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Charlie trova la Luna

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    « Charlie. »


    Non ha la minima idea, di dove il portale aperto dall'insofferente inserviente che ha permesso loro di fuggire dovrebbe portarli. Non le importa, perchè di viaggi ne ha fatti abbastanza e di crocevia attraversati a sufficienza, per deviare la via che egli aveva aperto per loro, dirottarne la meta, condurla nell'unico luogo che ritiene abbastanza quieto ed abbastanza sicuro, da potersi permettere di giungervi con qualcosa di tanto indifeso tra le braccia.
    Il Nido la accoglie, acciaio sotto i suoi stivali, buio e freddo perché disperso nel nulla tra i mondi in cui sovente lo lascia a galleggiare, quando sceglie d'assentarsi dalle sue mura. Rallenta quando si rende conto di essere a destinazione, si guarda alle spalle per assicurarsi che il passaggio si sia richiuso, che nulla possa inseguirli dal mondo in rovina che si sono lasciati dietro. La mano che stringe Thamaja lo fa con forza sufficiente a far tremare le nocche, ciò che in lei v'è d'una guerriera freme per lo scontro da cui è fuggita, per la dimostrazione di forza a cui si è sottratta. Eppure sa perchè la fatto, per chi ha ritenuto ne valesse assolutamente la pena. Lo sa, perchè conosce il suo nome. E ne sente la fame, la sete, l'incommensurabile stanchezza, gravi come un morbo in assenza di pericoli immediati, capaci di sovrascriverne l'assoluto bisogno.

    « Charlie. »


    Avrebbe potuto condurlo al Ramo, avrebbe potuto affidarlo alle cure di Annie. Non ha dubbi che sarebbero state migliori delle sue, dubita che qualcuno potrebbe dimostrarsi arrogante a tal punto.
    Eppure non fa dietrofront quando il pensiero la raggiunge, non si ferma prima di aver depositato il primate sui morbidi cuscini del divano che occupa la sala principale del suo mezzo, della sua casa, del rifugio in cui è certa di poter essere lei a stringere le redini della situazione, e fornire alla creatura ciò di cui tanto evidentemente ha bisogno.

    « Aspettami, Charlie. »


    Cammina lesta verso la cabina di pilotaggio, leva la sua arma nera quando la raggiunge, la infilza a fianco del sedile nella fessura che le permette di fare da chiave d'accensione, ed alimentatore allo stesso tempo. Le tenebre racchiuse nella lama fluiscono tra cavi e circuiti, pistoni ed ingranaggi, divengono come per magia qualcosa di diverso, lascia che gli schermi della plancia si riaccendano e le luci del salone prendano vita, assieme ad ogni elettrodomestico e sottosistema che la bambola ha accumulato nel proprio mobile rifugio.
    Annie sarebbe stata più brava, sarebbe stata migliore. Ma magari gliel'avrebbe portato via, magari le avrebbe imposto di non vederlo, magari lo avrebbe liberato dove lei avrebbe faticato a raggiungerlo ancora.
    Ma non era stata lei a salvarlo. Ne lei ad incontrarlo, ne lei a proteggerlo, a scegliere di ingoiare il proprio orgoglio pur di rivivere qualcosa, di cui la prima volta aveva fatto esperienza dal lato opposto.
    Annie non era così crudele, si disse mentre a passi rapidi superava nuovamente il salone dove aveva lasciato il primate. Nel domandarsi perchè la stesse considerando tale, facendole un simile sgarbo, Luna si rese conto di volere quei momenti, e quella creatura per se.

    « Charlie. »


    Forse non era giusto. Forse non era ciò che Raksaka aveva provato, o magari invece si. Charlie aveva già un nome, si ricordò ripetendolo per l'ennesima volta. Lei non ne aveva mai avuto uno, prima che il suo salvatore glielo assegnasse, e questo forse avrebbe dovuto fare la differenza.
    Recuperò una brocca d'acqua limpida, si bloccò un istante domandandosi di cosa una simile creatura si nutrisse. La sua fame era generica, non ne aveva intuito un obbiettivo specifico...aprì il frigorifero, estraendone diversi generi alimentari.
    Due mele, una bistecca succulenta che scaldò con una breve scarica, delle folgori verdastre che ancora riusciva ad emettere. Un pezzo di pane ormai raffermo, che s'era scordata di mangiare in tempo, o di sostituire con qualcosa di più fresco.
    Annuì a se stessa, soddisfatta della scelta offerta, barcamenandosi per trasportare tutto assieme senza disturbarsi per trovare piatti, ove porre tali vivande. Solo una volta tornata innanzi a Charlie si calmò, posando brocca e cibarie sul tavolo di fronte a lui, prendendo posto su una delle sedie che lo circondavano.

    « Mangia, Charlie. Bevi. »


    Non lo imboccò, perchè lei l'avrebbe odiato. Non lo carezzò, perchè ricordava la sua paura, e perchè non l'avrebbe trattato come fosse un infante, o un incapace. Raksaka non l'aveva mai considerata a quel modo, per quanta ragione avrebbe avuto nel farlo, e per questo anche volendolo non avrebbe saputo compiere, gesti che nessuno le aveva mai insegnato. Si limitò ad attendere, ad osservarlo, a scrutinare continuamente i suoi pensieri, in maniera più ossessiva di quanto non le capitava di fare da lungo tempo, quando per la prima volta aveva scoperto di poterlo fare. Era diventata molte cose da quando un guerriero le aveva dato la possibilità di vivere, di esistere, e per questo di crescere. Una guerriera, una cacciatrice, un'amica o un'avversaria. Mai un custode. Mai una tutrice.


    Una descrizione più accurata del Nido, dove Luna porta Charlie, la puoi trovare nella sua scheda c:
     
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    Cccharrrleeey

    Risuona raucamente, in risposta alla bambola, quella parola diventata sua come se non potesse mai essere stato altrimenti.
    Il viaggio inter?multi?para?intra?dimensionale aggrappato alla sua salvatrice li ha portati in quello che dovrebbe essere un luogo sicuro, lontano da indiscrete bestie mastodontiche.
    Forse un pelino asettico e duro come alcova, ma il primate non è in condizione di fare capricci nemmeno a volerlo.

