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The Island

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    dalla stella che brilla di meno...un BUCO NERO O_O

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    L'acqua sciaborda placida attorno alla nave, la chiglia d'acciaio bianco fende le poche, basse onde. C'è nebbia, i racconti sull'isola verso cui vi state dirigendo dicono che ce n'è sempre li, a prescindere dal tempo e dalla stagione. Dicono anche tante altre cose e dopotutto, non è proprio per questo che tutti voi siete qui?
    Il faro, il segnale che ha mandato e che è risuonato ovunque, anche in posti ben più lontani di quanto gli abitanti del posto potrebbero mai immaginare. Una richiesta d'aiuto? Forse da parte del ragazzo scomparso da ormai ben due anni, o forse da qualcosa di ben più alieno ed estraneo?
    Le stranezze sono aumentate da quando tutto questo è successo, appena un paio di giorni fa. Le voci sulla costa corrono e tutti ne sono spaventati. Temono nuove sparizioni, forse. O forse gli incubi sempre più frequenti che tormentano tutti la notte, le strane ombre che scivolano tra le acque ed a volte sembrano avventurarsi persino nei vicoli della città, le voci tormentate che interferiscono in ogni forma di comunicazione. Qualcosa sta succedendo ed il fulcro di tutto ciò è li, davanti a voi, una sagoma scura stagliata nella nebbia in cui navigate. Qualsiasi sia il motivo che v'ha attirati qui, l'isola vi attende.
    Coff, coff!
    La foschia è così densa che sembra quasi penetrare la cabina della nave su cui vi siete imbarcati, riempiendola di pesanti e dense volute grigiastre, ma basta sentirne l'appestante odore per capire che si tratta di tutt'altro.
    Non è stato facile trovare qualcuno che vi portasse fin li, i marinai evitavano rotte che s'avvicinavano troppo anche prima di tutto questo, figurarsi ora. Eppure l'uomo con cui vi siete imbarcati non ha fatto domande, non ha opposto resistenza. S'è limitato ad annuire ed a dirvi l'orario a cui presentarvi al molo, il nome della nave che avreste dovuto cercare - Samson, bizzarro forse per mezzi che di norma portano nomi femminili, ma tra tutte le peculiarità di ciò in cui vi state letteralmente per imbarcare questa pare forse la meno interessante - e specificando che non desiderava nulla in cambio. Tanto, v'ha detto, Sarei comunque passato di la.
    Ed ora è li, innanzi a voi, il timone dell'imbarcazione ben saldo in una mano e la pipa, fonte del fumo che occupa la cabina rialzata su cui vi trovate, nell'altra. Il più classico dei lupi di mare, con il lungo impermeabile e la pelle cotta dal sole, persino il tipico cappello bianco. Guercio da un occhio e, sempre come vogliono i luoghi comuni a riguardo, silenzioso. Almeno fino a questo momento.
    Allora...
    Non si volta nemmeno a guardarvi mentre vi parla e tutti voi, nessuno escluso, ha la netta impressione di non andargli molto a genio. Dopotutto siete una combriccola...particolare, perlomeno. Chissà, forse quando ha accettato di portarvi sulla sua barca è stato proprio per questo: chi meglio dei tizi più strani che abbia mai incrociato avrebbe potuto sistemare la marea di stranezze che stava sommergendo la sua terra?
    ...siete qui per sistemare le cose?
    La sua voce è ruvida, ben s'adatta alla sua figura, e rimbomba nel limitato spazio della cabina. Non tradisce particolari emozioni - se non l'insofferenza che sembra aver deciso vi meritiate tutti - eppure è chiaro che non è per il piacere di far conversazione, che v'ha posto la domanda.
    Forse sarà utile anche a voi in fin dei conti. Siete Viaggiatori, tutti quanti, e questo è facile da capire per chi sa vedere. Ma perché ognuno di voi è qui? Per il mistero, l'avventura? Forse per far la cosa giusta. O per la possibilità di decidere la risposta alla domanda che ha fatto tanta strada per raggiungervi.

    Is. Leave. Possible?




    Bene ragazzi, eccoci qui <3
    Come dissi la quest parte già sulla barca, a voi nel primo post la gestione di ciò che è avvenuto prima - com'è che il vostro pg è venuto a conoscenza di questa storia, perché se ne è interessato, com'è finito sulla barca - , avete totale libertà a riguardo e se serve qualcosa, sapete dove trovarmi per domandarmi tutto ciò che vi serve.
    Preferisco non darvi un ordine in cui postare, mettetevi pure d'accordo tra di voi, o se non riuscite/preferite faccia io ditemi pure u.u ricordatevi però la tempistica, al massimo una settimana dal post precedente al vostro - ovviamente se è anche meno molto meglio - , in modo da tener tutto abbastanza fresco e pimpante u.u
    Per il capitano ho usato un'immagine di corto maltese ma più che altro per il vestiario, per il resto è bello più anzianotto - famo sulla sessantina - e coi capelli bianchi. Anche la nave è circa quella della figura, voi siete nella cabina superiore assieme al capitano e la parte inferiore della nave in realtà non ha vetrate come quella dell'immagine, è tutta chiusa.
    E uhm, credo sia tutto per ora. Benvenuti a The Island!
     
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    Le forze del bene hanno cannato e andare tutti a farvi fottere.

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    Annie stasera appare pensierosa. Serve i tavoli, sorride alla gente. Racconta un paio di barzellette sconce. Ma ogni tanto si gira a guardare verso una delle finestre, fa quella faccia come se non fosse proprio convintissima di star recitando bene – si morde il labbro, il vassoio vuoto stretto al petto e io lo so che sorridi ma le tue sopracciglia non si muovono come tutto il resto – e io mi scopro imbambolato a guardarla e a chiedermi da quanto faccio attenzione a certi dettagli, sono psicologo e non lo sapevo, che tu te l’aspettavi che quel ragazzone morbido seduto al bancone, sisi, proprio quello in infradito e imbottito di succo di frutta, fosse un fine laureato nella psiche umana? Divina in questo caso, ma ci siam capiti dai.
    Poi le hai chiesto che succede?
    Poi le ho chiesto che succede. Le ho detto Hey Annie, che succede? Perché si vede che sta succedendo qualcosa, non ti fa bene tenertelo dentro ed anche se sei brava a fingere certi messaggi del corpo non sfuggono ai medici con la mia specialistica. Vieni, di là c’è un lettino. Stenditi e parliamo del rapporto con papà.
    Sei molto caro, mi dice lei. Ma non è a me che serve aiuto.
    Mi gratto il petto. La cicatrice pizzica. Guardo quella maledetta finestra. In lontananza brilla la luce di un faro.

    Mhmmmm…

    Credo di aver dormito un po’. Mi ci sto abituando, a risvegliarmi così. La barca scivola sull’acqua ma non mi serve vederlo, mi basta solo tenermi la pancia. E sentire le mie viscere che si agitano in sintonia con le onde.
    ‘sto capitan Findus mi sta già sul cazzo
    Socio…
    Mh?
    Ho dormito tanto?
    Solo mezz’ora
    Hai preso una pillola per la nausea e sei morto abbracciato al secchio

    Hanno detto qualcosa di importante?
    Nah
    ‘sto qua non spiccica parola
    E continua a guardarci come fossimo un’ammaccatura sulla sua Mercedes

    Mercedes Samson suona bene in effetti. Per un battello. Mi raddrizzo con un mezzo rantolo dall’angolino di pavimento in cui mi ero accasciato. Avrei preferito dormire in cabina, in stiva, ovunque, ma beh… gli spazi su una nave sono ottimizzati, le persone sopra i due metri no.
    Tutto bene Giovane?
    A parte che non passo per le porte? Si. Verdure tutti i giorni, carne due volte a settimana. Niente birra, niente fumo, niente notti insonni a fissare il soffitto. Con questo supererò ogni dilemma della condizione umana.
    Immagino sia solo un caso se ti tieni un secchio tra le mani e speri di non vomitare
    Semplici precauzioni.
    Chiedo al nostro Capitano Achab qua quanto manca per arrivare, e la sua risposta è un Coff Coff così catarroso che mi viene quasi da porgergli il secchio. Ormai ci sto facendo il callo, verso mare e marinai.
    Potresti perfino imparare ad ingaggiarne uno
    Affittare barche non è il tuo forte

    Beh, per questo abbiamo le nostre belle ragazze qui. No? La nanerottola, Jenn – levalegliocchidossoot’ammazzohaicapito? - e uhm… c’è pure il nostro sexy Lyonel, che se lo guardi con attenzione capisci che ci ha già trombati tutti.
    CITAZIONE
    Allora...

    Ah OK, quindi parli. E io che pensavo Moby Dick ti avesse mangiato la bocca e quei denti venissero da una mascella di capodoglio.
    Aaaaah, ma stai citando Moby Dick da mezz’ora e me ne accorgo solo ora
    Seh, buongiorno fiorellino.
    Quanto siete acida Madame
    È perché c’è anche lei? Ansia da prestazione?

    A proposito, non mi ha visto ridotto così… vero?
    Ti ha visto ridotto peggio
    Vediamo che vuole il Capitano, va.
    CITAZIONE
    ...siete qui per sistemare le cose?

    Alzo gli occhi e lo fisso. Ma come. Non è evidente?

    Si…

    Non lo so. Cioè, l’idea generale è semplice. Vado lì, mi faccio torturare come al solito dall’entità malefica responsabile di tutto questo – c’era la nebbia da Ariamis? Boh, forse? - e la cazzotto a morte.
    Non andrà così bene manco per il cazzo
    Non andrà così bene manco per il cazzo. Il rave mi sta insegnando che nulla è mai come te l’aspetti e anche se ti aspetti il peggio indovina un po’, il tuo peggio non è peggio quanto quello che c’è in serbo.
    Ma allora che accidenti ci facciamo qui? Ammutinati e gira ‘sta barca
    Nono. Nonono. Te lo ricordi che siamo Eroi, vero? Non posso certo starmene a ciondolare per il Ramo mentre la gente parla di ‘sti ragazzini scomparsi.

    Lo so che a vedermi non si direbbe, ma ho una certa esperienza a...


    Qualunque cosa io stia per dire viene soffocata da un mezzo reflusso. Non esce nulla ma lo sentì lì lì e abbasso la testa verso il secchio. Oh secchio, non son degno di te. A proposito, ma perché dentro sei marroncino? Per cosa ti usavano prima di darti a me?
    Ma scusa
    Ti sei fatto i Mondi in barca e non sei mai stato male

    Credo sia la nebbia, il fetore. O le storie. Oppure il terrore di trovarmi Ariamis che mi saluta dalla spiaggia. O il fatto che beh… beh, che ci sia Lei. Inizio a capire la fobia di Annie, quando lei prende e se ne va a farsi un giro tra i Mondi.
    Mi sta bene se sono io quello che rischia di creparci.
    Non sono tanto sicuro di stare bene quando rischiano gli altri. Come quando vedi uno che si sporge dalla ringhiera, e le vertigini vengono a te.
    La cicatrice pizzica.

    Sperando di non aver detto/fatto cappellate già dal primo post, intanto godetevi Zero col PSTD verso The Canvas.
     
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    Smile at Despair, in the name of Hope

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    Forse è l'atmosfera.
    Probabilmente deve essere quella.
    Altrimenti non sono in grado di giustificare come sta andando.
    Perché sento il cuore che batte all'impazzata, nonostante stia semplicemente seduto su un coso del quale non conosco il nome specifico. So solo che è sulla nave, sta fermo e non ha alcuna funzione tale per la quale dovrei spostarmi da esso. Ho la mano destra poggiata sul bordo della nave, tengo l'altra a sorreggermi la testa.

