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I giochi della perdizione

(scena con Lance)

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    Sei così cattiva perché qualcuno ti ha fatto del male, vero?

    Hayato era ancora in braccio e fissava Nami con occhi speranzosi, magari di capire che senso avesse quella ragazzina sempre nervosa. Le onde avevano cessato di sbatterli contro le pareti e lui ora poteva tirare un respiro di sollievo, non rischiava più di soffocare per l'allergia.

    Ma che vuoi? Farmi da psicologo? Ho così tanta merda qui dentro che non reggeresti.
    Indicò la testa con un cenno. Cosa voleva saperne un gatto di cosa aveva passato lei, com'è che improvvisamente voleva farsi i cazzi suoi? E poi, no gli conveniva, la sua esistenza dipendeva da lei. Però, ehmm.. se avesse aperto la bocca con quelle fauci tremende Nami avrebbe obbedito subito, questo è vero. Ma ora era innocuo, poteva benissimo levarlo dal grembo e lasciare che sprofondasse nel cioccolato e in qualsiasi cosa fosse allergico.

    Beh, sembra che fai apposta ad essere così. Forse una volta eri diversa. Fammi le coccole.

    L'ultima frase era ferma, suonava come un ordine. Non le piaceva essere comandata da un piccoletto che pretendeva di sapere anche cosa cazzo pensava.

    Se non te le faccio, cosa succede?

    La ragazzina aveva un sorrisetto malizioso, ma Hayato fu più veloce. Spalancò la bocca e soffiò in faccia alla biondina, che rimase paralizzata. Una sola goccia di sudore freddo scendeva lungo la schiena, non si sarebbe mossa per un bel po'.
    Con un sorriso nervoso iniziò ad accarezzare il gatto, i gesti erano meccanici, come se stesse tirando dei coppini leggeri ad un amico. Invece era terrorizzata, aveva più paura di lui che del Kraken.

    Quindi?
    Cosa?
    Cosa ti è successo?
    Sono fatti miei.

    Il gatto tirò un altro soffio in direzione di Nami, lei sempre più paralizzata non voleva snocciolare le sue vicende passate al primo animale feroce che trovava, però lui aveva gli artigli, lei al massimo una barretta al cioccolato come arma.
    Beh, io... Una volta avevo una bella famiglia e poi mi hanno portato via tutto. Sono stata abbandonata, sono tutti morti.
    Oh. Neanche la tua mamma... nessuno?
    N-no. Non vuoi sapere qualcos'altro? Tipo una storia felice?
    Altro sorrisetto nervoso.
    A me interessi tu. Sei strana, volevo capire come mai una come lei, così gentile, stava con te.
    Eh, bella domanda. Non lo so neanche io.

    Uno scossone li riportò alla realtà: non erano in vacanza su una nave di lusso, ma in mezzo al mare e Rad chissà dov'era finita. Lance scomparso, il cinese tornato al suo creatore. Rimanevano solo loro due.

    Secondo te ce la fa?
    Certo, lei è forte anche se non sembra.
    Ma tu come sai tutte queste cose? Sei solo un gatto, no...?
    Ceeeeeerto.
    N-non sei male, dai.
    Gli diede due pat-pat in testa, con una gentilezza che non si sarebbe aspettata nei confronti della temutissima bestia feroce.

    ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Aprì gli occhi dopo l'impatto e si accorse che quella cosa era morta. Non c'era più nessuna minaccia, il suo lavoro era finito. Giusto? Perché non riusciva ad andarsene? Perché aveva l'istinto di continuare a divorare, finché non le fosse scoppiata la pancia piena di viscere e sangue?
    Con un ghigno sadico, osservò la preda. Ormai non aveva più la forma maestosa che li aveva spaventati, era soltanto carne. Carne da divorare. Cibo. Cibo per saziare la sua fame infinita. Spalancò le fauci del lupo ancora, ancora e ancora mille volte, finché non rimase più niente da trangugiare. Era come se avesse trovato per la prima volta del cibo che la soddisfasse davvero, che le sussurrasse all'orecchio Sì, sei tu, sei stata bravissima. Una nuvola di sangue la circondava, era sempre più difficile capire fin dove si fosse nascosta per finire quel bastardo. Lui aveva tentato di ucciderli, se l'era cercata. Voleva Lance, il cavaliere, ma lei era stata forte e aveva messo fine a quel disastro. Solo grazie a lei si era salvato, no? Ma dov'era Lance? Perché non era certa che fosse al sicuro?
    Qualcosa ribollì da dentro lo stomaco. Era come un pentolone bollente, pronto ad esplodere di nuovo. Credeva di averne avuto abbastanza, ma era vero? Quel brontolìo sembrava indicare il contrario. La fame c'era, era lì e non se ne sarebbe andata ancora per un po'. Doveva saziarla, giusto qualcos'altro da divorare e poi sarebbe stata piena.

