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Le campane alla fine del mondo

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    Il viaggio verso la fine del mondo era lungo, raccontava Volpe ad una donna tornata bambina per una notte. Lungo e pericoloso, impossibile senza una guida. Sissy, e la sua sparuta compagnia, avevano trovato la migliore. Molly il corvo, imbiancata dall'età che il Tempo le aveva cucito addosso per la sua impudenza, non volava più come una volta. Il lutto per Jhonny la appesantiva più di quanto non facessero gli anni, ma la sua voce gracchiava forte e chiara e non aveva bisogno d'altro per indicare alla compagnia che s'era scelta la strada giusta da seguire. Pochi sapevano che la direzione contava poco in una traversata del genere, molto meno di quanto non lo facessero le intenzioni. Cammina a lungo, fallo senza l'intenzione di fermarti mai. Giungi al tuo stremo e poi fallo ancora, finché i piedi sanguineranno e le gambe saranno prossime a diventare polvere. Allora, se sarai fortunato, vedrai un campanile in lontananza. Ai suoi piedi, l'ingresso per la grotta della Morte.
    Volpe se n'era andato ma aveva lasciato qualcosa alla sua figlioccia. Una pistola troppo grande per le sue piccole dita, da cui Sissy non intendeva liberarsi per nulla al mondo. Ed una manciata di provviste, raccolte in uno spartano accampamento che i due avevano condiviso prima di addentrarsi nella città in cui uno di loro aveva combattuto la sua ultima battaglia: carne secca, pane ammuffito, una manciata di fagioli, patate. Un piccolo fagotto che la bambina s'era ostinata a voler recuperare, più per la fame che per la nostalgia.
    Avevano camminato a lungo nel deserto, il sole crudele sui capi di ognuno. Quando infine la notte era giunta si erano fermati, il riposo importante almeno quanto la marcia. Incastrati tra due costoni rocciosi, accanto a cespugli secchi da cui strapparono la legna necessaria ad accendere un piccolo falò. Sissy domandò a Molly se non fosse una cattiva idea avere un fuoco tanto vicino, se quanto aveva detto sui sicari che Morte avrebbe mandato loro contro era vero. Il corvo bianco rispose che coloro che sarebbero giunti erano abituati alle tenebre, più di quanto non lo fossero alla luce.
    Quella fu solo la prima, delle molte domande che la bambina pose alla propria Fortuna.
    Ma...perché proprio delle campane?
    Sedute attorno al piccolo fuoco, Molly abbarbicata sul ramo del più vicino di quei disseccati arbusti. Sentiva la vita scorrere lenta sotto la fragile corteccia, eppure nient'altro avrebbe dato modo di dire che una simile creatura non fosse lo scheletro di qualcosa ormai caduto. Si era domandata se potesse essere un buono, o un cattivo presagio, prima di ricordarsi di non aver mai creduto in certe sciocchezze.
    Scandiscono il tempo, è stato l'uomo a deciderlo. Morte era come noi un tempo...qualcosa di ciò che è stato rimane.
    Ok...e chi ce le ha costruite, alla fine del mondo?
    Sissy dal canto suo si sentiva entusiasta e colpevole. Volpe le aveva dato molto, ma non tutto ciò di cui una bambina aveva bisogno. Nessun abbraccio, poche carezze, la compagnia di un vecchio burbero e crudele, reso tale da un passato di cui non aveva mai voluto rivelarle che miserabili bocconi. Le risposte, quelle erano la parte migliore. Sapeva che Molly era stanca di dargliene, ma non avrebbe smesso finché porre domande finché un sonno che sembrava aver deciso di abbandonarla non fosse giunto a rapirla.
    Nessuno. Che tutto ciò che esiste vada costruito è un'idea dei mortali, che non vedono ciò che non fanno con le loro mani. Le stelle, il cielo, questo mondo...se la cavano bene senza nessuno ad averci messo mano.
    La bambina annuì, mordendo la patata dolce che aveva abbrustolito sulla fiamma. La sua bocca non rimase impegnata a lungo.
    Ma il Giardino invece...quello va curato.
    Molly era stanca, più di quanto non lo fosse da molto tempo. Parlare era difficile, tutto lo era da quando le ossa dolevano e la gola s'era fatta secca. Sissy meritava di sapere, perché presto sarebbe divenuta la custode di ognuno di quei segreti. Il fatto che parlarle le divenisse sempre più pesante, era forse sintomo della poca fede che lei stessa aveva in quel disperato e folle viaggio.
    Il Giardino è l'anima del mondo, Morte ne è il giardiniere. Senza qualcuno a prendersene cura, un giardino si trasforma presto in giungla.
    E perché una giungla non va bene?
    V'erano altri attorno a quella fiamma, viandanti che Ginny aveva messo sulla strada della bambina dal manto d'avvoltoio affinché lottassero quando lei non avrebbe più potuto farlo. Molly s'era chiesta spesso se la mietitrice di Vendetta sapesse ciò che l'attendeva quando aveva messo piede nel villaggio in cui Morte, per la prima volta, aveva conosciuto la sconfitta. Aveva cercato di insegnarle quanto poteva, ai tempi della loro prima fuga dal reame di suo padre. A mantenere i propri segreti, Ginny aveva imparato anche troppo bene.
    Perché una giungla è crudele, e selvaggia. Non vorrai una giungla, quando la tua anima avrà bisogno di riposare.
    Sissy tacque a lungo dopo quella risposta, e Molly chiuse gli occhi ringraziando il cielo che fosse finita. Un mietitore non ha davvero bisogno di dormire, eppure del riposo le avrebbe giovato più di quanto non l'avessero fatto i bocconi di carne secca che il suo becco ormai fragile aveva faticato a strappare.
    Ma come spesso accade il cielo non ascolta, neppure chi gli ha permesso di abbracciare la sua luna.
    Volpe, Ginny, il tuo Jhonny...stanno riposando, ora?
    ...
    A questo, Molly non voleva rispondere. Si chiuse nel silenzio, abbassando gli occhi e ricordando il giorno in cui lei e Jhonny s'erano accampati proprio li, perché il deserto è grande ma non abbastanza per evitare che due immortali ne scorgano ogni angolo.
    Sissy era curiosa, e crudele a modo suo, come solo i bambini sanno esserlo. L'innocenza non rendeva le sue pugnalate meno dolorose, o le ferite che lasciavano meno infette.
    Molly?
    Lasciò perdere la propria patata, offrendola ad uno dei viaggiatori al suo fianco perché ormai era piena ed a condividere ci si abitua presto, quando più spesso che no il cibo è appena sufficiente a raggiungere la successiva alba. Voleva sapere, ma la domanda più importante tra quelle che aveva posto era l'unica a cui Molly non sapeva, ne voleva rispondere. Poteva solo immaginare il caos nella grotta, seguito di ciò che aveva ritenuto impossibile ma che ugualmente era successo. Non voleva pensare a quali punizioni Morte avesse sottoposto coloro che avevano permesso accadesse, perché tra loro v'erano due delle persone che aveva amato di più.
    ...caw, caw!
    Gracchiò e si sollevò dal proprio ramo, nello scoordinato e doloroso volo che era tutto ciò che restava di quanto aveva amato della maledizione che le era stata imposta. Uscì dall'alone di luce del piccolo fuoco, così che gli occhi di Sissy non potessero raggiungerla. La piccoletta si alzò in piedi, valutò di inseguirla. Crollò a terra poco dopo, memore di quanto i piedi le facessero male dopo la lunga marcia di cui non erano che all'inizio.
    Oooooh andiamo!
    Levò il proprio sguardo imbronciato ai viaggiatori attorno a lei, come fosse loro la colpa di tutto questo. In qualche modo lo era, perché non vi fossero stati loro Sissy sarebbe già stata il più bel fiore della folle giungla in cui Morte aveva trasformato l'anima del mondo, pronta a soffocare tra le spire dei rovi che ne avevano conquistato la maggior parte.


    Ecco qua l'inizio della seconda parte dell'avventura! La compagnia si è messa in viaggio ed ha camminato a lungo nel deserto, fino al sopraggiungere della notte. Ora, attorno al fuoco, ha qualche attimo di pace...che se Molly dice il vero, riguardo i sicari che Morte manderà da voi, non durerà a lungo!
     
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    dalla stella che brilla di meno...un BUCO NERO O_O

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    Buuuuuuuu!
    Una manciata di terra e sabbia in direzione del corvo, non la colpisce perché non è mai stata sua intenzione farlo. Non sono sole accanto al fuoco, sebbene ad almeno una di loro probabilmente piacerebbe. Non lo sono perché vecchi e bambini sono i primi che Morte prende e nemmeno ci sarebbero arrivati di fronte a quel falò non fosse stato per gli idioti che hanno gettato se stessi tra loro ed il teschio urlante la cui sagoma ancora brucia sulle retine del diavolo.
    Ricorda la lotta rabbiosa, ricorda le fiamme vicine abbastanza da convincerlo che la fine fosse giunta. Ricorda di avere urlato e pianto e cazzo se non gli serviva saperlo che era così, che avrebbe sprecato i suoi ultimi istanti. Schiacciato dall'ingiustizia che accompagna e che ha abbracciato, incapace di affogare il primo degli angeli che insegue da tutta la vita dopo averne finalmente trovato uno, la soddisfazione d'avergli spaccato la faccia annegata dalla consapevolezza di quanto la rabbia e sangue fossero insufficienti e le sue braccia sempre deboli, i suoi occhi sempre troppo pochi, per permettergli di esaudire con le sue mani la preghiera che sa nessun dio ascolterebbe mai.
    Perché cazzo li ha seguiti allora. Perché cazzo siede tra loro come fosse normale, come stessero dalla stessa parte. Marciare l'ha distratto, dandogli una scusa per bestemmiare al cielo troppo caldo ed alla sua stessa negligenza perché a che serve avere una bellissima auto se poi non ce la si porta dietro quando c'è un deserto da attraversare a piedi. La notte invece è male perché il buio è lo spettro di colui che sussurra alle sue orecchie di strapparle il cuore e farla finita, ed il fuoco l'eco delle lingue a cui per lunghi istanti aveva creduto d'essere destinato. Buonasera Sheol, che cazzo ci fai quaggiù? Non era meglio tornare a strisciare da dove sei venuto, rimediare un paio di idioti da annettere alle carcasse che ti diverti a lasciarti dietro e fingere che niente di tutto questo fosse mai successo?
    Sai benissimo perché sei qua.
    Ciao Emme, 'fanculo Emme. Ti preferivo rockstar regina della notte, il ruolo di grillo parlante non ti si addice ed il fatto che non basti spiaccicarti con la mano per farti tacere è fottuto scam.
    Certo che lo sappiamo perché Sheol è quaggiù, certo che persino lui ne è consapevole. Ma vai a dire al diavolo che s'è affezionato ad una bambina e che per una volta questo non vuol dire volerla sbudellare sull'altare della sua perversione. Tanti auguri ah? Sei tatuata sul suo cranio ma fidati, un modo per tirartene fuori e calpestarti ancora farà in modo di trovarlo.
    Tu che ne pensi, Sissy?
    Non è perché gli ha salvato la vita, non è perché ha sparato quand'era lui ad averne più bisogno. Forse nemmeno il fatto che le loro storie si somiglino o che approvi il suo look da piccola sciamana dell'apocalisse. Non lo sa bene neppure lui il perché e non è forse così che funzionano queste cose? Emme l'ha amata perché i suoi occhi erano i più belli su cui avesse mai posato i propri, ma l'attrazione fisica tende a scomparire quando una un corpo non ce l'ha più. Forse per questo la sua voce la sente sempre meno spesso. Forse per questo ha smesso da tempo di suonare come la sua, sbiadendo come il ricordo delle belle giornate passate assieme.
    E' stata solo una notte.
    Si ma il tempo è distorto e stagnante e puzza, e solo quando gli fa comodo a quanto pare che skippare la grande traversata non sarebbe mica un dispiacere. Quante altre belle notti al chiar di luna prima che il mondo finisse, geograficamente e non metaforicamente? Quanti coyote ad ululare distanti così che Molly frignasse che un po' se lo merita il corvaccio, per essere fuggita anziché dare a Sissy l'ennesima delle molte risposte che non ha mai avuto?
    Si stanno facendo una bella dormita, come quella che dovremmo farci noi?
    Finirà male, lo sappiamo tutti. L'ha già fatto e siam qua a far finta di nulla perché in fondo di Volpe e Jhonny interessava a pochi e Ginny quelle coltellate un po' se le era andate a cercare, e quindi affanculo la ricerca di un motivo che tanto sarebbe andata a vuoto perché a convincersi di star facendo qualcosa per motivi altri dai soliti noti Sheol non ci stava per un cazzo. Sottoterra ci si deve pur finire e chi non ha mai creduto di meritare altro che una fossa senza nome non è che possa lamentarsi di dove accadrà, e sul come il trauma dell'esperienza pre morte precedente all'ultimo colpo esploso dalla pistola da cui non riesce a staccare gli occhi lo costringe a soprassedere. Una notte di quiete, scommetti che non avremo manco quella? E allora scialiamoci e chiacchieriamo, per sangue ed urla ci sarà tempo a sufficienza. Pronunciamo idiozie a bassa voce così che i lupi ci sentano il più tardi possibile, fingiamo di non averne paura e star facendo una semplice passeggiata. Se la fine del mondo la si potesse raggiungere a piedi in quanti c'avrebbero già fatto casa, eretto templi e stampato t-shirt? Le campane le avete sentite tutti, sapete che il loro suono non giungeva da nessuna direzione. Forse al vecchio corvo dovrebbe strappare qualcosa in più che un paio di piume, forse anche la sua testa è piena di storie interessanti come lo era stata quella di Ginny ed aprirla avrebbe dato a lui un buon passatempo e permesso a lei di raggiungere quel cane del suo fidanzatino. Ma la notte è fatta per riposare e Sheol è stanco di sprecarla a complottare, sgozzare ed alimentare stereotipi su chi alle tempie ha un paio di corna. L'ha fatto sempre perché la verità è che nel suo inferno personale non s'è mai sentito al sicuro abbastanza da permettersi di socchiudere gli occhi, cedere ad un sonno scervo d'incubi. Ma forse, chissà. Le ali di Sissy son piccole, tutto in lei lo è. Ma tra una piuma e l'altra un posticino potrebbe trovarselo e nonostante sappia ciò che diventerà quando la pubertà la colpirà ed un vecchio Dio sarà finalmente strappato al proprio nome, o magari proprio per questo, due minuti di pace passati nella sua profonda ombra potrebbe pure tentare di goderseli.

