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Pelle di mille bestie

Scena per Lance

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    dalla stella che brilla di meno...un BUCO NERO O_O

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    Quando finalmente riesce a sentirlo. Quando ciò che di Lucianus è sopravvissuto alla sua furia chiede perdono, obbedendo finalmente in ciò in cui fin dal principio avrebbe dovuto ascoltarlo. Lancelot chiude gli occhi...crolla a terra, in ginocchio, l'adrenalina che l'ha tenuto in piedi fino a quel momento nonostante la fatica e nonostante le ferite evaporata nell'istante stesso in cui capisce che è finita.
    Ce l'ha...ce l'ha fatta. Nonostante tutto, nonostante le avversità, nonostante se stesso...quel re bastardo e folle ha pronunciato ciò che deve, sbriciolato l'anatema che da troppo lo tormentava. Per questo Ronces sarà libera. Per questo tutto sarà perdonato allo stupido Cavaliere che per primo ebbe l'idea di tentar la strada che un Mago aveva considerato tempo perso, per poi mettersi di traverso alle proprie stesse intenzioni perché come un idiota s'era lasciato dominare dal proprio astio, anziché dalla volontà di fare quel che era giusto...
    Nemmeno per un attimo gli viene in mente che lo stregone in rosso possa aver mentito, nemmeno per un secondo teme in uno scherzo da parte di chi avrebbe facilmente potuto condannarli al prezzo d'una singola menzogna: conosce il tipo, le storie da cui è nato ne son piene. E quale cattivo ha mai davvero resistito alla tentazione di dare ad un eroe tempo e modo di compiere ciò che infine l'avrebbe distrutto?
    Prende fiato, i polmoni avidi dell'aria che i denti digrignati gli han negato, il braccio rotto che duole dieci volte quanto non lo facesse due battiti di cuore prima. Quasi sorride, quasi si concede d'abbracciar il trionfo che è certo d'essersi conquistato.
    E poi la terra trema. E poi la pietra che Lucianus ha abitato tanto a lungo svanisce e si fa polvere e da essa nasce un'ombra che non può essere che lui...
    E poi il mondo crolla in un colpo di coda forse più banale d'un astuto trucco da parte d'un crudele Mago, ma lo stesso potenzialmente letale. E lui che è forte, lui che ha affrontato draghi e titani e mostri...lui che quella cascata di roccia e ghiaia potrebbe rovesciarla con un gesto si ritrova invece ad acquattarcisi sotto, urlando e pregando che qualcuno giunga in suo soccorso.
    AAAAAAAAAAAAH!
    A salvarlo sono un demone e l'istinto. Gerione che si anima e guizza, lembi come serpi ad afferrar chiunque in quei sotterranei respiri e voglia continuare a farlo. E poi la luce d'una valchiria che li avvolge tutti quanti, materializzandosi prima in uno scudo d'aurora e poi nel suo corpo possente...sotto cui Lancelot si stringe come un bambino lo fa dal buio, e che per lui regge il peso d'un mondo che crolla sotto il desiderio di redenzione di chi l'ha affogato nei propri peccati.

    E' lei a trascinarlo fuori quando la volta della grotta finalmente smette di crollar loro addosso. Lei a prenderlo sotto braccio e farsi strada a colpi di spada, le lame nere di Luna ad aiutarla a scavare una galleria verso l'alto. Lancelot s'abbandona a quella stretta, l'infarto di quegli ultimi istanti sufficiente a renderlo a malapena cosciente...quasi dimentico di ciò che è appena accaduto, di ciò in cui è riuscito, desideroso solamente di lasciarsi cadere su quella terra devastata su cui sbuca ed addormentarsi per i prossimi decenni.
    Ginny?
    Almeno fin quando la sua voce non lo raggiunge...almeno finché la Vendetta non fa onore al proprio nome togliendogli quella possibilità, risvegliando in lui la responsabilità che l'ha portato a scavare un cunicolo quando avrebbe potuto voltar le spalle a tutto e fuggire, lasciando due reali maledetti a farsi le pelli a vicenda.
    La cerca con lo sguardo...la vede presto, la chiazza rosso sangue della sua chioma inconfondibile sullo sfondo brullo che le sue stesse mani han creato.
    Ginny.
    Eden capisce, cambia direzione e lo porta verso di lei senza smettere di cingerlo. Luna ed Alizea alle sue spalle vengon liberate dalla presa di Gerione e restano a guardare, incerte sul da farsi ora che non v'è più alcuna minaccia da abbattere...e Lancelot sorride, più del patetico stato in cui sta presentandosi alla sua compagna di sventure che per vera, onesta allegria.
    Ci...ci sono.
    Dirlo lo porta a crederci, dirlo lo riporta a ciò che ha provato prima che la terra tentasse di tramutarsi nella sua bara. A guardar davvero Ginny per capir come sta lei, a chiedersi come recupererà i frammenti di Metallo dopo averla sacrificata per salvarsi da Ronces...a cercar anche lei, e nel farlo ricordarsi del fagotto che il mantello demoniaco ha agguantato assieme alle sue storie laggiù.
    Ci...siamo?
    Lucianus...è con lui? Si volta, lo cerca con lo sguardo, curioso di veder quanto sia rimasto del sovrano di cui ha conosciuto unicamente la rovina. Ormai spoglio d'ogni disprezzo abbia mai provato per lui, del bruciante desiderio di fargli pagare ciò per cui già ha retribuito quanto di lui si ribellasse alla presa di responsabilità che l'ha salvato...il Lupo sazio, del suo ruggito nient'altro che un eco.