    Ccharr lae

    Sente vibrare la gola in maniera inusuale quando produce quei suoni, vocalizzazioni innaturali che non appartengono alla sua specie terrestre.
    Viene depositato su un divano con cura, e il contatto con una superficie morbida gli permette di rilasciare immediatamente una cascata di endorfine che lavano via parte della tensione accumulata pochi minuti prima in altre lande.
    Chissà se il trauma subito andrà mai via.

    Charrliee

    Ripete il proprio nome ogni volta che lo sente, automaticamente e senza volontà, come i pupazzi che rumoreggiano quando premi il loro pancino.
    L’automa si allontana, ma lo scimpanzé sembra non accorgersene intento com’è a dondolare sul comodo giaciglio. Ha un sussulto quando quel rifugio inizia a prendere vita tra luci e segnali improvvisi.

    Eeek!

    Si abbraccia da solo, digrignando i denti preoccupato. Il processo d’attivazione dura comunque poco, e il ritorno della cacciatrice lo tranquillizza.

    Charrlee

    La osserva muoversi qua e là senza capire le sue intenzioni. Vorrebbe seguirla, starle vicino finché il timore di quella fredda tana non va via, ma anche il solo averla nel suo campo visivo è sufficiente per fargli risparmiare energie.
    Poi un odore pungente lo colpisce.

    Charr…liee?!

    La ragazza gli ha portato cibo! acqua!
    La salivazione esplode di botto, le pupille si dilatano, tremori d’eccitazione lo pervadono.

    hoo hoo hoo!!!

    La padrona di casa ha appena il tempo di poggiare le provviste sul tavolo prima che il primate si fiondi sulla brocca, arido com’è dentro e fuori.
    La prende con poche cerimonie, fortunato di avere controllo della propria forza riuscendo a non infrangere il contenitore in preda alla foga, e inizia a trangugiare a pieni sorsi la preziosa fonte di vita, bagnandosi goffamente la peluria di mento, petto e avambracci.

    Un attimo di pausa con lo sguardo perso nel vuoto mentre l’acqua fresca risveglia i suoi apparati interni per poi passare alle due mele, diovrate in pochi bocconi (anche il picciolo) tra sonori crunch e cronch, sbrodolando polpa di frutto un po’ ovunque, invasato com’è.
    I succhi zuccherini operano quello che la spada della sua salvatrice aveva fatto alla navicella, restituendo parvenza di forze e lucidità alla bestiola.
    Applaude giulivo, clap clap clap!

    Sono però poca roba per contrastare la fame che lo attanaglia e ha già puntato la prossima vittima: la bistecca.
    È curioso. L’istinto – aiutato dall’olfatto solleticato – gli dice che può mangiarla; eppure, sempre il suo senso innato sembra volergli dire che non è proprio così che la carne va mangiata.
    Pondera brevemente, grattandosi il mento per togliere rimasugli di mela.
    Sì, no, forse, boh, alla fine vince l’odore, così prende la pietanza e iiik!
    Scotta!

    Ma non finisce qui. Non lascerà che l’abbia vinta lei. Giammai.
    Ripiega sul pane nell’attesa. Non ha mai visto roba del genere – ma in vero, non aveva mai visto né vissuto alcunché di tutto quello che gli era fino ad allora capitato in questa vita.
    Rigira la pagnotta tra le mani, studiandola attentamente mentre tiene a bada lo stomaco. La annusa, la batte sul tavolo.
    Non ha bisogno di essere rotta per essere mangiata, e questo è già un successo.

    Huhuhu

    Dà un morso.
    La consistenza è strana, gommosa, ma il gusto è passabile. Mangia pure quello.

    Uki

    Pausetta tattica in attesa che l’ultimo pasto passi ad una temperatura accettabile.

    A un certo punto, la realizzazione.
    Corruga la fronte, labbra a boccuccia. Lo sguardo balza furtivo avanti indietro dal volto della bambola al cibo. Ritrae le braccia al petto.
    Forse la voleva lei?
    Dopo tutto quello che aveva fatto per lui, lasciarle la succulenta bistecca sarebbe stato il minimo gesto per ringraziare.

    Però la fame…



    No, è giusto così.

    Ma la fame…



    Lei l’ha salvato! Gli ha dato acqua e cibo!

    Ma lo stomaco reclama…



    Combattuto tra vergogna e istinto di sopravvivenza, tra un rivolo di bava e un’occhiata penitente, Charlie mostra i denti in segno di sconforto.
    Ha deciso.

    Charlie!!!

    La bistecca è per l’automa.

















    *gurgle*

    Charlie e la scoperta dei sensi di colpa

     
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    Sorrise, più di quanto era solito farlo, quando il primate si mise a ripetere il proprio nome. Arrivò quasi a ridacchiare, atto inconsueto per lei quanto per una scimmia poteva esserlo mangiare del pane, quando egli tentò di farlo, fallendo e dicendo al suo posto qualcosa che ci somigliava soltanto.
    Le labbra più incurvate di quanto non riuscissero ad essere da tempo, gli occhi più luminosi, più simili a qualcosa di vivo che alla bambola che per lungo tempo era stata. Tesa sulla sedia ove aveva preso posizione, si rilassò unicamente quando udì i pensieri di Charlie fare lo stesso, abbandonarsi alla mattanza di quelle cibarie, alla sensazione di uno stomaco riempito e di organi che tornavano a funzionare come avrebbero dovuto, innaffiati dall'acqua su cui per prima egli si avventò.
    Solo in quel momento Luna si abbandonò allo schienale, osservando il buffo spettacolo di quel piccoletto intento ad ingurgitare ciò che conosceva, studiare ciò che gli era nuovo, ed infine divorare anche quello. Si rammaricò di aver scaldato troppo la carne, ed impiegò diversi istanti a comprendere la proposta della scimmia, quando quest'ultima sembrò voler rinunciare a parte del proprio banchetto, per sdebitarsi nei confronti di chi la stava nutrendo. Persa in quei piaceri semplici ed elementari, fluttuante in un flusso di coscienza altrui come le capitava spesso d'essere, quando al suo fianco trovava una di quelle menti pure capaci di intrattenerla, nel mezzo del grigiume che aveva scoperto costituire la maggioranza dei pensieri del caos. Gradì anche quell'idea, un pensiero più gentile di quanto non gli avrebbe dato credito esser capace di produrre, ma rifiutò volentieri, avendo già mangiato prima di porsi sulla strada che aveva portato al loro incontro.

