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Scena per Mangiasogni

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    Mangiasogni schivò il fendente di un falcetto e ne intercettò un secondo con la punta della lancia, il ferro arrugginito dello strumento che strideva acuto contro l'affilata lama d'argento di Ichor.
    Non sembravano veri e propri attacchi, era come se i gelatini, ciechi, avessero deciso di inserire il pilota automatico e di continuare il loro lavoro, trebbiando qualsiasi cosa lungo il loro cammino, presenti compresi.
    Il Corvo cercò una scintilla dietro i loro occhi, un emozione che potesse giustificare quell'aggressione.
    Non ne trovò.

    Non sembravano aver intenzioni maligne, non sembravano nemmeno troppo coscienti di se stessi. Era come se, una volta appurato che nessuno voleva effettivamente rubar il loro campo, fossero semplicemente tornati alla loro programmazione principale.
    Lavoro Lavoro Lavoro.

    Quando Nami e Rad smisero infine di battibeccare, la fatona prese in mano la situazione guidando il gruppo verso quella che ricordava alla lontana una torre medioevale, ma che era in realtà il sogno erotico di ogni dentista del multiverso.
    Il Cacciatore prese la rincorsa e, puntando la lancia verso il terreno, sfruttò lo slancio per saltare il gruppo di gelatini, evitando le loro lame arrugginite e soprattutto di concimare il campo di caramelle con le loro interiora.
    Non più distratto dalla sitcom, Ingos piantò i suoi artigli nello stomaco del corvo, rigirandoli con sadismo.

    - Ucciiiiiiidi chi ti minaccia, Piccolo Corvo. Non puoi sempre scappaaaaaare.
    COLPISCI SMEMBRA AFFETTA



    Mangiasogni ignorò la voce che lo tormentava, spingendola verso il basso mentre atterrava ben oltre il gruppetto di contadini - gelato.
    Il suo lavoro, il suo patto, era chiaro.
    I Mostri dovevano morire, ma solo loro.
    Il Corvo aveva il diritto di difendersi, la sua lama poteva macchiarsi del sangue degli umani qual ora fosse necessario... ma non era un carnefice, non un assassino.
    Mangiasogni era un Cacciatore, e quelle non erano le sue prede.

    Corse invece verso la torre glassata indicata da Rad, sfruttando lo slancio per spalancare la porta con un calcio.

    Chissà che all'interno di quel rifugio non fossero riusciti a chiarirsi, una volta per tutte.

    - MORE LESBODRAMAAAAA




     
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    Una voce fuoricampo annunciò l'entrata dei viaggiatori in un luogo sconosciuto. Era coloratissimo, come tutto il resto del pianeta. Una vetrina mostrava un'ampia esposizione di dolci: dai muffin alle tortine, dalle paste di mandorle alle creazioni di zucchero filato. Sembrava una specie di negozio, molto piccolo però. Dietro al bancone, sulla sinistra, una porta dondolava avanti e indietro al ritmo dei dipendenti che ci passavano, tutti frenetici e indaffarati. Quasi non si accorsero di avere ospiti per un paio di minuti.
    Ad un certo punto, però, qualcuno sembrò notare la loro presenza. Una ragazza aveva appena attraversato la porta e si immobilizzò con gli occhi spalancati a fissare la ciurma. Aveva delle maniche lunghissime a forma di churros, da cui colava una sorta di crema al cioccolato.

    V-voi chi siete? Non si può stare qui, non si può.

    Poi la ragazza tornò velocemente dietro la porta, sembrava spaventata o preoccupata. Era stata così veloce che nessuno di loro riuscì a parlarle. Si erano rifugiati in un negozio di dolci davvero strano, o davvero pericoloso.

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    -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Non era stata una brutta idea: in un attimo i due disgraziati la seguirono e Magiasogni ebbe la prontezza d'animo di sfondare la porta, così nessuno avrebbe dovuto litigare su chi doveva fare cose. Immaginava già la discussione con Nami, perché lei voleva aprirle la porta e non l'uccellaccio, bla bla bla. Per fortuna a volte la sorte è favorevole anche alle fate.
    Però quel corvo era strano. Non se n'era accorta subito, ma dalla sua testa venivano troppe voci. Di solito riusciva a capire i pensieri della gente, qualche cavolata su come si è vestita quella, su quanto hai fame ecc. Con lui era diverso, era come se ci fossero almeno due voci a litigare di continuo. Era pazzo? Forse. Decise che avrebbe approfondito solo quando lui se la fosse sentita, doveva essere difficile convivere con tutto quel rumore. E lei ne sapeva qualcosa.
    Quel rumore al momento chiama lesbodrammi i suoi problemi con Nami, simpatico. Che venisse lui a calmare la marmocchia che decide di tentare il suicidio quando non è al centro dell'attenzione. Abbandonò l'idea di seguire tutto quel casino nella testa del corvo e si concentrò sul resto.

    Appena misero piede in quell'edificio si sentì catapultata in un film per bambini. Ogni cosa era rosa o rossa, bianca o azzurra, non c'era traccia di colori scuri o di storpiature diverse da tutto ciò che avevano visto sino a quel momento. Era bellissimo, come un negozio incantato.

    Woooow.

    Rimase incantata a guardarsi attorno, quando una delle lavoratrici si fermò e disse qualcosa di strano. Sembrava avere paura, ma cosa si può temere in un posto come quello? C'era qualcuno... una specie di capo che la stava controllando e che le avrebbe fatto del male se avesse svelato qualcosa di più. Diceva solo che dovevano andarsene, ma Rad percepiva altro: la ragazza era spaventata a morte e voleva metterli al sicuro.

    Pensa un po', noi ci staremmo rifugiando qui.


    Interdetta, si rivolse alla squadra.

    Qui c'è qualcosa che non va. Quella ragazza è in pericolo, non sembra essere libera.


    Guardò Nami come per indicarle che l'avrebbero aiutata, anche se lei non avesse accettato. Sapeva fiutare una situazione di pericolo quando ne vedeva una e non sarebbe stata una piccoletta egoista a fermarla.

    --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

    Abbattuta come non mai, si fece strada tra i gelatini, facendo lo sgambetto ad un paio di cose che di gambe non avevano più niente. Anzi, non le avevano mai avute probabilmente, perché camminavano davvero male. Come si fa ad assumere gente del genere?
    Dove siamo finiti?
    Dov'è la civiltà?
    Sto posto è pieno di feccia. Lo dico io, feccia di umanità. O di gelatità.