    La pelle di Gerione - Mai veramente morto, mai veramente sconfitto, Gerione brama sangue e sofferenza ed è tra le righe della storia di Lancelot che ha trovato nuovo nutrimento, risorgendo diverso ma indomito. Di lui non resta che la pelle nera e spessa intrisa d'ogni male compiuto in vita, astuta e letale come lo furono le sue spire perché egli ha ancora fame e le catene a cui è stato costretto non gli impediscono di azzannare ancora ed ancora abbeverarsi: può fingersi inerme panno, mantello o tunica o altro, per attirare le sue prede e poi mordere con zanne di lupo o artigli di drago, mostrando la sua vecchia affilata coda o le ali con cui solcava le notti più scure. Più debole per ogni danno subito, perché privo del suo cuore d'infinita malizia, ma capace di trovare tra le mille ombre del Cavaliere sulle cui spalle ha il suo nuovo trespolo nuova forza, imitando le capacità che egli dona alle Storie cui da vita.
    [Abilità di Manipolazione Corporea, Lv3. Gerione può mutare il proprio corpo assumendo ogni forma desiderata; Personalizzazione: può acquisire una delle abilità delle evocazioni di Lance. La prima è gratuita, successivamente cambiare costa un'azione. Malus: per ogni 20% di danno subito, l'abilità si abbassa di 1Lv.]


    Eden, la Valchiria | Ha incontrato mostri di cui invidiare la ferocia, draghi le cui ali l'han riempito di meraviglia, guerrieri ad assassini dalle lame capaci abbastanza da fargli sognare d'esserne simile. Mai prima di lei ha però scorto qualcuno del cui onore essere geloso. Eden appare come un angelo, una Valchiria alta e fiera armata d'oro e rapace come un falco, l'immacolata luce d'una gloria irraggiungibile a riflettersi sulle piume bianche dell'unica ala che svetta alle sue spalle; in una mano una splendente spada e nell'altra uno scudo fulgido, è esso a rispecchiare la sua vera natura perché ella è protettrice e guardiana, capace con la sua Resistenza di Lv pari alle Fiabe del Male di proteggere dal male che mai potrà scalfirla. Perché in lei Lancelot ha visto qualcosa di più d'un faro, qualcosa di più d'un vano simbolo. Una strada da seguire, per poter un giorno ergersi di nuovo come l'Eroe che per amore ha rinunciato ad essere.
    CITAZIONE
    La Valchiria è possente, tanto più quanti compagni ha da proteggere. Per ogni evocazione in campo essa guadagna un Lv in Forza, così che il male debba temere la sua spada oltre che il suo scudo.

    Eden, la Muraglia | Sorge quando ce n'è più bisogno, materializzandosi a partire dalla barriera che può frapporre tra gli innocenti ed ogni male. Il suo scudo una Muraglia impenetrabile per ogni offesa perché non v'è spada capace d'infrangere la speranza o lancia che possa trafiggere il cuore di colei che la porta: Eden appare in un abbaglio innanzi a chi sta per subire un colpo, sacrifica una goccia del proprio stesso sangue - con un danno del 10% - per ottenere uno scaling aggiuntivo alla Resistenza con cui s'oppone a tale assalto, così da salvare una vita ed affiancarla nella lotta che ogni creatura deve combattere contro la propria ingiusta fine.