    « No. È tua. »


    Scosse il capo, parlò, si rese conto solo poi che nulla di tutto ciò avrebbe avuto senso per Charlie. Per questo allegò un diverso gesto, allungando il braccio per spingere verso di lui la carne cotta ed ancora fumante, che le ricordò la ragione per cui era giunta sul decadente piano ove anzichè nuove prede e nuova carne, da macellare e poi cucinare, aveva trovato un dono come quello che il primate s'era rivelato essere: la caccia era un'abitudine ereditata, un'attività che aveva condiviso con l'uomo che per primo le aveva insegnato del mondo, e di come essere al suo interno predatori anzichè prede.
    Così tanto di ciò che era divenuta, così tanto di ciò che aveva di diverso da una bambola affamata d'emozioni altrui, lo doveva a quel primo fortuito incontro. Sapeva che alcuni credevano nel destino, in una forza capace di intrecciare i fili casuali degli eventi. Sapeva che il suo istinto l'aveva sempre portata a diffidare di macchinazioni simili, una coscienza scientifica di fondo a dare l'impressione che fossero spiegazioni semplici, date da menti incapaci di comprendere la complessità intrinseca di qualcosa che pareva troppo enorme, per poter essere immaginato appieno: eppure di fronte alla specificità della via che aveva intrapreso tale sensazione vacillava, eppure di fronte a Charlie ed al fatto che a trovarlo fosse stata proprio lei, tale certezza dava segni di cedimento.
    Avrebbe voluto riposare, probabilmente, quel piccolo mammifero dopo aver trangugiato il possibile. Non le serviva la telepatia per saperlo, perchè più volte s'era trovata in situazioni simili e raramente il suo corpo aveva preteso altro che sonno, dopo aver saziato bisogni ancora più primari.
    Avrebbe potuto concederglielo, portargli coperte sotto cui rifugiarsi, sprimacciare per lui i cuscini del divano, oppure concedergli l'onore di dormire nel suo stesso letto. Eppure non era pronta a mettere in pausa un cuore, i cui battiti raramente avevano galoppato come in quel momento. Eppure se davvero Charlie voleva sdebitarsi per ciò che gli era stato dato avrebbe potuto reggere ancora un po, soddisfare la prima curiosità che Luna avanzò nei suoi confronti, perchè non era raro che esseri senzienti comprendessero il trucco per andarsene dalla propria realtà ma l'automa aveva sempre dato per scontato servissero pensieri più elevati di quelli d'una bestia, capacità d'astrazione superiori a quelle di cui una scimmia credeva fosse capace.
    La barriera comunicativa le avrebbe impedito di porre una domanda tanto fine, a qualcuno che non poteva comprendere il linguaggio. Eppure di nuovo lo spettro del destino in cui non aveva mai creduto ci metteva lo zampino, perchè Luna non era di certo l'unica ad avere dalla sua la capacità di mettere in comunicazione le menti, e ciò nonostante tale tratto era comunque poco comune persino tra coloro che viaggiavano tra i mondi: si portò una mano alla tempia, indicando il punto in cui nuovamente Charlie avrebbe sentito qualcosa bussare, una richiesta di contatto sedurlo, portando con se l'odore e la sensazione di quella donna che gli aveva fornito cibo ed acqua. Se l'avesse lasciata entrare, avrebbe posto il proprio quesito nella maniera meno verbale di cui una creatura come lei fosse capace: cercò di imprimere nelle proprie meningi, così che anche quelle della scimmia le cogliessero, le prime immagini che aveva scorto di lui, steso ed agitato sul suolo della foresta, facendone seguire il concetto di passato, di ciò che era venuto prima...ed infine un interrogativo.
    Domandare cosa avesse fatto prima, in quale modo si fosse ridotto a quella maniera, non fu facile e neppure intuitivo, un tentativo forse destinato al fallimento. Ma dopotutto, Luna non aveva fretta. In fin dei conti, non pensava di interrompere presto quell'incontro. Ne di abbandonare Charlie chissà dove, in un mondo che non conosceva. Almeno non finchè non fosse stata sicura, fosse in grado di difendersi da solo.


    RÉSEAU


    Neanche il più grande dei cacciatori è invincibile, solo. Neanche il guerriero migliore, può vincere una guerra, senza un esercito alle sue spalle. Tra i molti insegnamenti sull'arte della battaglia di cui la bambola, ha fatto tesoro, questo è quello che ha ispirato un pensiero: se lei può sentire i pensieri altrui, altri possono arrivare ad udire i suoi? Serve sforzo, perchè non è per questa funzione che la mente le è sfuggita dal cranio. E dedizione, perchè udire cuori vicini senza volerli per se non è facile, per chi non ne ha uno in petto. Ma per tre turni, Luna può farlo: creare una rete, se stessa al centro, di comunicazione telepatica, tra se e chiunque lei consideri, un proprio alleato. La sua estensione è pari al Raggio d'Azione dell'abilità Blanc Mind, aumentato di un livello, l'adesione è volontaria ed è possibile condividere a piacimento pensieri, che siano verbali o visivi. Tutti posson sceglier cosa condividere, e cosa no, ed al centro v'è Luna, un tempo bambola. Ora, capitano della caccia. Utilizzi: 2 1.

     
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    Il goffo destreggiarsi dello scimpanzé aveva suscitato ilarità nell'automa, che adesso vuole mettere in chiaro che la fetta di carne sia proprio per lui, per Charlie, e nessun altro; nemmeno se stessa.

    Uh uh uh...

    Quando la ragazza scuote la testa, il primate tentenna ancora, ondeggiando irregolarmente prima avanti, poi indietro; ora a destra, dopo a sinistra.
    Una tempra morale davvero inaspettata!

    ... tempra che crolla nell'esatto momento in cui il piatto fumante viene portato nuovamente al suo cospetto con un semplice gesto esplicativo delle definitive intenzioni della cacciatrice.
    La bistecca è di Charles.

    Hoo hoo hoo hoo!!!