    Ma sapeva che non era colpa loro, in fondo era stata lei a portare Rad in quel pianeta per farsi un giro. Quello che non si era aspettata era un corvo che tentasse di rubarle- ah no, abbiamo deciso che lui non ha fatto niente e che sono stata io ad esagerare. Si, si, bastardello, ti tengo d'occhio. Un passo falso e le ali le costruiamo con le unghie delle tue zampe.
    Poi il corvetto spalancò la porta in un modo assurdo: palese che voleva farsi figo davanti a loro, ma lei non disse niente. Per il momento aveva smesso di essere un fastidio perenne: l'aveva deciso, quando si decide una cosa la si porta a termine ok, quindi lei era calma, proprio calmissima e stava cercando di mantenere le promesse fatte, cazzomerda. Era difficile, perché poi il pennuto voleva proprio farsi menare, ma no, lei doveva riconquistare la fiducia di Rad o qualche cazzata simile.
    Voleva spararsi in testa, così non avrebbe dovuto assistere alla scena seguente.
    Quella grandissima fata decise che una tizia a caso, CHE NESSUNO CONOSCEVA E CHE NON CE NE FREGAVA UN CAZZO FINO AD UN MOMENTO FA, era in pericolo. Una donzella da salvare, una povera piccola in pericolo.
    Ora direte, a noi che ce ne frega? Alla fine dovevano farsi un giro, un appuntamento romantico e invece sta cosa stava diventando troppo grande per loro. Nami sapeva che in quei momenti si doveva stare zitti e girare i tacchi, prima che qualcuno volesse un favore da te.
    Ma aveva deciso che sarebbe stata brava.
    L'aveva deciso.
    Porcaputtana.

    Ah..sì, p-povera?
    Il commento più debole del mondo, finse compassione. Era stata intelligente, non aveva detto dai aiutiamola ma non l'aveva nemmeno presa per il culo per come cazzo aveva pensato di vestirsi quel giorno. Cioé dai chi si mette dei churros giganti che colano e sporcano dappertutto e che poi non puoi mangiarli (o li mangi?) e devi lavorare di fretta. Cioé davvero, senza senso sta tipa.
     
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    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARCIPELAGO!

    Ma arcipelago tua mamma!
    Ma che cazzo urli!
    Mangiasogni quasi cadde a terra, stordito dall'urlo mentale lanciato dal suo compagno di viaggio. Si dovette reggere alla sua lancia come un vecchio col bastone.
    Quando si rialzò, furente, cercó di concentrare ogni pensiero negativo e minaccia di morte verso il suo subconscio, chiedendo spiegazioni a quel cancro che da sempre si portava dietro.
    - Mbhé? Tu non ti spaveeeeenti mai, Piccolo Corvo? rispose Ingos, imbronciato.

    Prima o poi, Mangiasogni avrebbe preso in considerazione l'idea di lobotomizzarsi, per sfuggire a quella esistenza di sofferenze e prese per il culo.
    Ma non era quello il giorno.
    Quello era il giorno in cui si entrava nei negozi di dolcetti altrui e, a quanto pare, si spaventavano le commesse - churro.
    Giusto per non farsi mancare nulla.

    Il Cacciatore, ripresosi dallo spavento, si guardò attorno circospetto.
    Era entrato a gamba testa in quella situazione senza preoccuparsi di cosa avrebbe trovato dentro, tanto era preso dalla fuga, e ora in qualche modo se ne pentiva.

    Dolci.
    Di ogni forma e dimensione.
    Il corvo trovò un istante per domandarsi chi, fermo nella sua sanità mentale, avrebbe mai deciso di aprire un negozio di dolci in un mondo dove tutto era fatto di dolci.
    Persone comprese. Chissà, forse era proprio quello il punto.

    Avvicinatosi ad uno degli espositori, Mangiasogni provò a punzecchiare con un artiglio una ciambella, sperando di non vederla alzarsi e urlare per il dolore.

    Il kenku era un pugno in un occhio, in quel mare di rosa e di colori chiari.
    Lui, che aveva da sempre vissuto in un mondo rosso scuro, nero e appuntito, tutta quella morbidezza gli stava facendo venire il mal di stomaco. Per un attimo, si sentí inadeguato, in quel mondo di zucchero. A lui i dolci non piacevano nemmeno...
    Per fortuna Rad lo distolse da quei pensieri, prima che la malinconia esistenziale gli saltasse in groppa e lo cavalcasse verso il tramonto.

    Secondo la fatona, la commessa che avevano spaventato aveva qualcosa che non andava.
    Il corvo inclinò la testa con fare dubbioso, poi fece roteare la lancia sopra la propria testa, ripulendola così di tutte le schifezze che le si erano appiccicate sopra durante la fuga dal campo coltivato dai braccianti - gelati.
    Forse - e dico forse - c'era comunque bisogno di un cacciatore, in quel mondo di dolci.

    "Restate in guardia" disse, rubando la voce della figlia di Morte. Con cautela, Mangiasogni mosse i primi passi nella direzione verso la quale era sparita la churra.

    - Ehi, se qui é dove fabbricano i Sogni, foooooorse puoi trovare qualcosa da Mangiare!

     
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    Non appena il corvo punzecchiò la ciambella, non accadde niente. Quella rimase al suo posto, come fa un dolcetto qualsiasi, pronto per essere mangiato da simpatici viaggiatori.
    Un profumo di zucchero, cioccolato e glassa riempiva le pareti di quel piccolo negozio. Era come se non fosse ancora aperto, o come se non fosse davvero destinato alla vendita. Quel posto aveva decisamente qualcosa di strano, ma all'apparenza era troppo carino per rendersene conto. Serviva una vista minuziosa, la curiosità di qualcuno che sapesse dove scovare le ingiustizie.
    Non appena Mangiasogni tentò di seguire la ragazza churro, un'altra ragazza vestita in modo molto elegante si materializzò dietro a Nami e Rad. Nessuno la vide arrivare, ma lei li aveva avvistati sin dal loro ingresso nel mondo dei dolci.


    Buongiorno, viaggiatori! Avete bisogno?
    Un sorriso estremamente ampio fece da contorno alla richiesta.
    La ragazza si mise a camminare attorno agli ospiti, finendo di fronte al corvo. Gli accarezzò la testa e poi disse:
    E tu, vuoi forse lavorare qui? Abbiamo già abbastanza personale, hahahahahaha!
    Bene. Volevate comprare dei dolcetti-ricordo?


    Una risata fintissima e un sorriso tirato accompagnarono Mangiasogni dietro al bancone, dove doveva stare. Sia mai che gli ospiti finiscano per incasinare tutto il negozio. La ragazza si mise nella postazione adeguata, per mostrare tutto ciò che avevano in esposizione.
    Ad un certo punto la ragazza churro spiò da dietro la porta della cucina, poi la richiuse subito e tornò là dentro. Chissà che uno dei tre si rendesse conto della sua stranezza. Forse era soltanto pagata molto poco.
    --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Anche il corvo si era preoccupato, evidentemente la situazione non era così rose e fiori come sembrava. Gli omini gelato che uccidono senza rendersene conto, le loro falci affilate che volevano prendersi le piume di Mangiasogni...Non ci sarebbe stato molto di strano, se non fosse stato per la ragazza churro. Perché diceva che quello non fosse un posto in cui stare? Era un negozio, che c'è di male a comprare dei dolci?
    Certo, loro erano lì per un altro motivo, ma chi poteva saperlo.
    Poi il corvo fece la sua mossa e tentò di indagare, ma fu bloccato quasi subito da una persona che sembrava essere la proprietaria del locale (?) o forse una dipendente, qualcuno che lavorava lì, ecco.
    Beh, siamo venuti da molto molto lontano per assaggiare un po' delle vostre specialità!

    Le sorrise non appena quella si piazzò dietro al bancone, pronta a vendere qualsiasi cosa.
    Dove ho messo i soldi? Ah sì. Nami.
    Si girò verso la bambina, quella aveva la solita facci stizzita dal mondo.
    Cosa mi consigli?