    Daje che forse ci siamo u.u Lance è troppo sfinito e dunque è Gerione a salvare la situa, usando la sua abilità per imitare la Velocità di Banshee (a Lv2) ed agguantando evocazioni e Lucianus per trascinarle vicino a Lance mentre Eden compare vicino a loro, proteggendoli con la DramaEntry La Muraglia che ha potenza giusto giusto del 200%. Poi tra lei con Forza di Lv3 e Luna con la sua manipolazione riemergere non dovrebbe essere un grosso problema!
     
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    La terra smossa, movimento nel sottosuolo. Incastrata tra il pianto di chi infine ha liberato e la speranza di vedere ancora chi davvero ci è riuscito Ginny attende, tesa più di quanto non lo sia stata quando certa che una lama e dei proiettili avrebbero risolto i suoi problemi...
    Quando infine egli emerge, abbracciato ad un angelo o a ciò che nelle fiabe fanno passare per tale. Quando infine egli torna, ferito ed abbattuto ma ancora vivo, ancora capace di respirare e di sorridere, sostenuto dagli unici fantasmi di cui la Vendetta si sia mai trovata grata. Ginny lo osserva, le labbra piegate in una smorfia rara sull'orfana che Morte ha scatenato contro il mondo.
    Per un attimo ho temuto.
    La sua pelle non si può scaldare, per questo da tempo rifiuta ogni contatto. Per un istante solo, il desiderio di riabbracciarlo riesce quasi a dimostrarsi forte abbastanza da smuovere le sue immote gambe...
    E' in quello successivo, che Ginny nota cos'altro egli ha portato con se dagli abissi in cui il miracolo è avvenuto.
    Lucianus.
    La lingua una lama gelida, ogni traccia di calore svanita dai suoi lineamenti. Pronuncia quel nome come un insulto, perché non v'è altra maniera in cui quello scarafaggio meriti di essere chiamato. Sputerebbe, non fosse convinta che facendolo lo netterebbe dalla sporcizia che in decenni d'ostinazione il suo animo ha accumulato. Lo colpirebbe, non fosse certa grazie al ruolo che le è stato assegnato di come quel diritto non spetti più a lei.
    Ro...Ronces?
    Le vesti una parodia di quelle che indossava un tempo, quando quel bosco era la sua corte. I baffi ancora folti, i capelli schiariti dal passare del tempo che incessante l'ha colpito nonostante la metamorfosi. Ali spesse e ronzanti sulla schiena, sbucano oltre il mantello orlato d'oro che è stato tanto a lungo motivo di vanto perché intessuto dalle tele dei più sopraffini filatori aracnidi. Sul capo corna lucide e spesse da cervo volante, che furono una corona quando egli aveva ancora un regno da comandare.
    Lucianus trema, inabituato alla carne in cui al suo spirito è stato concesso il permesso di tornare ad essere. Lucianus geme e striscia, perché da troppo tempo non ha più gambe su cui reggersi. E con voce roca ed il fiato corto di chi ricorda a malapena come respirare pronuncia il nome dell'unica che i suoi occhi anelano a vedere, perché non v'è terrore più grande per chi ha appena compiuto un sacrificio di scoprirlo vano.
    E' viva.
    Ginny risponde, nell'ambra sul suo viso il riflesso degli sguardi che la morte riservava ai più meritevoli del suo tocco. Si volta verso il tappeto di pellicce e cuoi, stringe per quella che sa essere l'ultima volta per quella giornata il manico della sua sciabola. Il vento la avvolge, la soffia via. Quando smonta dalle sue spire è alle spalle del fagotto nascosto da quell'orrendo patchwork, ed i grossolani fili che ne univano i frammenti vengono sciolti dalla grazia della sua lama.
    E' qui.
    Le pelli scivolano a terra, abbandonano definitivamente la carne di chi a lungo ne è stata prigioniera. Ronces è davvero stata bella come le favole le dipingevano...ma non v'è mondo, se non quello che esiste solamente sulla carta, in cui tanta grazia avrebbe potuto risorgere immacolata dal male che vi era stato marchiato.
    Libera dal proprio tormente, cessa il proprio pianto quando capisce di essere davvero libera. Quando per la prima volta riesce a vedere il cielo che fa capolino aldilà di nubi ormai in ritirata, e dal naso inspira ampiamente ciò che troppo a lungo non è stata aria ma fiele mesto a rancore. Appare come una fanciulla, bionda e delicata e nuda perché da tempo abituata a non indossare altro che i resti dei propri cari. Solo quando Lucianus la vede, e compie l'errore di pronunciare ancora il suo nome, tale fragilità viene spezzata dai segni che la maledizione le ha irrimediabilmente inciso addosso.
    Ronces...Ronces!!
    Tu?
    Mentre il sovrano striscia...mentre a quattro zampe tenta d'avvicinarsi, le ali traslucide a ronzare forte nel tentativo di levarlo da quella terra in cui per lustri ha avuto radici in pietra. La principessa tradita da colui che l'ha messa al mondo lo rivede per la prima volta col volto di colui che l'ha cresciuta e fatta giocare, tenuta sulle ginocchia e vestita di preziosi. Sorride, per un attimo, lacrime calde agli angoli dei suoi occhi verso cui lo sguardo di Ginny si assottiglia, perché non è in un abbraccio che quella storia dovrebbe finire.
    Ma Ronces, suo padre, non ha alcuna intenzione di abbracciarlo.
    Tu.
    Non è stata una sola bestia. E' stata mille di loro, e di ognuna conosceva il nome e i desideri. La battaglia di Ginny e Lancelot è finita, ma quella di chi ha costretto un regno a macellare se stesso richiede un ultimo atto prima di potersi dire davvero conclusa. Lucianus lo capisce troppo tardi...rapito da colei che ha amato in maniera tanto sbagliata, si rende conto del pericolo solo quando sulla pelle di sua figlia occhi e zanne germogliano famelici. Il suo non era un ghigno, ma l'espressione di chi scopre i denti per mostrare alla propria preda la fine che la attende...e nonostante nei suoi ultimi istanti Lucianus ci provi a voltarsi, a ritirarsi, a fuggire e volare via. Non ha più un castello in cui nascondersi, ne sudditi da mandare a morire per saziare i propri perversi appetiti. Ronces balza ferina, memore della bestialità che egli stesso le cucì addosso...ed è nei suoi morsi che egli trova la propria fine, e l'unica unione al corpo della figlia che il fato gli concederà, prima che il filo antico e fragile della sua vita si spezzi nei gorgoglii agonizzanti di chi viene sbranato vivo.
    GGRROOOWL!!