    Applaude con entrambi gli arti superiori e inferiori prima di avventarsi sulla pietanza, ora alla giusta temperatura. Un impeto che rivela tutta la natura bestiale della creatura; i canini che affondano e strappano a brandelli le fibre muscolari, aiutati dalle mani; bocconi masticati a bocca aperta, senza grazia e senza complimenti come aveva fatto con gli altri doni cibari della ragazza.
    Nel frattempo il gusto ferroso si spande, pervade i sensi della scimmia, ne aumenta la produzione salivare ancora una volta, lo porta in un semi-stato di ebbrezza di chi è carnivoro all'occorrenza.
    Un pasto ricco di nutrienti indispensabili ora più che mai data la precaria condizione fisica di Charlie.

    Uuu uuu uuu

    Suoni gutturali di piacere, con una punta di insoddisfazione. Ne avrebbe mangiato volentieri ancora.
    Mentre il calore della bistecca si propaga nel corpo della bestiola, questa si accomoda con rilassatezza sul divano, sculettando per tentare di creare una conchetta comoda nel morbido.
    Sarebbe proprio bello dormire, adesso!

    Uki!

    Ma l'automa è d'altra opinione.
    Non visto il gesto, la sua mano a toccare la propria tempia per avvisare il primate del contatto telepatico che sarebbe avvenuto di lì a poco, facendosi strada nell'etere invisibile fino a convogliare nella mente dell'animale sensazioni familiari.

    Uh!

    Quel momento di tepore digestivo misto a senso di protezione rassicura Charlie nel rilassarsi ulteriormente e permettere alla connessione di instaurarsi come era già avvenuto nella giungla dei pericoli.
    La telepate padroneggia bene i propri mezzi, creando uno scenario per stimolare la memoria dello scimpanzé.
    Un quesito posto senza domandare, la gentilezza e la pazienza di una cacciatrice curiosa: cosa c'era stato, prima?

    Il passato.
    Un concetto basilare per esseri dotati di consapevolezza temporale. Per pochi di questi, inoltre, si tratta di un'idea superata da tempo.
    Non che i pan troglodytes brillino in tal senso. Ottima working memory, meno time consciousness.
    C'è tuttavia una condizione necessaria e comune a tutti i viventi per poter riesumare eventi andati — bisogna avere qualcosa da ricordare!
    Per questo motivo Charles resta stranito e interdetto. Prima punta un dito al petto villoso, poi si sporge in avanti per indicare l'automa. Dopo muove la mano destra rivolgendo il palmo verso sé, come a gettare una buccia alle spalle.
    Infine applaude giulivo.
    È presto detto, a modo suo: si sono incontrati solo pochi minuti fa! Quello è il suo passato.

    Uhuhuhuhu!

    I'm not dead yet.
    Se Luna è arguta potrà notare che Charlie ha usato il linguaggio dei segni (senza accorgersene) per riferirsi al passato.
    Continuiamo a sondare per altre vie? 🌚

     
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    « No, sciocco. »


    Ridacchia, nemmeno lei sa bene perchè. Se davanti a lei ci fosse una creatura diversa, più simile a quelle che è nata per imitare, o se fossero altrove, in condizioni diverse da quelle in cui versano, la risposta ingenuamente errata del primate l'avrebbe infastidita, stizzita forse abbastanza da scaricarlo fuori bordo.
    Invece, così come non l'ha fatto neppure l'evidente debolezza che ha mostrato la dove l'ha incontrato e raccolto, fastidio e frustrazione non la colgono. Al loro posto un risolino trattenuto a stento, labbra levate ed arricciate, solo leggermente ma non per questo in maniera meno sorprendente, perchè è così raro che il suo volto mostri le emozioni che fermentano in lei, ed ancor più unico è l'averne tratte di positive da qualcosa che di solito, invece, porta all'esatto contrario.
    Charlie ha ancora fame, si ripromette di preparargli altro, certa d'avere ancora qualcosa nel frigorifero in cui ha frugato poco prima tanto veloce da non averne davvero registrato il contenuto, che possa dargli quando sarà certa che il suo stomaco non faccia scherzi. Charlie si accomoda sul divano, lo stesso che lei sa già essere ben comodo, perchè ha scelto personalmente cuscini e materassi prima di caricarli a bordo del proprio Nido. Charlie ha sonno, forse dovrebbe davvero lasciarlo riposare, perchè la sua giornata è stata lunga e fin troppo carica d'emozioni, per la mente semplice che scorge aldilà dei suoi occhi espressivi, e dei suoi festosi gesti.
    Eppure è egoista, sa da sempre d'esserlo, e benchè l'abbia salvato da una brutta fine non l'ha fatto perchè buona o perchè sia solita prestare soccorso a chi non è neppure certa, abbia ben compreso l'accaduto. C'è un bisogno, qualcosa di primordiale ed a cui forse per questo, non riesce a dare un preciso nome, che quell'animale soddisfa come nient'altro è mai riuscito prima. Non sapeva d'averlo prima di incontrarlo, o forse prima di scoprire come anche lui avesse un proprio nome. Ma così come non ha permesso a lui d'attendere perchè i propri desideri più urgenti fossero esauditi, con le vettovaglie che gli ha elargito, non ha intenzione d'attendere per grattare anche il proprio prurito, per quanto fatichi ancora ad individuare la zona precisa da assalire con le unghie.
    Va a braccio allora, si concentra su ciò che ha innanzi, perchè per ora è andata bene. Charlie le parla, in una maniera tutta sua, utilizza gesti di cui non riconoscerebbe il significato non potesse trarlo dai suoi pensieri. Non parla, le parole gli sono sconosciute, forse la sua gola non saprebbe emettere suoni tanto precisi e regolati neppure lo volesse. Eppure sa comunicare in altro modo, ed è a quello che Luna s'appoggia, affascinata dallo scoprire quali altri gesti siano connessi a quali altri significati, e poter condividere sapendoli una conversazione più soddisfacente di quella che fin'ora, è l'unica a mandare davvero avanti.
    Potrebbe allungare la mano, forzare su di lui il proprio tocco, sa che facendolo otterrebbe l'accesso ad uno sguardo più approfondito, ad un tuffo più audace nella sua scimmiesca psiche. Saprebbe ottenere ogni informazione su di lui a quel modo, rivivendo la sua intera esistenza in pochi istanti, ma non ha intenzione di bruciarsi la possibilità di conoscerlo meglio in maniera tanto rapida. Un incontro del genere le è nuovo, l'interesse che prova nei suoi confronti senza diretti precedenti, se desidera poter dare quell'occhiata non è per rubargli informazioni, quanto piuttosto per carpire i segreti di quella forma di comunicazione. Essere messa a conoscenza dei gesti che conosce, di cosa vogliano dire, e quanto bene egli stesso sappia interpretarli nel caso fossero altri a rivolgerglieli.
    La calma non le è mai appartenuta, per questo si sorprende del fatto che le sue dita non scattino per agguantarlo, temendo troppo di poterlo spaventare. Piuttosto lo invita, aprendo le braccia verso di lui, a cercare il contatto che lei stessa desidera. Sfrutta il collegamento mentale, forma di comunicazione imperfetta, per trasmettergli il calore di un abbraccio, la stretta tra due creature che desiderano solo pace, l'una sorretta dall'altra. Esclude da tale flusso il secondo fine che ha escogitato, non è necessario che Charlie sappia, e forse vuole godersi la sorpresa nel momento in cui capirà che anche la sua salvatrice, conosce lo stesso linguaggio che lui stesso ha appreso.
    E nel fare tutto questo, nemmeno per un attimo Luna smette di ghignare appena, l'ombra del divertimento ad offuscare quella della tenerezza, che per qualche ragione ancora non vuole ammettere a se stessa.
     
