o fatture che però ormai era diventata un sacco brava ad evitare.
    Occhi.
    O forse era stato il cielo ad atterrire anche lei, perché come tutto quello che faceva non è che l'aveva pensata proprio bene. Con tutti i gioielli che aveva sfilato da tasche, casseforti e bauli. Con tutto l'oro che aveva reclamato per se, perché tanto quando l'Artista avesse finito di spennellare di bianco quella tela a nessuno li sarebbe più servito. Cos'è che intendeva farci, se non fosse riuscita a portarselo via?
    Due settimane, forse un mese, forse più di lavoro, chi se la prendeva più la briga di segnare il tempo se le lancette facevano quello che pareva loro. La prospettiva di perderlo in niente la imbufaliva abbastanza da renderla ostinata, e rischiare quasi di ignorare l'avvertimento che il Brutto le sussurrò con la sua gelida, gracchiante voce.
    Ci guardano.
    Oh.
    Perché quello che restava di quel mercato era deserto fino all'attimo prima, perché commerciare quando nessuna ricchezza potrà essere goduta a lungo. E invece ora, davanti ad una fata che sbatteva le ali col chiasso di un moscone nel tentativo vano di convincere un sacco più grande di lei a seguirla ancora, scivolando sul terreno sabbioso di quel posto desolato. C'era una sagoma grande, imponente, minacciosa. Una di quelle che possono spezzarti in due. Oppure prenderti in bracco, e portarti lontana dalle tue paure.
    Massaaaalve fustacchone ~
    Belle spalle...ottimo portamento. Mi piace.
    Sigh. Ed io che credevo avessi occhi solo per me.
    Babe cara mia, perché non fai le dovute presentazioni?
    Tentò di ignorare il coro di voci nella sua testa, fallì come sempre perché quando cresci in una gabbia non hai molto altro che te stessa da ascoltare.
    C-ciao?
    Per questo il suo primo saluto suonò più esitante, intimorito di quanto non avrebbe dovuto. Per questo la sua espressione impiegò un attimo per diventare quella giusta, tramutandosi da quella di una ladra colta con le dita nel miele a quella di un'innocente fanciulletta un attimo troppo tardi, quando la manina verso di lui l'aveva già sventolata.
    Daresti una mano ad una piccola ragazzina indifesa?
    Mollare il sacco fu un dolore fisico, e lei di quello ne sapeva qualcosa. Ma rimase li, a pochi metri, a disposizione delle sue avide piccole manine. Così come di quelle grosse e forti dell'uomo sulla cui schiena si strusciò un poco, dopo essere volata rapida verso di lui. Le stesse che avrebbero potuto portarlo per lei, o stringersi al suo collo e spezzarglielo per guadagnarsi un facile tesoro.
    Sai, sembri cooosì fooorte...
    Tzè! Non cederà mai a lusinghe tanto pacchiane!
    Più zoccola, Babe. Più zoccola!
    Forse il Bello aveva ragione, ma fosse dannato il giorno in cui avesse iniziato ad ascoltare la sua voce odiosa. Le idee del Buffone non le piacevano, perché mai avrebbe aperto le gambe per qualcuno senza essere convinta di potersi fare il bagno nel suo sangue, e quel tipo non sembrava uno di quelli che si fa accoltellare senza almeno dimenarsi un po'...
    Ma la parte se l'era già scelta, ormai, ed a recitare era si brava ma non abbastanza da cambiarla al volo.
    Potrei ricompensarti bene...
    Un sussurro vicino all'orecchio, le ali pronte a portarla via e fargli piovere polvere addosso avesse dovuto reagire come lei avrebbe fatto al posto suo. E poi una mano che gli carezzava il fianco, la pancia, risalendo verso il petto...per poi aprirsi, rivelando un fermacapelli dorato e tempestato di gemme.
    In una maniera o nell'altra.
    Perché quello si che avrebbe convinto lei a fermarsi, fosse stata in una giornata giusta. Ammazzare un moscerino per appropriarsi del suo malloppo è facile, ma chi sa mai quanto fastidioso potrà essere un insetto? Magari basterà uno schiaffo, magari sarà uno di quelli svegli e ci vorrà mezz'ora prima di riuscire a spiaccicarlo. Un sacco di tempo, un sacco di fatica. Di quelle che forse ci si può risparmiare, accontentandosi di una ricompensa anche solo un poco meno capiente?


    Visto che Shhura è bardata, e che Babe è stupida, la scambia per un uomo!
    Come al solito per Babe, l'unica voce che tutti possono sentire è quella in azzurro, ovvero la sua...le altre parlano unicamente nella sua testa!
     
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    Fascicolo n°80049926
    Campo M.U.S.A.
    Mondo in apoptosi
    Nome in codice “Prima Linea

    Il Dipartimento di Ricerca Dimensionale è sempre così fantasioso coi nomi, sembra quasi che si divertano a metterci la firma sull’ennesima grana da sbolognare ai colleghi. Sfoglio il dossier in fretta mentre mi preparo mentalmente all’apertura del Crocevia: a prima vista sembrerebbe un’ordinaria apocalisse, nulla di eclatante da segnalare, a parte una scadenza imminente e la fastidiosa tendenza delle popolazioni autoctone a non accettare serenamente la fine del proprio mondo. Nonostante ciò, ho comunque un brutto presentimento, uno dei miei tipici brontolii di stomaco, quelli che mi arrivano puntualmente quando sulla mia scrivania finisce un incarico fin troppo regolare. C’è sempre una fregatura o un contrattempo nascosto da qualche parte in queste righe censurate, e i Piani Alti non hanno ancora firmato il modulo che ho inoltrato il mese scorso per l’accesso temporaneo alle informazioni classificate di 2° Livello. Che seccatura, mi toccherà lavorare alla vecchia maniera. M’infilo la giacca e busso alla porta di uno sgabuzzino. La serratura si sblocca, la Casa mi lascia uscire. Apro il Crocevia di 1° Livello, destinazione: Iperuranio.