    Edited by boide12 - 13/8/2022, 18:34
     
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    Ricorda parole, scambiate prima delle fiamme. Ricorda una promessa, fatta a chi aveva lottato solo per ottenerne la menzione. Ginny Deathface l'ha vincolata ad un giuramento, senza i mezzi per farglielo rispettare. Ha accettato la sconfitta, e conseguenze che avrebbero potuto essere ben più gravi di quelle a cui l'ha consegnata, per motivi che non le importavano quando le ha voltato le spalle e che invece, di fronte a quel falò, pagherebbe per poter comprendere meglio.
    Thamaja in grambo, il fodero scomodo contro la roccia su cui è seduta. Non guarda lei, la sua vacua superficie nascosta, quanto piuttosto il marmo della sua stessa mancina. Flette il palmo, le dita scrocchiano, e ciò nonostante tacciono. Jacob non le presta consiglio perchè la sua voce esiste solo quando è lei a fargli spazio, nel vuoto del suo petto. Forse saprebbe cosa consigliarle, ciò che ha fatto per lui non diverso da quanto ha giurato a Ginny, senza credere di volerlo mantenere. Forse invece no, perchè Alice non è Sissy, e proteggere è ben diverso da uccidere.
    Ricorda il dolore, ricorda il fulmine. Ricorda la carne separarsi dal corpo, per essere sostituita da qualcosa di meglio. Non un premio voluto, ma uno che l'ha resa più forte. È ancora questo che insegue, allora? L'opportunità di inspessire i propri muscoli, grazie agli ostacoli che Sissy dovrà abbattere per giungere dove il destino, e molti altri la vogliono?
    Di Alice non rimembra più il volto, ma solo la carcassa urlante. La vendetta l'ha guidata troppo a lungo per lasciarle immaginare, si sarebbe spenta con tanta facilità. Forse Ginny lo sapeva, il suo nome un richiamo alla fonte della rabbia che aveva mosso i suoi passi, impugnato la sua lama?
    Ha ferito uno di coloro, che condivide con lei la parca luce di quelle fiamme. Un altro l'ha ignorato, ed il corvo l'ha reso suo schiavo finchè ha potuto. Persino dopo un'intera giornata di viaggio, la pelle arrossata dall'abbagliante sole, si sente un'estranea nei loro confronti. Ha scorto negli ultimi istanti della lotta, quando la sua sete è improvvisamente svanita, la maestosità delle loro motivazioni. Colpa, dovere, rimpianto, fame. Ne è stata attratta ed ha finito per orbitarvi attorno, falena attirata da fiamme che nel suo cuore non hanno lasciato che muta cenere. Ognuna delle parole che Ginny le aveva rivolto, quando non la voleva ascoltare, torna alla sua mente ora che non vi sono più rabbiose grida a far tacere tutto il resto. Il fatto che avesse ragione, la rende degna di guidare i suoi passi, ora che ne ha perso la più recente bussola?
    Raddrizzare i torti commessi è un atteggiamento comune, di menti tormentate dai propri sbagli ne ha incontrate molte. Forse sbaglia a farsi tante domande, ora che finalmente è certa d'avere il cuore, che ha sempre sognato. Forse dovrebbe limitarsi ad ascoltarlo, lasciarsene trasportare. Le vecchie abitudini sono le più difficili, da mettere a tacere. Si rivolge allora al più vicino dei suoi compagni di campo, rendendosi conto solo in quel momento di quanto la situazione sia simile, a quella della prima volta che i loro sguardi s'erano incrociati. L'aveva ritenuto un inetto, perchè meno forte di lei in battaglia, ma tra i due ora era lei a vacillare, mancante d'una guida forte quanto quella che l'aveva mosso. Parlandogli, si ritrovò a sperare di che le parole si facessero lama, ed uccidessero per lei le troppe domande che non sembravano intenzionate a smettere, d'intasare i suoi pensieri.

    « Edward. »


    Il nome è facile, ciò che dovrebbe seguirlo di meno. Raramente s'è trovata a pentirsi delle proprie azioni, l'unico maestro abbia mai avuto sul complesso mondo delle emozioni di cui finalmente si ritrova vittima, troppo testardo per insegnarle a scusarsi. Un rombo nel suo cuore, Raksaka si risente di quel pensiero, ma non può nulla se non battere sullo spazio che Luna gli ha dedicato, all'interno di ciò che è divenuta. Sorride internamente, il suo freddo volto inalterato da un divertimento privato, che non intende condividere. Quelle interazioni sono tutto ciò che gli rimane di quanto ha amato, ed in questo almeno può sentirsi simile, alla bambina che nella lotta ha perso molto.
    Il più per colpa del ragazzo a cui s'è rivolta, e di conseguenza anche sua. Avesse saputo risvegliarsi prima dalla trance omicida in cui la sconfitta per mano di Alice l'aveva gettata, avrebbe potuto schermare la sua mente oltre il vuoto della propria, come aveva fatto con quelle di Corvo e Coyote. Fosse stata certa fin da allora, di voler rispettare i termini della promessa fatta a chi non s'era davvero degnata di ascoltare, Volpe non sarebbe stato ucciso da ciò che in Edward non viveva più. E sarebbe stato al loro fianco, come carne ed ossa anzichè lo spettro d'un ricordo, intrappolato nella mente di una bambina.

    « Mi spiace di non aver saputo...di non aver aiutato di più. »


    L'avrebbe saputo fare, se solo l'avesse voluto. Si corregge a metà frase, consapevole almeno di questo. Di una notte di riposo le sue membra non hanno bisogno, lo spirito vacuo a sufficienza da non permetterle di provare stanchezza. L'avrebbe evitata, consapevole di quanto il suo animo sarebbe insorto in mancanza di azioni a cui dedicarsi, non sapesse di quanto Sissy è diversa da chi come lei è più spettro che persona, più oggetto che vivente. Molly ha parlato di sicari, inviati da Morte per impedir loro di percorrere la strada verso un luogo che non conosce, per il quale non ha mai percorso la via. Forse li ringrazierà quando giungeranno, dandole una scusa per sfoderare la spada su cui torna a posare lo sguardo, inutile senza un nemico a cui puntarla. Si concentra sulle propaggini espanse della sua mente, così da poter essere una sentinella migliore, un allarme più efficiente degli occhi di coloro che sanno perchè si trovano li. Scusarsi non le è piaciuto, non sa se lo farà ancora. Non certamente con Sheol, che ha colpito con lacrime di tuono, ne con Molly che ha portato alla soglia della separazione, con l'uomo che è divenuto polvere dopo aver mancato la sua chance. E meno ancora con Sissy, che avrebbe potuto servire meglio. E verso la quale non alza neppure lo sguardo, per paura di ciò che vedrebbe nei suoi piccoli occhi.
     
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    Il cappuccio era tirato sul capo, da tutto il viaggio. Il respiro ancora affannoso, perché qualcosa mancava a lui, ma per qualcuno che fra le anime é nato camminare fino alla morte non era un problema. Si era da sempre preparato ad un cammino peggiore di quello, in una dimensione di passaggio cui le pareti trattengono per eternitá ed un essere bolgiforme tenta di avvolgerti per cancellarti dall'esistenza. Da quanto sapeva, da quanto aveva imparato prima di giungere nel multiverso, viaggare fra la corte delle anime pure ed il mondo dei vivi era un esperienza brusca e.mortale, rapida e terrorizzante. In confronto camminare tutto il giorno sotto il sole cocente era stata una passeggiata di salute. Certo era che i capi cui tutti loro si erano avvolti puzzavano, sudore pregno misto a sangue polvere e malinconia.
    Ognuno aveva perso qualcosa, pensava Edward mentre camminava.
    Sissy aveva perso Volpe, ed ancora si sentiva colpevole per ció, seppur non fu lui a emettere la sentenza sul vecchio che tanto voleva proteggere.
    Molly aveva perso il suo compagno e la giovinezza.
    Luna aveva perso il suo vero bersaglio.
    Sheol la voglia di trovare un senso a se stesso in quel gruppo, anche perche di tutti era quello che meno aveva senso di rimanere lí, se non per causare altro chaos.
    E lui... Lui aveva perso metá di se. Si sentiva vuoto, senza più le fiamme azzurre che lo potessero schermare da tutti e da tutto, fortificandolo contro il calore, il gelo, le intemperie ed altro.
    Peró da quando Azul era scomparso anche la fame era scomparsa con lui. Si sentiva in parte più etereo, come un'anima vera e propria quale lui era.
    Proprio per questo, attorno a quel focolare, che tanto gli ricordava quello cui lui, Luna e Ginny passarono la notte dopo aver combattuto contro i ricordi dell'ultima citata, non aveva accettato alcun boccone di cibo. Non aveva fame, seppur una bella dormita in santapace finalmente se la sarebbe piacevolmente fatta.

    Ascoltó taciturno il discorso, aveva slacciato dalla cintura la seta verde acqua che agganciava il fodero della sua arma a se, ed aveva posto questa fra le sue mani e gambe, con la lama rivolta in alto seppur ancora dal fodero avvolta.
    Guardava intensamente il fuoco, come a cercare quell'entitá che lo aveva da sempre.accompagnato nel rave e che ora non avvertiva più.

    Era lí perché a Ginny aveva fatto una promessa ed avrebbe messo tutto se stesso per tentare almeno di portarla a termine. Si sarebbe pure ridotto a divenire il prossimo Volpe se fosse stato necessario, perché non era una persona che veniva meno alla promessa fatta. Era nel suo sangue e nel cognome a cui apparteneva fare ció, uno Shiba non viene mai meno ad una promessa.

    Non aggiunse nulla alle parole di Molly, non era lui competente a come le cosw venivano gestite sotto la giuristizione di Morte. Sapeva che non era cosí per tutti i mondi, almeno per il suo, e che lui fosse la prova vivente che la morte non é altro che il passaggio.
    Per questo era forse l'unico convinto che avrebbero ritrovato sia Ginny, sia Jhonny che Volpe.