    I miei occhi sono chiusi, nel tentativo di darmi un po' di sollievo.
    Ed ho due dozzine di tentacoli sulla schiena che continuano ad agitarsi.

    « Vuoi stare buono... »

    Commento strascicando la voce tra un rumore bagnato e l'altro.
    Non so bene cosa sia che dà questa sensazione di... libertà a Bestia. Normalmente riesco a controllarlo meglio, riesco a fargli capire che è solo per merito mio se in questo momento può vivere. Ma poi ci sono volte come queste in cui sembra davvero voler prendere lui il controllo su ogni cosa. Per fortuna, per ora, si limita a dei tentacoli che si agitano.

    Ho avuto modo di vedere che c'è Zero, con noi.
    Beh, almeno una faccia che conosco.
    E... beh, capitan Findus. Guardo verso le altre presenze sulla barca, continuando a provare ad identificarle. Mi sono cordialmente presentato, ma la cosa non è andata troppo oltre.

    « Oh, lo spero.
    Principalmente per vedere se c'è qualcosa d'interessante.
    E già che ci sono, posso anche dare una mano ad aggiustare le cose.

    Tanto farà tutto Golìa, qui. »


    Chi avrebbe sentito Millicent, poi?
    Avevo sicuramente un gran bisogno di soldi.
    Ma anche l'idea di fare qualcosa di decente per questi poveri fanciulli non era male.
    Non mi ero alzato dalla mia posizione, anzi. I tentacoli continuavano ad agitarsi come il mare dei peggiori film di quarta categoria. Inspiro ed espiro una volta, spostando l'attenzione dal capitano a qualsaisi altra cosa. Come il mare.

    A dire il vero ero qua perché Millicent aveva detto che ne sarebbe valsa la pena.
    Tch. Avevo i miei dubbi. Ma qualsiasi cosa pur di non sentire quel ragno impiccione.
    Diedi comunque una lieve pacca a Zero, per cercare di confortarlo e... beh, dargli il mio appoggio.

    Brutta bestia il mal di mare.
    Le altre accompagnatrici, invece? Magari erano più simpatiche di Corto Maltese, qui.
    Che poi, volevo capire cosa ci avesse visto Millicent in sto tizio. Guardalo.
    Cioè, allora. Sembra uscito da una cartolina. Per fortuna, a parte Bestia...

    sembrava che la legione fosse intenta a riposarsi.
    ... no, è un pessimo segno.
    Faremo una fine orribile. Spero di essere seppellito per primo.
     
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    Ma i giorni in cui dimentico
    sono finiti, stanno per cominciare
    i giorni in cui ricordo.

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    Credo di aver visto una luce, l’altra notte.
    Distante. Spazi siderali tra di noi, probabilmente. E piccola, ma forse è solo la voragine oscura che ci separa a farla sembrare così. Una luna di radiazioni luminose sufficientemente potenti da svegliarmi. Difficile dire come ci siano riuscite, dormivo così bene. E’ stato un colpo di fanale, una palpebra che si spalanca e si richiude. Questione di attimi, e tutto torna a esser di nuovo solo buio inghiottito dalle fauci della notte. Ma lo fa una seconda volta, e una terza, lentamente, come se cercasse attenzione. Fantasticavo già su cosa potesse essere. E lei si muove, rimbalza a terra e prende il volo, come un insetto neonato, o una banale lucciola. In un attimo mi raggiunge e inizia a corteggiarmi, il divario immenso che ci separa annullato in poco più di una manciata di battiti d’ali. Mi oltrepassa, un paio di volteggi attorno alla testa che alle mie orecchie non hanno il rumore dell’aria vibrante ma sciabordano. Come acqua che si mescola e si rimescola. Umida e fresca. E’ salata, lo sento sulle labbra. Esercita una strana attrattiva su di me, quella piccola lucetta, mentre si allontana. E’ magnetica, e me ne rendo conto mentre la guardo, smaniosa di afferrarla. La voglio prendere, e ci sono quasi. E’ tiepido, l’alone che emana, lo sento ancora prima di riuscire anche solo a sfiorarla, le dita che si immergono nella sua pallida aureola. Non ci arrivo mai ad agguantarla. La sto ancora inseguendo quando mi accorgo che è il fanalino di coda di un’imbarcazione. Una folata di vento mi sbatte in viso, e le gocce sapide con cui mi frusta mi fanno lacrimare.
    Un colpo di sirena, e apro gli occhi.



    Sai, una volta ho visto una serie tv in cui una maledizione su di un’isola si mangiava tutti e…
    Ben, non è divertente.
    Lo detesto quando fa così.
    Però potrebbe esserlo.
    Si, ma non lo è.
    Avverto il broncio che gli si dipinge sul volto perché non so stare agli scherzi. Almeno non a quelli stupidi. Ma è già abbastanza problematico essere qui, così, sdraiata con le gambe sollevate e i piedi appoggiati al parapetto dell’imbarcazione. Devo ancora abituarmi, a questi notturni viaggi così disagiati.
    Riattivi la circolazione?
    Mando ossigeno al cervello. Ne ho bisogno.
    Non soffro il mal di mare, davvero. Sto benissimo. E’ solo un modo come un altro di cercar concentrazione. C’è chi prega, chi ascolta musica, addirittura chi accarezza un portafortuna. Io mi rilasso, semidistesa sul ponte della nave, abbracciata alle ginocchia mentre guardo oltre le balaustre di protezione. La salsedine tira sul viso, e la sensazione che mi da sulla punta della lingua mi rimanda a quella luce, e a quel fanale nell’oscurità. Mi attira ancora. Esattamente come fa adesso l'isola, i contorni appena accennati sulla linea dell'orizzonte, una macchia sfocata dalla nebbia e dalle sue pesanti spirali talmente dense da essere quasi batuffoli. Più ci avviciniamo più sembra mancare l'aria, nemmeno qua fuori si respira. La guardo di nuovo e mi piace sempre meno, mentre salgo la scaletta verso la cabina del capitano in cerca del refrigerio sopraelevato del secondo piano della bella Samson. Rimango delusa. Chissà se in un porto lontano quel nome apparteneva a una bella donna dai folti riccioli biondi o più banalmente al peloso gatto del capitano. A vederlo così non si direbbe un navigato lupo di mare. Ha esperienza dalla sua, quella si vede, ma non riesce a figurarselo proprio mentre si destreggia tra cazzotti, tatuaggi, donne e rum.
    Lee. Parla anche con te.
    La sua voce mi riscuote dalle riflessioni sul comandante della nave. Grazie fratellone, ogni tanto penso che mi tratti ancora come la sorella piccola e incapace a cui allacciare le scarpe. Supero l'ingresso nella cabina di comando e raggiungo il resto dell'allegra combriccola imbarcata, ammetto che darei una pacca sulla spalla a chi vomita l'anima per fargli coraggio ma mi trattengo, quei volti sono tutti sconosciuti.
    Un giovane ragazzetto grigiastro che fa tutt'uno con la nebbia.
    Un secondo che per stazza fa altrettanto tutt'uno col battello.
    Una rossa a dir poco giunonica.
    Colori e misure molto variegate, a quanto pare. Li ho intravisti gironzolare per la nave e mi chiedo se anche loro hanno avuto visione di quella luce o se sono solo io qui, la centralinista dei sogni. Faccio segno di si, con la testa, hanno già risposto gli altri per me, anche se prima di cimentarmi nell'aggiustare cose vorrei saperne di più.
    Cosa c'è sull'isola?
    Il capitano conosce la rotta, qualcosa su quella porzione di terra in mezzo al mare deve pur sapere. E poi andiamo, tutti qua hanno lo spirito dell'eroe che si butta a capofitto senza sapere cosa sta andando a fare ma lo fa solo perchè è il suo ruolo e lo hanno disegnato così? In tutti, nessuno escluso, deve esserci un minimo di curiosità e allora via, visto che ci girate attorno e siete di poche parole, le danze delle domande le apro io.
    Prego, mi dovete già un favore.
     
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    "Si vis pacem, para bellum"

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    Un solo passo.
    Verso il Ramo, verso casa. Verso la persona più vicina a una madre che abbia mai avuto. Il terreno si fa scivoloso, la gravità aumenta sulle spalle della Rossa. Eppure basterebbe così poco, per varcare una semplice porta di legno.
    Un solo passo.
    Più di una volta ha pensato di ritornare, pronta a subire le conseguenze delle sue azioni; pronta a sentire le grida, i "Dove sei stata? Come hai potuto? Hai idea di come mi sia sentita?" eppure, ogni volta, ha fallito. Il coraggio veniva a mancare, il respiro le si bloccava in gola, e tutto per colpa di
    Un solo passo.
    Annie le manca. Le manca ogni giorno: ogni minuto e secondo. Le manca nonostante sappia di aver fatto la cosa giusta, quel giorno, quasi un anno fa. Sa che se le avesse chiesto il permesso, se l'avesse salutata, non avrebbe mai avuto il coraggio di andarsene. Se Annie le avesse carezzato la guancia, dicendole una qualsiasi cosa, lei sarebbe rimasta, senza imparare nulla. Ogni cosa, in questa vita, porta con sé delle conseguenze: la crescita di Jen necessitava sofferenza; una vita nuova per un cuore spezzato: quello di sua madre.
    E non solo il suo.
    Ha vissuto nella solitudine, affidandosi unicamente a se stessa. Ha lottato contro i suoi demoni temendo la sconfitta, perché sapeva che se avesse fallito non avrebbe mai potuto rivedere Annie, non avrebbe mai potuto inginocchiarsi ai suoi piedi, chiedendole perdono. Questo, più di ogni altra cosa, l'ha spronata a combattere, insegnandole la paura della Morte.
    Eppure, nonostante tutte le sue vittorie, ancora non riesce a fare quel passo: dentro di sé, non si reputa degna di tornare a casa. C'è ancora qualcosa che la blocca, sulla via del ramo: un'ultima prova del suo coraggio. Un ultimo sacrificio da fare alla Dea, prima di poter tornare tra le sue braccia.
    Un suono si propaga dal nulla.
    La porta del Ramo si spalanca.
    Nonancoranotipregononsonoancorapronta
    E Zero si staglia dinanzi a Jennyfer, rigida come un cadavere.
    Prima ancora che il gigante possa proferir parola, la Rossa gli è addosso: la mano tesa verso le labbra carnose del gigante, nella speranza di tappare qualunque suono pronto a uscire dalla sua bocca. Zittozittononfarerumore. La donna lo strattona via, lontano dall'uscio del Ramo, prima che qualcun altro possa vederla. Prima che Annie possa vederla.
    Nonancoranonancoranonancora
    Il cuore impiega 10 minuti buoni, prima di mettere fine alla sua galoppata. Fissa la porta di legno per quella che può sembrare un'eternità, le mani ancora ferme sul polso e la bocca di Zero; sembra quasi non fare caso a lui, mentre studia la locanda eretta e rigida come una statua. La porta non si spalanca. Pericolo scampato.
    "Zero"
    Lascia andare finalmente il gigante, lo sguardo basso fisso sui suoi piedi. Vorrebbe dargli una qualsiasi spiegazione riguardo il suo comportamento, ma tutto quello che riesce a dire è ben più simile a una preghiera.
    "Ti prego... ti prego..."
    Quando finalmente alza lo sguardo, Jennyfer non riesce a mettere a fuoco i lineamenti del gigante: c'è solo buio, dietro le lacrime calde che le oscurano la vista.
    "Portami via di qui."