    Solo una cosina, solo una.



    Alzò lo sguardo e vide qualcosa scintillare: un bagliore. Forse un pesce, un animale. Carne.
    Il ribollire si fece più intenso. Iniziò a sbracciare, spingendo quel corpo pesantissimo verso l'alto. Doveva prenderlo, doveva avere quell'ultima cosa che avrebbe saziato la fame. Puntò la preda e cercò di raggiungerla, in un attimo avrebbe potuto staccargli i piedi a morsi. Annusò la vittoria: ce l'aveva fatta, non avrebbe più sentito quel fastidio allo stomaco. Si spinse verso l'alto, voleva guardare la preda un'ultima volta prima di divorarla. La fame stava guidando il suo corpo verso il bottino più gustoso, forse quel sangue era anche più buono di quello schifoso Kraken...
    Poi lo vide. Intravide il volto perso e scolorito del cavaliere, rovinato dall'acqua marina e dalle battaglie con il mostro. La fame continuava, ribolliva. Ma era lui, era Lance. Come poteva..?

    Dai, forza. Solo un morso..


    No, no, no, no. E' Lance, io non posso..
    Carne.
    Rimase bloccata davanti a lui, con la bocca spalancata piena di saliva che si mescolava all'acqua salata, la fame di chi non si sazierà mai e l'interesse di chi vorrebbe cercare di aiutare un amico, ma è governata da altre forze.
    Però lui è Lance.

    Le avevano dato i poteri con un obiettivo, lei aveva giurato. Avrebbe aiutato gli altri e divorare un amico non rientrava nei patti. Non poteva buttare via tutto ciò in cui aveva creduto solo perché aveva fame. Avrebbe trovato altro, ci sarebbe stato altro, maledizione! C'erano altre prede nel mare, era pieno di Kraken, balene, mostri, delfini, granchi! Guardò verso il basso, cercandoli con lo sguardo.

    Lui è così vicino...


    No.
    Con le fauci spalancate, si gettò verso il basso, avida, affamata, disperata. Avrebbe divorato qualsiasi cosa avesse trovato: qualsiasi, ma non lui, non Lance.
     
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    PTCHUU!
    Riemergono infine, infrangendo la superficie di un'acqua ormai limpida e serena. La tempesta esauritase le nuvole ormai sulla via della dispersione, macchie di cielo a perforare la coltre dalla quale tutti loro hanno rischiato di non uscire mai. Lancelot e la fata che gli ha permesso di salvarsi così come il gigante d'acciaio che l'ha trascinato di peso verso la salvezza ormai raggiunta, fanno capolino sputando e sbuffando a qualche metro di distanza dal luogo ove Nami ed un gatto hanno scoperto di potersi consolare l'un l'altro: all'inizio il Cavaliere non respira, i polmoni troppo appesantiti dalla porzione d'oceano che ha inghiottito. E' Raksaka a permettergli di farlo, lui ad imporgli di tornare a vivere con la stretta che strizza il suo costato a sufficienza da costringerlo a sputare: il Cavaliere riapre gli occhi mentre acqua salata e calda sgorga dalle sue labbra e dalle sue narici, rigettata da un corpo che ne ha vista ed assaggiata fin troppa per un giorno solo.
    COFF COFF...COFF COFF COFFF!!
    Tossisce, i polmoni in fiamme e la gola graffiata dal troppo sale, il sapore orribile di quegli abissi a riempirlo e ricoprirlo e gli spasmi d'un corpo troppo provato dal secondo mancato annegamento in poche ore a tormentarlo e farlo piegare in due ad ogni nuovo sputo; da solo non riuscirebbe mai a stare a galla ma Raksaka lo tiene stretto, sostenendo con facilità il peso d'entrambi grazie alla propria inumana forza...
    A guardarsi attorno preoccupata è piuttosto Sol, che dopo aver scosso le sottili alucce così da liberarle dall'acqua che le appesantiva ed essersi assicurata che l'uomo nel cui cuore era stata trascritta la sua Storia ha preso il volo e cominciato a scrutar le ormai quiete ma sempre scure onde alla ricerca di qualcosa: i piccoli occhi stretti così da aguzzarne la vista, ronza da un'asse di legno all'altra perché i resti della piccola imbarcazione su cui erano partiti e che il Kraken ha demolito senza pietà infestano quell'angolo sperduto di mare perso tra le realtà...perché Lance non l'ha vista, rapito dall'incoscienza, ed a Raksaka non importa perché il suo unico scopo è sempre stato quello di salvare il Cavaliere così da assicurarsi nuove battaglie da combattere per lui in futuro. Ma lei ricorda ed ha tremato per un attimo, quando il Lupo e la sua nuova ospite li hanno raggiunti pazzi dalla fame; ed ha capito che null'altro che la volontà di colei che sotto la corazza aveva combattuto e sconfitto l'orrido mostro marino avrebbe mai potuto riuscire in ciò che ha visto, deviando la fame della bestia per antonomasia lontana da colui che le ha dato vita dai proprio incubi, voltando loro le spalle e tornando ad inabissarsi nelle profondità a cui grazie a lei eran tutti scampati: Radahan non riemerge, Radahan è ancora laggiù...e se Lancelot è infermo, se Raksaka è impegnato ad assicurarsi il suo padrone non affoghi. Se lei è troppo piccola e debole, e nessun altro sa davvero che fine abbia fatto la strega che il Lupo ha convinto a divenire belva...chi si tufferà di nuovo laggiù per acciuffarla e permettere anche a lei di ritornare a galla?