    Fu solo quando Luna lo richiamó che allontanó pacatamente il suo sguardo dalla fonte di luce. Inspiró lentamente, come se ogni volta che respirasse se ne andassero eoni di etá dalla sua anima, come se gli costasse anni di vita.
    Le sorrise, sempre con un modo pacato, ma che trasfigurava malonconia, la stessa di qualcuno che sentiva la mancanza di qualcuno che considerava una figura importante nella sua vita, la stessa malinconia con cui Luna pensava alla persona che tanto fondamentale é stata nella sua vita, a tal punto da possederne il nucleo.

    Non pensarci. Hai fatto quel che dovevi, e sei stata bravissima. Sei stata fondamentale a non farci crepare tutti.

    Parole sincere che sperava fossero colte dalla bambola vivente. Edward non aveva alcun risentimento verso di lei, anche perché se in parte sono riusciti a sopravvivere é pure grazie a lei, ed alla sua volontá omicida nei confronti della donnaccia, volontá che aveva da sempre condiviso non con lui, ma con Azul.

    Chiuse dunque gli occhi Edward, dopo essersi rigirato a guardare il fuoco, non dormendo bensí meditando. Ora che era solo, poteva solo far affidamento a se stesso ed alla parte di se che condivideva con la sua zampakuto.

    Gli bastó poco, un attimo, chiudere gli occhi e concentrarsi per venir catapultato da un'altra parte, distante dai suoi compagni. Seppur col fisici e con l'udito era ancora lí, la sua mente stava viaggiando dentro di se, nel suo Inner World.
    Gli fu incredibile come, in assenza del suo Hollow, gli venisse facile entrarvi e come, seppur lì denrro, rimanesse in perfetto contatto del mondo esterno. La meditazione non gli era mai stata risultata cosí facile. Certo, sentiva come se vi fosse una sorta di parete immateriale fra se ed il mondo esterno, avendo le sensazioni ovattate, ma le sentiva.

    Si ritrovava nel giardino infinito in cui solitamente vi era l'albero gigante cui sotto le fronde si trovava, ma qiella volta la sensazione era diversa. Non vedeva più alcun albero ed aveva la sensazione sia che quel posto fosse più grande sia che non fosse solo in quella dimensione.
    Si sentiva osservato, scrutato, ma non a rischio. Sentiva pure una risata e la sensazione di qualcosa di estremamente sacro che lo stesse esaminando. Tanto gli bastava, per capire che senza di Azul non era realmente indifeso. Avrebbe dovuto contare su di se, e sui poteri che quell'entitá che stava sostituendo l'albero che formava il suo shikai gli avrebbe donato.

    Riaprí dopo quello che per lui erano minuti, ma per tutti gli altri attimi, gli occhi ed un piccolo sorriso contriso gli si formó mentre alzava verso il cielo lo sguardo, come nella speranza di ritrovare qualcumo di familiare che della bambina fu la guida e che di cui mancanza ora si sentiva. Aveva fatto comodo la presenza di Volpe, il poco che la sperimentó, qualcuno di più saggio e che sapeva bene come quelle cose funzionavano.

    Se é qui che ci vogliamo accampare, direi di fare a turni di veglia. Non so voi, ma sono lungi dall'essere in piena forma e dunque preferirei fare il primo turno, se non vi dispiace. Non tanto per comoditá, ma perché in caso di combattimento oltre a supportarvi e tenervi in vita posso veramente poco.


    Inspiró ancira, dopo quelle parole, espirando profondamente riposando lo sguardo prima versondi Sheol e le sue parole carismatiche verso la piccola Sissy, e poi verso di Luna, come nella ricerca di un consenso. Non faceva caso alla piccola, anche perché in difesa di lei le sue intenzioni si muovevano, e men che meno Molly col suo volo notturno, dato il recente lutto e la vecchiaia appena abbracciata.
     
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    Corvi e lupi cacciano assieme, a volte. I primi individuano prede che i secondi non vedrebbero, ma che i loro becchi non potrebbero abbattere. Giocano assieme quando sono sazi, i più audaci pennuti a sfidare le zanne dei cuccioli più vivaci.
    Sissy sorride quando Sheol rimprovera Molly, segue speranzosa la traiettoria del terriccio che la manca di gran lunga. Si finge delusa dal mancato impatto, ma ha gradito lo spettacolo. Se fosse un altro a farle quella domanda lo fulminerebbe, forse per davvero. Ancora non ha capito quale sia l'estensione dei poteri di cui per pochi istanti s'è sentita padrona, ma Volpe ha sempre sostenuto che i tuoni fossero i colpi di pistola degli dei ed i fulmini le loro pallottole.
    Io penso...
    Si rigira il revolver di suo padre tra le mani, prima di rispondere. Osserva il riflesso della calda fiamma danzare sul suo metallo cromato, tanto pesante ora che le sue mani hanno dita e non artigli. Molly ha finito di rispondere per quella notte, Sissy sa quando la decisione di un adulto diviene immune alla dolcezza del suo sguardo. Le piacerebbe poterle ordinare di ricredersi allora, si immagina capace di farsi obbedire da quel corvo antipatico. Forse potrebbe, se sollevasse l'arma da cui non s'è mai separata. La sola idea la scuote con un brivido che non ha nulla a che vedere col freddo, perché nelle rigide notti del deserto è cresciuta.
    Penso che lo farebbero, spettasse a me decidere.
    Non le è mai piaciuto riposare prima di scoprire quanto un percorso possa essere faticoso, se si è destinati a compierlo. Volpe si stancava sempre più spesso, le sue gambe meno rigide di quelle di un vecchio ma neppure giovani, ed il silenzio di quelle pause l'aveva snervata tanto spesso da mancarle ora che il bastardo non era più al suo fianco. Sheol aveva un odore diverso, sangue rappreso anziché tabacco stantio. Parlava di più, e questo le faceva bene. Sissy non si fidava perché Volpe le aveva insegnato a non farlo con nessuno, ma pensava spesso all'abbraccio in cui l'aveva stretta quando aveva pianto fino ad esaurire l'ultima delle sue lacrime ed a ciò che gli aveva detto, quando gli aveva chiesto cosa avrebbero dovuto fare. A volte desiderava che non l'avesse mai lasciata andare. Altre, che avesse stretto abbastanza forte da soffocarla.
    Credi che...che farà male, Sheol?
    C'è molto altro che non riesce a togliersi dalla testa. Ha visto come i vaccari marchiano il proprio bestiame, i ferri arroventati che usano per incidere la propria insegna nella loro carne. Si sente segnata allo stesso modo da quello che ha visto, ed ancora di più da ciò che ha provato.
    Alberi ovunque, la giungla incolta di cui Molly le ha appena parlato. Piume nella sua carne, come pugnali neri spinti abbastanza da raggiungere l'osso. E poi Alice, il suo teschio che urla ma non muore, i lamenti tormentati di chi avrebbe dovuto diventare un seme e trovare la pace nella terra del Giardino, anziché ardere e consumarsi anche dopo che il suo corpo è divenuto cenere.
    Dovrebbe averne paura, o forse pietà. Invece teme soltanto per ciò che dovrà affrontare quando il loro cammino sarà concluso.
    Diventare una cosa come quella?
    Lo guarda negli occhi, ci prova almeno. Non si chiede cosa nascondano le sue bende perché ha capito quanto molti segreti siano tale per un motivo. Sa che non ha le risposte che Molly potrebbe darle, ma non ha bisogno della verità. Ha bisogno delle carezze, che lui è stato il solo a darle.


    Tenere qualcuno in vita è un dono prezioso, Edward.
    La vecchiaia non le si addice, pensa Molly mentre ali meno agili di quanto non le vorrebbe la portano ad atterrare precipitosamente sulla spalla del samurai. La solitudine non le è mai piaciuta, neppure prima che la sua sorte venisse fatalmente legata al coyote di cui non smette di sentire la straziante mancanza. Fuggire alle questioni di Sissy è una necessità ma il buio orizzonte di quella distesa arida l'avrebbe uccisa, spingendola verso un sonno a cui non desidera cedere.
    Credeva di adorare le persone, perché si è sempre gettata senza un pensiero tra loro. Ha ballato con coloro la cui anima era suo dovere cogliere, ha corso sulle ali del vento mentre li accompagnava alla corte della Morte quando ancora il suo palazzo non era divenuto un rudere, consumato da inadempienza e follia. Scopre in quegli istanti che la realtà è diversa, e ciò che amava era sentire Jhonny lamentarsi di loro.
    Ti farò compagnia. Non penso di riuscire a prendere sonno.
    Non dice la verità perché non è abituata a farlo, e perché la teme assieme al molto di cui ha scoperto essere vittime coloro che raggiungono la vecchiaia. Il tempo l'ha maledetta, ha visto l'uomo con cui ha condiviso ogni istante divenire polvere per questo. Sa che un soffio di vento troppo forte potrebbe fare lo stesso a lei, per questo detesta l'idea di chiudere gli occhi, di sprecare anche solo un istante di quelli che le son rimasti cullata dall'incoscienza. Un mietitore che ha paura di morire, riderebbe di se stessa le fosse rimasto un po' del senso dell'umorismo che tanto a lungo le ha permesso di sopportare un malmostoso coyote ed i suoi striduli latrati. Lo farebbe, non fosse certa che qualsiasi cosa sia rimasta di Morte stia covando vendetta nei confronti di chiunque abbia contribuito all'esplosione dei colpi che l'hanno menomato.


    Passi nel deserto, le ombre sono pesanti a sufficienza da coprire la polvere che sollevano. Due paia d'occhi si perdono gli uni negli altri, le bocche cucite dal silenzio di chi non ha bisogno di parlare per capirsi. Molly aveva ragione, sarebbero arrivati con o senza fuoco, ma il falò gli permette di individuare più facilmente il gruppo di fuggiaschi contro cui Morte ha mandato i suoi Cavalieri. Un cavallo nero ed uno bianco trascinati per le redini così che i loro spettrali zoccoli non allertino le lepri prima del tempo, mancano il rosso ed il verde che non s'uniranno a quella caccia. E' passato molto, dall'ultima volta che hanno calcato assieme la terra degli uomini. E' passato molto, dall'ultima volta che l'han fatto senza portare nel viaggio di ritorno eserciti d'anime penitenti ed afflitte.