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    Non deve essere facile tentare di comunicare e scambiare informazioni riguardo il passato di una scimmia, con una scimmia.
    Non lo è già quando due interlocutori hanno soltanto una barriera linguistica tra di loro, figuriamoci tra esseri viventi (?) non appartenenti alla stessa specie.
    Eppure l'automa non demorde nella sua ricerca di conoscenza, mossa da una curiosità molto inaspettata e poco caratteristica.

    Ohohohoh

    Risponde con fare baldanzoso lo scimpanzé al buffetto verbale della cacciatrice.
    Non c'è dubbio d'altronde che Charlie sia sciocco, ma lui mica lo sa, anima bella!
    E dunque se la ride, convinto che la sua salvatrice gli stia rivolgendo affettuosi suoni per farlo stare bene.

    Hoo hoo hoo hoo!!!

    Percuote il divanetto con ritmo irregolare, le calorie che iniziano a donare stille d'energia vitale per andare oltre le funzioni base, noncurante del silenzio che nasconde le elucubrazioni in corso nella testa della ragazza.
    Nulla di pericoloso, anzi, una innocua macchinazione mirata ad estrarre qualcosa in più della misera goccia elargita dal primate in forma gestuale.
    Così la trappola viene preparata, le bianche braccia aperte in una tagliola carica e pronta a scattare non appena la bestiola sarebbe entrata a tiro.
    E come resistere, dopo che la connessione mentale continua a emanare sensazioni di pace e amore e accoglienza e calore e comodità, linguaggio universale per abbordare una creatura appena scampata ad un evento altamente traumatico?

    iiiih!

    Uno strilletto acuto di giubilo e in un balzo Charlie scende dal giaciglio, circumnavigando il tavolino per appropinquarsi all'automa e saltarle in grembo come una molla, stringendosi a lei con forza.
    La nera peluria della scimmia crea un contrasto netto con il pallore candido della cacciatrice, dando vita a una sorta di yin e yang che ascrive, in un abbraccio, gli step evolutivi - precedenti e seguenti - all'essere umano.
    Al tatto tutto sembra normale, al di là degli arti superiori della cacciatrice, che comunque non si distaccano particolarmente da quelli di una ragazza qualsiasi.
    Ma d'altra parte, Charlie che ne sa di com'è fatta una ragazza qualsiasi?

    Uuuuuh

    Con le labbra tese in un non-bacio, il primate mugugna mentre si mantiene in un rannicchiato equilibrio sul petto della bambola, appeso come uno zaino indossato al contrario e godendosi la sensazione del contatto inumano.
    Una volta trovato il suo punto di confort, poggia la testolina sulla sua spalla e scruta il resto della navicella con più interesse di quanto non avesse fatto prima.

    Quanto tempo passerà, prima che la famelica trappola dell'automa scatti sull'ignaro Charlie?!