    Al mio arrivo la situazione è caotica, come c’era da aspettarsi. La gente in preda al panico sciama per le strade mentre il cielo sta crollando, recitando le ultime preghiere o maledicendo l’Artista o illudendosi di poter fermare la catastrofe fingendo che le loro vite possano diventare d’un tratto interessanti per il cosmo. Una parte di me vorrebbe spiegare a tutti che il loro epilogo sta accadendo per un bene superiore, ma sopprimo quel pensiero frivolo con la stessa velocità con cui l’ho formulato: dopotutto chi mai andrebbe incontro alla fine a braccia aperte, sapendo che il proprio sacrificio è parte di un processo fisiologico con cui la realtà monitora da sola le proprie anomalie? Così come una cellula tumorale non ringrazierà mai i linfociti che la inondano di enzimi per salvaguardare l’organismo di cui fa parte, allo stesso modo anche costoro si opporranno alla risposta immunitaria del Multiverso finché avranno fiato in corpo. Non c’è tempo per farsi impietosire, devo restare concentrata sulla missione: raggiungi il posto, raccogli qualche campione, effettua un paio di misurazioni e torna a Casa, facile-facile. D’altronde, se il compito non fosse banale, le care eminenze grigie mi avrebbero già sbloccato la sicura alla pistola e forse sarei addirittura autorizzata a togliere la benda. Così non è (ancora) successo, quindi deve trattarsi di ordinaria amministrazione e rilasciare i miei poteri sarebbe solo controproducente per l’incarico perché rischierei senz’altro di accelerare il declino già in corso.

    — Però stavolta un reclamo non glielo toglie nessuno.

    Perché va bene tutto, posso ancora accettare che all’ultima arrivata si rifilino le mansioni più seccanti, però almeno avere la buona creanza di segnalare la presenza di onironauti estranei sul campo, quello mi sembra il minimo! Ma cosa li paghiamo a fare quelli del Piano Astrale se non riescono nemmeno ad allegare al fascicolo una lettura così basilare? Sospiro sconsolata e mi aggiusto la cravatta, avvicinandomi ai due figuri che stanno… amoreggiando? È una situazione bizzarra per mettersi a fare certe cose, ma in fondo il Caos è bello perché è vario, e chi sono io per giudicarli?

    — Scusatemi, spero di non interrompere nulla, ma avrei bisogno di prendere in prestito l’astrolabio dentro quel sacco, è un problema?

    E ora come glielo spiego che il tesoro ingioiellato che hanno sgraffignato col favore del panico generale è in realtà un lettore memetico di cui ho bisogno per completare le rilevazioni? Ngh, la pancia mi fa già più male di prima.
     