    Edited by Death Itself - 24/8/2022, 17:58
     
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    E' solo questione di prospettiva a volte. Una verità piccola basta a coprire una menzogna ben più grande se chi la sente è nella posizione giusta. Sissy era ciò che lui non sarebbe potuto essere mai e che per questo odiava eppure lui era di nuovo l'unico li a parlare con lei anziché blaterare di ciò che nessuna parola avrebbe mai fermato dal raggiungerli, l'unico tra coloro che la stavano accompagnando a voler essere qualcosa di diverso che una freddo scudo da porre tra il suo bel faccino e le pallottole che Morte avrebbe tentato di ficcarci.
    Oh si. Un sacco.
    Oh si che avrebbe fatto male, oh si che avrebbe dovuto urlare perché non è mica previsto che pezzenti come loro risalissero i gradini che son stati costruiti sui cadaveri della loro gente. Alza il tappeto del cosmo, ci troverai oceani di corpi. Sheol lo sa perché è da li che spilla il sangue che usa come arma, che è stato il suo primo amico e con cui troppo a lungo ha sperato di poter macchiare il volto di chi a versarlo ha contribuito. Dovresti saperlo anche tu, eh piccolina? Tu che da uno dei fiumi che l'alimentano sei nata, annegando chi era giunto ad ucciderti e ridandogli il respiro solo perché ci fosse qualcuno ad accudirti. Tu che ci hai sguazzato nonostante sia nata per ingrossarne il bacino, perché la Morte non avrà scettri o corone ma pur sempre Regina rimane.
    Sarebbe così facile staccarti la testa ora, aprire il tuo piccolo petto e lasciarlo su uno di quei sassi così che corvi e sole potessero fare ciò che in tanti han fallito. Uccidere un'aquila prima ancora che lasci il nido non è forse il modo più furbo per liberarsi del pericolo dei suoi artigli, dell'ombra crudele che proietterà su chiunque vorrà dilaniare col suo becco?
    Guardi la pistola, fosse per timore di ciò che puoi farne che Sheol non ti salta al collo avrebbe già tentato di rubartela. Poche gocce di sangue durante la marcia, le avresti scambiate per rimasugli rappresi della battaglia cui siete sopravvissuti a malapena, senza sapere che a causa loro non avresti potuto usarla per difenderti quando svegli sareste rimasti solamente tu e lui. Degli altri ha paura, certo, come potrebbe non averne? Luna l'ha quasi fritto nel tentativo di far andar le cose a modo suo ed il biondino al suo fianco è tanto buono e caro quanto veloce a calar la sua spada come una cazzo di mannaia.
    Avrebbe potuto seguirli da lontano allora, giocare non al lupo ma alla iena, attendere che il sole li rendesse stanchi ed il buio ciechi per colpirli alla nuca con una sonora sprangata. Sareste rimasti soli poi, voi due, e oh se si sarebbe divertito a farti urlare.
    L'avrebbe fatto, ci sarebbe riuscito davvero? Perché nemmeno in quello scenario riesce ad immaginarsi mentre ti ficca una mano in pancia ed un'altra nelle orbite, come ha fatto tante altre volte per svagarsi da quell'insulsa parodia di vita che il Silenzio gli ha donato?
    Ma farà più male a loro.
    Non mente, non ha bisogno di farlo perché risponderti così basta a nascondere il cazzo d'elefante che tutti attorno a quel fuoco stan fingendo di ignorare.
    Non ce la farete, creperete prima e allora Morte avrà l'eternità per calpestare la vostra anima o qualsiasi altra cosa sarà rimasta di voi. Avete fallito quand'eravate tanti contro uno, perché illudersi possa andar diversamente ora che siete in meno contro tanti? L'ha visto nella testa di Ginny, non molti son rimasti fedeli a Morte dopo che al vecchio teschio son saltate le poche rotelle sopravvissute al troppo tempo passato su quel trono. Ma voi non siete un esercito, solamente una banda di disperati che ripongon troppe speranze in una poppante che ha scoperto da meno di un giorno cosa significa uccidere. Un corvo decrepito come unica guida, tutta la strada del mondo da compiere prima ancora di poter solo vederlo il rifugio del Dio che vi siete messi in testa d'ammazzare. Le vostre ossa saranno un bell'arredo per chiunque sarà il prossimo a volerci provare. Quelle di Sheol in testa a tutte perché quanto bisogna essere idioti per seguire una carovana quando sai dell'assalto che è stato organizzato per farla saltare in aria?
    Com'è stato essere...qualsiasi cosa fossi?
    Si convincerebbe sia colpa sua non fosse più che certo che nemmeno a quello sarebbe buona. Si direbbe che gli ha fottuto il cervello in qualche modo durante gli ultimi istanti della cazzo di apocalisse a cui è sopravvissuto a malapena non fosse sicuro della propria stessa insanabile stupidità. Magari tra le fiamme c'è morto davvero, magari ora che Volpe se n'è andato le serviva qualcun altro che giocasse al bel paparino. Al vecchio bastardo avevan promesso la figlia in cambio del cuore marcio d'una sola maledettissima neonata. Se non è per menate simili che lo sfregiato s'è messo a cambiarle i pannolini e trascinarsela dietro nel deserto che cazzo l'ha convinto a non piantarle un colpo in testa?
    Ci credi davvero a queste cazzate?
    Taci Emme, cristoddio taci o quant'è vero che Superbia è puttana mi pianto chiodi in testa finché non becco il punto esatto in cui ti sei rannicchiata a fartela addosso. Stiamo cercando di far conversazione qua, non vedi? Un po' per non pensarci un po' perché son curioso davvero che hey, indovina un po' chi tra i presenti non è il prescelto di un bel niente. Sentiamo un po' dalla bastardella com'è che ci si sente, a spiccare il volo dopo una vita passata a gorgogliare nel fango. Sentiamo un po' cosa risponde e quanto le mani pruderanno per questo. Abbastanza o non ancora? Quanto serve perché Sheol si convinca finalmente a farla finita, a mandare affanculo la marcia ed i grandi propositi e prendersi quel che vuole? Se solo quella pistola si trasformasse anche per lui nella fottuta lancia di Longino, se solo le sue mani potessero investire oggetti tanto inutili del potere che invece è destinato alla bambina più sporca e stupida di tutto il maledetto caos. Ci andrebbe lui da Morte e non vorrebbe nemmeno il suo regno in cambio. TOC TOC, bussano a quest'ora del mattino, chi sarà mai? E poi BANG, un pennuto in meno e tanti level up per lui. Un ricordo così se lo sarebbe incorniciato, altro che spenderlo in droga e puttane. E dire che era solo ad un collo tirato di distanza.
    Non lo farai mai, stupido coglione.
    Ennò che non lo farò se continui ad essere così negativa a riguardo. Te ne accorgi Emme? Che sono io l'unico tra noi due a star facendo uno sforzo per evitare di riempirti di cinghiate, la stessa persona che prima o poi lo troverà il modo per ammazzarti ancora un paio di volte?
    Silenzio su, che la piccoletta avrà qualche altra coglionata da dire. Silenzio su, che i ratti Sheol li conosce bene e sa che si stanno avvicinando anche se non può vederli ne sentirli. Che si sbrighino, che di menare le mani c'ha più voglia che mai. Che si sbrighino che Emme in fondo c'ha ragione, e su di lei non le alzerà mai e poi mai.
     
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    Gentilezza, anzichè rancore. Consolazione, invece che rifiuto.
    Non s'aspettava da Edward meno di ciò che ha ricevuto, per questo è a lui soltanto che ha rivolto le proprie scuse. Menti particolari quanto la sua la forma d'intrattenimento più recente, per una bambola che dal non saper cosa fossero le emozioni è giunta a capirne fin troppo. Abbastanza da vedere quanto ogni uomo fosse identico ai suoi simili, quanto l'unicità che un tempo aveva invidiato si amalgamasse, quando i numeri iniziavano a far il loro gioco.
    Eppure, di tanto in tanto, una gemma brillava a lato della massa. Spesso in un solo ambito, perchè la particolarità è preziosa e chiunque la distribuisca, è stato parco nel riporla tra le mani di uomini e viaggiatori. E ciò nonostante interessante, capace per questo di risvegliare un interesse all'apprendimento che da tempo in lei s'era estinto. Se doveva crescere soltanto per imitazione, se doveva essere un patchwork cucito a stento tra i frammenti di coloro che vivevano in lei, scegliere con cura quali frammenti cucire e quali pattern imitare era un obbligo, oltre che un piacere. Forse non poteva far davvero nulla di tutto questo, ed il suo sviluppo avrebbe continuato ad essere indipendente, da coloro di cui si circondava. Lo stesso, aver vicino qualcuno come Edward era una rottura piacevole, delle routine che aveva ormai imparato a conoscere nelle teste altrui.

    « Avrei potuto fare di meglio. »


    Non sa a cosa si riferisce, quando le dice che ha fatto un buon lavoro. Non avverte volontà di mentire da parte sua, e per questo si convince del difetto del proprio sguardo, nell'osservare ciò che ha fatto quando Alice e la sua fine erano tutto ciò che desiderava. Ricorda un mondo più sottile, dettagli tagliati fuori dalla lama della sua assoluta concentrazione, rivolta alla violenza da perpetrare nei confronti della donna che l'aveva umiliata. Non si sorprende le manchino elementi, per giudicare il suo stesso operato, e se deve scegliere di fidarsi di qualcuno, perchè non farlo dell'unico che le rivolgerebbe frasi tanto concilianti.
    Sheol e Sissy non desiderano unirsi a loro e per quanto fisicamente prossimi, sono mentalmente lontani anni luce. Superare quella distanza sarebbe saggio, forse, ha conosciuto l'uomo bendato e la sua propensione al disastro. Coglie appena un guizzo dei sentimenti contrastanti che nutre nei confronti della ragazza, prima che i pensieri di quest'ultima riescano di nuovo a spaventarla. Se c'è qualcuno che è sicura di non poter capire è lei, forse perchè bambina non lo è mai stata. Forse perchè un dio l'ha già visto, e già ucciso. E tra le sue lacrime ed il suo sangue ha annegato quanto di più prezioso avesse, atto di cui è ormai rassegnata a pentirsi per il resto dei suoi giorni.

    « Io non ho bisogno di dormire. »


    Programmano la veglia, neppure avrebbe pensato di doverlo fare, svampita come sempre riguardo le differenze che intercorrono tra una creatura artificiale e chi invece è stato partorito, non assemblato. Riposa ancora di tanto in tanto, ore perse nel nulla dei suoi sogni assenti, ma da quando s'è accorta di non doverlo fare? Raksaka dormiva, lei passava ore ad osservarlo, prima di cedere ad un sonno simile. Da quando su un distante satellite è morta però, molto di lei è cambiato. A volte si domanda se è davvero l'automa che perse la vita in un lampo di luce, o solamente una sua eco. Voci nel suo spirito le dicono che non importa davvero, ed è sentendone il tuono ed il rombo che una nuova domanda raggiunge le sue labbra.

    « Non sei risentito, per ciò che t'ha tolto? »


    Di nuovo per Edward, di nuovo per se stessa. Ricorda la presenza fiammante nello spirito del guerriero, rimembra d'averlo trovato più simile a se stessa ed a quanto era abituata a trovare in coloro che tra i mondi, sceglievano di sopravvivere grazie ad una spada. Ne avverte il silenzio, cupo quanto il nulla che lei stessa cova, e conosce l'istante in cui la sua fiamma è stata estinta. Si domanda per un attimo cosa avrebbe fatto al posto suo, se Raksaka o Jacob le fossero stati tolti da un rintocco. Si chiede se la rabbia che l'aveva mossa nel primo atto di quella tragedia sarebbe perdurata, se Sissy avesse infranto Thamaja o un'altra delle ancore che aveva trovato nei suoi viaggi, per evitare che il nulla soffiasse via ogni suo tentativo d'avere una coscienza.
    Sicari stanno per giungere, Molly ne è convinta, non ha ragione per dubitarne. Si sarebbe unita a loro, se la pistola dell'avvoltoio avesse esploso verso di lei il suo ultimo colpo? Perchè non è Edward allora a seguirli, alimentando un astio da cui è libero per motivi, che Luna stenta a comprendere?
    La fine incombe, respingerla un sogno forse sciocco, forse degno. Prima d'afforntarla, Luna deve trovare un motivo per farlo. Una promessa non basta, dell'odio avverte le ustioni ma non il morso. Forse nell'unico a dolere per nostalgia e non passione, troverà qualcosa di utile o prezioso. Forse capirà quando Thamaja verrà estratta, nella lotta che verrà. Forse non è necessario che lo faccia, perchè è nata per essere strumento, e niente più.
     
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    Ali nere, polvere luminescente e corpo nero. La JigokuCho incominció a librarsi in volo, uscendo dal capuccio in cui si era nascosta durante il viaggio, per stare il più possibile vicina al suo prediletto Shinigami. Non la aveva avvertita, e stranamente sembró che la stessa non avesse sofferto alcun avere le ali e l'intero fragilr corpo schiacciato fra il tessuto ed il capo del ragazzo. Prese a volare, scrutarsi intorno e poi andó a poggiarsi sul piede destro di Edward, seduto com'era in riposo.

    Non sentiva troppo il peso di Molly, ma le sue parole lo fecero sorridere. Era vero, poteva tenere in vita qualcuno e ripristinarlo, indipendentemente da quanti strana fosse la vita dell'essere che guariva. Anche Luna, automa vivente, risultava fra le entitá che avrebbe potuto curare e negar la morte, ma non vi era riuscito con Volpe. Lo avrebbe voluto salvare, perché più di qualche altra persona prospettava come perfetto mentore di Sissy, e non Sheol il farabutto.
    Socchiuse gli occhi mentre le due interlocutrici parlavano lui. Ad ogni tentativo di chiudere occhio si ritrovava sempre nel suo mondo interno, privo di quell'enorme albero che aveva imparato ad assaggiare, ma con la sensazione che vi fosse qualcun altro al suo posto ad attenderlo.

    Ma la domanda che gli porse Luna interruppe il suo meditare in attesa che i suoi conpagni sarebbero andati a dormire. Non tanto quella domanda quanto la risposta che aveva dato lui un momento prima, ma fu alla domanda che si scompose dalla posizione di meditazione.
    Scostó lungo il suo fianco la sua arma, e poi, riaprendo gli occhi, allungó la mano sinidtra in direzione del focolare, aperta a palmo. La tese ferma qualche attimo, poi la scrutó e la riportó a se, guardandola con attenzione.