    Succede all'improvviso, pochi attimi dopo che assieme hanno rifiutato una preda facile scagliandosi a cercarne altre. Non è un risveglio dolce, non avviene poco a poco ma è improvviso, come uno schiaffo calato con violenza per strapparla al febbricitante e rabbioso mondo dei sogni in cui aveva scelto d'affondare: Radahan si riprende, Radahan si risveglia, Radahan è di nuovo se stessa. Il Lupo che ha stretto con lei un patto svanito come non l'avesse mai abbracciata, ridotto a nient'altro che inerme acciaio nero troppo pesante per permetterle di nuotare come dovrebbe, come se la furia che ha guidato i suoi pensieri ed i suoi gesti fino all'istante prima non venissero da qualcosa d'estraneo e feroce quanto piuttosto dalla sua stessa mente: l'armatura che le ha dato la forza di abbattere un Kraken e cibarsi della sua carcassa si tramutata in una prigione, l'estasi della caccia e delle zanne convertita nell'esaustione di chi ha chiesto troppo al proprio corpo ed ora non sente altro che i propri muscoli gridare, le proprie ossa gemere, il proprio sangue scorrere lento dalle ferite procurate dai denti che la bestia ha affondato in lei per poterne raggiungere e conquistare il cuore...
    E lei è in fondo al mare, sola, chiusa in un'armatura che non ha idea di come sfilarsi. Mortalmente stanca e con lo stomaco sottosopra, gli occhi che bruciano ed i polmoni anche perché è troppo che non traggono un respiro. Le orecchie dolgono da matti a causa della pressione ed il peso della corazza la ancora sul fondale verso cui lentamente scivola, lasciandosi dietro scie scarlatte del sangue che sgorga piano dai punti in cui il Lupo l'ha azzannata per divenire una cosa sola. E' tutto ciò che di lei riesce a risalire anziché scendere, avvicinarsi alla distante superficie anziché esserne spinta poco a poco più lontano...verso la terra che avrebbe dovuto essere la tomba di un Cavaliere e che lei ha svuotato di tale corpo, ma che lo stesso reclama nuove ossa ad aggiungersi alle molte che già giacciono tra granchi e molluschi e tutto ciò che laggiù zampetta e striscia in attesa di nuove carcasse su cui avventarsi...


    Lance è salvo, la tempesta è finita, Nami ed Hayato sono finalmente al sicuro...manca solo Rad! Che a causa del fatto che sia la tecnica Mannaro sia l'evocazione del Lupo si esaurivano col turno appena trascorso si ritrova in fondo al mare, dove s'è lanciata per non papparsi Lance, senza più i poteri extra dati dal Lupo e con dunque addosso un'armatura che al momento non fa altro che appesantirla e trascinarla verso il basso!
     
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    Quel gatto pretendeva ancora dei pat-pat, altre coccole, ma insomma, come cazzo si permetteva di dirle cosa fare. Lo conosceva da poco, ma ammetteva che davvero era bravo a ottenere ciò che voleva. In poco tempo lei era diventata una serva fedele di quel coso peloso, solo perché aveva una paura fottuta. In qualche modo pensava che ora la usa padrona che poteva domarlo fosse Rad e quindi lei non poteva competere, non poteva chiedere alla bestia di agire diversamente.