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    C'è un certo tipo di feccia che abita il Ritratto di Dio. Nella Terra delle Lacrime, ogni cosa che esiste è aspirazione al divino, non importa se la abiti vita o meno. Non vi si trovano alberi che non siano i più puri e brillanti, la geometrica perfezione della chioma a sfiorare appena il cielo; non vi si trovano animali che non siano i più fieri, i più feroci, i più puri, che sia per la bellezza del loro manto o la inumana volontà di morte che li abita; non vi si trovano uomini che non cerchino la maggior vicinanza a Dio, che sia nell'aspetto, nell'opera o nell'arte.
    E poi vi sono tutti coloro che hanno fallito.
    I paesaggi imperfetti vengono cancellati col fuoco, gli animali impuri trucidati fino all'ultimo della loro specie, e uomini e donne incapaci di ascendere oltre il mediocre vengono soffocati dalle loro stesse famiglie, o gettati in pasto alla natura ben più rigogliosa e riverita di loro. La maggior parte diviene sangue e concime per la bellezza che verrà, e così persino loro vengono reinseriti nel ciclo di ricerca del Divino, altri è sufficiente che vengano cancellati. Ma cosa accade di quelli che si aggrappano alla vita? La gente li chiama Sciacalli e Scarafaggi e rifugge la loro vista come si farebbe ad una piaga.
    Shura ne ha incontrati molti, trascinata tra le strade più ricche e costretta a marciare per le battaglie più sanguinarie al seguito di suo Padre. Nessuno di essi osava avvicinarglisi, perché di chi poteva essere maggiore la furia alla loro vista se non del Più Simile a Dio, eppure in pochi riuscivano a riconoscere in lei il suo sangue. Per questo li ha visti mentre vagavano nelle strade più deserte alla ricerca di cibo e averi, così come mentre scavavano tra i mucchi di cadaveri a raccogliere tutto quel che di integro la guerra aveva lasciato. Ripugnanti? Non la parola che avrebbe usato. Non quando il loro desiderio di vivere era sufficiente ad affrontare la volontà del mondo intero, di ogni creatura vivente che lo abitasse e degli stessi Dei che ne avevano sancito le regole.
    Poteva forse esistere qualcosa di più bello del loro sdegno dinanzi al Divino che li aveva esiliati?
    Forse colei che guarda negli occhi adesso appartiene alla loro stessa stirpe.
    C'è una donna, dove prima era solo sabbia, ombre e il muoversi di stoffe scostate da vento invisibile. Una ragazzina, crede, più che una donna, una dall'odore strano. Una che non assomiglia a quelli che ancora la rincorrono di strada in strada implorando il suo amore. Una che le si avvicina troppo sbattendo occhioni dal colore di bacche, mormorando con voce spezzata, sbattendo ali trasparenti come enormi ragnatele di luce.
    Shura piega la testa appena, come se il mondo avesse appena più senso se visto storto, occhi come pozze a percorrere prima quella strana creatura - non umana - poi il sacco che sembra portarsi dietro, e di nuovo la somiglianza con gli sciacalli a riaffacciarsi nella mente. Forse solo una creatura come tante, in realtà, una convinta che una Storia di Ladri attirerà di più l'attenzione del cielo, o forse no.
    Ci sono due persone, tra gli uomini che la inseguono, che stringono coltelli spessi quasi quanto il loro braccio e che non biascicano frasi d'amore né sognano storie degne della vita di un mondo. Almeno due persone che dinanzi al rifiuto di Dio non hanno scelto di inchinarsi e implorare, leccando qualunque schifo ritenesse degno donare e ripagandolo con qualunque cosa possano offrire. Almeno due persone che dinanzi al rifiuto di Dio hanno scelto di andarsene semplicemente godendosi quel sangue che tanto amano.
    Ed ecco forse una terza, per la quale il rifiuto di Dio non è poi così importante, se può continuare a godere di tutto ciò su cui può mettere le mani come ha sempre fatto.
    Hiiiiiisssss...
    Troppo vicina, però, davvero troppo vicina.
    Non abbastanza da reagire sollevando i pugni - arretrare ha smesso di essere un'opzione nell'istante in cui ha scelto di smettere di scappare - ma abbastanza da scostarsi appena perché le sue mani non la tocchino, e soprattutto scoprire i denti, storcere le labbra in una smorfia livida e soffiare dalla gola. Minaccia diretta, provocazione palese. Dura un istante, poi due, infine tre, ma a seguirla è un sorriso storto. Chissà perché, non meno minaccioso.
    Non dovresti scappare dal tuo Dio?
    E forse è quel che sta facendo, ma non è così che scappano i fedeli terrorizzati. Non con sacchi carichi di chissà cosa, non tentando di guadagnarsi i servizi della prima straniera di passaggio e di certo non sembrano ogni istante di più ben poco interessata al sacco e molto interessata a strappare la gola a morsi a chiunque ceda alla sua esca.
    Così tante possibilità. Così tante capacità. Per un attimo non si domanda se non si sia fatta, stupidamente, incastrare in una qualche storia, una di quelle cantate da poeti fin troppo "vicini al Divino" perché lei abbia mai potuto apprezzarli. Una inutilmente complessa, degna di essere sgozzati per primi.
    E il dubbio si trasforma quasi in certezza quando una seconda ombra riempie la piazza. Comparsa dal nulla, apparizione senza preavviso, impossibile i suoi sensi che lanciano una scarica rovente a percorrere la schiena.
    Serra i pugni, per quanto le braccia siano ancora molli, lasciate lungo i fianchi. C'è un secondo Hiiisssssss! che accompagna lo stridere dei suoi piedi sulla sabbia mentre compie il passo indietro e la rotazione che occorre a tenere entrambe le sconosciute nel suo campo visivo.
    Complici? Possibile. Coincidenza? Perché no. Abbastanza interessante da restare a vedere? Certamente.
    Occhio coperto. Abiti foggia sconosciuta. Diversa, molto diversa tanto dai costumi che ha visto in questa strana terra, e che si è gettata addosso lei stessa, quanto da quelli della Terra delle Lacrime. L'astrolabio, qualunque cosa sia, è un'altra parola che non riconosce. Ma anche lei è interessata al sacco.
    Tutti riuniti intorno a questo fantomatico sacco.
    No, mi sono sbagliata, questa è sicuramente qualche storia idiota.
    Delusione, gli occhi che da ovali si stringono in due lame e il sorriso trasformato in una smorfia livida. Il naso che trema appena, le narici spalancate ad inspirare con evidente fastidio. No, probabilmente non lo Sciacallo disinteressato a Dio che aveva sperato di incrociare, e nemmeno una Creatura straniera come lei stessa. Nient'altro che attori come tanti altri, spaventati e costretti a trascinare chiunque trovino nella loro storiella di faida per il sacco.
    No. Problema, dici? Non lo è.
    Di nuovo piega la testa, di nuovo spalanca le labbra a mostrare i denti, di nuovo sorride. Anche stavolta non è rassicurante.
    E non diventa più rassicurante quando con uno scatto ruota su se stessa, la gamba estesa in un calcio lungo, il sacco colpito in pieno e scagliato con molta più forza di quanto credesse verso uno dei tanti vicoli. Lo stesso da cui si aspettava, da un momento all'altro, i suoi inseguitori.
    Troppo veloce, qualcosa di cui si era già accorta mentre si trascinava al di fuori del mare, il movimento le è sembrato durare meno di un battito di cuore. Troppo forte, qualcosa che i muri di quella città hanno già imparato, l'impatto che le rimbomba nella gamba sufficiente a scagliare l'intero bottino più in la di quanto possa guardare.
    Qualcosa di strano. Qualcosa che dovrebbe fermarsi e comprendere. Qualcosa che dovrebbe preoccuparla.
    Ops...
    Non appena avrà finito di trattenere la risata che sente risalire in gola, mentre resta a guardare le due straniere a cui ha appena rovinato il gioco.