    Non appena tornò con lo sguardo al bancone, vide con la coda dell'occhio un movimento dietro la porta della cucina. Non si rese nemmeno conto di chi fosse, vide solo un movimento, capì che c'era qualcuno e che era motlo spaventato, ma niente di più.
    E ora?
    Come facciamo ad indagare se lei sta davanti alla porta?


    Le cose non si mettevano benissimo.
    Il mio amico qui voleva imparare qualcosa sull'arte della cucina, ecco. Scusate l'invadenza. E' possibile fargli vedere almeno come si impastano le ciambelle? Così poi potrà tornare a casa soddisfatto e saprà cucinare qualcosa di buono!
    Indicò il corvo. Sentì Nami sbuffare e si rese conto che lo aveva scelto per una spedizione esplorativa. Chi sapeva cosa avrebbe potuto trovare dietro alla porticina?
    Sperava che non avrebbe estratto la lancia così facilmente. Meno nemici si facevano, più avevano possibilità di scoprire qualcosa.

    -----------------------------------------------------------------------------------------
    Quando la ragazza churro se ne andò, Nami fu sollevata di non vedere più quello schifo che cadeva da tutte le parti. Come facevano a camminare se era tutto appiccicato? E sapevano bene che era colpa sua.
    Rad aveva lo sguardo preoccupato, pensieroso, come se quella tizia fosse l'unica persona che aveva bisogno di qualcosa. Anche Nami voleva qualcosa, no? Nessuno considerava mai i suoi di bisogni, c'era sempre qualcun altro da aiutare. Prima il corvo, adesso sta scema di una churrobastarda. Ogni volta era come avere una relazione aperta quando nessuno te l'ha chiesto. E sei sempre sola. Sempre.
    Poi Magiapiume fece una cosa davvero stupida. Ma davvero una cazzata del genere se l'aspettava solamente da Rad, che sapeva ficcarsi nelle situazioni peggiori solo per "AIUTARE QUALCUNO". Quindi poco dopo una tipa intelligente lo fermò e chiese loro qualcosa che Nami non ascoltò manco con la punta dell'orecchio. Riusciva solo a pensare a quanto lei non avesse gli occhiali da sole e che quelli, cazzo, erano davvero fighi. Davano un'aria da intellettuale, a lei sarebbe servita una roba così per quando consegnava la polvere, no?
    Quando vai nei quartieri ricchi ti trattano come na merda perché ti vesti da stracciona, io almeno ci provo, ma con occhiali del genere sarei rispettata tipo subito. E' ovvio che nessun poveraccio si compra una cosa così.

    Poi Rad le chiese qualcosa.
    CITAZIONE
    Cosa mi consigli?

    Di andartene da qui.
    Di smetterla di aiutare gente a caso a gratis.
    Di abbandonare sto corvo che si mette nei casini.
    Di piantarla di fare la simpatica quando l'unica cosa che vogliamo sono gli occhiali da sole.
    Di prendere quegli occhiali.


    Le sorrise, poi disse qualcosa di stupido.
    Chiedilo al corvo, lui ha un sacco di cose da dire.

    Poi sbuffò, mentre Rad voleva abbandonarlo dietro la cucina. Era un'ottima idea, così avrebbero fatto un giro in pace e se proprio la fata avesse voluto riprendere quel coso, lo avrebbero pescato alla fine, come si fa con i bambini che rompono il cazzo. Li metti in una casetta giocattolo da cui non possono uscire se no muoiono, e, se sono vivi al ritorno, te li porti a casa in spalla.
    Nami iniziò a gironzolare per il negozio, si mise a spiare ogni dolce come se le interessasse qualcosa.
    IO C'HO UN POTERE PER FARE STE PUTTANATE, NON SERVE UN NEGOZIO-
    Anche se...
    Potrei...
    Potrei farci i soldi, cazzo.
    Questa vende ste ciambelle depresse che sembrano davvero brutte. Se io mi prendo una baracca o un posto qualsiasi e lo riempio di dolci che posso fare a gratis e senza sporcarmi le mani, ci farei i milioni. Però devo andare in un posto figo, non nell'undercity. Perché dai, a parte quelli strafatti di oppiodi, chi ti compra davvero dei dolci? Serve gente con i portafogli ripieni
     
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    Quindici anni più tardi.

    Il tramonto illuminava le mura della città con bellissimi giochi di luci e ombre.
    Il vociare cittadino che veniva da sotto annunciava la conclusione della giornata, con i lavoratori che chiudevano le loro botteghe e i contadini che rientravano alle loro fattorie dai campi coltivati.
    La luce del giorno fece spazio alle prime ombre della sera, ma non prima che il solo in tramonto regalasse un ultimo sprazzo di bellezza a quel mondo tormentato e bellissimo.

    Una figura, china sopra il torrione più alto, scrutava l'orizzonte.
    Vestiva di tessuti pregiati color rosso porpora, che mettevano in risalto i gioielli adagiati sul suo corpo di piume. Una grossa corona d'oro svettava sul suo capo da corvo.
    Al suo fianco, una lancia spada restava legata alla cintura, a riposo nel suo fodero.

    "Hola"
    Una seconda figura si avvicinò alle sue spalle, fermandosi a ad un onorevole distanza.
    Vestiva indumenti più umili, una camicia di lino e delle braghe di tela. Una folta chioma di riccioli scuri incorniciavano un bel volto giovane, adornato da due baffetti sbarazzini.
    Nella mano reggeva uno stocco.

    "Me llamo Íñigo Doughnutoya"
    ah, si, era una ciambella.
    "Tú mataste a mi padre, prepárate a morir."






    Non vedendo reazioni strane da parte della ciambella che aveva appena trafitto con un unghia, il Cacciatore sospirò appena. Restava il mistero di chi mai comprerebbe dei dolcetti per mangiarli, in un mondo dove letteralmente tutto era un dolciume ... ma almeno quello non sembrava un covo di Megere, che erano solite rapire i figli altrui per trasformarli in pasticci di carne da offrire ai genitori.
    Brutte bestie le Megere.
    Invece, quella che apparve dal nulla non appena il corvo fece i primi passi verso la cucina, non fu una Megera... ma qualcosa di ben peggiore.

    -Atteeeeeeento, Piccolo Corvo. Quella è una tizia fatta con l'IA.



    Mangiasogni non sapeva nulla delle IA, e del pericolo che rappresentavano a livello economico e sociale. Non sapeva nulla della secolare lotta portata avanti da crociati che come i Cacciatori di mostri mettevano la loro vita in prima linea, per difendere i comuni mortali dalle diaboliche immagini artificialmente create.
    Nulla sapeva di Ser Giuliano Amato, eletto a furor di popolo commissario speciale della commissione algoritmi.

    - Hanno eletto un VECCHIO DI 85 ANNI per andare a far la guerra alle immagini con le dita tutte storte. Sto paese è una barzelletta Mangiaso', da retta a me, emiiiigra.


    A-hem.
    Dicevamo.

    Mangiasogni non sapeva nulla di tutto ciò, ma quella ragazza che appariva e spariva a piacimento non lo convinceva, per un semplice fatto.

    In quel mondo, tutto era un dolcetto.
    Il terreno, gli alberi. Gli edifici.
    Le persone.
    Perfino la ragazza che aveva dato origine a quel trambusto era una ragazza churro.