    Io cosa farò dopo?
    In che senso? Dopo quando?
    Se tutto va bene, arriveremo sulla terra. Io cosa farò? Non ho più il cinese che mi dà da mangiare.

    E io che cazzo ti devo dire?
    Trovati una casa, sei bravo a chiedere quello che vuoi.
    Trovati un lavoro
    Immagina il tuo futuro
    Cristo, io cosa devo FAREEEEEEE?!
    Perché Rad non è qui? Lei saprebbe cosa fare.


    Il pensiero la incupì. La fata non stava tornando e non aveva sue notizie da troppo ormai. E se fosse dovuta tornare da sola con quel gatto? Lo avrebbe lasciato a piedi nel primo porto disponibile, mica avrebbe girato con una bestia feroce che la comandava. Ma senza Rad...
    Chiedilo alla fata, lei saprà cosa dirti.

    Poi il terreno sotto di loro iniziò a sciogliersi, il sale stava corrodendo la gelatina e trapassava anche le pareti della casetta. Il momento era arrivato, insomma. La sua abitazione di fortuna si stava ribellando e Nami si sentiva sempre più debole e incapace, come se non sapesse più dove andare, cosa fare, perché farlo.
    Perché doveva salvarsi?
    Lei non c'era, era là sotto e chissà se sarebbe riemersa. E se avesse dovuto passare la vita da sola? Sapeva di essere una stronza bastarda e il gatto non lo voleva, era troppo prepotente.
    Ma non era per forza così, si disse che una speranza ancora c'era e che Rad poteva essere molto più forte di quanto credesse. Cercò di sperare, abbastanza per riuscire a ricreare un terreno stabile per i due compagni di fortuna. Da sotto i loro culi spiaccicati, iniziò a crescere una ciambella glassata, questa volta senza cioccolato. Se Rad fosse tornata scoprendo che aveva ammazzato il gatto, altro che futuro insieme e nuovo inizio.

    Aveva gli occhi spenti, la speranza di rivederla la faceva agitare moltissimo, ma la spegneva anche momento dopo momento. Ma ad un certo punto, qualcosa riemerse tossendo come un bastardo.
    RA-

    Si interruppe a metà, non appena vide la pelle bianchissima del Cavaliere.
    Ah, sei tu.

    Sconsolata, lo vide agitarsi e riprendere il respiro dopo troppo tempo. Sembrava che qualcosa l'avesse masticato e poi lanciato di faccia contro la superficie, ma in effetti non sapeva niente di cosa fosse successo là sotto.
    Sbuffò, poi fece l'unica domanda a cui voleva davvero una risposta. La gridò, metti che avesse le orecchie piene di sale o di pezzi di kraken.

    DOV'E' RAD?! COS'E' SUCCESSO?!
    Hayato affondava le unghie sulla pancia di Nami, lei si agitava e lui temeva di scivolare in quell'oceano terribile pieno di acqua. Per quanto fosse stato un piccolo marinaio, non adorava l'idea di affogare, non aveva mai nuotato in fondo.
    ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Tutto buio, la luce piano piano se ne va e i suoi occhi iniettati di sangue non capiscono più perché stia andando verso il basso. Lo aveva ucciso, l'aveva divorato. Perché ora non saliva? Non era così che funzionava di solito?
    Aveva trattenuto il respiro troppo a lungo, le guance stavano per scoppiare, il cuore pulsava all'impazzata. Come un tamburo continuo, la spingeva ad agitarsi, ma non riusciva a staccarsi quell'armatura pesantissima di dosso. Era fatta di non so cosa, più pesante di lei e ce ne voleva!
    Muoversi non serviva a niente, ma lei continuava e bruciava tutte le poche energie che rimanevano. Lo vedeva, il sangue. Le scie rosse riuscivano ad andare verso la luce, lei no. Lei affondava sempre di più.
    Insieme alla luce c'era Nami ad aspettarla. E forse anche Hayato. Aveva promesso che sarebbe tornata, l'aveva detto e giurato, ma poi...
    Poi non si aspettava una cosa del genere. Non riusciva a salire NON RIUSCIVA A SALIRE NON RIUSCIVA!
    Mentre si sbracciava e si dava pugni fortissimi sul petto per riuscire a fare qualcosa, o solo a disperarsi, Rad quasi perse l'anello che le aveva regalato la piccoletta. Lo prese al volo e in un attimo si ricordò di quella frase.
    "Quando ti servirà aiuto, sarò qui con te, stronza."