    8 Gennaio, Data Astrale, terzo post scarso di Shura ma temo di aver già capito che la domanda "ok, cosa farebbe lei adesso?" equivale in maniera drammaticamente perfetta con "cosa farebbe Un Gatto adesso?" e ho quindi agito di conseguenza.
    La fanciulla ha, a sua insaputa, Forza e Velocità di lv 4 che usa per scagliare via il Sacco della Discordia presumibilmente prima che lo si possa impedire e probabilmente a mezzo chilometro di distanza.
    Siete autorizzati a schiaffeggiarla sulla nuca per questa cattiveria ingiustificata.
     
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    Soffia. Tipo un gatto, tipo una tigre. E' così che dicono di essere eccitati da queste parti?
    Sono sicuro che almeno uno giù al bordello l'abbia fatto.
    Però si allontana, magari è un eunuco. Certo, non a tutti piace la bimba drogata e fragile...anche se alla maggior parte si. A volte capita di avvicinare il tipo sbagliato, quello li apposta per portare in gabbia chi si vende, perché ci sono posti in cui la gente non è libera di mettere al soldo il proprio corpo.
    Non ha l'aria di uno sbirro.
    E lei col cazzo che ci tornava in gabbia.
    Se lo sarebbe studiato meglio quel tipo, che a guardarlo bene forse aveva i capelli troppo lunghi ed il petto troppo morbido, non che si fosse mai fatta problemi sul genere di chi si comprava mezz'ora del suo tempo. Non fosse stato per l'orba che arrivò poco dopo, chiedendo in prestito uno dei tesori che Babe aveva raccolto.
    E lei si che ce l'aveva, l'aria di uno sbirro.
    Hem...
    A brillare non era mai stata brava, soprattutto per acume. Ad improvvisare a volte si, ma non è facile pensare ad una risposta sagace quando hai venti stronzi in testa ad intasarti i pensieri.
    Astroche?
    Astrolabio.
    Sssi, grazie. Qualcuno di voi ne ha mai avuto uno?
    Certo che si! Le mie sale del tesoro custodivano ogni genere di ammennicolo!
    Ce lo puoi descrivere in tre parole?
    Certo che si! E' molto astroso. E poi anche labioso!
    Si sarebbe data una colpo in testa se non avesse voluto continuare con la recita della bella fanciullina, nonostante l'esperienza le avesse già insegnato spesso come a sentire quelle botte fosse soltanto e solo lei. Socchiuse gli occhi, non per sospettare ma in un tentativo vano e sciocco di concentrarsi, eppure fu quell'espressione a suggerirle la strada da intraprendere. Dopotutto il sacco era bello bello chiuso. Ed a meno che non fosse davvero uno sbirro, giunto ad inseguirla in virtù delle sue malefatte. Come poteva vedere attraverso stoffa e tela?
    Tu com'è che sai che c'è qua dentr...?!
    Aveva smesso di volare, aveva distolto l'attenzione, si era messa a barcollare non solo perché era stanca, e le spalle le dolevano dopo tanto trascinare; ma anche perché in quella posa la sua mano era più vicina al coltello ancora sporco, che forse presto avrebbe dovuto insanguinare ancora di più.
    Ma il grand'uomo in nero, o donna per quel che le importava. Aveva altre idee su cosa farne, del suo bel carico di inutile e pesante oro.
    Come ad esempio colpirlo, lanciarlo via. Dimostrandosi estremamente stupido, o estremamente stronzo, a seconda che quello fosse il suo onesto tentativo di aiutarla...o solo una maniera per liberarsi svelto di lei, prima che la guardia ammanettasse entrambi.
    IL MIO ASTROLABIO!
    Oh beh, almeno è nella direzione giusta.
    Il Buffone diceva spesso cose senza senso, era così che s'era guadagnato il suo nome. Eppure ancora più della pedata scagliata senza nessuna buona ragione fu quell'esclamazione a stranire Babe, che senza pensarci si ritrovò a chiedersi ad alta voce.
    Quale direzione?
    Ogni direzione è quella giusta, tesoro mio, se non stai andando da nessuna parte.
    Che era una perla di saggezza come un'altra, e proprio come tutte non l'avrebbe aiutata di un solo soffio a non fare la fine del topo.
    Che poi in effetti, chissà cosa credeva di farsene di quell'oro. Ammesso che fosse riuscita a portarlo via, ovunque via volesse dire...l'aveva accettato in cambio del proprio tempo, e della propria carne. Ma lei quando voleva carne per se usava il coltello, mica l'oro.
    Fece spallucce a se stessa, e poi guardò le due tipe che la sfiga le aveva voluto fare incrociare. Se l'orba voleva il suo sacco, forse sarebbe riuscita a sfilarle l'altro occhio in cambio? Tesori inutili, per un mondo che inutilmente si affannava. E senza aggiungere che una sola frase prese il volo, planando rumorosamente verso il vicolo dove i suoi preziosi erano stati calciati via.
    Guarda che se mi hai rotto l'astrolabio non te la do più!
     