     
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    La trappola scatta, e Charlie non resiste a ciò che quasi tutti vorrebbero, dopo un trauma simile a quello che ha subito. Luna ancora non sa, e non vuol conoscere con l'imbroglio. Per questo lo accoglie, mantiene quanto promesso, permettendo al primate di farsi comodo addosso a lei, ridacchiando piano perchè per ragioni che continua a non spiegarsi, non può mancare di trovarlo buffo e tenero. Quasi tentata di rispondere ai suoi versi con altri simili, per qualche attimo, dandosi della sciocca così da equipararsi a lui subito dopo, ricordando il motivo per cui l'ha invitato a quel contatto.
    Lo carezza, usa la più naturale delle sue mani per farlo, temendo che la pelle liscia ma rocciosa dell'altra possa spaventarlo. Prima lo cinge, aiutandolo con l'equilibrio mentre trova la posa a lui più consona, poi risale verso il capo e vi posa le dita, lasciandole scorrere sul suo pelo corto ed ispido. Ne trae una sensazione piacevole, aumentata dal poter sapere cosa e come egli stesso gradisce, scorgendo i suoi elementari ma puri pensieri. Ed è solo dopo qualche attimo di tale coccola, che si impegna ad apprezzare in quanto tale almeno per i primi attimi, che si permette di fare ciò che è stata creata per compiere.
    Miracoli d'una tecnologia che raramente ha visto altrove, e mai in qualcosa di diverso da bambole identiche a se, le mani di Luna hanno il dono di sottrarre a ciò che sfiorano quel che lei ha sempre chiamato cuore. Non l'organo, piuttosto l'essenza, a volte accompagnato a capacità uniche perchè è nel proprio petto che la maggior parte dei viaggiatori custodisce, ciò che lo rende speciale e degno di sopravvivere; il tutto per riempirsene a sua volta il costato, fuggire al tremendo e buio vuoto di cui ricorda i gelidi morsi, ma che non è più la sola cosa che abita in lei. Ha accumulato nuclei differenti durante i suoi viaggi, core colmi d'essenze altrui, costruiti dai molti ricordi condivisi o dalle cruciali perdite vicendevolmente inflitte. Persino uno suo, più pallido e piccolo, un germoglio a confronto degli arbusti che molti altri detengono in se.
    Accanto ad esso, o forse attorno, accolse qualcosa di nuovo perchè di bestie ne aveva conosciute soltanto di feroci, e solo ad esse aveva rubato ciò che silenziosamente, e sperando potesse essere indolore, prese da Charlie. Non contenta di tale furto, procedette immantinente a completare il piano che aveva ordito, escludendo dalla propria testa qualsiasi voce non fosse sua, e per questo ottenendo una maggior profondità nella visione dei suoi desideri, e dei suoi pensieri: avrebbe potuto apprendere ogni cosa, nel giro di brevi istanti. Tutto ciò che gli fosse mai accadto, dall'inizio della sua vita al momento presente, eppure mantenne quanto s'era giurata prima di proporre quell'abbraccio.
    Cercò qualcosa di specifico, il suo respiro rallentò mentre lo faceva, perchè era necessaria concentrazione. Volò veloce tra attimi nei cui riguardi chiuse gli occhi, individuando presto perchè ne aveva appena visti, i movimenti che significavano parole di cui aveva bisogno per comunicare meglio. Scremò velocemente tanti diversi istanti, giunse a quelli in cui il primate aveva appreso il significato di tutti i movimenti a cui sapeva apporre un senso, deducendo involontariamente il meno possibile, tentando a tal modo di rimanere ignara di tutto ciò che avrebbe potuto apprendere chiedendo, anzichè spiando.
    Non si chiese altro, impedendosi di sbirciare oltre: nonappena trovò i simboli di cui necessitava si ritrasse dal contatto, lasciando il canale aperto, ma ritraendosi a sufficienza da tornare in se stessa, ed affondare nel cranio della scimmia nient'altro che la punta, delle proprie dita.
    Lo guardò negli occhi, dunque, tentò d'attirare la sua attenzione. Lo lasciò andare, concludendo la coccola, perchè bisognosa d'entrambe le mani: prima le allargò, i palmi rivolti verso l'alto. Poi chiuse le dita, tutte tranne indice e pollice, che sfregò qualche istante tra loro. Il gesto successivo fu il penultimo, e l'unico che avrebbe conosciuto anche senza la sua rapida, mentale incursione: un dito, l'indice, puntato a Charlie, così da indicarlo. Ed infine il movimento più importante, quello che avrebbe rimediato all'errore di comprensione per via del quale il primate aveva risposto in maniera insoddisfacente, al quesito che Luna aveva tentato di infondere nelle sue sinapsi: il pollice sul viso, prima accanto al mento e poi sulla guancia.
    Non ne era sicura, forse perchè Charlie stesso non lo sarebbe stato, in un linguaggio che conosceva ma padroneggiava meno di quanto avrebbe potuto. Ma la frase avrebbe dovuto tradursi in qualcosa di simile a che cosa hai fatto ieri?



    CHASSE


    Guerriera. Cacciatrice. In quanto tale, Luna non lascia mai la sua preda: così le è stato insegnato. Non un attimo di tregua, non un respiro concesso. Mai distoglierne gli occhi, o la mente, perchè altrimenti scapperà. O la preda sarai tu. La bambola ha fatto tesoro di queste lezioni, e Chasse ne è il risultato: focalizzando la mente su un bersaglio (delle cui abilità abbia riempito un core), ed uno solo, la bambola ottiene la capacità di penetrare la sua mente più in profondità di quanto non sarebbe capace altrimenti, ed a distanze molto maggiori. Al costo di perder l'abilità Blanc Mind, nei confronti di chiunque altro, Luna alzerà a 5 sia l'Efficacia, sia il Raggio d'azione, di tale abilità nei confronti della sua preda. Utilizzare una seconda volta la tecnica, sulla sua vittima designata, le permetterà di copiar sue tecniche tramite Singe, anche senza averle prima osservate. Non è possibile aver più di una preda alla volta, ma un secondo cast di Chasse, permette di cambiarla. La Caccia dura tre turni. Utilizzi: 3 2.



    Edited by Lunar Eye - 28/9/2023, 21:41
     
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    Le endorfine regalano una sensazione di gioia e appartenenza al primate, che sente un calore propagarsi dal petto fino alle estremità degli arti prensili.
    È forse questo che si prova ad essere felici? O magari si tratta del tepore della serenità? Questo Charlie non lo sa e nemmeno gli interessa capirlo — e anche volendo, non ha i mezzi per farlo.

    Lo scimpanzé non si accorge della subdola infiltrazione perpetrata allo stesso tempo della ragazza, un breach nelle trame del suo essere che porta a una fuga di informazioni innocua, e anzi utile per poter finalmente conversare alla pari, o quantomeno in maniera più equa a favore di Charlie.

    Nella sua breve e precisa incursione mentale, però, l’automa avrebbe potuto vedere fugacemente un cerchio di figure scimmiesche non dissimili dal pan che tiene in braccio, sebbene queste siano senza volto e indossino (o sono un tutt'uno con?) una specie di camice bianco a macchie pelose, intente a gesticolare prima, tastare e plasmare poi, una creatura al centro di esse, come se questa fosse fatto di pan impasta. Il destinatario di tali attenzioni sembra essere un Charlie con occhi sgranati e totalmente bianchi.

    Quello che però attira l'attenzione del primate e ne corrobora l'entusiasmo, è la forma di comunicazione che la ragazza sembra tirare fuori dal cilindro all'improvviso, e lo scimpanzé applaude strillando per enfatizzare la sua sorpresa: la cacciatrice sa gesticolare come lui!

    Eeek eeeek eeeek!!!

    Una sequela di movimenti che contengono significati a volte precisi, altre più generali, che insieme riescono a trasmettere le intenzioni e i pensieri dei rispettivi interlocutori.
    Gli viene chiesto di nuovo riguardo eventi passati e stavolta Charles si limita a grattare il mento peloso sporgendo il labbro inferiore con fare interrogativo.
    Guarda negli occhi la ragazza e aspetta qualche secondo prima di rispondere come prima, seppur con qualche dettaglio aggiuntivo: io, tu, fuori, pericolo, paura, lotta, fuga, rifugio, cibo.
    Riassume una giornata piena di eventi in poche, semplici movenze eleganti, come se parlare in quel modo fosse la cosa più naturale del mondo.