    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAGGGGH!

     
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    Non muove un dito per fermarla. Impegnato prima a rispondere al sorriso di Ginny ed alle sue parole con un cenno, un'annuire che spera possa raccontarle del sollievo non solo d'esser sopravvissuto ma anche di non aver davvero mandato tutto in vacca. Poi a schioccar le dita dell'unica mano il cui braccio non gli strapperebbe un grido tentasse di muoverlo, ricavar dalle scintille di quell'attrito la luce che gli serve per evocar la propria fata e goder della luce che essa gli offre lesta, volando ad abbracciargli il viso strofinando la propria piccola guancia sulla sua perché è da Solaire che ha tratto ispirazione per la sua forma, e la stella sarebbe morta di preoccupazione l'avesse saputo in un simile disastro senza il bagliore d'un astro al suo fianco.
    Quando il braccio spezzato si rinsalda, quando il tepore penetra a sufficienza oltre la coltre di sangue e colpa di cui la sua furia l'ha ricoperto; è allora che Ronces ringhia, è allora che Ronces scatta, assalendo ciò che rimane del grande Re che un tempo fece l'errore d'innamorarsi d'una mortale.
    S'era detto pronto ad aiutarla, non immaginava non ne avesse alcun bisogno. Il suo astio per quel bastardo l'ha sfogato, l'intera distrutta selva a testimone del suo spregio. Ciò non lo rende bendisposto nei suoi confronti, solamente indifferente. Ogni grido che lancia, ogni morso che subisce, è nonostante tutto meritato. Il perdono si può chiedere, per esso si può pregare. Che venga concesso è però tutta un'altra storia.
    Addio, Re dei miei stivali.
    Un finale degno, crudo come quello delle favole migliori. Se distoglie lo sguardo, se si evita d'assistere alla parte più viscerale di quel massacro non è la pietà per un povero diavolo a spingerlo, ne il timore che lo stomaco d'un Lupo che dovrebbe essere ormai sazio possa tornare a brontolare.
    E' per Ginny che lo fa, per lei che ha compiuto tutto ciò che ha fatto. Metterebbe la propria firma in calce all'opera senza pensarci due volte, orgoglioso d'averne avuto parte, ma di quel bosco e dei maledetti che vi scontavano le proprie pene non avrebbe mai saputo non fosse stato per la Vendetta che ve l'ha condotto.
    Allora le si avvicina, seguito da Eden che non vuol saperne d'allontanar da lui le proprie resistenti piume nemmeno ora che riesce davvero a camminar da solo. Allora è al suo fianco che pronuncia l'unica esequia che quel sovrano riceverà, mormorandola perché solo lei possa sentirla aldilà delle sue grida. Scherza, ci prova almeno, la prende in giro per l'epiteto con cui lei stessa l'apostrofò e colma il proprio tono d'ironia a chiarir come si tratti d'una battuta o perlomeno del suo tentativo.
    Gli ha sorriso, ma forse non gli basta. Ad assicurarsi che sia davvero tutto a posto...a sincerarsi che il risultato raggiunto sia sufficiente a lavar l'onta di cui s'è impregnato lasciando che la bestia che ormai dorme beata e soddisfatta in lui prendesse il controllo, mettendo tutto a rischio ad un passo dall'arrivo.
    E' sciocco, è infantile. E' un Cavaliere uscito dalla fiaba d'una bimba, ed i suoi primi pasti son stati l'amore e l'ammirazione che da ben prima che il Regno cadesse si è visto negati per sempre. Ginny non ha corona, eppure c'è chi la chiamerebbe principessa visto il padre da cui discende. E' per questo che ha accettato di seguirla? Per questo che elemosina la sua approvazione, pur di potersi dire d'aver fatto bene a compier quanto ha fatto?
    Pensi che dovremmo temerla ancora?
    E' la parola Principessa a farglici pensare. A chi realmente è stata tale, a chi alla morte del proprio Re sarebbe ormai Regina non fosse che delle sue terre non è rimasto neppure il colle ove troppo a lungo una fortezza infestata s'è retta. Le pelli che l'han vestita a suo discapito giacciono abbandonate a terra, niente più che manti mal cuciti ora che l'incanto del Mago è stato sciolto. Eppure della bestia che è stata resa sembra aver mantenuto ben più della tempra, ben più delle abitudini. Carne e sangue ricordano ancora la rabbia dei mille i cui ruggiti per tanto tempo l'han tormentata e s'aprono in più zanne di quelle che una donna dovrebbe avere, più occhi con cui osservare avida la dipartita di colui a cui deve gli ultimi tormentati decenni della propria grama esistenza: la capirebbe fosse ancora furiosa, la capirebbe non desiderasse altro che nuovo sangue con cui ripagare tutto il dolore che ha patito. Per questo chiede...per questo si prepara, Luna ed Alizea a fissarla ed Eden già frapposta fra di loro. Solo Sol se ne preoccupa, solo lei versa lacrime per chi merita che si pianga per lei. Perché una figlia non dovrebbe mai voler uccidere suo padre. E per quanto persino una fata concordi nel darle ogni diritto in ciò che sta compiendo, non può fare a meno di compatirla.