    Eppure, questa tipa, tutta elegante e occhialuta... sembrava umanamente fuori posto.
    Mangiasogni si ritrasse istintivamente quando questa si chinò per carezzargli la crapa, indietreggiando tornando vicino alle sue due alleate.
    "Lo chiamano Mangiasogni e si dice voleva imparare qualcosa sull'arte della cucina, ecco."
    si presentò con un profondo inchino, mischiando la voce che era solito usare quando si presentava con la voce di Rad, per reggerle il gioco e cercare di andare sotto copertura.

    Mimò perfino il movimento di qualcuno che da di frustino a delle uova in una ciotola invisibile, per darsi un tono.

    Un corvo vestito da una lunga tunica con cappuccio e armato di lancia d'argento.
    Aspirante cuoco.
    Ovvio, no?




    Edited by Sarcad is Offline - 30/3/2024, 08:19
     
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    La ragazza sorrideva, mentre la ciurma si presentava. Il corvo sembrava molto fiero di se stesso e allo stesso tempo aveva qualcosa di strano, ma niente che potesse tenere due mani gratis lontano dal lavoro!

    Beh, in realtà avremmo lo staff al completo...
    Storpiò il sorriso in una smorfia, convinta che a quel punto nessuno volesse più lavorare con le ciambelle, ma poi si ricredette. La gente dietro al bancone non era mai abbastanza e in fondo cosa c'era di male a raccontare qualche segreto al corvetto?
    Si avvicinò a Mangiasogni e gli fece pat-pat sulla testa.

    Ma per un faccino così carino potremmo fare un'eccezione!
    Gli sorrise avvicinandosi un po' troppo, la sua faccia quasi toccava il becco del corvo. Sembrava molto gentile e sorrideva tantissimo, come se avesse fatto una plastica per rimanere sempre con la mandibola allo stesso posto.

    E nel frattempo voi cosa farete? Forse ho un paio di lavoretti anche per voi!
    Guardò Nami e Rad, fece per avvicinarsi, ma il muso della biondina la fermò dall'invadere il suo spazio personale. Le guardò dall'alto verso il basso, come se non apprezzasse i loro faccini tanto quanto quello di Mangiasogni.

    Al lavoro, ragazzi! Alzatevi le maniche...o le piume e mettiamoci tutti al lavoro! Venite.
    Fece cenno a tutti quanti di entrare attraverso la porta in cui era passata la ragazza churro.

    -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Rad rimase sorpresa dalla gentilezza di quella ragazza, ma sapeva per certo che era tutta una messinscena. I suoi istinti di fata non mentivano e quel sorrisino chissà cosa nascondeva. E poi cosa voleva da Mangiasogni? Temeva per le sue piume, quindi fu subito dell'idea di seguirlo quando fu annunciato che anche loro avrebbero avuto dei lavoretti temporanei. Beh, almeno avrebbero avuto la possibilità di scoprire qualcosa su quel mondo strano pieno di dolcetti, era stata un'ottima idea entrare nel negozio.

    Grazie mille, siamo felicissimi di imparare!

    Fece un cenno a Nami, intimandole di muoversi. Sapeva che non avrebbe mai avuto voglia di impastare dei dolci e che avrebbe tentato di crearli con la magia, ma sperava che capisse e che avrebbe finto quanto bastava per continuare con quello spettacolino.
    Nonostante la missione fosse importante, se c'era di mezzo una ragazzina sfruttata dovevano arrivare fino in fondo, Rad iniziava a sentirsi un po' stanca. Era uscita con Nami giusto perché la piccoletta aveva insistito nel fare qualcosa di carino e il loro mood da coppietta era stato stravolto dagli eventi. Don't get me wrong, dovevano capire cosa succedeva dietro le mura del negozio, ma un pochino ripensava a come sarebbero state tranquille se lei non fosse così sensibile ai problemi altrui. Ogni tanto Nami le diceva di fregarsene degli altri, ma ovviamente non era compatibile con il suo essere, quindi le diceva che per ogni stronzetta bionda nel mondo esisteva una fata come lei, in grado di aiutare gli altri e di essere gentile.
    Visto che Nami non si muoveva, andò prima di lei dietro al bancone, si rimboccò le maniche e fece un cenno di assenso alla ragazza con gli occhiali.

    ---------------------------------------------------------------

    Eh?
    Dai Rad, non dirlo non dirlo non dirlo.
    Ecco.
    Ecco.
    Che cazzo.



    Era a due secondi dall'estrarre il pugnale e colpire una chiappa cicciona della fata, quando si rese conto che forse Mangiasogni non era più così a suo agio. Sembrava voler diventare un cuoco, wow, buon per lui, ma l'idea era lasciarlo solo in quel buco del cazzo pieno di colori, non di seguirlo e fingere che anche loro volevano cucinare. Che cazzo avrebbero cucinato, poi? Dolcetti? Ne aveva piene le palle di vedere zucchero da tutte le parti, le dava profondamente fastidio pensare a cose zuccherate.
    Okay, quindi non era stata una grande idea il pianeta dolcetti.
    Avete ragione.
    Ma Nami was not much of a thinker e doveva farsi perdonare qualcosa da Rad, quindi...

    Sperava che almeno avrebbe visto il corvo in difficoltà e che magari la tipetta con gli occhiali provasse a toccacciarlo dove non voleva, così si sarebbe fatta due risate.
    Rad le intimava di muoversi, ma lei non ne voleva sapere, avrebbe aspettato il corvo. Voleva proprio vederlo avvicinarsi alla marpiona e seguirla nelle sue strange segreteeee...uhhhhhh!
    Si rimboccò le maniche sbuffando, ma rimase ferma, aspettando che Mangiasogni facesse qualcosa.

    Ricordami perché cazzo lo sto facendo?
    Ah sì, deve perdonarmi. Eh sì, però vaffanculooooooo.
     
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    Mangiasogni incassò più che potè la testa sul collo, cercando il più possibile di sottrarsi all'intrusiva manifestazione d'affetto della quattrocchi.
    - Non fidaaaaarti, Piccolo Corvo. Nessuuuuuno ti ama. Vuole ingannaaaaaaarti!
    Con un verso di fastidio strozzato in gola, il corvo si domandò se non fosse il caso di infilzare per il lungo quella negoziante, e non nel modo divertente del termine.
    Quando la sua mano si allontanò dall'innocente capo piumato, Mangiasogni fu lestissimo ad alzarsi il cappuccio, come a volersi proteggere da un eventuale terzo assalto alle sue piume.

    Per un istante si domandò cosa diavolo ci facesse li.
    In quel mondo di dolcetti, dove nessuno sembrava star bene di testa, ma dove allo stesso tempo non sembravano esserci vere tracce di mostri.
    Perché stava ancora seguendo la fata e la bionda?
    Cosa sperava, o temeva, di trovare in quella cucina nella quale si era appena offerto di diventare aiuto cuoco?

    L'istante finì, e la tipa si parò davanti al grugno di Mangiasogni, così vicina che il corvo poteva distintamente sentire il suo respiro sulle sue piume.

    - AAAAAAAA UCCIDI BECCA SQUARCIA! CAVALE GLI OCCHI! DIPINGI QUESTO MONDO DIABETICO DI ROSSO SAAAAAAAAAAAAANGUE, PICCOLO CORVO!