    Dal fondo della poppa non giunge alcun rumore: la Rossa lascia ciondolare la testa oltre la ringhiera, lo sguardo perso nel vuoto delle acque; le onde cullano la catalessi del suo corpo vuoto, privo di una parte di sé rimasta sull'uscio del Ramo, ancora in attesa di quell'ultimo passo. Per un attimo ha esitato, mentre la nave salpava: ha teso il braccio verso il molo, tentata di gridare il suo nome, sono qui, vienimi a prendere ma quando la nebbia ha inghiottito la riva, facendoli piombare nel nulla, la sua mano ha afferrato solo il gelo. Non parla da quando ha implorato Zero di portarla con sé, in qualsiasi luogo che non fosse il Ramo. Ha rivolto qualche cenno di saluto verso i nuovi compagni a lei sconosciuti: al ragazzo dai curiosi tentacoli dietro la schiena e alla donna elegante e dall'aspetto sofisticato, ora distesa sul pavimento; in un qualsiasi altro momento avrebbe tentato un approccio, goffo come solo i suoi possono essere, ma non adesso. Non ancora. Gli addii necessitano di grande forza di volontà. Quello in particolare, a pochi metri dalla sua casa, l'ha lasciata priva di forze.
    Non oggi, Annie.
    Oggi no; domani, forse: se quest'esperienza la renderà vincitrice. La comparsa di Zero è stata un segno del destino, per Jen: la partenza per quell'isola avvolta nel mistero ha instillato nella Rossa un briciolo di speranza. E' ciò che le serve, piombatole davanti nel momento giusto. Sembra quasi una trappola dell'Universo ma non importa: è decisa a dimostrare a chiunque il suo valore. Un'ultima prova di coraggio, prima di affrontare la più difficile delle imprese: tornare a casa.
    Senza pensarci due volte, attraversa la barca in grandi falcate, diretta verso Zero. Dalla tasca destra della giacca raccoglie un piccolo contenitore rotondo, agitandolo delicatamente: lo tiene in alto davanti ai suoi occhi e lo studia attenta, quasi non fosse suo. Senza distogliere lo sguardo, l'altra mano sbottona decisa il cappotto lungo, per poi sfilare la grossa spada dalla schiena. Una volta giunta al fianco del gigante, Jennyfer adagia delicatamente l'arma sul pavimento, per poi lasciar scivolare il soprabito via dalle sue spalle muscolose, prima d'incrociare le gambe sul pavimento: lo sguardo ancora fisso sulla scatola. Sospira, mentre la mano libera svita il coperchio; impiega più forza di quanto pensasse per trattenere un singhiozzo mentre rivela il contenuto del recipiente: un liquido di un rosso acceso, denso come vernice. La Rossa porta il contenitore freddo sulla fronte, gli occhi chiusi e le labbra semiaperte, dal movimento appena percettibile: sembra quasi pregare, devota a quel talismano, ma non un suono fuoriesce dalla sua bocca. Dopo una manciata di minuti apre nuovamente gli occhi, immerge due dita in quella specie di tinta rossa per poi portarle alla faccia, segnandola con linee dritte e cerchi, sul mento e sulle guance.

    Dea del Ramo, che vegli su di me


    Passa poi al braccio sinistro, dove traccia due linee parallele tutt'intorno al bicipite.

    Concedimi la forza di viaggiare, la vista per scoprire, il coraggio di lottare.


    Infine il braccio destro, marchiato con un albero, un sole al posto della chioma verde.

    Veglia su di me, proteggimi dall'oscurità


    Un profondo respiro, prima di terminare la preghiera.
    "E io potrò tornare a casa".
    Osserva l'orizzonte in silenzio, lo sguardo indurito dai segni di guerra. Eppure riesce a essere ugualmente dolce quando si volta verso Zero, sorridente; il braccio teso verso il gigante, nella mano lo scatolo della pittura ancora aperto. "Vuoi?" sembra quasi imbarazzata, mentre gli porge il contenitore "... ti proteggeranno, sai? Con me funziona sempre!". Nonostante la malinconia nel suo sorriso, la speranza si accende nei suoi occhi, febbrile. Perché lei sa che nel momento in cui la vernice si seccherà, nulla potrà farle alcun male. Gli occhi della Dea la seguiranno fino al più remoto angolo dell'universo, nelle profondità più oscure dell'animo umano, finché la sua bambina non tornerà da lei.
    Dopo un ultimo, piccolo passo.
    "Sarai al sicuro".

    Edited by L i v e d - 8/7/2018, 02:05
     
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    Hmpf...
    S'è voltato, per un attimo. Ha lanciato un'occhiata a tutti voi, e subito se ne è pentito.
    Non tanto per il gigante. Non è la prima volta che vede qualcuno di enorme, ed il mondo è sempre stato pieno di fenomeni da baraccone. Chissà perché tutti hanno la sua stessa voce, cauta ed insicura.
    Nemmeno per la rossa, per lo strano rituale a cui si sottopone e l'arma che porta con se. Su coste lontane da quelle che naviga ora, in un tempo abbastanza remoto da farlo desistere nel contare gli anni, aveva conosciuto un norvegese matto che diceva di discendere da Odino, e non levava l'ancora se non aveva con se la sua ascia. Erano stati buoni amici, finché il mare non se l'era preso.
    Tantomeno per l'altra donna, che del gruppo che aveva accolto sulla sua nave era l'unica a non dargli i brividi, l'unica che forse avrebbe fatto salire a bordo anche in altre circostanze - se la sua fosse stata una nave da crociera; cosa che non era.
    Era quell'altro. Il ragazzino, quello con gli occhi di quel verde tossico, che fin dalla prima occhiata l'aveva spinto a non fidarsi, a tenerlo d'occhio. Avrebbe riso, e non poco, in altre circostanze - e non era ancora escluso che l'avrebbe fatto più tardi, magari stringendo una bottiglia della roba più pesante fosse riuscito a trovare in cabina. Più di mezzo secolo trascorso su questa terra, la quasi totalità speso su un qualche guscio di noce a mollo nel mare immenso, o nell'oceano. Ed ora tremava per un ragazzetto, senza nemmeno un pelo sul mento?
    Ma non era lui, naturalmente. Non le sue parole insolenti - come tutto quello fosse un gioco, come se l'isola su cui li stava portando fosse un luogo di villeggiatura - , non per i suoi occhi luminosi. Ma per le cose che s'agitavano dietro la sua schiena.
    Tornò a fissare il mare, e la nebbia. Meno sapeva, meglio sarebbe stato per lui.
    Lee, la più vicina del gruppo, fu probabilmente l'unica a sentirlo sparare improperi a mezza voce, prima di risponderle. A lei, l'unica a mantenere un'apparenza di normalità. A lei che, guardacaso, era l'unica ad aver posto domande sensate.
    Non lo so.
    Ed è la verità. Chi l'ha mai saputo dopotutto? Non è mai stato importante, quell'isola non era mai stata altro che uno scoglio troppo cresciuto, un rifugio per i giovani in cerca di baldoria. Finché non era successo...beh. Quello che era successo.
    Ai ragazzi bastavano le spiagge, nessuno s'addentra nel bosco da anni.
    La natura si riprende la terra che l'uomo si scorda di sottomettere, ed era ciò che era successo a quell'isola. Se mai qualcuno v'aveva costruito qualcosa sopra, alberi ed erbacce se l'erano mangiata.
    Si dice che un ricco scienziato si ritirò qua, qualcuno che aveva fatto soldi con l'esercito o qualcosa del genere.
    Si dicono tante cose, dopotutto. Nei porti e nei bar che ospitano, così come nei piccoli paesi come quello che s'affacciava all'isola, quello da cui tutti loro son partiti.
    L'uomo sente un brivido, alza gli occhi al cielo. Sta per cominciare.
    Ma potrebbero essere tutte balle.
    La nebbia è sempre densa, sempre spessa e grigia ed obnubilante...ma alzate gli occhi. Non potete vedere ad un palmo dai vostri nasi, persino la chiglia della nave si perde in quel nulla grigiastro...eppure il cielo è limpido. Cosa vedete lassù? Uno sciame di meteore che illumina la notte, stelle che tremolano e cambiano posizione, si spostano danzando nel cielo. Per un attimo le lune che proiettano la loro pallida luce sono due, una si tinge di rosso, l'altra da piena si riduce ad uno spicchio ed infine scompare, tutto nel giro di pochi istanti.
    Gli strumenti sulla plancia di comando appena dietro al timone impazziscono, la bussola si trasforma in una trottola e non sembra intenzionata a fermarsi.
    Qualcosa passa sotto la nave. A giudicare dall'acqua che smuove e da come l'imbarcazione dondola di conseguenza, era qualcosa di grosso.
    Tenetevi forte.
    Le mani che tengono il timone lo stringono tanto da sbiancare, mentre l'uomo si ricorda perché è li, perché lo sta facendo. Una delle due si stacca, allora, e raggiunge una leva poco distante. Con uno scatto deciso, l'uomo aumenta la velocità della nave.
     
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    Le forze del bene hanno cannato e andare tutti a farvi fottere.

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    Per la prima volta non sembro io il fenomeno da baraccone qui, e dire che mi sto impegnando. Vedi te se dovevo trovarmi ad invidiare anche questo, maledetto Lyonel, perché devi sempre superarmi in tutto? Mi alzerei e ti butterei fuoribordo - Visto che sono io quello strano? Visto gente? GUARDATEMI DIOC… - non fosse che se mi alzo qua finisco di nuovo col culo per terra e questa barca non è che mi ispiri robustezza, ecco. Stare all’asciutto mi piace.
    Non c’è molto che io possa fare in realtà, se non sperare di toccare la spiaggia il prima possibile. L’uomo a cui tutti vorremmo assomigliare mi regala una pacca di incoraggiamento a cui rispondo con un mezzo sorriso… mai far capire agli altri che stai male, già fanno lo sforzo di fingere di preoccuparsi. Se devono farlo davvero è la volta che non vi parlate più.
    Io lo perdonerei
    Zitto tu, lo so che stai col nemico.
    Tzè
    Quindi nulla, sto qua e osservo i presenti.
    Potresti chiedere informazioni
    Ssssssseh figurati. E per cosa? Per sentirmi Non lo So, o farmi prendere per il culo dal tizio di turno che sa tutto ma deve fare il mistico? Ma nemmeno mi scomodo, sta tranquillo. Sto così bene qui col mio amico Secchio, eh uh, ciao Jenn. Aspetta, che fai.
    Si sta spogliando?
    SI! Cioè volevo dire NO, ma che ti viene in mente qui di fronte a tutti?
    In effetti non mi è mai sembrata una grande fan dei vestiti
    Con un CLANG vedo uno spadone adagiarsi vicino a me. Ah. Quello Spadone.
    Vuoi vedere che sono l’unico idiota qui, che ancora se la fa a cazzotti?
    Pensavo avessi la spada di quella ragazzina
    Credo sia a casa da qualche parte. Forse ha ancora la maionese sopra.
    E la roba che ti sei trovato in tasca dopo Ariamis?
    Mh. Non sono tanto sicuro di volerla usare.

    Jenn…

    Dio, vorrei chiederle così tante cose. Si siede vicino a me. Non ha spiccicato parola da quando abbiamo lasciato il Ramo, nemmeno per dirmi No Zero è pericoloso non vengo, Zero io resto qui in albergo e ciao, Zero smettila di fissare, i miei occhi sono quassù. Eppure la guardo ora, così presa da… che sta facendo? Beh, così presa da qualunque cosa stia facendo non importa, tanto balbetterei e mi irrigidirei anche se fosse impegnata a smaltarsi le unghie dei piedi.
    Irrigidirei nel senso…
    Non continuo la frase. Mollo tutto lì, dimmi che stai facendo Jenn. Ne sento l’importanza fin da quaggiù.
    E quindi te la sei portata dietro
    E che dovevo fare?
    Non lo so tipo CONSEGNARLA A SUA MADRE? Non riesco a credere che l’hai trascinata qui!
    Ma ha voluto seguirmi lei!
    Zero pensaci
    Vuoi che Ariamis metta le sue stronze mani su questa dolce e innocente fanciulla?