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    Si tramandava che l’Astrolabio di Qastūlus fosse il primo modello realizzato dal padre dell’astronomia di quel Mondo; un capolavoro d’ingegno e fine manifattura, costruito usando tecniche ormai perdute per poter tracciare con precisione i moti celesti nei millenni successivi alla dipartita del suo creatore. Studiando il cielo tramite i suoi quadranti era possibile prevedere eclissi e allineamenti planetari, l’ora di alba e tramonto, e molti altri misteri ancora preclusi alla cosmologia locale – come, ad esempio, l’evento cataclismico in atto. In realtà quel reperto storico era stato impiantato in quella realtà molto prima della sua “invenzione” ufficiale, trattandosi infatti di un rilevatore memetico collocato lì secoli or sono proprio in vista di quel Giorno del Giudizio, di modo che potesse gradualmente assimilare i memi locali e restituire delle misurazioni apprezzabili al Dipartimento di Ricerca Dimensionale che aveva vidimato il suo posizionamento. Per assicurarsi che potesse giungere tutt’intero nelle mani di un operatore autorizzato, era stato forgiato in una lega in grado di resistere all’usura e alle sollecitazioni a cui gli autoctoni avrebbero potuto sottoporlo, e così nella sua lunga attesa era sopravvissuto a incendi di biblioteche, crolli di templi e semplici sviste di studiosi distratti. I colleghi di Camilla avevano pensato davvero a tutto… meno che a una zampata di potenza meteorica, sferzata da una gattaccia fin troppo cresciuta.

    ~ ~ ~

    Non ho il tempo né la voglia di spiegarle come io riesca a rintracciare la strumentazione del Dipartimento, perché quello stesso languorino che mi ha condotto fin qui ora tace, confermando quello che già temevo: l’astrolabio si è rotto, scassato in mille pezzi da un colpo di potenza spropositata che non potrebbe mai manifestarsi spontaneamente nel continuum di questo Mondo e che pertanto non è stato preventivato dai miei vicini d’ufficio. Il calcio di trasformazione proietta il pallone da un quintale contro gli sciagurati alle calcagna delle straniere, facendoli saltare come birilli. Mi è quasi sembrato di sentire l’ultimo saluto dell’astrolabio a questo mondo crudele, prima che s’infrangesse con l’inerzia di una palla demolitrice.

    — Oooh, ma che bel calcione! 💢

    Un sorriso falso mi riempie la faccia mentre mi complimento per l’indesiderata esibizione di forza della panterona. Cos’è che diceva il “Manuale degli Incontri Onirici Ravvicinati” per questi casi? C’era una sigla per ricordare l’approccio da tenere quando s’incrociano Viaggiatori estranei durante le operazioni, ma al momento mi sfugge – mannaggia a me, dovevo stare più attenta durante il corso, ma quel dannato Boggart continuava a distrarmi. Mi pare che il primo passo fondamentale fosse Blandire, per far sentire lusingati i Sognatori e disinnescare eventuali ostilità.

    — Sono davvero desolata se non potrete più completare il vostro accoppiamento.

    Il secondo passo era forse… Empatizzare? La fata infatti minaccia astinenza sessuale, e vai a capire da questi svitati con tendenze da furry perché abbiano scelto proprio un Armageddon per stimolarsi la libido, usando il mio stramaledetto rilevatore come feticcio per chissà quali pratiche depravate. La mia intromissione potrebbe aver ammazzato il loro momento d’intimità, perciò faccio del mio meglio per mostrarmi costernata e comprensiva, anche se in questo momento vorrei solo strozzarle entrambe.

    — Ormai non resta più molto tempo all’apoptosi di questo mondo, se dovete ricominciare da capo forse vi conviene cercare un altro Crocevia?

    E a giudicare da come Trilli è volata via tutta piccata, la coguara ne avrà di preliminari da recuperare, idealmente ad anni-luce di distanza dal mio posto di lavoro. Ma guarda un po’ te se per colpa della loro camporella mi toccherà fare tutti i calcoli manualmente senza 'sto Qastūlus. Almeno da queste parti l’hanno già inventata la macchina differenziale o sono rimasti ancora fermi all’abaco?
     