    Mangiasogni chiuse gli occhi, controllando la respirazione e ricacciando Ingos nelle profondità della sua corteccia cerebrale.
    Quando li riaprì, scoprì che non voleva più piantare il becco nel muso di quella che con ogni probabilità era solo una che faceva lavorare le sue ragazze churro a ritmi da Amazon.
    Quindi, fece un passo indietro, chinò il capo in un breve inchino e ripeté "Per un faccino così carino"

    Bitch I'm fabulous.

    Poi afferrò la lancia con la stessa autorità con la quale Gorgon Ramsey (famoso cuoco-mostro della tivì) maneggiava lo sbattiuova e si avviò verso le cucine.

    - Ma tu non saaaaaaai cucinare!

     
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    Ehm...quella non ti servirà, piccolino! Hihi.

    La ragazza fece una risatina strana e indicò la lancia di Mangiasogni. In fondo avrebbero usato le loro mani o le zampe! Era proprio simpatico, sembrava che non sapesse minimamente dov'era finito. Come un piccoletto, così carino con tutte le piume e l'aria così seria.
    Si ricordò che c'erano anche le altre due. Ah.

    Entrarono in una stanza che sembrava una cucina. I colori pastello rilassavano la vista e sarebbero stati la meta perfetta di qualsiasi riccone che cerca un alloggio su Airbnb. Ma quel posto stupendo era solo per qualcuno di speciale, non per tutti.

    Signor Mangiasogni, tu starai qui al tavolo principale con me.
    Indicò il tavolo al centro della stanza. Era splendente, per essere in una cucina.

    Poi si riferì a Rad e Nami.
    Voi due andate con Sheila. Lei vi dirà cosa fare.
    Forza forza, susu, ci sono tanti dolcetti da sfornare, hehe!

    Indicò una porticina nascosta, da cui arrivavano rumori di pentole e di bicchieri di vetro. Aprendola, le due ragazze avrebbero trovato la ragazza churro indaffarata con mille compiti, talmente presa che nemmeno le avrebbe notate. E poi una dispensa enorme, che poteva sembrare soltanto un deposito, ma era la vera cucina che gli ospiti non dovevano vedere.

    Nel frattempo la proprietaria si sedette attorno al tavolino, indicando a Mangiasogni uno sgabello.
    Allora...io mi chiamo Lana. Sei proprio un bel corvetto!
    --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

    Rad era sospettosa. La ragazza non stava mentendo, a quanto pare nutriva davvero un interesse particolare per Mangiasogni, però non la diceva tutta su cosa accadesse in quel negozio. Dov'era la ragazza churro? Perché aveva detto che era pericoloso stare lì? Quelle parole le tornavano in mente di continuo, mentre la tizia si preoccupava di raccontare cose soltanto al loro amico.
    Beh, le piaci tanto.

    Le sue intenzioni erano un po' strane. Come dire, la sentiva creare fantasie erotiche piene di piume e salti, ma c'era qualcosa di più. Era come se volesse accudirlo come un figlio (?), una specie di interesse materno e allo stesso tempo sessuale. Molto strano, ma lei non era nessuno per giudicare le tendenze altrui, quindi fece finta di niente e sorrise quando lei tentò di abbassare la lancia di Mangiasogni.
    Diede uno sguardo a Nami la guastafeste e stranamente la vide collaborativa. Chissà che non ci fosse un gas rilassante nell'aria, davvero strano.
    Passato un secondo, capì che la ragazzina voleva veder soffrire il corvo e che avrebbe aspettato il tempo di un milione di ciambelle fosse stato necessario. Se la rideva dentro di sé all'idea di quella tipa che se lo cavalcava. Che idiota!
    Erano arrivate lì per caso, ma ora avevano qualcosa di meglio da fare, no? Dovevano scoprire...Beh, lasciamo stare. Lei non capisce cose come la giustizia.

    Poi la ragazza intimò loro di andare sul retro, quindi Rad si avviò curiosa. Aprì la porta e trovò la tipa churro di poco prima, indaffarata con mille cose. La dispensa era enorme e c'erano boccette di ogni tipo. Anche i pensieri della ragazza erano incasinati come gli scaffali e si faticava a seguire un filo logico in tutto quel frastuono. Pensò che troppo tempo là dentro le avrebbe fatto venire il mal di testa.

    -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Ma guarda come se lo rimorchia.
    Le venne da ridere in un modo assurdo mentre il corvo abbassava la testa e cercava di scappare alla presa della marpiona. Ma NON DOVEVA RIDERE, perché Rad aveva detto che dovevano fare una cosa seria e lei insomma aveva già fatto abbastanza cazzate. Però lo vedeva tutto stizzito, mentre la tipa gli preparava un nido d'amore degno di un film romantico. Magari avrebbe uscito..
    Aspe, cos'hanno gli uccelli là sotto?
    Forse avevo visto un documentario, una roba tipo un pene estraibile, come un temperino!
    Cazzo c'entra il temperino adesso...
    Pensò che non aveva la minima idea di come fosse piazzato il corvo, ma le interessava poco scoprirlo visto che sarebbe stato il compito della marpiona di turno.

    Ad un certo punto la tizia indicò a loro una porta di merda a confronto con la reggia di Versailles in cui voleva tenere Mangiasogni.
    In cambio vuole il tuo cazzo con le piume, hahahaha.
    Beh, fatti suoi. Avrebbe seguito Rad perché era la cosa giusta da fare o si sarebbe trovata in mezzo alla strada con un ago nel polso molto presto. Non aveva mai pensato più di due secondi alle cose e ora quel pensiero la triggerava non poco.
    Quindi entrò nella stanza di merda, fatta per la gente che la tipa non si voleva scopare. Brutta, piena di roba, UH UN SACCO DI ROBINE PICCOLE.
    Mmmmh. Forse avrebbe potuto scippare qualcosina, tanto c'erano così tante boccette e cose che il posto scoppiava. Poi c'era la tipa churro.
    Chissà se si possono mangiare quelle braccia...


    E adesso?
    Adesso...diamo un'occhiata. Mi raccomando: stai allerta.
    Fece cenno di sì con il capo.

    Siihh, comandamihhh. Non so neanche perché ti seguo ma va bene tutto mia fatahhh

     
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    Incassare la testa fra le spalle servì davvero a poco, e le intrusive manifestazioni d'affetto crebbero in maniera esponenziale.
    Istintivamente, il corvo cacciatore ritrasse la sua amata lancia, come a volerla proteggere dalle grinfie di quella infoiata simpatica signora.
    Perfino l'occhio demoniaco di Ichor le lanciò un occhiata astiosa, agitando inutilmente i suoi rossi tentacolini, rabbrividendo alle risatine della donna.

    Mangiasogni avrebbe tranquillamente potuto lasciare la lancia nell'atrio della dolciumeria, oppure lasciarla alle cure di Rad, o perfino alle sospettose mani di Nami.
    Con uno schiocco di dita, l'arma sarebbe sempre tornata in suo possesso, grazie agli incantesimi incisi nell'argento che la componeva.
    Tuttavia... l'idea di privarsi della sua compagna in quel momento lo terrorizzava.
    Con un sospiro e un largo movimento, un ondata di sangue gli uscì dalle vesti, arrampicandosi denso come mercurio lungo l'asta dell'arma e ricoprendone la punta.
    Il sangue si coagulò poi nella forma di una enorme paletta da forno.