    Mentre sta lì con uno spadone largo quanto una mia coscia, a truccarsi come un Rambo alto il doppio e illuminato dai raggi gamma, ammetto di perdermi la parte dolce e innocente e la immagino solo legare Ariamis e spaccarle in faccia una sedia presa da sotto il ring Ding Ding Ding campione del mondo campione del mondo!
    Nella categoria maschile.
    Però si socio, non hai tutti i tor… uh, ecco l’altra tizia. Quella antipatica. Vediamo che vuole.
    Perché ti sta antipatica?
    Non lo so, sembra asociale. Ma non asociale tipo me, che balbetto e odio l’umanità. Lei mi sa di quella che ti fa lo sgambetto mentre scappate da un orso, e poi fa l’OK all’orso.
    Sta chiedendo informazioni
    Dillo che non ti piace solo perché è più sveglia di te

    Aspetta. E tre, e due, eeeee uno…
    CITAZIONE
    Non lo so.

    Ah! E qua ti volevo. Visto? Okok, Capitan Smollett ci dice un po’ la sua, ma sono solo teorie. E ti pareva che il villain non era lo scenziato di turno… suona un po’ classista, detto da uno che probabilmente non si compra un paio di scarpe dal novantatrè.
    Non ho capito
    Parli del capitano o di noi?

    Jenn ha finito, mi sta dicendo qualcosa. Mi giro e… no vabe. Socio, i segni da guerra sono il mio nuovo fetish. È, uhm, è allegra? Sta sorridendo? Vorrei sapere perché, vorrei capire se ho fatto io qualcosa o magari è solo psicopatica di suo – sempre di Jenn stiamo parlando – in realtà no, non voglio niente. Solo che continui a sorridere così. Non smettere, ti prego.

    Uh?

    Si ma dovresti dire qualcosa

    Oh...


    Vuole truccare anche me. Mi proteggeranno, dice. Mi ci vedi agghindato da indiano? Gli occhi si abbassano alla scatolina, ecco ti ho vista, contenta? Mo scusa che torno a fissare lei. Dio, sembra proprio una bambina. Difficile credere ci sia una piccola che ancora crede a certe cose, sotto quei centocinquanta chili di muscoli e cicatrici.
    Giustamente
    Dovevi trovartela ritardata e fissata con i tatuaggi

    I tatuaggi, già. Non credo che funzionerebbe con me.
    Non credo che funzioni nemmeno sulle persone normali.
    Non credo che…

    Sicuro. D-dammene un po’.


    Eccheccazzo Giovane

    Se pensi di poter dire No a quegli occhi allora avanti, esci fuori e fammi vedere. Ops, non puoi.
    Apetta
    Discorso chiuso. Tieni Jenn, ti porgo la mano buona. Hem, così va bene? Mi fai un cuore sul dorso e robe così?
    Zero
    Sta cambiando qualcosa


    Cosa…

    Sicuro gli altri se ne saranno accorti prima. Complimenti Eroe, sempre un passo dietro. Perché tutta questa nebbia? E soprattutto…
    La nave tremola, mentre scivola su Qualcosa. E mentre mi alzo in piedi per un attimo cerco davvero Jenn, per assicurarmi che sia ancora vicina a me e non sia lei quella cosa che ci ha appena tamponato.
    Giovane!
    E la bussola! Gli strumenti! Un attimo fa tutto silenzio, ora non sento altro che strumenti che fanno bip, luci che lampeggiano! Il capitano ci dice di tenerci forte… dove dovrei tenermi forte! Istintivamente corro all’uscita e sporgo fuori la testa, aggrappandomi ad uno stipite dell’entrata alla cabina.
    Guarda il cielo!

    Capitano…!

    Due lune, una luna rossa… METEORITI, QUELLI SONO DEI METEORITI CAZZO! Che sta succedendo adesso! Domanda, devo fare la domanda giusta. Dio chi si aspettava fosse così difficile una cazzo di domanda!
    MA DI CHE CAZZO PARLI
    Qualcosa che mi dia una risposta, idiota! Per poco non casco in avanti per l’accelerazione, si alzano due dune di schiuma di fronte a me ma continuo a fissare l’acqua. Niente, c’è troppa nebbia. La domanda giusta. Non chiedere che cos’è, non lo sa. Non chiedere che sta succedendo, farà il vago. Chiedi solo…

    … cosa devo fare?! Come faccio ad aiutarvi?!

    A scanso di equivoci, Zero si è aggrappato a uno stipite dell'uscita che si vede in alto a sinistra attraverso la cabina, quindi credo riesca a vedere il cielo, le scie dietro la barca mentre accelera e spero qualche traccia della cosa che ci è passata sotto, se come mi pare di capire il capitano spinge a tutta birra l'imbarcazione e quindi dovrebbe riacchiapparla e superarla. Dimmi tu B! E dì cosa fare a 'sto porello o si sente inutile.


    Edited by r a v - 20/8/2018, 18:36
     
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    Smile at Despair, in the name of Hope

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    Riuscivo a gestire la cosa se continuavo a respirare piano.
    Del resto, almeno fino a quando saremmo arrivati sull'isola, tutto sarebbe andato per il verso giusto. Speravo, almeno. I tentacoli continuavano ad agitarsi un po' più nervosi, ma riuscivo a guardarmi in giro ed ascoltare le spiegazioni del capitano.

    ... mi stava guardando strano?
    Nah, una mia impressione probabilmente.
    Due tentacoli si ressero alla ringhiera vicino a me, aiutandomi a rimanere in piedi.
    Sentivo le gambe un po' di pastafrolla ad essere completamente onesti.

    « Ah. Ricco scienziato.
    Ritirato. Punto sugli abomini mutanti, tipo ibridi pesce-uomo.
    O polpo-uomo, passatemi la battuta. »


    Tirai un piccolo colpo di tosse, per far sfumare le mie parole. Avevo l'impressione che si sarebbe rilevato un pubblico parecchio difficile. Poi, alzai lo sguardo.

    La cosa stava diventando complessa da gestire.
    Eravamo una compagnia quantomeno sgangherata, avevo una grande fiducia nel gigante mattissimo e nella gigantessa rossa. Poca nei miei confronti, ma almeno c'era l'altra ragazza che sembrava abbastanza rilassata e con la testa a posto. Ero sicuro che si sarebbe occupata di dialogare con le cose, non farci mangiare e magari anche risolvere il mistero alla fine, indicando a Zero dove andare.

    Ah.
    Ah.
    EH?

    UN ATTIMO.
    La luna non dovrebbe fare così.
    Deglutisco una volta, mentre sento una fitta all'attaccatura dei tentacoli e osservo meglio cosa sta succedendo. Mi aggrappo immediatamente con entrambe le mani alla ringhiera più vicina, mentre mi chiedo se sia il caso di lasciare che Bestia ci dia una mano adesso. I tentacoli non rispondono benissimo alle mie richieste e la loro presa sulla nave è così caotica da risultare irrilevante e praticamente inutilizzabile in alcuna maniera. Dovrei darle più forza, ma non credo di volerlo fare qui ed ora.

    « Io mi tengo, eh.
    Ma non ce li abbiamo dei cannoni su sta nave?
    Dei missili? Delle bombe nucleari? »


    Nel frattempo, i tentacoli si continuano a muovere in maniera disordinata e per nulla sensata. Forse persino strofinandosi su qualcuno di vicino e completamente casuale, in maniera completamente involontaria. Ma non è questo di cui devo preoccuparmi adesso. Con lo sguardo mi affaccio di sotto per cercare di capire le dimensioni della cosa con la quale ho a che fare. Ed ho il terrore che sia gigantesca.
     
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    Ma i giorni in cui dimentico
    sono finiti, stanno per cominciare
    i giorni in cui ricordo.

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    Ripensandoci, adesso un po’ di voltastomaco ce l’ho. Con cosa si stanno dipingendo il viso quei due, polvere allucinogena? Non sento profumi e non sento odori, ma mi gira ugualmente tutto. Oltre il vetro della cabina di comando frammenti di luce sciamano da una parte all’altra, un cielo di microscopiche schegge impazzite senza una precisa direzione da cui non riesco a scollare gli occhi. Tutto riluce di quella spaventosa bellezza che terrorizza e attrae contemporaneamente, da tanto che è meravigliosa. Mi cattura letteralmente, a un passo dal poter vomitare da un momento all’altro. Si, davvero molto bello. Il vetro a cui mi appiccico senza rendermene conto è fresco e piacevole sotto le mani, sento sollievo quando vi appoggio la fronte ma invece che ringraziare di riuscire a poter anche solo pensare di ragionare meglio sono felice che mi dia l’impressione di potermi illudere che per effetto del riflesso la vista mi si sdoppi, e realmente non vi siano due lune. Ora come ora un colpetto sulla schiena lo vorrei anche io. Giusto per sentirmi rassicurata che è tutto normale, e andrà tutto bene.
    Prego.
    Uh?
    Non conta se a dartelo sono io vero?
    Mi manca il calore del suo tocco, la sua mano sulla spalla che mi afferra e mi stringe sostenendomi. Mi manca tantissimo ma non glielo dico. Lo sento fare un versetto compiaciuto, uno di quei mezzi sbuffi che si fanno a labbra tirate mentre si vorrebbe ma non si riesce a fermare un sorriso prima che scappi fuori. Tanto lo sa. Conta comunque.
    Non è dett…
    …o-oo-oooo
    Lo scuotersi della nave mi prende di sorpresa. L'ultima vocale di quel pensiero mi esce incontrollata, acuta e lunga, più del previsto. Non mi aspettavo un'onda così grossa, non ero preparata e mi ritrovo a barcollare per reggermi in piedi. Il che mi sembra già un buon risultato, ma evidentemente il mio corpo non la pensa così. Quando col braccio si trova a sfiorare qualcosa di viscido, di reazione lo ritira voltandosi, lasciandomi un pò impressionata. I tentacoli del ragazzino dal volto grigiastro si sentono un pò troppo espansivi al momento e credo proprio che l'ambigua sensazione di viscidume e sfuggevolezza non mi piaccia poi così tanto. Non mi pare nemmeno il momento di fingere delicatezza e tatto, me ne scuserò più tardi se servirà, perdonami - ...non so nemmeno come si chiami... -, saranno le luci che lampeggiano senza sosta e gli allarmanti suoni provenienti dalla plancia di comando ma al momento mi sento proprio più sicura se obbedisco il capitano e mi siedo, le mani ben aggrappate allo schienale della panchina dentro la cabina di manovra mi assicurano più stabilità dello stare impalata a giustificarmi. E poi la panca sembra così ben decisa a reggere qualche strattone. Brava bella, ce la puoi fare. Se le onde non ti hanno ancora ammazzato nemmeno qualche cavallone schiumante lo farà. O quel che è. Non lo vedo, da qui tutto ciò che riesco a scorgere è la gigantesca sagoma del ragazzotto ancorato allo stipite.
    Ma che cos’è?
    Lo urlo in direzione dell'uscita, tentando di sovrastare tutto il bippare incontrollato dei dispositivi di navigazione. Qualcosa di grosso ha scosso l'imbarcazione, e dovrà pur uscire da sotto la pancia della nave. Stringo un'altro pò le mani alla seduta a cui mi sono aggrappata, una sensazione sempre più prepotente che si palesa.
    Ai ragazzi forse le spiagge bastavano, all’isola e al mare stesso sembra proprio però che i ragazzi non siano bastati.
    Bravo Ben, mi hai beccata.
     