    Risentito? Non proprio. Sento la sua assenza, ma non é nulla di più di quando un giorno in taverna mi rubasti il suo potere, prelevandolo da me momentaneamente. Sono sicuro che, quando meno me l'aspetto, ritornera a farsi sentire. Di sicuro sará accasciato e morente da qualche parte in un angolo del mio essere, infondo é parte integrante di me e fin quando esisto non penso che lui possa smettere.

    Parole, per spiegare come e perché non era un peso per lui la mancanza di chi gli concedeva rapiditá, il manto di protezione ed un fedele alleato evocabile all'occorrenza. Ma erano solo parole per poter dire perché non ne sentiva la mancanza, del perché non doveva sentirla. Ma non era vero. Si sentiva abbandonato, azzoppato e menomato. Aveva sempre.contato si di Azul per i combattimenti, dato che le sue abilitá in combattimento erano sempre state le poche cose che lo avevano sempre reso meno fragile. Ora era di nuovo abbandonato a se stesso, ed avrebbe dovuto apprendere a come fare con le uniche sue forze ed abilitá. Proprio per questo meditava, proprio per questo voleva il primo turno di guardia. Era.colui che aveva.sofferto di più da quel combattimento, l'unico fra i tre che aveva sacrificato realmente qualcosa, perdendomo realmente. Dei tre perché non contava Molly né Sissy. Luna era ancora bella che integra e Sheol si stava ben che divertendo.
    Peró pensava pure che é solo durante le difficoltá, e le limitazioni, che si poteva progredire... Infondo, nulla di tutto ció era diverso rispetto all'espediente che aveva utilizzato ad Hueco Mundo per poter far carpire a Luna come innescare una correlazione fra lei e la sua lama. Anche lui realmente ne aveva bisogno, perché Shikai non é il rilascio finale della sua arma e sapeva che avrebbe potuto risvegliare il rilascio finale, il BanKai. Era curioso di comprendere qualche potere lo avrebbe atteso, e cosa avrebbe potuto fare. Ma doveva attendere, e meditare.

    Abbiamo Morte da uccidere e mi servi affilata più che mai.

    Sospiró, mentre lasciava la mano prima ciondoloni, poi ad accarezzare, con l'indice un pó pirgato ad anello la farfalla infernale che lo aveva sempre seguito, unico elemento che ancora gli faceva capire come della Soul Society lui facesse parte, e di quanto diversi fossero i Mietitori dagli Shinigami.

    Preferirei che dormissi anche un pó pure te. Non ne avrai bisogno, ma aiuta e parecchio. Non ti duolono più gli occhi? Non sei stanca di scatenare le tue peculiaritá continuamente? Seppur non la soffri, la stanchezza é sempre pronta ad afferrare chiunque di noi e ti voglio più pronta rispetto a quel luogo sabbioso e popolato di demoni chiamato Hueco Mundo... Io invece penseró solo a tenervi in vita e sani, sai bene che ci so fare su questo campo.

    Sorrise poi, ancora, esternando i suoi pensieri. Ricordava bene quella piccola avventura che aveva deciso insieme alla gentil bambola sorseggiando un caffé, e di come funzionó a fargli trovare pure una compagna di disavventure, oltre a quasi un amica in quel pazzo multiverso. Ma se quella volta fu a lei negata la possibilitá di usare capacitá se non tramite l'arma, questa volta era il contrario. Non pensava che si sarebbe mai potuto realmente atteggiare a maestro con Luna, perché aveva come la sensazione, fondata, che lei avesse giá vissuto molte più battaglie di quanto lui potesse immaginare, ed aveva incontrato più volti di quanti lui in tutta la sua vita.

    Edited by » Iro. - 12/9/2022, 20:25
     
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    Si fermano, vicini abbastanza da udire i loro respiri. Lui è pronto, sfila lo strumento dalla tasca in cui lo conserva, inumidisce le labbra pronto a soffiare nel bocchetto. E' lei a fermarlo, alzando un ossuto dito per sfiorare la sua lingua. La pelle si inaridisce, la bocca secca come avesse ingoiato una manciata di sabbia. Gemme di smeraldo scintillano nella notte, lei sorride alla minaccia nel suo sguardo. Lo lascia solo nel buio, entrambi i cavalli al suo fianco, la sottile figura avviata nelle tenebre. Ben presto di lei non rimane che il profumo, il pifferaio se lo porta al lungo naso. Inspira la Carestia conscio che chiunque altro morirebbe, ma non lui. Si amano da troppo tempo per potersi fare un simile male. La ama da troppo tempo per impedirle il suo svago, perché a lei il cibo non è mai piaciuto se non per poterci giocare.

    Sissy rabbrividisce, quando Sheol risponde al suo quesito. Non s'aspettava altro, ma era certa in cuor suo che Volpe sarebbe stato più bravo a darle quella conferma. Farà più male a loro, ma davvero le importa? Ginny era Vendetta ma ora il mondo è libero dai suoi passi, forse per questo l'idea di punire chi le ha fatto male non riesce ad entusiasmarla come dovrebbe.
    Farà male, forse è giusto che sia così. Sente nelle ossa che quella è la risposta giusta, ma allora perché nessuno riesce a spiegargliene il motivo? Forse non starebbe meglio sapendolo, forse tutti fingono di conoscerlo ma nessuno c'ha davvero capito niente. Sheol le somiglia abbastanza da farla sospettare che anche lui sia perso almeno quanto lei, e chissà perché al posto di farle paura, quella prospettiva la consola.
    Tocca a lui fare domande, Volpe ne faceva raramente ed ancora meno spesso non avevano a che fare con quanta fame avesse, o quanto le sue gambe fossero stanche. Pensare fa bene, le impedirebbe di impuntarsi troppo su ciò che la spaventa se solo il diavolo non fosse fissato quanto lei a riguardo. Ripercorrere quegli istanti è difficile, ed al contempo naturale quanto respirare? Maledetti controsensi, più cerca di raccapezzarcisi più le gira la testa. Volpe una volta le aveva detto che ogni sua ruga era una preoccupazione che non era riuscito a togliersi, da allora ci aveva provato davvero a non perdersi in grattacapi perché non voleva assomigliare ad una prugna secca. Prima che quella storia finisse, in qualsiasi modo l'avrebbe fatto, era sicura che si sarebbe raggrinzita fino a somigliare ad una noce.
    Mi sono sentita...giusta. Come un fiore che sboccia dopo una notte troppo lunga.
    Le parole mancavano, la bocca incapace di pronunciare ciò che non sapeva come esprimere. Ci provò ma impiegò del tempo, speso nel fissare il fuoco come se l'incessante moto delle sue lingue potesse suggerirle cosa si prova mentre per la prima volta si vola, dispiegando ali che nemmeno si sapeva di avere.
    Ma anche sbagliata, come chi cerca di sedersi su un posto già occupato.
    Era stato tante cose assieme, spaventoso e bellissimo, eccitante e distensivo, e altro a cui non avrebbe mai saputo dare un nome. Rifletterci richiedeva energie che la lunga marcia aveva esaurito, e senza nemmeno accorgersene Sissy iniziò a ciondolare il capo, finendo per lasciarlo cadere contro il petto del diavolo seduto al suo fianco. Volpe era freddo fin da quando l'aveva conosciuto, i suoi abbracci gelidi e secchi come quelli di una pietra antica. Sheol era diverso, era caldo, era vivo. Aveva un cuore che batteva, forse anche troppo. In quel calore sarebbe stato facile prendere sonno. E forse sognare qualcosa di diverso, dalla fine che avrebbe dovuto diventare.
    I cuccioli d'aquila, che vengono spinti fuori dal nido così che imparino a volare...
    Alzò le mani, incrociandone i pollici a formare delle ali. L'ombra che proiettava sulle rocce alle loro spalle non la poteva vedere, ma sapeva a cosa avrebbe somigliato. Un'aquila, o più probabilmente un piccolo corvo. Uno come lei, a cui fece sbattere le ali qualche volta prima di sciogliere le dita, uccidendone l'illusione.
    Un'ultima frase prima di chiudere gli occhi. Un'ultima risposta, prima di non volerne più per un po'.
    Penso di essermi sentita così.


    Per ogni parola che Edward pronuncia, l'invidia di Molly nei suoi confronti cresce. La sicurezza con cui sa di poter ritrovare ciò che ha perso, l'apparente certezza con cui pronuncia lo scopo della loro folle spedizione come se fosse un compito come tanti altri, non diverso dal soffiarsi il naso o cacciare un cerbiatto. Era come lui una volta, è questo a farle davvero male, e non può neppure incolpare il Tempo e la maledizione che le ha imposto per aver perso la luce che non sente più sua da tempo.
    Ogni mietitore legato a Morte da un vincolo più forte del sangue, più forte del destino. Se la testa marcisce è naturale che prima o poi anche al resto del corpo spetti un fato simile, e se tra tutti i suoi compagni era tra i pochi a non essere ammattita lo doveva al Coyote che al suo fianco aveva stretto i denti più di tutti. Molti credevano che Jhonny fosse la Sfortuna e non avrebbero avuto torto nel farlo, eppure quando Morte li aveva eletti a propri vassalli non era stato chiaro sui loro nomi. Perché è così che funziona davvero, lei l'aveva capito e per quanto avesse cercato di spiegarglielo, Jhonny non aveva mai imparato. La fortuna e la sua antitesi non esistono davvero, è lo sguardo che le scruta a dare ad una ed all'altra il proprio nome. Ora che il Coyote non era più al suo fianco a prendersi il peso della parte peggiore del loro accordo, era forse giusto toccasse a lei farsene carico?
    Ogni Morte deve vivere, ogni Morte deve morire. Questa è la legge.
    La regola a cui l'attuale incarnazione della fine tentava di fuggire, deviato nel suo percorso dall'amore che non avrebbe mai dovuto provare. Una profezia che si rivela a se stessa, perché solo quando un Giardiniere smetteva di adempiere ai propri compiti il sangue dei caduti generava un successore. Molly si era sempre vantata di essere brava nello scrutare lo spirito delle persone, nel saperle comprendere come si fa con un meccanismo di cui si conoscono gli ingranaggi. Aveva sempre fallito con colui che l'aveva maledetta due volte, prima impedendole di morire e poi dandole un becco ed un paio d'ali. Forse per questo il suo piano era fallito, ed avrebbe in eterno pagato per il suo errore. Forse per questo tornava a pensarci, consapevole di non avere che un altro tentativo per raddrizzare quel brutto torto.
    Voi la accettereste, sentendo scoccare la vostra ora?
    Lei non l'avrebbe fatto. Avrebbe volato più veloce del vento, si sarebbe nascosta dove neppure il buio l'avrebbe mai più trovata, avrebbe tratto gioia dal riuscire a gabbare un'altra volta l'universo secondo cui avrebbe già dovuto essere sepolta da tempo, un mucchio d'ossa come i tanti di cui lei stessa aveva riempito altrettante bare.
    Loro potevano davvero dirsi differenti? Se la risposta fosse davvero stata si, allora una speranza l'avevano davvero.
     