    "Le brioche devono morire" commento Mangiasogni, storpiando il suo molto limitato vocabolario, mimando con "l'arma" una parodia dell'inforno di un immaginaria pizza.

    - la paletta da forno meno igienica del moooooondo, piccolo corvo commentó <s>Ingos<\s>, che cominciava ad appassionarsi alle disavventure che sembravano continuare a perseguitare il povero Mangiasogni.

    Il Corvetto, per l'ennesima volta, si trovò a sperare che un enorme drago irrompesse dalla finestra. Poi, con un sospiro rassegnato, seguì l'allupata lanciando un occhiata disperata alle sue due compagne di avventura.

    Molto tempo prima, il corvo e altri avventurieri suoi pari erano entrati all'interno di un certo mulino, fra le colline di Barovia. Vecchine all'apparenza simpatiche li avevano invitati a comprare invitanti pasticci di carne caserecci, cucinati nei loro antro all'interno della vecchia struttura.
    Le vecchine si erano dimostrate Megere delle paludi, con la non molto simpatica abitudine di cucinare i bambini di Barovia sui quali riuscivano a mettere le zampe.
    Gabbie di rami intrecciati pendevano dal soffitto, cumuli di ossa adornavano l'interno.
    Creature informi e mostruose si aggiravano per le ombre.

    Ecco, la cucina nella quale entro ora Mangiasogni era molto diversa, ma per qualche motivo sembrava dargli lo stesso feeling.
    Guardò di sottecchi la donna che lo stava conducendo ad uno sgabello, domandandosi con quale velocità avrebbe potuto piantarle Ichor nella schiena, saltare dalla finestra e correre al più vicino crocevia.
    Ma invece che dar retta al suo istinto, il corvo ciondolò verso lo sgabello e si sedette, in attesa che il suo destino si manifestasse.

    C'erano giorni in cui cacciava draghi.
    C'erano giorni in cui giocava a carte.
    C'erano giorni in cui finiva nudo legato ad un letto.

    "Piacere di conoscerti, Lana" rispose con un breve e maldestro inchino, mixando la voce di Luna a quella della donna stessa, quando ripeteva il suo nome.
    Lui del resto si era già presentato.
    "Beh, che dire...mi sento fortunato. Imparare qualcosa sull'arte della cucina!" continuò, armeggiando con la palettona da forno rossa, come volesse tirarla in testa a qualcuno.
    E mentre riordinava la sua collezione mentali di frasi... si ricordó di qualcosa.

    Qualcosa al quale prima non aveva fatto caso, ma che adesso gli tornava in mente come una saetta in una notte d'estate.

    "Dolcetti-ricordo?" domandò, riutilizzando la voce stessa di Lana, quando li aveva accolti.
    Cosa diavolo era un dolcetto ricordo?

    - MA CHISSENE FREGA, PIRLA. QUESTA VUOLE TROMBARTI, NON L'HAI ANCORA CAPITO? BUTTLA SUL BANCONE DELLA CUCINA E DALLE UN COLPO DI LANCIA!

    hla8KCL





     
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    Le brioche devono morire!

    Hihihihi!

    La ragazza ridacchiò confusa, ma contenta. Finalmente aveva qualcuno di cui prendersi cura che non lavorasse veramente per lei: poteva essere tutto così sincero e tranquillo, non come il 90% delle relazioni che aveva. E poi quel corvo era così piccolo, pieno di piume lucide...e in qualche modo sembrava pericoloso.

    Il fascino dei delinquenti, ahh.

    Non era certa che fosse un assassino o un ladro, ma nella sua testa lo immaginava come un piccolo essere che difende la propria libertà a colpi di...ehm...Pala da forno?
    Chi gli aveva detto che avrebbero impastato le brioche...?
    Beh, si sa che il destino muove i propri fili in modi misteriosi.

    Certo che sei fortunato, sciocchino.

    Fece un sorriso sincero, forse un po' troppo ampio, ma era davvero emozionata di poter insegnare qualcosa ad un esemplare così affascinante come lui. L'avrebbe voluto tenere lì per sempre, impastato di farina, tutto sporco finché le piume non fossero impregnate di mille colori.
    Che sogno.

    Ma poi si rese conto di qualcosa. Quel corvetto simpatico e carino aveva preso iniziativa in un luogo che non era casa sua, non era il suo negozio e in cui non sapeva cucinare. Non ci si comporta in questo modo.

    Ma adesso lascia parlare chi se ne intende, heh?
    Lo sguardo si fece più severo, perché doveva essere LEI ad insegnare e lui, insomma, stava già parlando troppo. Non esiste che si entri in casa di una sconosciuta per un'avventura passionale e poi si pretenda di decidere cosa fare. Calma calma, piccolino.

    Mangiasogni, quindi, ebbe una sensazione strana: come se si sentisse così insignificante da non riuscire più a parlare. Che fosse un kink strano o che fosse la realtà, il corvo non riusciva ad emettere un suono sensato. Lana lo guardava soddisfatta, mentre si preparava a fingere di spiegare qualcosa, perché in fondo si sa che almeno bisogna un po' fingere e poi...chissahhh!

    Dicevamo. Questa cucina è il mio regno, io decido ogni cosa, l'ordine, la pulizia...lo vedi come ogni superficie splende? Indovina chi lo ha deciso, hihi!
    E i dolci? Mi dirai.
    Certo, piccolino, ora ti spiego come li facciamo.
    Dalla dispensa arrivano pronti e perfetti, io ci aggiungo solo un pizzico di magia, hihi!
    Il tocco finale è ciò che conta, dopotutto. Perché il marchio è mio. Solo mio. Hihi.

    Uuuhhh e aspetta solo che ti racconti la storia di come mi è venuta l'idea per i dolcetti-ricordo!


    Lana usa una tecnica psichica di Lv5: Mangiasogni non può parlare, perché si sente talmente insignificante nei confronti di Lana che percepisce il parlare come un insulto verso la sua unica Regina.
    (sto ridendo troppo)


    --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

    Sheila non si rese nemmeno conto che le due estranee erano entrate nella dispensa. Dopo aver raccolto alcune boccette di vetro, diede una gomitata ad ogni cosa che si trovava su un tavolino, lanciando a terra pezzi di cibo mescolati in colori strani. Appoggiò quindi le boccette e le mise in fila. Le ragazze potevano sentirla mugugnare qualcosa, forse il nome di quegli oggetti?

    Senti Nami, dobbiamo capire cosa sta facendo.

    Ccccertooooh! Dimmi anche perché dovrebbe fregar- Cazzo, puoi leggermi la mente, cazzo, mi dimentico sempre. Si signora radahan farò tutto quello che mi chiede HAHA.!



    Dai, chiediamole qualcosa.

    Chiedilo tu, che sei così brava nella politica estera. tsk.



    Rad la fulminò con lo sguardo, ma aveva ragione. Nami avrebbe fatto un casino, avrebbe sparato due frasi sconnesse per poi farsi cacciare dalla dispensa. Non era esattamente un'ambasciatrice, diciamo.
    Quindi la fata cercò di avvicinarsi alla ragazza Churro, magari era carina e gentile come sembrava o magari la sua inquietudine avrebbe distrutto ogni sua speranza in un mondo migliore, chi lo sa!