    Solaire, la Luce | Dopo la tempesta, dopo il dolore e la sofferenza, dopo la più buia delle notti...il sole prima o poi torna a brillare. La prima delle nuove Storie di Lancelot è dedicata a colei che gliel'ha insegnato, alla fanciulla che per prima ha riscaldato la sua pelle ed asciugato la pioggia, aperto la sua mente ad un nuovo mattino. Si manifesta come una piccola fata luminosa, il corpicino d'una ventina di centimetri splendente dai piedini al volto sorridente, ali d'insetto a sorreggerla e permetterle di svolazzare attorno ai fortunati a cui presterà il suo aiuto: riscaldandone il cuore alzerà di 2 i Livelli di una sua abilità, permettendogli d'esprimere il meglio di se. Ed il suo altruismo sarà ancor più evidente quando deciderà di curare ferite e lenire offese ricevute, sacrificando parte della propria potenza - e dunque turni di durata, che scaleranno dai 5 di base - e della propria luce pur di veder altri star meglio. Entrambi gli effetti funzionano solo a distanza estremamente ravvicinata - mezzo metro - perché solo vicino alla sua stella Lancelot il Cavaliere capì davvero di poter risalire dalla fossa che s'era scavato, verso una nuova alba.
    CITAZIONE
    La Stella brilla fulgida, la sua luce asciuga il corpo ed eleva lo spirito, e protegge la mente. Dona protezione Psichica all'interno della sua aura, di Lv pari a quello delle evocazioni in campo.

    Solaire, il Cuore | Una stella a guidare, a proteggere e far da guardiana, ed ora a curare. Il ricordo di come Solaire rimise assieme i pezzi d'un Cavaliere sconfitto e ferito trasudano dalle pagine su cui la storia di quella notte è stata scritta, risplendono e battono come il piccolo cuore luminoso che la fata può schioccare dalle sue labbra perché raggiungendo il bersaglio del suo amore curi del 50% le sue ferite, e col restante 50% lenisca qualsiasi male affligga la sua mente.
     
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