    Dà un paio di pacche sulla testa dell’automa e contento si riaccomoda sul suo minuto ma potente torace.

    Uh uh uh uh uh

    Non capisce (e forse nemmeno può realmente farlo) il motivo di quella domanda insistente, ma in fondo che gliene frega? A lui va bene così! Ha attenzioni, è stato pasciuto, sta in braccio a un essere buono... potrebbe campare cent'anni!
    ... e allora ecco che, forte di questo momento rilassato e amorevole, pensa di aver inteso perché la cacciatrice ha ripetuto il messaggio in altro modo: sta giocando!
    Si dondola di forza all'indietro in maniera un po' scapestrata, ma fa affidamento alla salda presa dell'automa per non cadere; si preoccupa che la sua salvatrice possa vederlo per bene nonostante l'estrema vicinanza e ripete il gesticolo che gli era stato rivolto poc'anzi.
    Che sia ben chiaro, amici -- Charlie non ha certo chiesto con cognizione di causa cosa la bambola avesse fatto il giorno precedente. Eppure, questo potrebbe sicuramente rivelarsi interessante per entrambe le parti in causa gioco!

    E dopo un ignobile ritardo risorgo once again. Insomma il trend purtroppo è questo, ma non voglio demordere ;_;

     
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    Uomini, camici. Esperimenti?
    Non avrebbe voluto guardare, a quella maniera. Ma un po perchè gli occhi non possono nascondersi, ciò che già hanno visto, un po perchè la risposta del primate l'aveva delusa, nella sua spontanea semplicità. Luna aveva finito per sbirciare, ciò che s'era promessa di non spiare a quella maniera, e tanto le bastò per convincersi che dopotutto, forse era meglio non indagare oltre.
    Avesse scoperto, che quegli uomini gli avevano fatto del male. Che i loro esperimenti, erano la ragione per cui era finito malnutrito e disisdratato, sulla piana di un mondo abitato da creature tanto pericolose, ove il suo destino sarebbe stato quasi certamente quello di perire, sbranato e dilaniato, o nel migliore dei casi spegnersi per gli stenti, solo ed impaurito...
    Avrebbe voluto trovarli, avrebbe voluto esigere per lui la vendetta che da solo non avrebbe cercato. Avrebbe voluto vederli soffrire, terrorizzati innanzi a lei e la sua spada, ed all'animale che avevano seviziato ed abbandonato senza scrupoli.
    Chiuse gli occhi, tentando di quietare quelle sensazioni, cercando di ricordare a se stessa come nulla di tutto ciò fosse vero, comprovato, confermato. La tentazione di verificarlo, di scandagliare i suoi ricordi forte...ma il sangue, la lotta, la caccia. Le conosceva bene, a menadito. Quella strana pace, invece, la quiete trovata nel trovare qualcuno per cui valesse la pena ritirarsi, tornare a casa sani e salvi anzichè esausti e coperti di ferite ed altrui viscere...le era nuova, e le piaceva.
    Le vecchie abitudini sono difficili da disattendere. Per fortuna Charlie, dopo averle picchiettato sulla testa, si mise a dondolarle addosso, rischiando di farle perder l'equilibrio e trascinare entrambi a terra.

    « Uoah...attento. »


    Riuscì a reggersi, ad impedirsi di capitombolare, aggrappandosi al tavolo e facendo picchetto coi piedi. Parlò nella sua lingua sovrappensiero, certa subito dopo che il primate non avrebbe avuto bisogno di altro che la tensione improvvisa dei suoi muscoli, per capire cos'avevano evitato.
    La domanda che s'era persa, nel suo pensare a tutt'altro, la recuperò presto nei ricordi prossimi dell'animale, e comprendendo ciò che egli era giunto a pensare, fraintendendo le sue intenzioni con un innocuo gioco, la portò a sorridere e scogliersi nuovamente.

    « Charlie... »


    Sussurrò nuovamente il suo nome, a proprio vantaggio più che a suo favore. Poi rispose, con due movimenti semplici e colmi di significato: prima un no, poi un importante, che sperava si collegassero nella giusta interpretazione di non importa, perchè non aveva intenzione di pensare al proprio passato in compagnia di qualcuno, che le stava insegnando a vivere soltanto nel presente.
    In fondo, la scimmia aveva ragione. La curiosità di Luna un sentimento superfluo, rispetto al bello che erano riusciti a darsi l'uno con l'altra e che era l'unica cosa, in quegli istanti, ad avere davvero importanza. Sarebbe rimasta volentieri a dondolarsi con lui, magari a restituirgli il picchiettare in testa che aveva subito, cercando di trasformarlo in un gioco. Ora che sembrava tornato in forze, rincorrersi e rotolarsi iniziava a sembrare un'opzione ben più invitante, di quanto non lo fosse insistere con domande priva di una vera ragione.
    Ma se era alla bellezza, alla meraviglia che i loro cuori stavano tendendo all'unisono. Forse Luna, aveva in mente qualcosa di più significativo da mostrargli.
    Si alzò, ponendo un braccio come coppa sotto di lui, sperando si aggrappasse saldamente al suo collo, così da rimanerle addosso. Si diresse poi verso una stanza differente di quella sua minuscola, metallica casa, abbandonando il comfort del salotto che aveva addobbato per essere più simile ad un'abitazione che ad un mezzo, in favore della più spoglia cabina di pilotaggio: era li che il Nido apriva la vista sui vetri che lo separavano dal mondo esterno, ove in quegli istanti vigeva soltanto il più profondo buio. Una coperta, che sperò Charlie avrebbe interpretato come tale, e non come un'infinita notte che si espandeva indefinitivamente in ogni direzione; persino Luna riusciva a trovarla inquietante, quando si soffermava a pensarci...e non desiderava, che il suo nuovo compagno di viaggio condividesse tale timore.
    Per questo fu rapida, nel porlo sul sedile vuoto accanto a quello di pilotaggio. Per questo dopo averlo fatto, si affrettò a premere tasti e tirare leve, con la maestria di chi sa esattamente quale sia il compito di ognuno degli innumerevoli sistemi, che i dispositivi di quella complicata plancia comandavano.
    Spinse dolcemente l'ultima manopola, perchè non voleva che il cambiamento fosse improvviso. Piuttosto, fuori dal vetro...poco a poco, una ad una, nuove stelle presero a sorgere. Prima piccole, sparute, isolate l'una dall'altra. Poi più raggruppate, in grumi e costellazioni che giunsero a tingersi d'ogni colore: riflessi della loro luce sulle polveri del cosmo...o forse dell'immaginazione di chi sognando creava il tutto, perchè che fossero i colori ad ispirare il pensiero e non il contrario, Luna non era ancora certa.
    Allungò un dito verso quello spettacolo, per assicurarsi che Charlie lo vedesse. Ed infine si sedette a sua volta, a contemplare un infinito diverso, da quello che era solita concedersi. Dell'infinito a cui in qualche modo aveva avuto accesso, quel piccolo primate aveva conosciuto solamente il terrore, solamente il pericolo, solamente il sentirsi solo e sperduto. Cercò invece, di mostrargliene la meraviglia, nell'unica maniera che le venne in mente per farglielo percepir davvero.
    Forse anche in questo caso, avrebbe fallito. Forse Charlie non avrebbe compreso, ed avrebbe fatto qualche altra sciocchezza. Ma non era forse proprio questo il bello? Luna sorrise, osservandolo, cercando il riflesso dell'universo che stava mostrandogli nei suoi grandi, espressivi occhi. In attesa della prossima sorpresa, che già sapeva avrebbe volentieri abbracciato.