    Hey, ciao. Ci hanno detto di venire qui, per a-aiutarti.
    Nami fece qualcosa di stupido, che aveva giurato di non fare.
    Vuoi una mano o no?
    Disse con l'aria scazzata di chi spera che dica assolutamente di no.

    La ragazza-churro si voltò e rimase pietrificata per qualche secondo. Si guardò attorno spaesata, poi puntò lo sguardo di ghiaccio sulle due ragazze. In qualche modo il suo corpo sembrava allungarsi verso l'alto e i suoi occhi minacciosi diventarono orridamente enormi.
    CHI. VI. HA. DATO. IL. PERMESSO?

    Rad rimase bloccata per un'istante, in cui Nami si avvicinò a lei, visto che la stronza voleva fare la voce grossa. La fata era stata buona come suo solito, voleva cazzo parlarle e guarda com'è finita? Che questa ci diventa una fottuta parte di Scary Movie e adesso ci attacca al muro?
    Io lo sapevo che dovevamo puntarle la lama alla gola, cazzo, lo dico sempre.


    TESORO, STATTI CALMA. LA STRONZA DI LA' CI HA DETTO DI AIUTARTI. SEMBRA CHE TI SERVA AIUTO VISTO CHE NON SAI RICONOSCERE DUE TIPE CHE SONO QUI IN BUONA VOLONTA'.

    Questa frase non ha sensss???


    IO. S-SONO-
    Hey, davvero, non vogliamo farti del male. Siamo qui solo per dare una mano.

    Da quella distanza Rad aveva intuito e ora confermato che la ragazza aveva una paura fottuta e con quel meccanismo di difesa voleva scacciare gli invasori, come se fosse una reazione già ben rodata. Le dispiaceva che dovesse avere a che fare con cose del genere, ma in fondo aveva sentito puzza di marcio già da prima...

    Hey, calmati. Fa così perché ha paura.

    E a me che cazzo me ne frega le spacco la faccia a sta troia hai capito?
    Scherzo, amo. Ora le stringo la mano e poiglielaficcosuperilcu-



    La ragazza churro si abbassò e tornò a grandezza normale. Le due ragazze nuove non sembravano cattive, forse erano davvero venute in pace? Non ci si poteva mai fidare in un posto come quello.
    Riprese quindi a riordinare le boccette, più predisposta al dialogo.

    V-voi chi siete?

    Edited by frogga - 3/2/2024, 10:28
     
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    In tutta onestà, Mangiasogni era anche curioso.
    Non si era mai prodigato nell'arte della cucina, skill inutile nel suo mondo fatto di combattimenti e sangue e mostri che urlano e squarciano e muoiono.
    Aveva le sue provviste, nella bisaccia, ma si trattava quasi esclusivamente di carne secca, di un po' di frutta e di una fiaschetta di vino speziato.
    Tanto gli era bastato per tutta la vita... almeno fino a che un certo cavaliere errante non lo aveva condotto fra le mura del Ramo.

    Quanto era dolce il ricordo di quella bistecca con le patatine fritte, che lui e Ingos si erano divisi, in un rarissimo episodio di cameratismo.
    Da allora era diventato un cliente abituale del locale, anche se non riusciva a visitarlo tanto spesso quanto gli sarebbe piaciuto.

    C'era sempre un altra Caccia, del resto.

    Imparare a cucinare non gli era mai passato per l'anticamera del cervello, prima, ma ora cominciava a intuirne i vantaggi.
    E poi non era stata proprio Sol a dire che lui poteva essere più che un semplice Cacciatore?

    - Illusioooooooni, Piccolo Corvo.

    Il suo non gradimento verso il mondo dolciario restava un evidente problema, ma da qualche parte doveva pur partire.
    Quindi si: quello era probabilmente solo un espediente per garantire a Radan e Nami di sbirciare dietro le quinte, ma Mangiasogni era genuinamente intrigato dall'idea di imparare qualcosa di nuovo.

    Però non apprezzava essere comandato a bacchetta.

    Lui era pur sempre un Cacciatore dell' Ordine di Skara.
    Un Bloodhunter, Corvotempesta.
    L'uccisore di Strahd il vampiro, terrore di Barovia.
    Pdor, figlio di Kmer.

    Il Cacciatore aprì il becco per dar voce al suo dissenso, e magari per sottolineare che il contatto fisico non era una cosa che tutti gradivano.
    - Siiiiii Piccolo Corvo. Digliene quattro. BECCALA IN UN OCCHIO.

    Ma Mangiasogni rimase li, impietrito, senza riuscire a tirare un fiato.
    Per un istante, il panico lo assalì.
    Aveva abbassato la guardia? Era caduto in una trappola?
    - Piccolo Corvo?
    Insomma, che vergona.
    Tutta la role a dire "MH, sto posto mi ricorda un sacco di quella volta dove quasi ci mangiarono vivi" per poi finire col culo per aria così.
    -REAGIIIIISCI, MANGIASOGNI!

    Ingos fremeva per emergere, per sostituirsi al piccolo corvo e compiere azione di ultraviolenza su chiunque fosse a tiro... ma Mangiasogni non era più spaventato.

    Aveva chiuso il becco, e ora sorrideva.
    La sua Regina gli aveva detto di stare tranquillo, no?
    Quindi lui sarebbe stato tranquillo.

    - NOOOOOOOOO AAAAAAAAAAAAAAA AIUTO BESTIE SANGUE PUTTANA SUPERBIA MORTE SVEGLIATI SVEGLIATI STUPIDO CORVO

    Lui. Sarebbe. Stato. Tranquillo.


     
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    Non appena si rese conto di aver fatto la magia anche sul piccolo corvo, si sentì più tranquilla. Le personcine che parlano e parlano, o fanno versi strani e si oppongono al suo dominio di dolci e profumi buonissimi non le erano mai piaciute: per questo anche Mangiasogni doveva imparare ad ascoltare.
    La volontà era gentile, sincera e anche un po' maliziosa, in fondo, ma niente che in quel negozietto non si fosse già sperimentato altre mille volte.
    E poi com'era finita?
    Ah sì.


    Osservò il corvo provare a dire qualcosa, ma non ci riuscì. Era così soddisfatta che le tremavano le mani, avrebbe voluto abbracciarlo o metterlo a sedere sul piano da lavoro, ma no, no, l'igiene prima di tutto. Quella cucina sembrava ancora immacolata per essere un luogo in cui si doveva davvero cucinare, ad un occhio esperto si sarebbe capito che in quella stanza non aveva mai impastato farina e uova, m a i.
    Da dietro gli occhialini colorati, la ragazza riprese a fare i suoi discorsi un po' deliranti e un po' sinceri.

    Vedi, quando ho iniziato non avevo niente. Questo mondo non era così bello e colorato come lo è adesso ed è solo grazie a persone di buona volontà come me che abbiamo una radura incantata in cui vivere.
    Certo, ci sono delle regole da rispettare...
    ma niente di assurdo, non ti preoccupare.