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    Ci sono molte priorità, nel corso di una apocalisse.
    Curioso, perché forse ci si aspetterebbe non ce ne sia più nessuna, non ora che il cielo ha infine deciso di scomparire per sempre e la terra lo seguirà poco dopo, ma invece è proprio così. In fondo, tutti coloro che hanno deciso che il loro fantomatico Dio li risparmierà se solo gli consegneranno qualcosa degno di essere vissuto, non hanno forse compiuto a loro volta quella stessa scelta? Oh certo, possono aver immaginato di compierla in Sua vece, ma nessuno di loro ha alcuna idea di che cosa possa volere l'Artista da loro. Nessuno di loro conosce una Storia che l'Artista possa amare, se così fosse non sarebbero qui, a implorare che qualche ridicola storia di sesso tra fratelli e tradimento tra cugini possa coinvolgerlo.
    Le uniche storie che sono in grado di raccontare sono quelle che importano a loro, niente di più, niente di meno.
    Forse, nel profondo, le uniche storie che stanno raccontando sono quelle che non hanno mai avuto il coraggio di vivere prima, quelle che hanno solo sognato, quelle che non hanno mai neanche immaginato, quelle per le quali loro un mondo lo salverebbero e magari anche più di uno.
    Perché per ognuno di loro esiste la cosa più importante del mondo e quella cosa, per quanto stupida, vale tutto questo casino. E per alcuni di loro, ammazzare Shura era stata questa cosa.
    In fondo, dovrebbe sentirsi lusingata. E in realtà lo è stata, molto nel profondo, molto al sicuro e dove nessuno potesse scorgerlo. Perché è ovvio che non lo ammetterebbe mai.
    E forse è per questo motivo che l'essere ignorata, di colpo, la fa così infuriare.
    Oh andiamo!
    Sul serio? Dopo aver preso il suo bel bottino e averlo scagliato con tanta forza da averne sentiti i pezzi esplodere, dopo aver avuto cura di provocarla e di non lasciare alcun dubbio in quello che stesse facendo... neanche la soddisfazione di attaccarla? Neanche il minimo gusto nell'assecondarla? Vola via e basta.
    E l'altra! Con benda, pistola e qualunque cosa siano quei vestiti che si è messa addosso! Prima le va a cercare apposta e poi quando le fa sparire quel che cercava... niente di nuovo??
    Nemmeno la soddisfazione di... di...
    Stupida, è tutto così stupido e lei è assolutamente stupida.
    E' una sciocchezza, nient'altro che un gioco idiota in una terra idiota, qualcosa che ha fatto solo perché in fondo è un po' stronzetta e perché quei tizi che la inseguivano per accoltellarla non l'hanno più raggiunta.
    Accoltellarla è un'ottima storia! No? Se stanno cercando qualcosa di interessante, qualcosa che possa far piacere a quel loro Dio dal nome stupido, cosa c'è di meglio che attaccare l'avvenente straniera vestita di stracci che non vede l'ora di prendere a morsi qualcuno?
    Ma no, figuriamoci, come potrebbe mai andare bene. Come potrebbe essere la persona giusta con cui salvare quella terra insulsa. Come si potrebbe pensare di darle attenzioni. Niente che meriti, ovvio. Niente per cui possa andare bene.
    Ho detto Stupida. Smettila. Sei patetica. Smettila, è solo dispersa non sa dove, ancora sporca di tempera, ancora sporca di sangue e ok, ha detto di voler essere lasciata in pace e non era vero, quel che voleva era davvero essere attaccata, davvero poter mordere, davvero che la ammazzassero almeno ma non è buona neanche per quello. Non è buona per niente.
    E il petto fa male da morire.
    Ti ho detto TORNA QUI, CAZZO.
    Spada nera attraversa il cielo. La vede a malapena, è troppo veloce, ma la figura è chiara nei suoi occhi, riflessa perfettamente nero nel nero. E' una spada, a malapena una lama abbozzata e un'elsa senza guardia, color ebano. Sparata dal suo petto, contro la ragazza volante, mancandola di un palmo appena.
    L'ha mancata, ne è certa, ha visto chiaramente, ma qualunque forza l'avesse scagliata, qualunque potenza celasse dentro, il boato attraversando l'aria è stato un'esplosione più che sufficiente.
    HISSSSSSSSSSSSSSSS.
    Soffia fuori aria gelida, mentre crolla in ginocchio, il dolore trasformato in una fitta gelida che la trapassa da parte a parte. Come una nuova spada, questa volta a trafiggerla appena sotto la gola. Quando respira, la sensazione è di qualcosa rimasto incastrato dentro. Quando ringhia, per un attimo l'aria si fa solida e un arto di scaglie e spine traccia con furia un semicerchio nella sabbia attorno a lei. In direzione dell'altra donna.
    Pensavo inspira Volessi quel fottuto occhio nero spalancato a frugarla, a cercare il viso, a riflettersi in quello della donna sacco. a tingersi di sclera rossa.
    Stupido, è tutto così stupido. Tutto così infantile. Forse ha solo bisogno di tirarlo fuori, si, qualunque cosa le stia premendo in gola, qualunque cosa le stia spaccando in due il petto, qualunque cosa non smetta di pulsare e lanciare fendenti gelidi lungo il cranio.
    Sputarlo fuori, strapparselo di dentro. Vomitarlo su di loro e sommergerle.
    Finché non la smetteranno di ignorarla anche loro.