    Eazv

     
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    Evita di cadere per riflesso, la bambola, controbilanciando la spinta dello scalmanato primate che per poco non l'ha colta in fallo. Ebbene anche lei poteva essere colta alla sprovvista!
    Avesse avuto consapevolezza di quanto appena successo, lo scimpanzé avrebbe mugolato baldanzoso per la sua birbanteria.
    Invece, molto più semplicemente, la ragazza porta la scimmia con sé, sgattaiolando per i corridoi dell'astronave preoccupandosi di reggere Charlie, il quale non si fa certo cogliere di sorpresa come avvenuto poc'anzi! Lui si aggrappa ben saldo, abbracciando la cacciatrice dietro il collo e guardandosi intorno serenamente.
    Lontani sono i brividi del pericolo.

    Si recano in una sala diversa, piena di lucine, manopole, ghirigori e pulsantini di cui il primate ignora le funzioni e, ad onor del vero, pure i nomi.
    voglio dire, alla fine cosa gliene dovrebbe fregare?
    Con la sua rapidità fluida e armoniosa, la padrona di casa deposita il peloso animale sulla poltroncina dei passeggeri, sbizzarrendosi in una funzionale danza di premi qui e tira là, una sequenza di gesti ripetuti chissà quante volte e che per questo si legano l'uno all'altro senza soluzione di continuità.
    Charlie ammira con le labbra protese, imitando alcuni dei suoi movimenti.

    Uhu uhu uh!

    Si dondola a destra e sinistra, invigorito dai bleep e bop della plancia di comando, e trattiene il fiato mentre lo schermo nero che ha davanti sembra illuminarsi di luce nuova!
    Che sortilegio è mai questo?

    Uuuuuuuuh

    Con delicatezza le stelle si susseguono, si inseguono, si avvicinano, si raggruppano, si accalcano.
    Nubi cosmiche irrompono nella scena, colorando la tavolozza buia di tinte impossibili da descrivere per uno scimpanzé.
    Uno spettacolo inenarrabile.

    ...

    Il dipinto è completo; il primate è ammutolito. Ha le labbra appena aperte a suggerire il suo muto stupore.
    La cacciatrice siede accanto a lui, sicuramente curiosa di sapere cosa stia passando per la testolina della bestiola.
    Solo silenzio e pura contemplazione.

    ...

    Sembra passare un'eternità prima che il pan muova un muscolo; quando lo fa, tende la mano cercando quella della ragazza per stringerla forte.
    I suoi occhi fissano l'infinito.
    All'improvviso, da qualche parte lontanissima eppure lì tra loro, un rumore di vetri infranti che risuona a rallentatore.

    Lu-na.

    Proferisce categoricamente, con la sua voce gracchiante e incerta. Non distoglie lo sguardo dal cosmo nemmeno per un istante.

    Io... va.

    Stringe ancora più forte.
    Qualcosa si è rotto dentro di lui, come un buco nero che collassa. Ma se qualcuno provasse a guardare, vedrebbe solo un silenzio siderale.
    Fissa ora la bambola negli occhi: lei può notare una luce eterea e spettrale risplendere in quelli del primate; può sentire un'energia impercettibile eppure senza confini provenire dal suo corpicino villoso spandersi per tutta la stanza.

    Grrra-zje.

    Lascia la sua mano e la protrae verso il vetro, voltandosi, come a voler catturare l'immenso spazio.

    Poi
    un ultimo grande respiro e

    – come per magia –
    in una tiepida dissolvenza di stelle,

    lasciando la Luna




    Charlie scompare.









    🌙

    🐵🚀








    Scusami tanto cara Luna, non ho più la testa per ruolare seriale 💔 Avrei dovuto chiudere la role molto tempo prima, my bad 🙏

    EDIT per chiarezza: per “chiudere la role” intendevo che questo è il mio ultimo post, ovviamente Luna se volessi fare un post finale mi farebbe solo piacere!

    Come accennai a Boidone, chiedo che i miei punti di questa giocata vadano tutti a Luna <3



    Edited by Monke P.^| - 26/4/2024, 10:45
     
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    AAAAAAAA MANNAGG mi spiace ancora di più per il ritiro di Pyt ad aver riletto qua, la dinamica che si stava sviluppando era super interessante! Luna che dopo tempo in cui è stata lei la creaturina "innocua" salvata ed allevata da un grande guerriero che ora si ritrova a fare la stessa cosa, se ne rende conto, si commuove su questioni come il nome e cerca maniere per comunicare e via dicendo...damn, peccato interrompere qui u.u Ora di mettere un vestito da scimmia al Ronin e proseguire con lui, ed anche di assegnare a Lu tutti i 2250 PR che vi sareste divisi per questa scena che è molto molto corta ma anche molto molto bellina, ogni post da parte di entrambi interessante nei tentativi di creare quest'interazione e tutto un sacco wholesome e dolce.
     
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10 replies since 22/6/2023, 08:29   179 views
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