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    Fiori, troni, ovetti appena schiusi ed ancora caldi e viscidi d'albume. Libricaseautofoglidiggiornale, perché no? Sheol ha smesso di ascoltarla quando la sua testolina gli è cascata in grembo, le piume sottili e secche del suo copricapo contro la sua maglia resa dura da macchie di sangue secco.
    Alza la mano, fottuto codardo.
    Lo fa.
    Nessuno sta guardando. Sono tutti troppo impegnati a conoscersi, a fare i cazzo di filosofi e fingere di non sentire il fiato della Morte sul collo.
    Sente più del suo fiato. Sente ogni suo respiro, il lieve peso di un corpo troppo leggero per sostenere un nome simile poggiato contro di lui.
    Uccidi. Divora. Vola al posto suo. Cadi al posto suo.
    E' l'attimo perfetto. Non gliene capiterà un altro così.
    E' il sangue a parlare? Sicuramente è lui a trasformare le sue dita in artigli, ogni unghia un coltello.
    Lui non gliel'ha chiesto. Chi l'ha fatto al posto suo?
    Fallo. Fallo. Fallo. Fallo, ti prego.
    Non è più Emme a parlare. Non è mai stata lei e fin qua ci siamo arrivati tutti, ma allora chi? Non il Silenzio che figurati se si mette ad infangare così il suo buon nome, non quell'altra Morte perché è abbastanza certo che non suonerebbe così gentile alle orecchie fasciate di chi l'ha presa a sprangate in faccia.
    Lo sa chi è, lo sa cristoddio, non fate i sapientoni. Vorrei vedere voi al posto suo. Riuscireste davvero così facilmente ad ammettere di essere sempre stati soli? A dirvi che la voce in testa che vi suggerisce il peggio è la vostra, e vi appartiene molto più della maledettissima mano che oggi non ci vuol stare a sentire le vostre stronzate?
    Che domanda del cazzo.
    Una macchia di sangue a terra, niente più artigli per lui. Solo dita che calano sulla sua testa, non per spaccarla ma per carezzarne i capelli. Bravo, così, fai finta di niente. Parla d'altro, fallo a bassa voce perché lei sta per dormire, distraiti. Ditti che rispondere a quegli idioti è più divertente, prendere la loro speranza e ficcargliela dove non batte il sole meglio che fare ciò che ogni figlio di puttana con due grani di sale in zucca farebbe al posto che coccolare il cucciolo di mostro che gli è stato appioppato da un morto. Non è nemmeno stato lui ad uccidere la vecchia Volpe dunque Eddy, amico mio, guascone, perché non te la appioppi tu la bimba più letale del west?
    Provaci e ti strappo il fegato e te lo faccio mangiare ma hey, almeno c'è un bel fuoco, lo arrostirei prima di servirtelo. Luna, vuoi provare tu? Che sei tanto più forte, che al sangue puoi rispondere col marmo e strapparmi il cuore così che forse, e dico forse, questo odioso miele sia tu a doverlo trangugiare? I demoni hanno il palato delicato, la dieta a fango e budella e cattive intenzioni si sposa male con le cucchiaiate di zucchero che la cucciolotta qua mi sta costringendo ad ingoiare.
    Tu no corvetto pallido, che il tuo nome manco mi son dato la pena di impararlo. Tu no che sei vecchia, tu no che puzzi quasi quanto lo faceva Volpe. Tu no che non hai mai contato un cazzo, ne mai lo farai.
    No che non lo accetteremmo.
    Giochiamo assieme piuttosto, di bottiglie non ne abbiamo e con le bende è difficile nascondersi dietro il cespuglio a limonare. Giochiamo a prenderci sul serio, a dare peso alle gracchianti stronzate del pennuto geriatrico che starebbe meglio su uno spiedo che sulla vostra spalla.
    Che la morte debba vivere lo sappiamo tutti, Sheol meglio perché c'ha provato davvero ad impedirglielo. Che debba morire è la gran cazzata perché se nemmeno lei, col suo trono e le sue falci ed il suo esercito di polverose ombre assassine è salva da se stessa che cazzo di senso ha sbattersi per poterla sostituire?
    Ma le sue grida le abbiamo sentite tutti e non fingiamo di non aver capito cosa volessero. Se non le avessimo sbattuto in faccia un No abbastanza forte, non saremmo mica qua a raccontarcelo.
    Per questo meriteremmo di essere ammazzati come cani.
    E chi non se lo merita dopotutto. E chi non ci finirà prima o poi, che morire di vecchiaia in un letto fa schifo ed anche non lo facesse credete davvero spetti agli stronzi che con spade, sputi e cazzotti si son messi in testa di andare a bussare alla porta della fine e dirgli hey, grandissima, bel lavoro, ora per favore buttati in una fossa e restaci?
    Sissy dorme, sonni sereni non credo proprio e non solo perché ha visto un centinaio di persone andare all'altro mondo bruciando appena ieri. Immaginate solo per un attimo di essere nei suoi panni, se ci riuscite. Un aquilotto
    gettato giù dal nido, che a volare c'ha appena appena provato. Riuscireste a riposare mentre precipitate, incerti se bacerete prima il suolo o il vento?
    Forse allora anche voi vorreste un diavolo a stringervi a se. Forse allora anche voi vorreste Sheol a carezzarvi i capelli.
     
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    Sorride, in risposta all'insistenza di Edward riguardo il suo riposo. Non si pronuncia altrimenti, conscia di quanto lui sia pronto a sacrificarsi, anche quando non ne ha alcun bisogno.
    Chiudere gli occhi non la aiuterebbe, il silenzio mentale di cui avrebbe bisogno irraggiungibile, finchè i cuori di chi la circonda saranno mossi dalle onde, della marea che assieme si sono preposti di solcare. Per lei è ancora più semplice, perchè semplici sono le leggi che è stata cresciuta per seguire: non esiste riposo, per una preda. Molly li ha avvertiti, più di tutti gli altri lei ne ha saggiato la certezza. Morte non attenderà immobile il loro arrivo e sulla strada che devono percorrere, ha certamente già mandato i migliori tra i suoi assassini.
    Tutto per la bambina che s'addormenta in grembo a Sheol, per colei che sola è destinata a prendere la forma di una nuova, e più gentile fine. Luna l'ha già sfiorata, sulla superficie di un satellite simile a quello che bagna il deserto con i suoi argentei raggi. Ne è già stata marchiata, insensibile da quel giorno a molti mali, perchè se una bambola può soffrire è più difficile strappare sangue, o un urlo ad uno spettro. Ecate, la creatura che quel giorno ne aveva salvato la forma, donandole un volto attorno a cui ricostruire il resto del suo essere. Aveva patteggiato con la stessa Morte di cui stavano cercando la casa, per permetterle di tornare? Aveva soffiato a lei la proprietà della sua vacua forma, oppure non v'è aldilà per chi non è mai nato, nessuna consolazione e nessun giardino ad attendere chi come lei, è stato fatto per essere nulla anzichè qualcosa?
    Ha visto la morte più volte, spesso da vicino. La propria o quella altrui, perchè chi vive attraverso la propria lama spesso si trova a camminarle a fianco. Poche volte però, ha dovuto riflettervi. Poche volte l'ha fatto aldilà dell'istinto, che le ha sempre sussurrato di rifiutare la fine, elargirla a chiunque altro piuttosto.
    Molly richiama la sua attenzione a tal riguardo, recitando versi che Luna ha già sentito pronunciati dalla mietitrice che ha raccolto ogni elemento, di quella sparuta compagnia. Non aveva prestato attenzione a quella frase, quando era stata Ginny a pronunciarla, la rabbia la cui essenza ancora pesa come un vuoto troppo simile a quello che a lungo tempo ha rifuggito, ancora troppo calda in lei quando la rossa gliel'aveva riferita.
    Trova oziosa la domanda, però, e superflua la risposta che Sheol fornisce loro, non perchè irrealistica ma perchè inutile alla causa. Il diavolo ne è certo, Luna poco meno, perchè ha conosciuto tanto il desiderio di vivere nei suoi aspetti più ferali quanto disperazioni profonde a sufficienza, da pregare per una liberazione come quella a cui il teschio verso cui son diretti si nega. Sa perchè Molly l'ha detto, sfiora i suoi pensieri come fa con quelli di tutti gli altri, ma non ha intenzione di assecondarla in quel retorico vicolo cieco. L'inazione non fa per lei, il cuore di tuono che custodisce palpita d'impazienza, ma se non è sfoderando Thamaja che può sfogarla, cerca almeno di affilare la lama della propria mente, fornendole informazioni che non conosce e che forse, di fronte al secondo Dio che è chiamata ad uccidere, potranno rivelarsi più utili di vuote chiacchiere.

    « Chi ha deciso che debba essere così? »


    Nessuno glielo ha mai detto, neppure Ginny. Danzano al ritmo della stessa musica, a lei non importa capire le note che giungeranno, ma a chi appartengono le mani che suonano e compongono. Forse c'è qualcuno che più di Morte merita di trovarsi innanzi a lei, tra loro una lama nera. Forse c'è qualcuno che più di Morte ha interesse nella loro ignoranza, così che battersi spetti solo a chi non guarda sufficientemente lontano.
    Non si aspetta una risposta, probabile sia solo troppo nuova a quel mondo di spettri e morti che camminano, per comprendere la provenienza delle loro leggi. L'irrequietezza non si estingue, fa eco a quella che prova Sheol, per quanto le ragioni siano diverse. Al contrario suo non disprezza la pace, finchè è solida e reale, ad innervosirla il pensiero di sguardi invisibili ad osservarla. Un prurito non le da tregua, non sa se è reale o lo sta solamente immaginando, influenzata da quando Molly è stata certa dei suoi avvertimenti. Sa però che sta meglio di fronte alle zanne di un predatore, che sotto il suo sguardo distante. Se devono colpire, lo facciano in fretta. Prima che sia lei a decidere di fare la prima mossa, avviandosi sola nel buio di quel desero, alla ricerca di coloro che per le sue scelte la vorrebbero punire.
     
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    Samsara. La morte non è la fine, ma solo l'inizio di un nuovo ciclo. Così gli era sempre stato detto in accademia, così gli aspiranti Shinigami potevano apprendere a cuor leggero le tecniche finire un Hollow ad arma bianca. Perché un essere morto non cessa realmente di esistere, diviene energia alla base dell'essere da cui nascerà. La sua stessa spada ne era una dimostrazione, appartenuta ad uno Shinigami morto con disonore da parte dei più, ma per un nobile scopo. Lo avvertiva, ciò che era al suo interno custodito, ciò che si celava dentro quella katana mutante. Un energia particolare che neanche lui aveva ancora ben chiaro come era riuscito a possedere.
    Da quando la sua seconda identità taceva, scomparsa nel nulla a causa dell'incantesimo che quel colpo fantasma di revolver gli aveva inferto, sentiva ancora di non essere solo, ma di non aver più alcun compagno quanto più un arma, idonea per i suoi scopi e per i suoi intenti.
    Non più fiamme a proteggerne la carna, ma pura energia vitale sotto il suo totale controllo.
    Inspirò, ed espirò, profondamente, mentre sia Sheol che Luna terminavano di rispondere. Non rispose lui. Preferì rimanere ad ascoltare, mentre riponeva la sua arma, tenendo con la destra il fodero e con la mancina l'elsa.
    Chiuse gli occhi, giusto per un istante, gli parve quasi di avere il lieto procedere dalla silente entità che sempre al suo fianco, ed a quello di Azul, aveva combattuto ed arrecato danno, sia a loro che ai loro nemici.
    Poi fece riscorrere l'arma verso fuori, ma qualcosa di diverso avvenne. Non più solida, la ma prese a deformarsi, divenendo una scia luminosa di sfere dorate. L'elsa stessa fece la medesima fine, e pure il fodero.
    L'arma intera di Edward scomparve, divenendo sfere di luce che, sospese dapprima a mezz'aria, presero a vorticargli attorno alle mani.
    Troppa quiete in quel luogo, attorno al focolare. Troppe entità ancora vigili, ed il momento in cui Sissy prese ad apisolarsi era idoneo per un a agguato. Non che lo sapesse, semplicemente aveva preso abbastanza condifenza in se, e nei suoi pari, da poter tentare di rivelar loro la nuova natura della sua arma mietitrice di anime.
    ...Ban Kai. Izanagi...
    Lo disse a flebile voce, il giusto per far sì che chi lo circondasse potesse assistere ed udire, Sheol compreso.
    La sua falena spirituale prese a girar lui intorno, danzando con quelle sfere di luce dorata e candida, mentre esse si univano e dividevano, aumentando e diminuendo di numero.
    Era felice di esser arrivato a tal punto della sua evoluzione e, ponendo i palmi rivolti verso l'altro, fece sì che parte di quelle sfere, che ubidivano il suo volere, andassero lì a condensarsi.
    Presero a mutare, allungandosi ed andando a rispecchiare i due volti dell'arma di cui si era da sempre abituati a veder in mano al ragazzo, Una era la spada grezza, con un foro nella lama, manico da bendaggi verde acqua avvolto e la culminazione a forma di un ascia da battaglia, tenuta con la mano destra.
    L'altra era un arpione, dorato anch'esso, con rifiniture verde acqua a formarne una cresta, tenuta con la mano sinistra. Una cosa era diversa dal solito, questa volta nessuna catena legava le due estremità, divenendo due entità distinte e separate.
    Le guardò, poi le fece lievemente roteare, affinché il manico di ambedue potesse essere rivolto verso l'esterno. Guardò Luna, e poi Sheol. Guardò pure Molly, che ancora stava sulla sua spalla. La osservò nel dettaglio, dato che non aveva ancora mai fatto nulla del genere, troppo abituato a dover agire più che scrutare.