    Nami.
    N-nami.
    NAMI.

    Strinse il pugno, sentiva l'anello che si piegava insieme alla mano.
    Si ricordava una canzone, ma che senso aveva ora? La sentiva suonare nella sua testa, mentre creava una scala di cioccolato che arrivava fino in superficie. Se non avesse funzionato, almeno avrebbero capito che era lei, Nami avrebbe capito! Si impegnò con tutte le forze che aveva per farla sbucare dal pelo dell'acqua, non era così brava ad usare i poteri di altri, ma in fondo erano i suoi, la conosceva così bene che far uscire un paio di dolcetti poteva essere facile...ma fu più difficile del previsto. Cercò di appendersi alla scala, tirandosi verso l'alto con tutta la fatica del mondo, perché l'armatura era troppo, troppo pesante.
    Non sapeva se avrebbe funzionato, ma almeno ci aveva provato.
    Attorno a lei iniziarono a comparire dei marhsmallow a forma di coltello, che si schiantavano contro il ferro e si distruggevano o si piegavano all'impatto. Poi una scia di zucchero filato cercò di passare sotto all'armatura, ma non ci riusciva, era troppo stretta, TROPPO STRETTA!

    Rad usa You &I. Tecnica powerup: Rad può copiare un'abilità a scelta tra quelle di Nami, con gli stessi effetti e lo stesso livello, per tre turni.
    Malus (del 25%): deve avere con sé l'anello.
    Copia quindi la Manipolazione dei dolcetti di Nami.
     
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    Ci prova per un attimo, prima di cedere al buio. Non a reimmergersi ne a far qualcosa per aiutare Radahan ma semplicemente a capire, a comprendere, tramutare i suoni ovattati che giungono alle sue orecchie devastate dalla pressione in parole di senso compiuto, agguantare il senso di ciò che quello che i suoi occhi ancora offuscati dalla troppa acqua di mare vedono solo come una vaga sagoma bionda gli sta urlando; è iniziato tutto perché ha scorto quei capelli quando non avrebbe dovuto, confondendoli con quelli d'una bambina non poi così diversa da ciò che Nami s'è dimostrata essere dopo averla liberata e conosciuta...è giusto che finisca con lui che li confonde ancora una volta, svenendo prima di riuscire a rispondere a ciò che gli sta venendo chiesto e consolandosi all'idea che quella sia davvero Alice e che lo stia chiamando per dirgli che non l'ha mai abbandonato, ne ha mai davvero smesso d'amarlo. Devastato dai troppi errori, salvo grazie a chi s'è sacrificato per lui, Lancelot infine s'accascia tra le braccia di chi l'ha condotto in superficie e persino Raksaka non sembra insistere nel tenerlo cosciente, raggiungendo con un paio di bracciate uno degli assi di legno rimasti dopo la distruzione della barca su cui assieme stavano viaggiando così da poterci scaricare il Cavaliere sopra, pronto a svanire perché il proprio tempo è ormai sul punto di scadere...
    E' Sol l'unica a rispondere a Nami, l'unica tra coloro che possono sentire a cui importa davvero qualcosa del destino della fata che avvolta dall'armatura nera s'è inabissata per uccidere il kraken e salvare tutti loro: il suo sguardo è sconsolato, piccole lacrime scorrono sulle sue luminose guance...perché se Nami non ha intenzione di tuffarsi allora non rimane nessuno capace di soccorrere colei che s'è immolata per assicurarsi che quel viaggio continuasse, verso la speranza che un Cavaliere che ormai di macchie e paure ha dimostrato d'averne fin troppe ha promesso alle disgraziate che han commesso il fatale errore di fidarsi di lui...