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    "Si vis pacem, para bellum"

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    Il tempo impiegato da Zero per decidere se accettare o meno la sua proposta le sembra interminabile. Per ogni secondo in più di quello sguardo perso, interrogativo, la vergogna di Jen cresce sempre, sempre di più, fino a farla arrossire. Ecco qua: un'altra figura di merda da aggiungere alla collezione. Te l'avevo detto che era una cosa stupida ma tu no! Continua ad aprirti agli altri, mi raccomando! E poi ti chiedi perché ti considerano tutti strana. Non sarebbe meglio preservare l'aspetto minaccioso e serio? Devi per forza farti riconoscere? Ora ti riderà in faccia, ci scommetto. No, non metterti a piangere, mi hai capito? Cerca di preservare almeno un briciolo di dignit...
    Sicuro. D-dammene un po’.
    Ora, lo sguardo meravigliato è il tuo, fisso sul gigante. I muscoli facciali si tirano fino a farti male e il tuo volto esplode in un sorriso sincero e fanciullesco. Li vuole anche lui! Allora ci crede! Quai quasi la Rossa non se lo aspettava, per un attimo resta immobile con quello sguardo da beota, insicura sul prossimo passo. Che disegno fargli? E dove? Zero le pone il dorso della mano e lei ride. No, no: con un torace e una schiena ampi come i suoi, quanti disegni e simboli potrebbe fargli! Con la sua grafica da prima elementare, ovviamente: d'altronde, non ha mai avuto molto tempo per conservare ed esercitare la propria vena artistica. Solo ultimamente ha imparato a fare i cerchietti sotto le gambe degli omini, per fare le scarpe...
    Poi, il cielo inizia a bruciare, letteralmente. La Luna ha una gemella e, per un secondo, Jennyfer mette in dubbio le lezioni di astronomia che il Maestro le ha impartito in giovinezza. Vorrebbe tanto una macchina fotografica per catturare il momento, solo per romperla in testa a quel verme gigante e alla faccia sua e dei 2 che le sganciava tutte le volte che associava le stelle a quelle formine zuccherose sui biscotti di cacao. Il momento di gloria, però, dura poco: una Luna sparisce nel nulla - alla facciaccia tua, brutta ignorante che non sei altro-, un'altra sanguina e sferza il buio con il suo rosso vermiglio, quasi doloroso da vedere, tanto che è accecante: una lingua di fuoco sullo sfondo oceanico degli occhi della Rossa, impietrita. Il Cielo è sempre stato così misterioso, per lei: si è sempre sentita incapace di comprenderlo, di coglierlo nei suoi più basilari aspetti; e si ritrova ogni volta a guardarlo da quaggiù, chiedendosi come ci si senta a catturare una nuvola o danzare con le stelle; come ci si senta a vedere il Mondo dall'alto, potenti. Anche in quel momento, la ragazza si sente inerme dinanzi a quello spettacolo, senza poter far nulla: inutile.
    Finché la barca non oscilla, e tutta l'insicurezza torna indietro, polverizzata dall'istinto.
    Ogni traccia di dolcezza, ogni sorriso: svaniti. Qualcosa si muove sott'acqua: qualcosa di grosso e di pericoloso. I sistemi della nave impazziscono, tutto piomba nel caos. La ragazza Bestia si volta di scatto in direzione della poppa: digrigna i denti, ringhia come se fosse trasformata. Il tutto dura un attimo, ma in quel momento Jennyfer perde se stessa e ne ha paura. Ha vagato tutto questo tempo da sola, per domare i suoi istinti. Non vuole perdersi di nuovo. Scatta in piedi, il braccio teso verso lo spadone, solo per bloccarsi di nuovo: la Rossa è una statua imponente, bloccata dai suoi stessi pensieri. Ha domato i suoi istinti, ha vissuto da semplice umana ma cosa può un'umana contro quel pericolo? Rimane lì a fissare l'arma bianca tra le dita aperte della sua mano, la disperazione contrae il suo volto da bambina.
    La risposta? NiENte.
    Distoglie gli occhi dalla spada, puntandoli verso l'acqua. Si: ha vagato sulle sue gambe di donna affidandosi al suo corpo umano; ha riposto fiducia in ciò che prima non era altro che un burattino. E' sopravvissuta privandosi della sua risorsa più potente: ha barattato la potenza con una nuova coscienza di sé. Ma il domare i propri istinti più crudeli e pericolosi, non significa rinunciarvi.
    Io sono la Bestia.
    Significa saper scegliere, ponderando le conseguenze e le complicazioni.
    La Bestia sono Io.
    Significa esser cosciente di se stessa, di tutta se stessa, e delle responsabilità che ciò comporta. Jennyfer lancia occhiate veloci, ai suoi compagni: alle loro facce sorprese, ai loro movimenti incerti. Non sanno cosa fare, non sanno come agire. Lei si. Non sanno come combattere, come affrontare quel pericolo. Lei si. La donna volge un ultimo sguardo allo spadone, ai segni appena affiorati sulle sue braccia, freschi: appena toccherà l'acqua svaniranno, la loro protezione non avrà effetto, su di lei; se ora si trasforma, la Dea del Ramo non potrà guidarla e lei rischierà di perdere la strada di casa. Nessun ritorno, nessun piccolo, ultimo passo. Ma se non lei, chi? Se non ora, quando?
    Lancia un'ultima occhiata a tutti gli altri: un'ultima occhiata a Zero, che mai lascerebbe a Jen le proprie responsabilità, i propri rischi. Lui la proteggerebbe, come proteggerebbe coloro a cui tiene, non appena si presentasse occasione.
    E così farà lei. Adesso.
    La scatolina di vernice cade a terra con un tonfo sordo, attutita dal cappotto già riverso sul pavimento. Pochi attimi: quanto basta alla Rossa per arrivare alla poppa della nave, dove la schiuma si perde pochi centimetri più in là, inghiottita dalla nebbia. Un solo salto oltre la ringhiera e la donna svanisce, in cambio della Bestia. Della ragazza dai capelli del fuoco e gli occhi dell'oceano, resta solo una scia di vernice luminosa come una stella morente, a segnare il suo cammino verso l'abisso.
    Lei forse perderà la via verso la salvezza, ma non i suoi compagni.

    CITAZIONE
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    Beastly


    Rinnega te stessa e morirai, accetta la Bestia e dominerai le tue paure
    È da tutta una vita che scappa: dal buio, dalla solitudine, da se stessa. Il suo spirito di adattamento la trasformò quand’era ancora un aborto incosciente, permettendole di adeguarsi alla natura dei vermi primordiali. Aveva rinunciato ad un lato di sé che nemmeno conosceva pur di sentirsi protetta, accettata, amata. Ma, si sa, i sogni sono fragili, e nulla possono dinanzi alla verità.
    Perché un Dio non è fatto per ubbidire alle leggi dei deboli.
    E a nulla è servito nascondersi dietro le fattezze di un inetto, poiché la vera Jennyfer è troppo grande, troppo IMPONENTE per restare rinchiusa in una prigione di fango e strisciare nella melma; perché lei è nata per essere libera e fiera, padrona di se stessa e delle acque che la ospitano, unico luogo dove può esprimere appieno la sua vera natura e mostrarsi per ciò che è: una bestia senza controllo né regole, mossa unicamente dai suoi impulsi e dal desiderio di dominare. Pronta a stringere il mondo intero tra i suoi artigli insanguinati, pur di preservare la propria libertà. [Supporto liv.2 3 - conta come un livello superiore]
    Abilità di trasformazione: Jen è in realtà una Bestia, capace di ritornare alla sua forma originale solo tramite contatto con pozze d'acqua abbastanza profonde da permetterne l'immersione parziale (circa metà corpo della Bestia) o completa. La quantità di acqua in cui è immersa influenza il lv di Forza di cui può disporre.
    Trasformazione impossibilitata (completa assenza di fonti d'acqua)= 1 Livello inferiore rispetto all'abilità base (escluso livello extra)
    Trasformazione impossibilitata (quantità d'acqua insufficiente alla trasformazione)= Livello in Forza pari a quello dell'abilità di base (escluso livello extra)
    Trasformazione possibile (pozze d'acqua profonde)= Livello in Forza massimo (compreso livello extra)


    jpg
    Indarra
    Wash Away the Anger
    L'hai sentito scorrerti nelle vene, come magma cocente: quella sensazione d'inadeguatezza che ti ha segnata per tutta la vita, ovunque andassi. La paura di non essere abbastanza, di non fare abbastanza, per te. Spaccare montagne non ti è servito, abbattere Mostri non ti ha saziata: hai assaggiato il Potere e ti ha inebriata, rendendoti dipendente. A che serve piegare l'Universo, se sai di poter fare di più. Hai lasciato al passato il tuo corpo di Verme per abbracciare quello della Bestia, giurando a te stessa che non cadrai mai, mai più. A costo di sbriciolare la Terra dove sprofondi, non ci sarà più fango ad accoglierti: solo Gloria e Grandezza. Perché grazie a questa tecnica la tua Forza non avrà fine, innalzando di due livelli Beastly per 5 turni. Starà a te farteli bastare, per compiere il tuo Destino.
     
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    dalla stella che brilla di meno...un BUCO NERO O_O

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    Non lo so.
    Cos'è, chiede la donna dietro di lui. Il capitano risponde a mezza voce, più a se stesso che a lei.
    Non lo voglio sapere.
    Davvero non l'han capito, davvero ancora è da lui che cercano risposte? Come biasimarli. Anche lui pensava di conoscere qualcosa del mondo, che gli anni che gli pesavano sulle spalle fossero serviti a qualcosa oltre che ad ucciderlo pian piano, che contare primavere e rughe e leghe percorse fosse un buon modo per rendersi conto di quanto avesse imparato, di quanto potesse insegnare. Lo pensava davvero prima che quella maledetta isola gli strappasse ogni certezza, e molto di più.
    E davvero loro, con la loro stazza e le loro armi e la loro mostruosità, chiedevano consiglio a lui? Lui che li aveva accettati sulla sua barca solo perché aveva pensato che solo un branco di mostri come loro avrebbe potuto giungere su quelle rive, scoprire cosa stesse accadendo, porvi fine. Lui che aveva accettato di traghettarli in quelle acque perché in fin dei conti non aveva nient'altro da perdere, niente se non la barca che tremava sotto i suoi piedi e che avrebbe volentieri schiantato sugli scogli di quell'isola se questo avesse voluto dire dar loro anche solo una possibilità.
    Lui che forse aveva sbagliato, che forse per la prima volta in vita sua aveva peccato nel dar troppa fiducia a qualcuno, accecato da una speranza che avrebbe dovuto perdere già da tempo ormai.
    Lui che lo stesso se ne sarebbe infischiato perché era vero, non sapeva e non capiva, non era mai stato ne un uomo di scienza ne uno particolarmente sveglio e contro gli ostacoli che la vita gli aveva posto davanti aveva adoperato sempre e solo un'unica tattica, la stessa che stava mettendo in pratica ora: chiudi gli occhi, stringi i denti e carica a tutta birra.