    Indirizzò poi l'elsa della spada in direzione di Luna, e l'uncino in direzione di Sheol. Conosceva bene le peculiarità di Luna, aveva ormai compreso come affidarle potere non fosse una mossa avventata, ed aveva visto come Sheol tenedeva all'auto lesionismo, conscio di come aveva combattuto nel turbine del Maelstorm con tutto il suo essere. Era stato confinato a ruolo di Supporto da lui stesso, e vedere una Luna combattere con due spade e Sheol aver più risorse al suo arsenale non gli dispiaceva. Era il momento buono per potersi organizzare? Probabilmente, o così sperava. Non sapevano contro chi stavano andando, ne avevan avuto un assaggio, ed armarsi al meglio era la cosa migliore da fare.

    Prendete. Con l'arpione la mia energia vitale sarà sommata alla tua, invece la spada ha un bel effetto sulle tecniche che danneggiano l'utilizzatore per far più danno. Non dovrei spiegarvelo, e penso lo sappiate ormai bene. Ma vorrei farvi aggiungere queste due possibilità al vostro arsenale, almeno per il momento.

    Appena la mano di Sheol avrebbe sfiorato l'impugnatura di quel amo formato gigante, le loro energie fisiche sarebbero state messe in contatto, non la loro psiche, ma ogni ferita sarebbe stata in parte cicatrizzata al danno dell'altro, e viceversa. E vedere una Luna con due spade non gli dispiaceva affatto.

    Nulla di che. Prima volta che il bankai viene dunque utilizzato. Rimangono sfere di energia, scariche di ogni qual si voglia potere capacitativo per il momento, intorno ad Edward, dunque non è rimasto sprivo di ciò. Però cede una copia della sua spada a Luna ed una copia del suo arpione a Sheol. Sono liberi di accettare o rifiutare la proposta.
     
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    Molly china il capo, quando Sheol risponde per tutti. I suoi timori, come sempre, erano fondati.
    Non era stata la vecchiaia a portarglieli, li aveva sempre portati con se. Fino alla notte prima però v'erano gli ululati di un coyote a sovrastarli, e prima ancora i suoi baci a chiuder loro la bocca.
    Non rimane che Sissy allora, in lei ogni speranza abbia mai covato. La osserva, addormentata e stretta alle braccia dell'uomo insanguinato, e si dice che non avrebbe potuto trovare luogo più sicuro in cui riporla. Conosce quelli come lui, bende e corna non lo rendono diverso. L'odore dei loro peccati li segue sempre, e non vorrebbe che altri che un dannato accettassero il peso di condurre un nero angelo, al trono d'ossa che lo attende.
    Mentre Edward prepara se stesso ed i suoi compagni ad una lotta invisibile, ma di cui ognuno di loro avverte pesante e caldo il fiato sul collo, apre il becco per rispondere allo sciocco quesito di Luna. A farlo al suo posto un'ombra sottile, al confine tra il loro rifugio e la notte che lo circonda.
    Non è stato nessuno, tesoro.
    Cammina piano, per questo non l'hanno sentita. Le gambe tanto sottili da essere fragili, il peso tanto esiguo da non disturbare le rocce a cui lo affida. Ad avvolgerla un abito elegante, troppo largo sulle sue ossa smagrite. La pelle tirata, ed al contempo cadente, le vene sottili e pallide e ciò nonostante visibili oltre il sottile velo che le separa dal vento. Indossa gioielli pallidi e sottili, delicati quasi quanto lei. Non una dama e neppure uno spettro, chissà se la compagnia che circonda il corvo bianco ha imparato a cogliere la differenza. E' una mietitrice.
    Qualcuno ha mai imposto al sole di tramontare e sorgere? Qualcuno ha mai detto alla luce di scaldare, ed alla notte di nascondere?
    Dice il vero, per questo Molly non obietta. Troppo abituato alla logica che si impone, l'uomo non è pratico di ciò che sfugge alle sue arbitrarie regole. Nessuno ha scelto, e tutti lo sanno. Certi meccanismi non sono più facili da cambiare di quanto non si possa comandare ad un fiume di non scorrere, o alla pioggia di non cadere. Il fatto che Morte ci stia provando, che ci stia riuscendo, non parla di quanto certe leggi esistano solo per essere spezzate. Quanto piuttosto di quanto la vostra sia un'impresa disperata, ed il fallimento tutto ciò che v'attende.
    Non tutti gli orologi hanno bisogno di un orologiaio.
    Procede sinuosa, per quanto la sua forma glielo permette. Sorpassa senza esitare la linea che separa il temporaneo rifugio dal deserto che i suoi abitanti hanno scelto di attraversare, delineata dalla luce delle fiamme che hanno acceso per scaldarsi. Sorride dolce mentre osserva ognuno di loro, lo sguardo pungente come quello di una vecchia amante. Molti le hanno chiesto, nel tempo, perché abbia scelto d'apparire quell'aspetto. Nessuno di coloro che ha ricevuto una risposta è rimasto vivo per poterla condividere.
    Dunque è lei.
    Un passo ancora prima di fermarsi, distante dal fuoco quanto lo sono tutti gli altri. Potrebbe fare parte del vostro gruppo, ed in un certo senso è vero che lei è sempre stata li. Non fisicamente, non con labbra gentili per rispondere alle vostre domande, perché questo è un privilegio che spetta soltanto alle pecore del gregge che le è stato dato da accudire. Eppure ognuno di voi ha sentito le sue dita nelle viscere e sulla gola, la sua lingua secca scorrere fino all'orecchio per versarvi veleno e miele.
    Osserva Sissy, sulla cui pelle Sheol può avvertire scorrere un brivido. Forse è un caso che sia giunta assieme al sonno. Forse invece è l'esatto opposto.
    Posso sedere con voi?
    Rimane in piedi, le braccia strette all'esiguo corpo, eppure nessuno scambierebbe la sua fragilità con debolezza. Molly sapeva che qualcuno sarebbe giunto, non s'aspettava che a farlo fosse un membro della cavalcata dell'apocalisse. Prima che gli altri possano rispondere alla sua domanda, prima che possano pronunciarsi a riguardo, tenta di avvertirli del pericolo che assieme a loro sta correndo.
    Lei è...
    Oh, sanno bene chi sono. Non c'è anima tra loro che non abbia già conosciuto.
    Dismette le sue parole come quelle di una bambina sciocca, ignorante nell'ovvio. Confronto a lei nessuno è più di un infante, perché solo i Cavalieri sono al fianco della Morte fin dal giorno in cui per la prima volta egli ha suonato le sue campane.
    Basta guardarla per sentire la gola secca, le labbra chiudersi, e lo stomaco gorgogliare. Di sangue ed occhi, cuori o lame, inquieti spiriti da gettare alle fiamme o passare a fil di spada. Nessuno di coloro che si è unito alla marcia verso la fine del mondo non conosce il suo nome, non l'ha provata almeno una volta. Le presentazioni sono superflue, ma se questo è il desiderio di colei che li guida allora Carestia obbedisce, rivelando il proprio nome. Ed attenendo risposta, perché è giunta per uccidere. Ma questo non vuol dire che debba essere ineducata, o che abbia bisogno di minacciare prima di farlo.
    Sono la Fame. E vorrei bivaccare con voi, se non vi spiace.

    Edited by Death Itself - 6/11/2022, 13:22
     
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    Edd. Eddie. Eddieee. Che tu sia benedetto cazzo, che gli dei bastardi scendano dai loro troni purulenti e ti bacino in bocca. Si mettano in ginocchio e ti facciano pure un bel servizietto già che ci sono, perché no? Tu si che ci sai fare porca troia. Tu si che dai a Sheol una ragione per distrarsi dal pulcino nero che riposa tra le sue braccia, questioni più divertenti e pratiche su cui concentrarsi della filosofia spicciola vomitata dal fragile becco della cornacchia sulla tua spalla. Crederebbe che tu lo voglia fregare non avesse iniziato a conoscerti ormai, a scorgere sul tuo viso la fottuta bontà di un imbecille in piena regola. Il tesoro che tutti cercano, la bimba dell'apocalisse per cui tutti quanti attorno a questo fuoco son disposti a beccarsi una pallottola in fronte giace inerme tra le mani di chi a malapena riesce a razionalizzare la ragione per cui non l'ha ancora sgozzata e tu che fai? Gli dai un'arma.
    Campione, vero chad, basatissimo ottima rasatura belle palle. Fidati che di matti Sheol se ne intende, l'ha fondato lui il club santo cielo ed ora non vorrebbe far altro che appiccicartene la spilletta al petto, legartela ad una costola magari per assicurarsi che nessuno possa mai privartene.
    Lo diverti, sinceramente, e t'apprezza per questo. Un po' come s'apprezza il giocattolo preferito, quello che si vuol rompere per ultimo. Un po' come s'apprezza la bottiglia d'alcol migliore, quella che esploderà nelle fiamme più spettacolari quando infine verrà gettata nel fuoco.
    Accetta il tuo dono con l'incredulo sorriso che le bende ti precludono, stringe l'enorme amo di luce chiedendosi che bei pescioni potrebbe pescarci. Tutto pur di fuggire al pensiero che non vuole, tutto pur di non cedere alla consapevolezza che non accetta, sarebbe persino arrivato a rivolgerti parola se solo una bella straniera non avesse scelto proprio quel momento per rendervi partecipi della sua opera di stalking.
    Ma certo splendore.
    Certo che la conosce. Certo che la conoscono tutti, bella come un pugno in un occhio ed invitante quanto una coltellata nello stomaco. Se la cava, interpreta bene il suo ruolo, nessun dubbio sul motivo che l'ha portata a raggiungervi e non certo perché un corvo rachitico v'ha avvertito che sarebbero giunti. Un solo errore, di quelli piccoli ma sufficienti a far la differenza tra un'allegra chiacchierata al chiar di luna ed una mano artigliata presto stretta alle sue rinsecchite viscere.
    Vero ragazzi? Vero che può?
    Ha guardato Sissy. Con quei suoi occhietti da tossica in astinenza, con quel suo sguardo da elegante cataclisma, l'ha guardata e nel suo sonno la bambina ha tremato. Nemmeno per sbaglio Sheol ammetterebbe di volerla proteggere da mali ben peggiori di se stesso. Nemmeno sotto tortura confesserebbe ciò che neppure Emme, che abita nella sua fottuta testa, è riuscita a strappargli. Dovrebbe forse significare che qualcosa gli impedirà d'agire di conseguenza? Di prendere a calci il tuo culo secco, di fare a te ciò che non è riuscito a fare a Morte? Quanti poveri bastardi come lui fanno quel che fanno senza uno straccio di ragione. Quanti uccidono e profanano perché non hanno altro a farli sentir bene, a dargli una ragione per alzarsi dal letto la mattina. Non ha bisogno di un motivo, ne di quello vero ne dei tremila che si potrebbe fabbricare se soltanto gliene importasse un accidente. Gli basta in dito che solleva, non il medio che vorrebbe ma l'indice che estrae e punta. Gli basta l'idea di scoprire com'è che la Fame è fatta dentro, perché curioso non ha mai smesso d'esserlo davvero.
    Guarda, c'è un posticino per te. E' proprio li.
    Indica il fuoco, è li che ti vuole. Li che ti ci vedrebbe bene, magari legata ad un bel palo e cosparsa di benzina non per render più rapido il tuo trapasso ma più fulgido il falò asfissiante che trarrebbe dai tuoi ossicini. A tutti è sempre piaciuto bruciare le streghe no? Per purificare la loro anima, per buon auspicio verso il raccolto, perché nessuno dovesse temere di finire malato e magro come te. Non ha mai funzionato ma hey, vuol forse dire che non dovrebbero provarci? In fin dei conti nessuno ha mai fatto arrosto te, magari era quello l'errore. O magari niente di tutto ciò ha mai avuto senso e le fiamme non hanno mai avuto alcun potere, magari eran solo bastardi a cui si rizzava soltanto mentre una baldracca abbrustoliva a causa loro. Sheol non giudica, non potrebbe. A lui dopotutto van bene entrambe le versioni.
    Ci vai da sola o ti ci dobbiamo convincere a schiaffi?
    Prendi le tue buone maniere, prendi il tuo spettrale savoir faire e ficcateli su per il culo, grazie mille. Lasciaci un po' di spazio perché Sheol ha un nuovo gancio da provare e sa già bene dove gli piacerebbe metterlo, magari abbastanza a fondo da poterlo ritrovare quando ravanerà tra le tue viscere con entrambe le mani. Sissy dorme, le sue maledette manine non spareranno più per lui ma pensi davvero che questo basti a salvarti? Non ha ucciso la Morte, questo è vero, ha anzi rischiato di essere lui a restarci secco. Come credi che l'abbia fatto sentire tutto questo? Più arrendevole, più pavido, più pronto a consegnare tra le tue gracili braccine l'unica cosa di cui ha scoperto importargli davvero qualcosa?
    O piuttosto più incazzato, più affamato. E' il tuo campo questo, capiscilo quando la runa di sangue sbuca dalle sue bende splendendo umida dei riflessi delle fiamme a cui t'ha promessa. Sei la Fame. E lui non ha mai avuto nient'altro.