    E negli abissi Rad combatte, non più contro mostri orribili ma contro l'acqua e contro il tempo, e ad ogni passo le è via via più chiaro che non v'è modo in cui possa vincere. La scala l'aiuta nella disperata ascesa ma non basta, i polmoni scoppiano e non passerà più di qualche altro secondo prima che la sua bocca s'apra accogliendo il mare che finirà per appesantirla, annegarla ed infine ucciderla, così che l'ormai defunto Kraken possa ottenere la sua vendetta. Ne coltelli ne zucchero filato hanno successo nello scalfire l'armatura che le ha dato il potere necessario a salvare Nami e che subito dopo s'è trasformata nella sua bara, nell'ancora che le impedisce di tornar da lei permettendole di trovar un'unica ed ultima consolazione nell'idea che almeno lei - ed Hayato! - potranno continuare a vivere grazie al suo estremo sacrificio...ed è in quegli ultimi istanti, quando ormai ai suoi muscoli non rimane più nessuna forza e l'incoscienza incombe come l'ombra della Morte stessa che come per miracolo inizia a sentirsi più leggera, come se davvero la sua anima stesse abbandonando le sue spoglie lasciandole libere di cadere sul fondo dell'oceano in cui s'è gettata di propria spontanea volontà in quel suo primo ed ultimo atto eroico, prima d'involarsi verso il paradiso che spetta a chiunque passi i propri ultimi momenti non maledicendo il mondo che infine ha avuto la meglio ma pensando ai propri cari, a chi grazie ad un atto di generosità fin troppo disinteressata ce l'ha fatta, ed alla propria fine giungerà innanzi solo in un futuro abbastanza remoto da non dover essere una preoccupazione...
    E poi accade, quasi per miracolo. Qualcosa la stringe in vita forte abbastanza da farle male, avvolgendosi attorno al suo costato e strizzandola prima di trascinarla in un vorticante turbinio che si conclude con un'esplosiva, velocissima ascesa: Lancelot ha desiderato qualcosa nei suoi ultimi istanti di veglia, pensieri sconnessi uniti solamente dalla sensazione a cui solo la parte più bestiale del suo ego ha saputo dare un nome; e per questo il Lupo ha obbedito per l'ennesima volta, servo più fedele di colui che lo rinnega, liberando Radahan dalla sua prigione d'acciaio nero e prendendo di nuovo vita alle sue spalle: è lui che l'ha avvolta con la propria lunga e fluente coda, lui che l'ha scaraventata verso l'alto con tutta la forza concessagli dagli incubi d'un uomo che ha sognato a lungo d'essere un Cavaliere, accorgendosi troppo tardi di quanto male potesse fare negarsi ogni proprio istinto e desiderio. E mentre Radahan viene proiettata verso l'alto e perfora violentemente la superficie del mare da cui mai avrebbe dovuto salvarsi egli si lascia andare, trascinato sul fondo dal rinculo di quel lancio, affondato perché è questo ciò che spetta a chi si fa carico d'ogni male commesso da altri. Svanisce negli abissi senza che nessuno l'abbia ringraziato, senza che nessuno gli abbia dedicato una carezza perché le sue fauci son troppo aguzze e la sua pelle troppo fredda perché qualcuno possa credere ne meriti una.
    E la spinta che ha inferto alla fata non s'esaurisce quando il suo corpo sguiscia fuori dall'acqua in un geyser di spuma e bolle, la forza troppa perché ella si arresti prima d'aver raggiunto qualche decina di metri d'altezza in quel cielo ormai sgombro ed infinito; permettendole così di vedere che dopotutto Lancelot non aveva mai mentito, che davvero qualcosa attendeva tutti loro aldilà del mare...perché c'è terra li vicina, un villaggio portuale che i suoi occhi stanchi potrebbero scorgere all'orizzonte se solo riuscisse ad aprirli nella direzione giusta.



    Lupo, la Bestia | L'ha visto chiunque abbia mai combattuto al fianco del Cavaliere. Un luccichio nei suoi occhi, una rabbia che di umano non ha mai avuto nulla. Il Lupo è affamato, lo è sempre stato. Nel tentativo di liberarsene, Lance gli ha solo dato vere zanne. Si manifesta come una creatura d'acciaio color ebano, l'armatura Cavaliere Nero che per quattro turni prende vita nel senso più primordiale e feroce del termine. Alto un metro e trenta al garrese, gli occhi accesi del suo infinito odio, una lunga coda nera che si fa più rossa a partire dalle estremità per ogni goccia di sangue versato. Tra le lunghe ed affilate fauci, la fine di ogni cosa. Il mondo ha preso un Cavaliere puro e senza macchia, ha fatto nascere questo nel suo petto. Per questo ora tutti devono pagare, per questo ora tutti devono soffrire e morire soffocati dalle zanne di chi non avverte dolore o tristezza, chi è immune ad ogni rimpianto perché nient'altro che metallo animato da una fame infinita e dalla Forza - di Lv pari alle Fiabe del Male - necessaria ad estirpare ogni demone di quest'inferno.