    E mentre l'uomo al timone ignorava la sgangherata ciurma alle sue spalle ed il cielo continuava a mutare, come qualcuno stesse facendo zapping tra diverse volte celesti dritto sopra le loro teste - aurore boreali s'illuminarono per alcuni istanti, tinte violacee ed azzurrine che rapidamente mutarono nel più profondo rosso sangue prima di svanire del tutto, lasciando il cielo vuoto e completamente nero prima che le stelle tornassero a brillarvi, riaprendosi come piccoli occhi luminosi - , Jenn si butta.
    Mentre Lyonel non fa altro che aggrapparsi e gettar benzina sul fuoco con la propria ironia, mentre la dottoressa Lee chiede altre risposte e Zero domanda soltanto di poter essere utile a qualcuno, lei agisce. L'acqua è il suo elemento, il suo regno, e quella sagoma oscura - qualsiasi cosa fosse - ha sconfinato: non è la donna a decidere e non è lei nemmeno a tuffarsi, è la bestia a prender le redini. Lei ad abbandonare la nave, lei ad infrangere la superficie di quelle acque troppo scure.
    Ma quelli non sono gli abissi a cui è abituata. La bestia lo comprende fin dal momento in cui l'acqua l'accoglie ed abbraccia: troppo fredda, troppo buia. Non c'è niente di ciò che dovrebbe esserci laggiù, niente altre bestie o nemici e nemmeno un fondale, nemmeno una qualsiasi altra creatura acquatica ad abitare quell'acqua nera ma cristallina, limpida a confronto dell'aria appestata dalla nebbia che ha abbandonato.
    Solo quando persino la mente ferale della creatura in cui Jenn s'è tramutata inizia a dubitare, ciò che tutti hanno intravisto dal bordo della nave si manifesta. Aprendo gli occhi.
    Com'è...possibile? Jenn non ha mai visto nulla di simile. Nulla di così colossale, nulla di così imponente, nulla di così. La pupilla che la fissa - da una distanza che le sembra improvvisamente impossibile, misurabile forse in anni luce anziché metri - è un pozzo in cui intere città potrebbero sprofondare e persino i bulbi minori che circondano il primo, piccoli fari di colore in quel nulla acquatico, superano di gran lunga le dimensioni della bestia e della nave che ha appena lasciato. Qualsiasi sia la cosa cui tutto questo appartiene dovrebbe esser più grossa di lei, più grossa dell'isola verso cui si stan dirigendo, e tutto questo...non ha senso!
    Nessun tempo per pensare, nessun tempo per agire. Qualsiasi sia la cosa per cui ti sei tuffata, ovunque siano le acque in cui ti trovi, la creatura è più rapida di te. Distoglie i suoi molti sguardi dalla bestia che sei, li rivolge verso qualcosa che forse non puoi vedere, che nuota in acque che non puoi raggiungere. Una pinna grande quanto una montagna si muove e la sagoma guizza via, fuori dalla tua portata. Le acque si schiariscono e persino il loro sapore torna ad esser ciò che dovrebbe, potresti quasi pensare sia stato nient'altro che un sogno, nient'altro che una visione...non fosse per le conseguenze. Le avverti prima che ti raggiungano forse ma non puoi far nulla perché non ti travolgono: il movimento del colosso scomparso ha generato le correnti più impetuose che ti sia mai capitato d'incontrare nella tua lunga vita e basta un attimo alla loro mercè, un solo istante tra i loro flutti per perdere ogni parvenza d'orientamento: sopra e sotto smettono d'aver senso, destra e sinistra anche e qualsiasi punto di riferimento smette d'aver senso quando il turbinare in cui sei intrappolata t'impedisce di fissare lo sguardo, di bloccare il moto in cui sei trascinata. La minaccia è davvero scomparsa? Zero e tutti gli altri son davvero salvi? Dov'è finita la loro barca?

    In superficie, le cose non vanno meglio. La Samson che sfreccia sotto quel cangiante cielo notturno vive ciò che Jenn ha visto come un'improvviso inasprirsi delle condizioni del mare che da calmo e piatto si fa all'improvviso burrascoso, cavalloni abbastanza alti da scuotere la chiglia dell'imbarcazione s'innalzano senza preavviso ed in assenza di vento ed il capitano risponde nel solo modo che conosce, tentando con tutte le proprie forze di tener fermo il timone e spingendo ancor di più la leva dell'acceleratore. E sembra funzionare, la nuova spinta permette alla barca di sfidare con più vigore le onde che tentano d'ostacolarla, finché qualcosa non va storto: rumori metallici al piano di sotto, l'imbarcazione che inizia a tremare. L'uomo al timone che impreca.
    Dannazione!
    Conosce la sua nave, sa che non può reggere lo sforzo, ma arrivato dov'è non c'è altro che possa tentare. Si volta, si rivolge ai membri restanti del suo equipaggio. Non una parola per la scomparsa di Jenn che nemmeno ha notato, troppo distratto dall'infernale tratto di mare innanzi a lui.
    La sala motori...qualcuno vada di sotto, fate qualcosa!
    Volevi un'occasione per renderti utile Zero? Eccola qua, servita su un piatto d'argento assieme allo sguardo sguercio del capitano, proprio nel momento in cui forse ti stai già pentendo della richiesta. Perché c'è bisogno di te li sulla nave, t'è stato assegnato il compito di cui avevi chiesto ma Jenn s'è tuffata, Jenn non riemerge, Jenn è sola contro qualsiasi cosa la stesse aspettando in quegli abissi.
    E l'uomo non ha finito d'impartire ordini, marinai.
    E...ugh!
    Un nuovo strattone a scuotere l'intera imbarcazione, per poco il lupo di mare non cade a terra. Recupera alla svelta il timone dopo che questo s'è dato alla pazza gioia girando a più non posso, probabilmente facendovi perdere ogni speranza d'una direzione coerente, e nonostante le vecchie e nodose mani stringano fino a sbiancarsi l'uomo da solo non sembra convinto di riuscire a trattenere lo strumento di guida ancora a lungo.
    ...datemi una mano, dobbiamo recuperare la rotta!
    E chissà se qualcuno di voi lo nota, in mezzo a tutto questo caos improvviso in quella che fino a pochi istanti prima era una tranquilla traversata, in direzione d'un isola di fantasmi.
    Innanzi a voi, sulle rive ancor troppo lontane dell'isola che anelate di raggiungere, qualcosa v'attende. Un lume azzurro, abbastanza intenso o estraneo da penetrar la nebbia, giungere ai vostri occhi nitido come una piccola, lontana fiammella. Troppo basso per essere una stella e troppo immobile per essere un faro rimane fisso a sfidare quel bizzarro orizzonte, attendendo il momento - se mai verrà - in cui sarete abbastanza vicini per scorgerlo meglio, per sfiorarlo forse.
    Qualsiasi diavolo di cosa sia.
     
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    Le forze del bene hanno cannato e andare tutti a farvi fottere.

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    È un attimo e non ho più la nausea. È un attimo e mi pento di non avere la corazza pure nelle orecchie. Il lamento degli strumenti mi scava fino al cervello con un martello pneumatico che fa BIPBIPBIP ed ho la testa perforata Nonono Jenn. Non ci pensare nemmeno. Non. Ti. Tuffare. Fidati che se il gruppo si separa qua finiamo nella merda!

    Jenn…


    La mia voce è come la scintilla di un accendino in mezzo a una scorreggia di drago. Me ne accorgo mentre guardo il cielo sintonizzarsi da un canale all’altro ed un secondo prima ci sono due lune e poi guardo il cielo di un pianeta alieno, JENN! Stammi a sentire, dobbiamo…
    É già andata genio

    Merda!

    Il capitano ci urla di scendere in sala motori, c’è la rotta da mantenere e… JENN SI È TUFFATA! CAZZO!
    Senti lei viene dopo!
    La barca! Se non arriviamo all’isola siamo tutti...

    Senti, ti spiego io come va! Ci separiamo, vaghiamo soli e sperduti per un po’ e poi ci ritroviamo dal boss finale una mezza sfregiata, uno nudo e intrizzito e uno col cervello così fottuto che è pronto a farsi esplodere!
    Che faccio? Che faccio?
    Zero
    Non puoi mollare tutti per seguirla

    Gli ordini.
    Ho chiesto cosa fare, mi hanno detto come farlo.
    Eppure riesco solo a restare a guardare il mare. Il bipbip nelle orecchie. Questa bagnarola non arriverà mai all’isola se non la aiuto.
    Nemmeno Jenn.
    Non puoi saperlo
    Invece si. Ho una cicatrice in petto che mi dice Ne sai Abbastanza.
    Che faccio? Che faccio?
    Un tentacolo di Lyo si agita vicino a me. La tipa ci si è allontanata schifata. Stupida. Io lo afferro e tiro a me il ragazzo.
    Gli urlo solo “REGGILI”, indicando il capitano con lo sguardo, ma quando la I soffia per l’aria io già non ci sono più.
    ZERO
    SI. LO SO.
    NO CHE NON LO SAI
    Tu mastica.
    LA SALA MACCHINE NON È SOTT’ACQUA
    Eh, ma va! Scendo in sala macchine e poi che faccio! Tu sei esperto di barche? Io no!
    E QUINDI QUALE SAREBBE L’ID…
    Lanciamo la barca, prendiamo Jenn. Se necessario lanciamo anche lei. Ci lanciamo noi. Lancio 'sto cazzo di pianeta se serve.
    STAI SCHERZANDO
    Mi gonfio le guance d’aria e mi rituffo. Dio. Io volevo stare all’asciutto!
    La barca è lenta, anche sparata a tutta velocità mi bastano poche bracciate per starle a fianco. Ogni volta che mi butto in avanti sollevo due ali d’acqua vaporizzata. Le onde mi sbattono in faccia e sul petto e le gocce d’acqua mi sembrano esplosive, proiettili che a questa velocità aprono tagli nei miei vestiti.
    Grande, e adesso?
    Supero la barca e mi fermo allargando le spalle, alzo le braccia all’indietro pronto a sentire il TONK della prua sulla noce del mio collo.

    SDENG!


    Non ha fatto TONK! Merda, non ha fatto TONK!
    E come se non bastasse il peso della barca mi spinge la testa sotto il pelo dell’acqua. Vedo bianco per un istante e poi sento solo dei gorgoglii riempirmi il cranio...
    Il piano sta andando a puttane!
    IL PIANO
    STA ANDANDO
    A PUTTANE


    Grrrughl!

    Merda. Non… ci ho… pensato… mi ritrovo spalmato sullo scafo, le gambe sono molli e ondeggiano all’indietro… non ci ho pensato che anche se mi sembra ferma ‘sta cosa sta andando a tutta birra!
    I flutti mi arrivano ai lati e se fosse un altro al posto mio gli starebbero già strappando la carne di dosso riesco solo a vedere le bolle che scappano dai lati della mia bocca… non… respiro…
    Affondo le dita nello scafo. Finirò per bucarla e affondarla io la barca!
    Tirati… su…

    … ANF!

    Ci sono! Tiro fuori la bocca, ci sono! Devo tenerla stretta… nuotare di fianco, così… mi gira la testa, forse ho bevuto… forse...
    L’isola è troppo lontana. Ma le mie gambe sono forti e veloci. Prendi il ritmo prendi il ritmo. Spero che dentro si stiano reggendo, perché stanno per incollarsi al retro della barca tipo astronauti nello shuttle.
    Cos’è quella luce?
    Non ora Socio. Devo. Devo...
    Laforzagiustalaforzagiustalaforzagiusta ci devo mettere la forza giusta. Se lancio troppo forte finiranno a schiantarsi sull’isola. Se lo faccio troppo piano saranno ancora in balia di… non lo so, di quella cosa che c’è qui in acqua!
    Dio
    Giovane
    Qui In Acqua è dove siamo noi

    Calmo calmo calmocalmo. Devi pensare che stai lanciando un sasso. Un bel ciottolo sulla superficie del lago.

    ( SE NON FOSSE CHE IL LAGO È UN MARE IN TEMPESTA E NEL CIOTTOLO CI SONO DUECENTO CHILI DI CARNE UMANA )



    Un sassolino rotondo da far rimbalzare.