    CITAZIONE
    jpg
    Shin Shuraba - Demon|Sword Ego
    Occhi neri spalancati oltre lo squarcio, dita artigliate ne strappano i lembi, dalla carne spade germogliano come fiori. La carne di sua madre si è fatta largo al di fuori di Shura, la spada di suo padre a mostrare la via, il suo Ego sgorga come vento e fumo, trasparente e irreale, eppure così tremendamente materiale. Ha la forma di zanne come coltelli, pelle di scaglie, muscoli da animale perforati da parte a parte da lame d'ossidiana, a vorticare senza sosta dentro e fuori lei, pregandola di essere sguinzagliati, implorandola di essere banditi, lottando per imporre il controllo. L'Ego obbedisce al pari un elemento, un semplice cenno mentale è tutto quel che serve per manifestarlo, ma le uniche sembianze che assume sono quelle del Demone - corazza di scaglie e lame, artigli e zanne, nessuna voce, solo ruggito - e quelle delle Spade che lo trafiggono - lama d'onice, forma a malapena abbozzata, nessuna guardia, poco più che un pezzo di metallo affilato con cui trafiggere un mostro. E' questo ciò che sarebbe stato, senza la carne di suo padre a fare da prigione? Questa cosa di spine e punte, veloce come il battito del suo cuore, forte come il fiato che le riempie il petto, feroce come il bisogno di scalare la strada fino al cielo. Guarda l'Ego muoversi come fantasma, lasciarsi stringere tra le dita come arma, avvolgerla come armatura, infettarla perché si spezzi e contorca e si muova come il Demone. Guarda il mondo attraverso i suoi occhi e lo vede così come deve essere stato per sua madre, oscuro, intriso di morte, una cosa imperfetta che ha orrore di se stessa. Tutto quel che puoi fare è vincere. Non è bellissimo, Padre? Non mi trovi Bella e Terribile, proprio come lei?
    [Manipolazione Lv3 (4), elemento Ego (Vento Nero). Bonus/Malus: l'elemento appare solo come Fendente, Spada e Demone.]

    png
    Yōkai - True Devil
    Tempesta senza fine. Il dolore nel petto aiuta a ricordare, aiuta a comprendere, quando la attraversa è più facile cedere all'Ispirazione. Percepire il suo potere per quel che è davvero, e non quel che tenta di farle credere la sua mente razionale, cieca e incapace di comprendere. Ci sono immagini, nelle spade e nel demone, ricordi tanto vecchi da esserle sconosciuti, desideri tanto profondi da non esserne cosciente e paure tanto nascoste da aver scelto di vestirsene e di guardarci il mondo attraverso. Né elemento naturale né magico, il vento che soffia è il suo Ego, fatto della stessa sostanza di cui sono fatti gli incubi, saldo tanto quanto lo è la sua volontà, forte come la sua ambizione e capace di fare a pezzi qualunque cosa attiri il suo odio, sovrastando la preda con la propria innaturale, infernale, potenza. Quando combatte lo fa con corpo e mente, ogni parte di se chiamata ad affondare la presa nella carne altrui, nessuno dei doni di sua Madre lasciato indietro. Qualunque sogno abbia chiamato il suo nemico a brandire un'arma, qualunque ambizione lo spinga, ognuno di essi verrà messo alla prova, falciato, dominato. E dove stregoni e mistici spezzerebbero la volontà altrui con l'arte e la magia, tutto quel che la mezzodemone ha a disposizione è la sua stessa mente, i suoi pensieri e la sua ambizione. Scagliati in un groviglio feroce contro quelli di chi affronta, per scoprire quale volontà si spezzerà per prima. Chi indietreggerà per primo. Chi ammetterà infine di non meritare la vita che tanto prova a difendere.
    [Supporto lv3 (4), Status 1) l'Ego possiede Forza pari al suo Lv, 2) l'Ego possiede Velocità pari al suo lv. Bonus/Malus: ogni Danno Psichico ne provoca uno Fisico pari, ma l'abilità conta di 1Lv superiore.]
    [Supporto lv3 (4) Yasaka No Magatama 1) l'Ego possiede Resistenza pari al suo Lv; 2) i Cast Istantanei di Shin Shuraba beneficiano di Due Scaling che non spettano alla loro categoria. Bonus/Malus: Danni Psichici riducono il Lv dell'abilità, per ogni 10% di danno, ma l'abilità conta di 1Lv superiore]

    Cedendo al richiamo di un Temper Tantrum che più innecessario non si può (non mi prendo nessuna responsabilità sulla salute mentale di sta disgrazia), Shura attiva la sua manipolazione e spara prima una spada a Babe (mancandola) e poi manifesta per un attimo un braccio del Demone con cui graffia a terra davanti a Camilla.
    Specifico che entrambe le azioni non colpiscono nessuno, ma avvenendo con Forza Lv4 provocano un boato/onda d'urto/bordello sufficiente ad apparire più pericolose di quanto non siano state.
     