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    Diplopia
    Il mondo è un sogno, Dio sta dormendo. E' dalle tenebre di questo sonno che emergono gli universi ma l'oscurità è fitta, e se nemmeno le divinità riescono a spingere il loro sguardo oltre questa notte che possibilità abbiamo noi? Sheol non è nato cieco. Aveva occhi un tempo ma furono coperti prima che potesse aprirli, nascosti da chi sapeva che era meglio non capisse mai. Quanto fosse crudele illudersi di vedere. Quanto fosse umiliante vivere, guidati da percezioni così umili e fallate, quanto tutto questo non fosse altro che un gioco. Pianse mentre veniva fasciato, bende nere a premere su bocca ed orecchie ed occhi e naso, chiudendolo al mondo che tanto non avrebbe mai visto davvero. Pianse e pianse finché qualcuno non rispose. Un Uomo Nero, una voce muta nella notte.
    Ed ora Sheol vede. Vede la Verità che gli altri rifuggono, dentro il cuore degli uomini ed oltre i loro inganni, guarda dove a nessuno dovrebbe esser concesso mai. Anche se la mente si ribella e tenta di fuggire, anche se il buio è fitto ed i suoi occhi non bastano, e forse solo un giorno saprà. Quando di occhi ne avrà abbastanza, e saranno aperti a sufficienza. Saprà cosa c'è dopo tutto questo. Cosa ci attende tutti, quando l'alba sorgerà.

    Abilità di Status di Lv3, garantisce due Status: il primo permette a Sheol di svelare le intenzioni di coloro su cui posa lo sguardo, capendo ciò che stan per fare nel momento in cui decidono di farlo e comprendendone le vere intenzioni. Il secondo vede oltre gli inganni permettendo a Sheol di scorgere bersagli invisibili o occultati da appositi poteri, o la verità dietro illusioni e simili.
    L'abilità è soggetta ad un malus per cui, per ogni 2 turni di utilizzo, Sheol subisce un Livello dell'abilità Omen - Verità Rossa che permane fintanto che quest'abilità rimane attiva. Grazie a questo l'abilità conta di un Lv superiore ed ha dunque durata illimitata.


    L'ospitalissimo Sheol attiva la sua abilità Diplopia u.u


    Edited by boide12 - 23/12/2022, 17:52
     
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    Esita, prima di accettare il dono di Edward.
    Mentre attenda che Molly raccolga i pensieri, formuli la risposta alla domanda che le ha posto. Mentre distoglie la propria attenzione dalla mente di Sheol, affatto desiderosa di dover assistere al dramma che inscena, anzichè ammettere a se stesso una semplice, elementare verità. Lo shinigami è più pragmatico, prepara se stesso ed i suoi alleati, alla lotta che sono tutti certi giungerà presto. Un'arma per ciascuno di loro, copie luminose di quelle che lui stesso regge, spada e gancio per cui l'automa non ha bisogno delle spiegazioni, che lo stesso vengono allegate. ha imparato da troppo poco a trattenere la sua fame, ad usare la propria volontà come vincolo alla sua natura, per afferrare tale dono nell'istante in cui le viene porto: sospira piuttosto, accumulando la concentrazione necessaria, prima d'afferrarlo e ringraziare con un cenno, mentre Jacob attraverso l'arto che le ha donato, fa da tampone tra il desiderio del suo petto vuoto, e ciò con cui potrebbe riempirlo.
    Non ha mai combattuto con due spade, ma ha conosciuto chi lo faceva. Quella che impugna più grande e sbilanciata di quella nera ancora infoderata sulle sue gambe, si domanda se davvero quella luce potrà esserle più utile del pugno che la stringe, quando il male rivelerà la sua forma. Lieta di poter provare, volge nuovamente lo sguardo al corvo albino, in attesa di ciò che davvero, le piacerebbe sapere. Trasale appena, quando a rispondere al suo posto è una voce sconosciuta.
    L'istinto corre, accanto al gorgo tra le sue costole, lampi furenti lottano contro se stessi per emergere ed infiammare i suoi nervi, rendere d'acciaio i suoi muscoli, e velenoso il suo sangue. Le parole attraversano le sue orecchie prive di significato, considerazioni più importanti a richiedere la maggior parte della sua attenzione: nessun predatore rinuncerebbe al vantaggio della sorpresa, nel lanciarsi a ghermire il proprio pasto. Due sole opzioni, a brillare come gemme insanguinate nella sua psiche invasa da un adrenalina a cui non si da la pena di metter argini, o limitazioni. La donna magra, araldo di fame e carestia, potrebbe essere un diversivo mandato per accentrare su di se l'attenzione di tutti loro, in attesa d'ulteriori attacchi da parte di sicari, di cui il rapace pallido aveva parlato al plurale.
    Oppure, e questo forse sarebbe un problema peggiore, nel caso fosse veritiero, si ritiene abbastanza forte da poter uccidere tutti loro, senza bisogno di colpirli nel loro momento più vulnerabile.
    Parla, non solo per risponderle. Una gentilezza ed un garbo che poco si addicono a mortali avversari, eppure nemmeno per un momento, Luna dubita sia li per fare ciò che sapeva, qualcuno sarebbe giunto a tentare. La bambola rigetta la filosofia, recupererà successivamente la catena di pensieri che l'aveva condotta a porre dubbi riguardo la natura, di ciò che non è sicura nemmeno d'aver la capacità di comprendere. Ha elogiato Edward per la sua praticità, e non desidera essere da meno. Mentre Sheol risponde, mostrando l'adeguata ospitalità ad una tanto indesiderata intrusione, tiene a bada i boati del proprio ruggente amante con promesse della lotta che è sicura giungerà, certa di poter far di meglio che assalire chi è ovvio, sia più che pronto all'evenienza di un assalto frontale ed istantaneo.
    Non v'è potere più grande di quello che la pura forza può donare, di questo è consapevole e persuasa. Ma la conoscenza occupa un buon secondo posto, e se ciò che ha visto durante lo scontro con Morte l'ha persuasa che forse nemmeno le memorie che è capace d'invocare, appartenenti al miglior guerriero mai esistito, possano assicurarle una vittoria contro coloro che della morte hanno fatto il proprio mestiere, si convince che più informazioni possano essere più cruciali di un attacco preventivo.

    « Quelle. »


    La fissa, mentre concentra il proprio sguardo su di lei. La osserva, escludendo tutto il resto, lasciando che si dissolva nell'oscurità notturna, mentre convince i propri sovrannaturali sensi a piegare ogni propaggine in una sola direzione, per ricevere da lei quanto è possibile sapere d'ognuno dei suoi pensieri.
    Un cenno alle fiamme che il diavolo le ha indicato, dubita dell'efficacia di quell'invito ma lo stesso è grata a chi l'ha espresso al posto suo, dandole tempo e modo di fare ciò che altrimenti, avrebbe negletto in virtù di assalti più diretti. Si sdebita operando un secondo sforzo, così che ciò che ha appena affilato si conceda ramificazioni secondarie, meno profonde ma per questo adoperabili in entrambe le direzioni. Una rete di pensieri condivisi offerta ad ognuno dei suoi alleati, così che tutti loro possano conoscere i segreti di cui lei stessa verrà messa a parte, senza bisogno che la parola sveli quanto ha fatto.

    « O la notte da cui sei venuta, ed a cui sei libera di tornare. »


    In attesa che il contatto venga stabilito, che le intenzioni vengano scoperchiate dal cranio che tenta di nasconderle, offre un'alternativa in cui non crede davvero. Che la Fame abbia rinunciato al proprio vantaggio, non significa che loro debbano essere sportivi, ed offrirle la medesima opportunità. Il numero è dalla loro, forse v'è modo per loro di spaventarla davvero, prima che compia quanto è giunta per tentare. Dubita di questo, ma è dolce il pensiero di vederla voltarsi, solo per essere colpita alla schiena. Non vi crede, ma in fin dei conti parla soltanto per darle qualcosa su cui concentrarsi di diverso, dall'opera che compie a suo discapito e che non è ancora certa, ella sia in grado di avvertire.
    Uno sguardo a Sissy, stanca e dormiente, vulnerabile quanto un pulcino non fosse circondata da chi ha scelto o promesso, di donare a lei i proprio artigli. Ricorda Ginny, l'estensione dei suoi tentativi d'averla dalla sua parte, strapparle il giuramento che ha siglato senza intenzione alcuna di mantenerlo. Forse la rossa sapeva, forse solamente sperava, ma il tempo le ha dato ragione. Ed ora Luna è sicura, che nessuno sfiorerà quella bambina senza prima esser passato sul suo cadavere. Almeno quanto lo è del fatto, che a venir calpestata s'opporrà con tutto ciò che possiede. Un tempo nulla, ora molto, e perlopiù affilato o rovente, armi che è pronta ad adoperare per qualcosa di più alto della propria sopravvivenza. Non saprebbe dargli un nome, senza qualcuno a suggeriglielo. Per lei che da molto non è altro che una bambola randagia, dopotutto, la fedelità è un concetto difficile da accettare.



    RÉSEAU


    Neanche il più grande dei cacciatori è invincibile, solo. Neanche il guerriero migliore, può vincere una guerra, senza un esercito alle sue spalle. Tra i molti insegnamenti sull'arte della battaglia di cui la bambola, ha fatto tesoro, questo è quello che ha ispirato un pensiero: se lei può sentire i pensieri altrui, altri possono arrivare ad udire i suoi? Serve sforzo, perchè non è per questa funzione che la mente le è sfuggita dal cranio. E dedizione, perchè udire cuori vicini senza volerli per se non è facile, per chi non ne ha uno in petto. Ma per tre turni, Luna può farlo: creare una rete, se stessa al centro, di comunicazione telepatica, tra se e chiunque lei consideri, un proprio alleato. La sua estensione è pari al Raggio d'Azione dell'abilità Blanc Mind, aumentato di un livello, l'adesione è volontaria ed è possibile condividere a piacimento pensieri, che siano verbali o visivi. Tutti posson sceglier cosa condividere, e cosa no, ed al centro v'è Luna, un tempo bambola. Ora, capitano della caccia. Utilizzi: 3 2.



    CHASSE


    Guerriera. Cacciatrice. In quanto tale, Luna non lascia mai la sua preda: così le è stato insegnato. Non un attimo di tregua, non un respiro concesso. Mai distoglierne gli occhi, o la mente, perchè altrimenti scapperà. O la preda sarai tu. La bambola ha fatto tesoro di queste lezioni, e Chasse ne è il risultato: focalizzando la mente su un bersaglio (delle cui abilità abbia riempito un core), ed uno solo, la bambola ottiene la capacità di penetrare la sua mente più in profondità di quanto non sarebbe capace altrimenti, ed a distanze molto maggiori. Al costo di perder l'abilità Blanc Mind, nei confronti di chiunque altro, Luna alzerà a 5 sia l'Efficacia, sia il Raggio d'azione, di tale abilità nei confronti della sua preda. Utilizzare una seconda volta la tecnica, sulla sua vittima designata, le permetterà di copiar sue tecniche tramite Singe, anche senza averle prima osservate. Non è possibile aver più di una preda alla volta, ma un secondo cast di Chasse, permette di cambiarla. La Caccia dura tre turni. Utilizzi: 3 2.




    Luna attiva Chasse, per tentare di portare la sua telepatia a Lv5, ma solo nei confronti di Carestia. In particolare cerca di capire le sue intenzioni, nel caso abbia in mente trappole o altre tattiche, oltre al semplice assalirli. Inoltre utilizza Rèseau, aprendo canali di comunicazione telepatica per tutti e tre i suoi alleati, così che possano comunicare a quel modo: lei stessa, nonappena (e se) avrà a disposizione informazioni tramite Chasse, li userà per condividerle.
     
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