    … AH…

    ( E DEVI LANCIARLO SENZA NEMMENO LA TERRA SOTTO I PIEDI DEVI LANCIARLO MENTRE L’ACQUA TI ENTRA NEI POLMONI E TI AFFOGA )



    Ho la bocca piena di sale, gli occhi offuscati dalla schiuma e l’acqua. Io e il muso di metallo ci alziamo e ci abbassiamo, ci alziamo e ci abbassiamo. Ogni volta che spingo con le gambe sembriamo lì per spiccare il volo e poi ci schiantiamo di nuovo in acqua. Uno. Prendo il respiro, scendo più in basso. Due. Sono sott’acqua adesso, proprio sotto la pancia della barca. Me la metto sulle spalle e nuoto più veloce che posso, finché non ci troviamo tutti e due a schizzare e ritornare in acqua. Tre. Ecco il Tre. Provo a dirlo ma escono bolle. Forse non ci sento neanche più.
    T r e
    E quando siamo di nuovo a pelo d’acqua, quando la spinta ci solleva ancora sopra le onde, caccio un urlo e tiro in avanti il mio carico. Avanti. L’isola è bella grossa, non posso mancarla!
    Gli servirà un paraurti
    Cazzo lo so che gli servirà! Ma se la caveranno, no? Lyo ha i tentacoli e quelle robe lì ed è troppo figo per non sfangarla e poi c’è l’altra e…
    Sto perdendo tempo. Perché quando sei veloce perdi sempre tempo? Il tempo non è mai abbastanza.
    E dopo che la lanci come facciamo a fermarci!
    Cosa?
    Rotoleremo sull’acqua per un chilometro
    Stai dicendo che…
    SIAMO NOI IL SASSO IDIOTA
    LO ODIO QUESTO PIANO

    Vedessi io!

    CITAZIONE

    png



    LeaveMeAlone! - 3/3
    IceHeart - 5/5

    LeaveMeAlone!
    Ma arriva il momento in cui il peso dell’ esser soli si fa troppo grande da sopportare... e allora l’ unica cosa che resta e prendere qualcuno, chiunque esso sia, ed esplodergli addosso in un pianto liberatorio. Una sensazione dolorosa, devastante, ma poi ci si libera di quella cappa opprimente e si sta meglio. Vero Zero? lo Sfogo potrebbe mandare in frantumi la corazza che tanto si sforza di portare, perchè in cambio del potere il Giovane si nutrirà della sua stessa carne. Proprio per questo, i suoi livelli in Forza e Velocità saranno pari alla resistenza di quest'ultima. Durante l' utilizzo di questo potenziamento, la corazza di Zero sembra sfaldarsi, la fatica è tale da rendere questa una tecnica ad utilizzo unico. Scaglie di pelle che cadono, spiragli che si aprono nella sua carne. E lì sotto. Io vedo... qualcosa...

    IceHeart
    Mai si scorderà di Ariamis e del suo quadro, quando il freddo di un Mondo intero gli è entrato fin nelle ossa per non lasciarlo più, perché se sembra difficile oltrepassare la corazza figuriamoci come possa qualcosa uscirne, e Zero lo sa fin troppo bene. Successe tutto quando provò a difendersi, e il freddo fu tale da creare una versione congelata della tecnica Still, capace di durare più a lungo prima di sciogliersi. Le guance si fanno cianotiche, e le membra si coprono di brina per il gelo intrappolato al loro interno mentre Zero spinge al limite la resistenza della sua armatura. Sia lo faccia per un solo istante, per incassare il colpo in arrivo, sia che la diluisca in più turni ( 5, per un +2lv ) sottoforma di power-up. Chi lo tocca afferma che il Giovane è freddo quanto il ghiaccio in questo stato, come una carcassa lasciata a morire sotto la neve, tanto tempo fa. A volte, ha l’impressione che sia andata davvero così.

    In breve: le fisiche di Zero raggiungono il lv5 grazie ai due power up. A questo punto approfitta dell'azione semplice che mi viene concessa a fine turno per buttarsi sotto la nave, trascinarsela in spalla a tutta velocità e poi mollare la presa per lanciarla a pelo d'acqua verso l'isola!
     
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    Smile at Despair, in the name of Hope

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    La situazione era passata dal tranquillo andante, al misterioso, al catastrofico. Quell'occhio gigantesco che si era appena aperto sotto di noi era a dir poco inquietante e probabilmente era la strada più giusta verso la morte e la disperazione. E quella ragazza che prima colorava Zero era diventata una besti-

    ...
    ....
    in mezzo a cosa ero finito.
    Quando Zero mi prese e mi urlò addosso, nemmeno feci in tempo a rispondere nulla, intontito com'ero dalla bestia che cercava di uscire, dall'occhio gigantesco che aveva scelto di guardarci profondamente...
    Dove sta andando Zero. LA barc... AAAAAAAH!

    Mi rivolsi verso la ragazza che era ancora sulla barca.

    « Dimmi che tu sei normale quanto m-- »

    Un altro scossone.
    La barca. Che cosa aveva in testa...?
    Perché avrei dovuto reggerli..?

    ... ed infine capisco.
    Quando sento i versi disumani che vanno sopra ogni altra cosa e decido che devo per forza di cose anche io scivolare in un mondo più brutto e meno comodo. Un posto così lontano dalla mia zona di conforto che mi spaventa e mi terrorizza profondamente. Urlo a mia volta, rivolto al capitano ed alla ragazza che è rimasta ancora con noi. Almeno, provo a far sentire la mia voce sopra tutto il resto.

    « PER QUANTO POSSA FARE PAURA...
    RESTATEMI VICINO, PER FAVORE! »


    E lascio che succeda.
    Lascio che ogni cosa sfumi in un verde smeraldo terrificante, che la fluorescenza che mi caratterizzava divenisse più intensa e iniziasse a fare breccia nella mia mente. Versi di dolore vennero naturali fuori dalla mia gola, mentre mi reggevo la testa e nuovi tentacoli facevano la loro comparsa, continuavano ad essere vomitati dalla mia persona a getto continuo, sempre di più. Ed intorno a me riuscivo a sentire quanto ero piccolo rispetto a tutto ciò che mi circondava.

    Due, tre, quattro tentacoli si avventarono in direzione della ragazza che già prima avevano adocchiato... si chiamava...? Mah, poco importante. Eravamo rimasti in tre sulla nave e volevo cercare di fare qualcosa per tutti noi prima che la pazzia mi prendesse in braccio. I tre tentacoli avrebbero cercato di afferrarla saldamente per avvicinarla a me, mentre un altro mucchio di escrescenze nerastre e verdi avrebbero afferrato il capitano e il limitare della casupola di comando, trascinandoci tutti in direzione di un angolo della piccola copertura. A prescindere che fossi riuscito o meno a prendere tutti, mentre continuavo ad urlare disperato e tenermi la testa, i tentacoli avrebbero iniziato dei movimenti per creare una vera e propria cupola. Rumori viscidi erano l'unica cosa che riuscivo a sentire al momento nelle mie orecchie. Con gli occhi gonfi di lacrime mi sarei girato verso gli altri ospiti, provando a sorridere disperato.

    « E'-- tutto... quasi a posto...

    ...spero... »


    Ed avrei atteso il terrificante impatto. In una maniera o nell'altra.
    Quel rumore di tentacoli mi stava facendo impazzire, le mie mani continuavano a tenersi intorno al mio corpo per impedirmi di provare a scappare lontano. E la consapevolezza che quella cosa era parte di me, continuava a consumarmi sempre più violentemente, mentre iniziavo a singhiozzare disperato.

    CITAZIONE
    La Bestia [Status]
    Primo alieno incontrato da Nye è una creatura tentacolare troppo grande per poter essere evocata per intero, allo stato attuale delle competenze di Lionel. E' una creatura violenta ed impulsiva, che ha probabilmente qualche obiettivo nascosto finale che implica la distruzione di qualche multiverso. Ma per il momento, si limita a far crescere dei tentacoli sulla schiena del suo ospite.

    I tentacoli sono dotati di Forza Lv 2 e sono in grado di afferrare cose rispondendo ai desideri di Lionel, esercitando una grande forza su ciò che riescono ad attaccare.

    La Bestia: Realtà 1/2
    Lionel aumenta il suo contatto con La Bestia, consentendole di attingere più energia dal suo corpo. Quando questo avviene, la creatura ottiene maggiore controllo su sè stessa, arrivando ad esercitare un forte senso di repulsione e terrore su qualsiasi cosa sia entro cinque metri di distanza da essa, Lionel incluso. Questo effetto può portare coloro che sono nel raggio d'azione a compiere azioni sconclusionate e poco efficaci a causa dell'intensa paura che esse proveranno. Regolisticamente, si tratta di un effetto psichico di Lv3 che si spalma sull'arco di tre turni.

    La Bestia: Sopravvivenza 1/2
    Tecnica difensiva che consiste nel rendere i tentacoli più lunghi e più resistenti del normale dando loro Resistenza Lv5 per la durata di due turni, per poterli utilizzare per proteggere Nye e persone nelle sue vicinanze, avvolgendoli con i suoi arti aggiuntivi. E' possibile anche concentrare la potenza difensiva in un unica ed improvvisa esplosione di resistenza, proteggendo coloro che sono avvolti dai tentacoli nel migliore dei modi.

    CITAZIONE
    Azione 1 La Bestia: Realtà
    Azione 2 Movimento, recupero Capitano&Lee (Eventuale)
    ---
    Azione 1 (Bestia) La Bestia: Sopravvivenza

    CITAZIONE
    Aura di Panico intorno a Lionel (Lv3)
    Forza Lv2 (Tentacoli)
    Resistenza Lv5 (All'interno della barriera tentacolare)

    Bestia Aura+Summon (1/3)
     
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    Ma i giorni in cui dimentico
    sono finiti, stanno per cominciare
    i giorni in cui ricordo.