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    Iiiihhh!!
    Una...cosa le fischiò accanto. Una spada, certo. Ma lei non era abbastanza veloce per distinguerla bene. Capì che era affilata, capì che era veloce, capì chi gliel'aveva lanciata perché la vide impegnata a soffiare e blaterare quando inevitabilmente si cappottò. Perché prese paura, perché farlo mentre si vola è una pessima idea. Incrociò le braccia, l'aerodinamica si incasinò tutta, le ali persero la rotta e finì per rotolare fino alla finestra più vicina.
    E poi BUM, CRASH! E poi dolore, e più chiasso di quanto una testa sbattuta forte sul terreno dovrebbe essere costretta ad ascoltare.
    Il mio bellissimo naso!
    Noi non abbiamo un naso.
    Si ma ahia comunque!
    L'unica a non lagnarsi, l'unica a preoccuparsi di lei e non di se stessa, fu Mamma. Era sempre lei.
    Stai bene, farfallina?
    La domanda era stupida, ma le fece bene riceverla. Bene quanto un cerotto su una ferita, anche se chissà come non era finita a fette a causa di tutti i cocci su cui era atterrata. Forse era fortunata. Forse il mondo era già troppo sull'orlo di scomparire, perché gliene importasse di fare del male a chi lo maltrattava.
    Ma che cazzo! Ma ti pare! Ma...ma!!
    Volò fuori subito, nemmeno il tempo di verificare se era tutta intera. Volò fuori arrabbiata, perché le ali stavano bene e non sanguinavano e ciò era tutto quello che contava. Il resto di lei, il resto di quel suo corpo gracile e piccino. Ci aveva già pensato un uomo a farlo a pezzi, ad avvelenarlo ed impestarlo, con chissà quali veleni che prima o poi sarebbero tornati a chiederle il conto.
    Le ali no, le ali mai, almeno fino al giorno in cui non si era liberata. Finché poteva volare, non stava davvero male. Il che non significava che avrebbe perdonato quella maledetta stronza per averla fatta capitombolare, ed ancora di più per averle fatto prendere un brutto spavento.
    Strinse i pugni, la guardò truce. Per un attimo parve sul punto di piangere, lacrimoni bollenti e gonfi a penzolare dalle ciglia. Ma che frignare non servisse a niente l'aveva imparato da parecchio...era troppo grossa per sperare di avvicinarsi e ficcarle un coltello in gola senza essere fermata prima. Ma le voci che aveva in testa le avevano raccontato di essere stati dei. Ed era ora che le mostrassero cosa significava mettersi a bersagliare chi ne ospitava una mezza dozzina assieme.
    Ora...ora te la faccio vedere io...
    Le ali a vibrare ancora più forte, polvere iridescente a pioverne come neve: l'avrebbe voluta rossa, l'avrebbe voluta ardente...calda come la sua rabbia, vendicativa come un incendio.
    Ma gli dei non sono solo terribili, non sono solo rancorosi. Sono anche un sacco capricciosi.
    Nah.
    Era il Bello che le serviva, lui a custodire il soffio ardente che avrebbe acceso quel quartiere consumandolo tra le lingue di un inferno.
    E lui che le rispose, negandole il proprio aiuto.
    Non mi va.
    La polvere che aveva scagliato...era fastidiosa, abrasiva, avrebbe potuto graffiarla se avesse voluto. Incidere il suo sdegno in ogni muro, scavarne le tracce nella sua carne...
    Ma lei non voleva quello. Voleva ardere, voleva che tutto il resto lo facesse. Sentirsi forte, per una volta. Pericolosa, anziché innocua e stupida come aveva cercato di apparire fino a quel momento e come s'era sentita fin troppo, nel corso della sua breve e insulsa vita.
    Le mie fiamme sono sacre. Non le spreco per roba che tra poco non sarà neppure cenere.
    E invece si ritrovò li, impotente ed ammutolita. La rabbia che cedeva il posto alla delusione, ed alla consapevolezza di come nemmeno di ciò che avrebbe dovuto essere suo era davvero padrona.
    Non piangere, piccolina.
    Non fa bene alla pelle!
    Mamma ci provò, il Buffone dovette per forza dire la sua. E allora Babelith, l'attimo prima tremenda e minacciosa, si strinse le braccia attorno al corpo. Distolse lo sguardo da chi non voleva più la vedesse, perché se proprio della debolezza bisogna essere vittime è meglio perlomeno non mostrarla.
    E prima che la prima lacrima abbandonasse le sue palpebre svanì, rendendosi invisibile piuttosto che sopportare oltre quell'umiliazione. Dicendosi che dopotutto non le interessava, ne le era mai importato niente di quel sacco che chissà dove era finito, del suo contenuto o della stronza che gliel'aveva buttato via.
    Mentendosi, perché una bugia dolce è sempre meglio di una verità affilata. E chiedendo a Mamma coccole che non sarebbero arrivate davvero, perché quelle che aveva in testa erano soltanto stupide voci.



    Trucchetti fatati ~ Sidhe
    Si nascosero sotto terra quando gli uomini invasero le loro foreste. Alcuni dicono che furono loro a sceglierlo, preferendo il silenzio delle radici al baccano delle macchine ed alla danza dei fuochi più crudeli che occhi fatati avessero mai visto; altri sostengono che siano stati gli uomini a confinarceli, perché i mortali non apprezzano ciò che i loro strumenti non possono misurare. E la magia è fatta per tante cose, ma non per essere compresa.
    Impararono a farsi invisibili, così da non dovere più incontrare sguardi più crudeli che curiosi. Babelith ha appreso tale trucchetto, forse perché loro erede o forse perché ha sempre desiderato poter semplicemente svanire. Per tre turni la sua immagine svanisce, l'impronta che lascia sul mondo si fa più leggera, e nessuno sguardo potrà più vederla. O giudicarla. O fermarla dallo sfilare monete da una borsa, o pugnalare il petto di chi le sue voci le dicono d'uccidere.


    Babe avrebbe voluto dare tutto a fuoco, dando alla propria polvere di fata le proprietà roventi del Bello...ma non può farlo, perché il numero del post di beast non concorda! In particolare le ultime due cifre sono 99, il che significa che nessuna delle personalizzazioni della manipolazione è disponibile. Il che la fa arrabbiare e sentire umiliata abbastanza da farla sparire, invisibile grazie alla tecnica Sidhe!
     
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7 replies since 2/1/2024, 02:40   125 views
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