    Sassata - La coscienza è debolezza, l'abbandono una virtù. V'è stato un tempo in cui anche gli uomini non erano che bestie, la loro intelligenza un artiglio non più affilato di molti altri. La vera differenza un pollice per maneggiare e cambiare il mondo ma non è così che veniva usato allora: prendi una pietra, scagliala sul capo del tuo vicino. Guardalo morire e fai tuo tutto ciò che ha. Il Lupo può trasformare qualsiasi cosa riesca a sollevare in un sasso da scagliare con violenza brutale sui suoi nemici, ma è quando tutte le sue Fisiche raggiungono il Lv5 che alla Potenza verrà aggiunta Velocità così che alcuna preda possa fuggirne. Caricare la Sassata permette di aggiungere due Scaling su Forza per ogni azione spesa, provocando però strappi e lesioni del 10% all'arto usato per il lancio. Rigetta l'umanità, torna scimmia. Sii felice come nessuno lo è più stato da quando la terra delle bestie è stata cancellata da ogni mappa.



    Lance sviene su uno dei frammenti galleggianti della barca distrutta, ancor prima di riuscire anche solo a capire cosa Nami gli stia chiedendo! Alla fine di questo turno Raksaka svanirà e Solaire rimane invece al suo fianco, incapace però di salvare Rad...
    Però, con i suoi ultimi momenti di coscienza, Lance desidera che anche Rad si salvi e per questo il Lupo reagisce ancora: grazie alla sua evocazione l'armatura si separa da Radahan per diventare di nuovo il corpo del Lupo e tramite la propria coda lui la afferra ed usa la tecnica Sassata per lanciarla con Velocità e Forza del 150% verso la superficie: il risultato è che Rad torna a galla e non solo, finisce proprio per sollevarsi di qualche decina di metri prima di ricadere verso l'acqua...e da lassù potrebbe vedere terra ferma all'orizzonte, perché alla fine son davvero riusciti ad avvicinarsi alle sponde di Hüb!


    Edited by boide12 - 6/11/2023, 14:19
     
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    Aveva stretto l'anello, sperando che i dolcetti potessero aiutarla. Vedeva il suo volto, ce l'aveva impresso con un'espressione tra l'incazzato e il preoccupato, la stessa che avrebbe avuto una volta uscita da quella prigione d'acqua. Anche se...era sempre più difficile. Si aggrappava alla scala zuccherosa, ma le mani scivolavano e i polmoni sembravano sul punto di esplodere. Non aveva mai desiderato così tanto una boccata d'aria, forse quell'armatura non era stata una buona idea, forse il suo destino era di morire per gli altri.

    Hai deciso di sacrificarti per loro, quando ti sei buttata.
    Sapevi che poteva succedere, perché hai paura? Perché non lasci che ti prenda?
    Sono sempre stata qui, in fondo. Non ti devi preoccupare di niente.



    Cos'è?! Chi è?
    Aveva sentito quella voce, era reale. O nella sua testa, o insomma aveva sentito qualcuno dirle quelle cose assurde, come se fosse consapevole di ciò che stava passando...Lei n-non, non riusciva a capire. Gli occhi si annebbiarono e il blu del mare si fece sempre più denso, mentre non riusciva a capire niente di chi avesse detto cosa. Forse stava impazzendo e sarebbe morta di lì a poco.

    Ad un certo punto si sentì soffocare, ma in un attimo fu sbalzata in alto così forte che si convinse fosse un sogno. Era impossibile, impossibile, impossibile.
    Poi spalancò gli occhi, doveva essere sicura.
    Si ritrovò a guardare il mare dall'alto, come se ci stesse volando sopra, ma allo stesso tempo qualcosa la stringeva e l'aveva lanciata fuori dall'acqua e però non aveva capito come avesse fatto, la scala, i dolcetti, il lupo...
    Sputò dell'acqua in aria e con la coda dell'occhio vide qualcosa. La vista era tornata., ci vedeva...e allora era viva? Ce la stava facendo? Che casino.
    Scorse un lembo di terra, una striscia dorata in lontananza. Forse era uno scherzo del destino, una di quelle illusioni che hai in mezzo al deserto quando stai per morire di sete. Ignorò la cosa, perché ancora non aveva capito niente di niente. Lasciò che la spinta finisse, per ripiombare nell'acqua facendo un sonoro CIAF!
    Sentì un urlo e un attimo dopo si ritrovò seduta su una ciambella galleggiante. Non aveva il buco, chi poteva aver fatto un dolce così sbagliato?
    Solo una persona aveva la capacità di costruire dolci con la fantasia ed era pure in grado di dimenticarsene i pezzi.
    Iniziò a tossire sempre più forte, era come se il mare avesse conquistato tutto il suo corpo. Dopo una decina di minuti, alzò la testa. Aveva gli occhi rossi e la testa pulsava da impazzire, ma vide una testa bionda avvicinarsi. Era sdraiata a pancia in giù su una ciambella al cioccolato, una col buco. Si avvicinò, toccò la sua ciambella e in un attimo le due imbarcazioni improvvisate furono collegate da una specie di colla per dolci (?).
    Confusa, non si rese conto di nulla, non riuscì a collegare chi fosse, perché la stesse abbracciando e cosa c'entrasse un gatto in tutto questo. Ad un certo punto, notò la testa di Lance penzolare su un pezzo di legno. Era una cosa importante?
    ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Il cavaliere era tornato da poco, ma era già svenuto. Insomma, non riusciva ad essere serio per più di cinque minuti filati. Poteva almeno tirare fuori l'unica persona per cui si stavano preoccupando tutti! Invece no, aveva pensato solo al suo culo magico di protettore di principesse. Che si proteggesse davvero, perché avrebbe aspettato e quando avrebbe aperto gli occhi...beh, era tutto da vedere. In realtà non era sicura di niente, perché lo scemo era svenuto e QUINDI non aveva detto un cazzo, un cazzo. Lei doveva sapere di Rad, voleva sapere dove fosse, perché non tornava, perché l'aveva lasciata con un gatto?!