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    Li ho visti tuffarsi. La valchiria con la chioma di fiamma e il ragazzotto subito al seguito. Sarebbe bello se tutte le donne dell'universo venissero guardate con la stessa intensità con cui lui ha guardato il suo fisico tornito immergersi e lasciarsi inghiottire dalle acque agitate. Indeciso e aggrappato all'ultimo briciolo di razionalità lo si è visto lottare contro le sue gambe per inchiodarle al pavimento della nave, loro, che già nell'istante in cui è scattata la connessione occhi - corteccia motoria stavano già metaforicamente lanciandosi in corsa verso il parapetto per scaraventare quel corpo nel pieno dell'ira del mare. Un corpo che comunque, alla fine di quel combattimento mentale, l'ha preferita e l'ha scelta. Deve averle urlato qualcosa, ma non ho sentito. Troppo rumore, troppi cigolii metallici, troppi strumenti impazziti che gridano. Ecco cosa stavo pensando. Fuori luogo, in questo momento, assolutamente, banale deformazione professionale forse. Riesco a psicanalizzare gente anche in situazioni come queste, davvero una stacanovista.
    Nell'unico buco di silenzio tra un bip e l'altro mi arriva il suo "REGGILI". Ma io non voglio essere retta. So che non lo voglio, non così almeno. Siamo rimasti in tre sulla barca e a meno che sotto la plancia abbia uno scudo con caratteristiche Resistenza +5 e bonus alla Fortuna, il capitano non mi pare in grado di tenerci e ripararci tutti. Non lo faccio volontariamente ma mi volto, come se l'intenzione fosse quella di scappare. La cabina però mi sembra stretta, troppo piccola, claustrofobica ormai. Non ho mai sofferto gli spazi chiusi, voglio dire...non più del dovuto almeno. Non sono mai stata seppellita viva in una bara, al massimo sono rimasta in ascensore 5 minuti più del dovuto ma diamine, reggo i posti sovraffollati. Che sta succedendo? Sembra che la minuscola struttura di comando possa accartocciarmisi sulla testa da un momento all'altro. Il rumore che sento, lo detesto. Viscido, umido, pulsante di vita. E' qualcosa che si insinua nella mia direzione, e mi si accappona la pelle. Perchè questa repulsione così forte? Mi pento di aver guardato verso il basso scorgendo quell'ammasso di carne nera e verde srotolata fino ad afferrarmi, la repellenza che avverto per la propaggine e le sue terminazioni a ventosa mi danno la nausea. La cosa che più vorrei è afferrarla, stringerla con le mani e strapparla a forza dal mio corpo, anche se ciò significasse levarmela di dosso insieme a un paio di strati di pelle...ma allo stesso tempo credo il disgusto per l'idea di venirne ulteriormente a contatto me lo impedisca.
    Letteralmente, mi manca la terra sotto i piedi. Aria. Non c'è altro, sotto la suola delle mie scarpe. Mi muovo, sollevata da terra, mi sto muovendo e non mi sta bene. Non voglio. E scalcio, d'impulso, e mi agito senza rendermi conto di aver impartito al mio corpo e ai miei arti di farlo. Ma tanto non credo mi avrebbero ascoltato comunque, posso solo sperare di non colpire qualcuno mentre mi dimeno, o forse anche no, non importa, se assesto qualche bel pugno o una pedata a qualcosa pazienza, più spazio in quel buco di cabina. L'idea di avvicinarmi ancora di più all'origine di quelle appendici viscose mi terrorizza, il ragazzino e la sua schiena, i tentacoli che vi si sono fatti spazio fuoriuscendo come germogli appena spuntati a primavera...Dio. Un corpo così esile con un essere così violento dentro.
    Mi rannicchio, piegando le gambe al petto, più o meno come riesco, non voglio farmi toccare di più, non voglio farmi toccare e basta. Sbalziamo entrambi dalla parte opposta, al limitare della sala di comando, praticamente è come stare su una giostra al luna park. Mi preparo a finire sul pavimento non appena le pareti del locale mi sembrano vicine, sufficientemente vicine, anche troppo vicine. Quel vicino che per metterlo a fuoco incroci gli occhi quanto lo strabismo di tutto il girone dell'Olimpo, altro che di Venere. Ed hey, che scoperta, posso decidere di allungare le braccia. Probabilmente rotolo addosso al capitano, oh guarda, anche lui qui. Chissà come sta la sua psiche. Chiediamoglielo dopo che si è accorto della matassa nerastra che ci si sta richiudendo sopra le teste fino a inglobarci completamente, la cosa potrebbe anche influenzare ulteriormente la risposta.
    Grandioso
    Con l'ultimo sprazzo di lucidità e sanità mentale che mi rimane getto un'occhio oltre il vetro, prima che quella che mi pare l'unica via di fuga svanisca oltre quella coltre di impenetrabili appendici nerastre. C'è una lucetta azzurrognola. Come ho fatto a notarla? Salta all'occhio subito, in mezzo a scie di stelle e spruzzi di luce lei, prepotente, domina su tutte ai miei occhi. Luce tra le luci. Ho un brivido, ma non so dire se è per la paura che ancora si irradia in me o per le urla dell'ospite di quella specie di parassita. E non appena l'ultima lama di cielo sparisce tra le propaggini che si serrano ritiro un piede più vicino al resto del corpo, rendendomi conto soltanto ora di essere stata chiusa in un improvvisato riparo.
    « E'-- tutto... quasi a posto... spero... »
    Ora capisco.
    Sollevo appena una mano verso quegli smeraldi lucidi. Solo un pò. Un gesto che potrebbe tranquillamente passare per banale riposizionamento.
    Non ho il coraggio di toccarli. Non posso proprio averlo.
    « PER QUANTO POSSA FARE PAURA...
    RESTATEMI VICINO, PER FAVORE! »

    Forse prova a prendere quelle lacrime. O forse si è solo alzata per tirargli un pugno, come sfogo.
    E dovrei probabilmente pure scusarmi per aver provato ciò che ho provato, alla fine di tutto. Preda di terrore e disgusto.
    Io ho paura. Io sento il ribrezzo. Io sono quella bloccata in una gabbia di tentacoli. Io e il capitano.
    E. Dovrei. Pure. Scusarmi.
    Si, dovrei. Se ci sarà una qualche fine dovrei.
    Cazzo.
     
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    "Si vis pacem, para bellum"

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    Non avresti dovuto
    L'acqua gelida è uno schiaffo in pieno volto. Per un attimo il respiro va via e i polmoni si congelano. Le Bestia può quasi sentire il ghiaccio rompersi e cadere, quando torna a pompare il torace. Anche il sangue sembra più caldo, in risposta al freddo che sente fino alle ossa.
    E' stato uno sbaglio
    Chi è che parla? La Bestia o Jennyfer? Non ha importanza ormai. Ho detto. Che non ha. IMPORTANZA. Dopo mesi a lottare l'una con l'altra, le due entità hanno ceduto al richiamo della sopravvivenza, unendo le forze. Forse è la donna a parlare; forse l'animale ha percepito un pericolo troppo grande da affrontare, poco importa: Jennyfer conosceva i rischi, quando ha deciso di abbandonare la nave. Ora non ne è più così sicura.
    Non dinanzi a quello.
    Sembra assurdo, eppure, per una manciata di istanti, la Bestia non se ne rende conto: l'essere è troppo grande, troppo IMMENSO perché la mente dell'animale possa anche solo concepirlo. L'iride sembra un infinito fondale marino, la pupilla un abisso dove la luce va a morire, nascondendo segreti che nessuno dovrebbe scoprire. Ma quando tutti i pezzi del puzzle si allineano e la verità emerge, dura e spaventosa, donna e Bestia vengono strappate via dalle proprie certezze. Cosa sei tu?
    Di nuovo, l'aria viene a mancare, la paura si fa spazio nel cuore frenetico dell'animale, così simile al cucciolo inesperto che è stato, dinanzi a qualcosa di così imponente. Perché non ha importanza quanta forza riesca a concentrare in una sola zampa, se nel regno animale esiste un predatore così smettilasmettilanoncedereallapaura così... reagiscicombattiUCCIDILO co...sì JENNYFER!
    Non ha il tempo per riprendersi, per cacciare gli artigli e lanciarsi, noncurante di quell'attimo di paura: il mostro distoglie lo sguardo dalla bestia, le correnti travolgono l'animale strattonandolo in ogni direzione. La Bestia gonfia i muscoli, prova ad opporsi al maremoto che la investe, senza risultato: la pressione le opprime le orecchie, la testa possente le gira e pulsa. Tutto si fa nero e bianco e ancora nero e la sua casa, il suo regno, sembra tramutarsi nella sua tomba. Finché tutto non si ferma, e la bestia può tornare a respirare.

    Apri gli occhi, Jen


    E' tutto così diverso, ora. La Bestia si guarda intorno frenetica, temendo un nuovo attacco da parte della creatura, senza risultato. Sembra un luogo totalmente diverso, come se quella cosa avesse portato con sé tutti i mali di quel luogo. L'acqua è cristallina e accogliente: così simile all'oasi che ha scelto come casa; così simile a un sogno.
    O a un incubo.
    Acqua cristallina su. Acqua cristallina giù. Acqua cristallina ovunque. Senza scampo. Senza fine. Senza speranza
    La corrente deve averla trascinata troppo in profondità e troppo violentemente, perché non c'è più alcun riferimento per chilometri e chilometri. La nave sembra sparita nel nulla e non vi sono rocce che possano indicarle il sopra e il sotto. Quel blu limpido che tanto attira gli amanti del mare, è segno di sventura per chi lo abita: perché non vi sono organismi, in acque così perfette; non può esserci Vita, in una realtà artificiale. Il Blu è il deserto del mare.
    Ma la Bestia non si arrenderà, non di nuovo: deve trovare Zero e gli altri, deve tornare a casa. Non può morire. Non per mani diverse da quelle di Annie, perlomeno. Deve reagire, a costo di spazzare via un intero Oceano, per ritrovare la strada di casa.
    Con tutta la forza che ha in corpo, la Bestia grida con una voce che nessun orecchio umano può percepire. Non per aiuto né per disperazione ma per vedere con occhi diversi dai suoi. Occhi lontani, occhi potenti, nella speranza di cogliere qualcosa che la vista non è stata in grado di percepire. Nella speranza di ritrovare i suoi compagni.
    Zero, dove sei?

    CITAZIONE
    2la60jl

    The Bloop


    Oceano Pacifico Equatoriale. Anno: 1997. Estate.
    L'ho sentito.
    Al largo della costa sudoccidentale del Sudamerica, qualcosa è stato captato nel raggio di 5000 km. Il NOAA ha coperto ogni prova: distacco di un iceberg, dicono, ma io lo so, io conosco la verità.
    Dal fondo degli Abissi, qualcuno ha parlato.


    Onde, frequenze, particelle: definizioni infinite, concetti complessi, elevazione del sapere. Il tutto solo per coprire l'illusione della conoscenza. Credete davvero che attribuire nomi e dediche possa darvi diritti su qualcosa? Elevarvi a Signori dell'intero Universo? Illusi. Il cielo esisteva ere prima che i vostri occhi lo potessero scorgere; la terra tremava al passaggio di creature che potete solo ipotizzare e così il Suono, la Parola, il Potere. Non c'è mai stato bisogno della vostra filosofia per capire il peso che può avere un ruggito su tutti gli altri: la sudditanza che affligge chi non ha forza per gridare. Eppure io ti capisco, oh Uomo, e non ti biasimo affatto: devi essere così triste, così bisognoso di certezze, per inquinare questo Mondo e spolparlo fino all'osso, solo per distruggere ciò che non puoi controllare. Ma non distruggerai anche me. Perché la mia Voce è più forte della tua e la mia Parola è legge in una Realtà che puoi a malapena comprendere. E fin quando avrò le mie squame e le mie zanne non ci saranno vibrazioni che non potrò emettere, suoni che non potrò manipolare, particelle che non potrò far danzare a mio piacimento. Il mio Grido emergerà dall'oscurità di qualsiasi Abisso e il messaggio che porta con sé sarà comprensibile a qualsiasi orecchio capace di ascoltare: questo Mondo è MIO.
    [Manipolazione liv. 2 3 - conta come un livello superiore. In forma umana Jen non dispone degli organi necessari alla manipolazione sonora]
    Personalizzazione - B i o s o n a r
    I can hear you. I can see you.
    Perché le grida e i ruggiti non sono tutto. Per quanto la Bestia ami annunciarsi in tutta la sua potenza e splendore, conosce benissimo le insidie che la Natura nasconde e le combatte da intere vite: l'evoluzione partorirà sempre pericoli, sfide per contrastare la sua grandezza e trascinarla nuovamente al punto più basso della catena alimentare. Ma lei non lo permetterà: non così facilmente. L'Animale non è una tappa dello sviluppo di una specie, pronta ad essere sacrificata perché altri imparino dai suoi errori: la Bestia è figlia di se stessa e di nessun altro, emblema del progresso stesso; ogni scaglia strappata e ogni ferita inferta sono tacche di un cambiamento capace solo di renderla più forte e prepararla ad affrontare il Mondo. Proprio per questo motivo, la Voce che tanto la contraddistingue, non è più solo un canto di Morte, quanto un nuovo strumento: gli echi relativi alle vibrazioni emesse dalla Bestia tramite "The Bloop" la rendono capace di mappare chiaramente l'ambiente attorno a sé, come una seconda vista. Non vi sono ostacoli né distanze che l'ecolocalizzazione non possa raggiungere ed aggirare, in modo da scovare nemici, trappole e qualsiasi segreto la Natura provi a nasconderle. Io ti vedo.


    Biosonar: turno 1/6

    Indarra: turno 2/5


    Edited by L i v e d - 15/10/2018, 21:38
     
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