    Un lampo strano balenò negli occhi di quella strana ragazza, ma se ne andò subito, come un ricordo inquietante che voleva scacciare.
    Dopodiché, si girò verso la porta in cui erano entrate Rad e Nami, cambiando espressione in un secondo.

    SHEILA, DOVE SONO LE CIAMBELLE? HAI QUALCOSA PER ME O STAI ANCORA FINGENDO DI CUCINARE?!

    Poi si girò verso il corvo e sorrise, sospirando.
    Sai, non sempre si trovano bravi lavoratori. A volte ci sono persone come lei, che avrebbeor potenziale, ma che hanno poca voglia di mettere le mani in pasta. Il che è assurdo visto che siamo in un negozio di dolci, non ti pare?
    Continuò a sorridere forzosamente, mentre aspettava una risposta con il livello di rabbia che saliva ogni secondo che passava.

    Dobbiamo solo aspettare ora. Ci vorrà poco.

    ------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Te l'ho detto che non vuole una mano. Cazzo facciamo nel suo posto di lavoro a disturbarla? Non ti sembra una cosa ANTI SOCIALE?

    Disse quella parola giusto per fingere che anche lei sapeva leggerle nel pensiero, ma non era vero, non ci capiva niente di tutte le carinerie della fata. E non capiva neanche cosa gliene fregasse di scovasse il caporalato in quel buco di culo nel mondo dei dolcetti.
    Però si ricordò che poco prima si era comportata un po' da stronza e allora sospirò, cercando di reggere la situazione con il solito scazzo che la contraddistingueva.
    Nel frattempo Rad continuò la sua relazione diplomatica, alla ricerca della giustizia. Fosse un film si chiamerebbe "La fata giustiziera", oppure se fosse una pubblicità "Non conosci i sindacati? Chiama Rad che si farà i cazzi tuoi finché scoverà le ingiustizie!".

    Forse ho sbagliato lavoro, dovevo fare quella che crea i titoli.
    Titolatrice.
    Titolare.
    Ecco, sì, la titolare. Suona bene.


    Noi siamo Rad e Nami, siamo venute ad aiutarti con tutti i dolci che devi preparare. Ci ha mandato quella ragazza di là...

    Sheila era sull'attenti, non era mai successo che qualcuno venisse ad aiutarla, almeno non per cucinare INSIEME. DI solito, beh, di solito le cose funzionavano in modo diverso.
    E se fosse stata una trappola? Non poteva fidarsi di due sconosciute, quindi pensò che era tutto un modo per la capa di metterla alla prova.

    CITAZIONE
    Cosa ti ho sempre detto di fare con gli sconosciuti che entrano qui?

    Ricordava bene come finiva quella frase, per questo cercò di calmarsi e diede loro un minimo di confidenza: a volte era necessario per completare l'opera.

    Uh, ceerto. Molto piacere, scusatemi ma non sono abituata a ricevere ospiti.
    Continuò a guardarle in modo sospettoso, non ancora convinta della situazione.

    V-volete aiutarmi? Beh, perché non prendete quegli impasti rosa vicino al forno? Li devo mescolare un po' prima di cuocerli.

    Indicò un piccolo forno che assomigliava più ad una botola steampunk, vicino a quello c'erano effettivamente delle teglie con palline rosa a forma di cerchio (?).
    Rad prese iniziativa e si avvicinò alla zona prescelta da Sheila, mentre Nami rimase immobile al suo posto. Era già tanto che non incrociasse le braccia e si mettesse ad assaggiare i contenuti di tutte le boccette di vetro.
     
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    Tanto valeva che la ragazza con gli occhiali cominciasse a ballare sul posto, sventolando le duecento redflag che aveva disseminato per tutta la cucina con il suo modo di fare.

    Se Mangiasogni fosse stato in se, avrebbe preso la ragazza e l'avrebbe legata da capo a piedi, inbavagliandola e assicurandola ad una delle immacolate tavolate della cucina. Da qualche parte c'é una battuta sull'incaprettamento, ma non mi va di essere volgare.
    Mangiasogni, purtroppo, non era in se.
    Era quanto di più lontano ci potesse essere dal concetto di "se".
    Il Cacciatore, che aveva consacrato la sua vita, la sua esistenza allo sterminio dei Mostri, al perseguimento della Via, ora aveva solo due cose in testa.

    La prima era la sua Regina.
    Pendeva dalle sue labbra, bevendosi ogni sillaba, registrando con gli occhi ogni moviemento. Lei voleva che lui stessi li tranquillo ad ascoltarla, e lui così avrebbe fatto.
    Non si sarebbe mosso per nulla al mondo, probabilmente sarebbe saltato volentieri dentro una delle teglie, pronto per farsi cucinare, se lei l'avesse chiesto.

    Per fortuna, la seconda cosa che aveva in testa era Ingos.

    - PUTTANA SUPERBIA AAAAAAAA MANGIASOGNI SVEGLIAAAAAA BRUTTA MERDA PIUMATA, NON TI AZZARDARE A CREPARCI COSI'. MORTI MANGIATI IN UN MONDO DI DOLCI E DOLCETTI, CHE VERGOGNA!

    L'orrore uncinato arpionò le interiora del Corvo con i suoi artigli, provò a strozzargli il fiato in gola, provò a mangiargli il fegato.
    Provò e provò a prendere il controllo del suo corpo, ma mai come allora la volontà del Piccolo Corvo era stata così ferrea.

    -Ok, ok, così non combino un CAZZO DI NIENTE SANGUE MORTE NO no ok, calmiamoci. Cambiamo approccio.

    Ingos, forse per la prima volta in vita sua, fece un respiro profondo.
    Si sedette sul malandato fegato del cacciatore, si mise comodo.
    Incrociò le gambe, e lasciò che le braccia cadessero inermi lungo i suoi fianchi.
    Raddrizzò le spalle, levò il capo verso l'alto e emise un tenue lamento meditantivo.
    - Ommmmmmm

    Sarcad, ma che cazzo vai dicendo, Ingos non ha davvero un corpo.
    ZITTI, CHE SI STA CONCENTRANDO!
    - Ommmmmmmmmmmm

    Fu così che, mentre la ragazza fatta dall'IA si distraeva a urlare comande verso la cucina, una solitaria, piccolissima lacrima di sangue uscì dall'occhio destro del corvo.
    Lui non parve nemmeno accorgersene, tanto era estasiato dalla sua Regina.
    La lacrima cadde a terra e, dopo un attimo di esitazione... schizzò via.

    Maestro, se vuole mettere in sottofondo la soundtrack di Mission Impossibile...

    La lacrima sfrecciò fra sedie, armadi, banconi da cucina. Si nascose dietro elettrodomestici, scalò ripidi mobili e tutto cercando di non farsi vedere dal proprio nemico.
    Per poco non cadde in una crepa nel pavimento, perdendosi per sempre, per poco non si andò a infrattare fra le setole di una scopa, nascosta dietro un armadio.

    Ma in fine ci riuscì, arrivò alle cucine, dove le altre due mirabolanti avventurriere stavano cercando di condurre trattative col nemico (??)

    La lacrima di sangue allora si espanse, formando sul pavimento una concisa scritta cremisi.

    "PORCA SUPERBIA CAZZOFATE LI IN CUCINA AIUTO AIUTO AIUTO IL CORVO SI E' FATTO CATTURARE CAZZOAIUTO."





     
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