    Poi vide qualcosa spuntare da sotto il pelo dell'acqua, una specie di bastone, o forse due bastoni che sembravano appiccicosi. Parevano familiari, quindi ne toccò l'estremità, si leccò il dito ed era dolce.
    Hmm-
    E' UN SEGNO!
    HAYATO!


    Passarono pochi secondi, dall'acqua qualcosa fu spinto ad un'altezza incredibile come se ci fosse un motore lancia cose in quell'oceano. In effetti chi cazzo lanciava le cose a quell'or-
    Non era una cosa. Era una fata nera, la sua fata nera. Porca puttana! Chi era stato a lanciarla così in alto? Non lo sapevano che era scema e la sua panza avrebbe fatto un impatto assurdo con l'acqua e quella si sarebbe ustionata la pelle o come si dice?
    AAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
    MEEEEOOWWWWWWW!!!
    Hayato si mise su due zampe, Nami cercò di stare in piedi su quella ciambella marrone. Non appena la fata fece per ricadere nell'oceano, creò per lei un'altra ciambella rosa, più colorata ma senza il buco. Due secondi dopo avrebbe riso di quella cazzata, perché invece Nami aveva un buco bello grosso sullo stomaco e la ciambella no , ahahha una battuta veramente azzeccata, voleva dirla a Rad, doveva sapere qualcosa di divertente.
    Quando ricadde sulla glassa, si avvicinò con la sua barca e Hayato stizzito dagli schizzi d'acqua, si mise in punta di zampe ad aspettare che quel movimento improvviso finisse. Collegò le due ciambelle, poi scivolò addosso a Rad, stringendola così forte che iniziò a tossire e sputare acqua.
    Ci sta, non respiri da due giorni.

    Ma amo senti...
    Cazzo ti perdi in fondo al mare?! Io ti ammazzo!

    La strinse di nuovo e sentì un fiume di lacrime calde ricadere sulle spalle di Rad. Lei, stranamente, non reagiva, si lasciò abbracciare, ma non disse mezza parola.
    Nel frattempo Hayato si era avvicinato e stava spingendo la sua testolina contro quella della fata, facendo un rumore inquietante. Poi boh, vibrava anche, cosa che nessun umano avrebbe mai fatto.
    Tipico elemento che identifica una bestia feroce, però vabbe, finché fa del bene a Rad può restare.


    Nami usa la manipolazione dei dolcetti e crea ciambella!
     
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    dalla stella che brilla di meno...un BUCO NERO O_O

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    Dopo il naufragio, dopo la lotta. Dopo la fuga ed il massacro che le era preceduto, dopo che due donne avevano abbandonato tutto ciò che conoscevano fidandosi dell'uomo che diventato bestia aveva fatto a pezzi il loro passato...in qualche strana maniera le cose sembrarono andare finalmente per il meglio.
    Radahan fu tratta in salvo, Nami poté riabbracciarla e persino Hayato si ritrovò a far le fusa vicino a loro, contento probabilmente più che altro di non essere affogato che di condividere quella strana, glassata imbarcazione con una coppia di simili pazze...
    Persino Lancelot era al sicuro, una piccola fata luminosa impegnata ad assicurarsi che non scivolasse dall'asse a cui s'era aggrappato per non tornare a fondo, finalmente salvo da chi era giunto a chiedergli conto d'ogni suo peccato. Quella che avrebbe dovuto essere un'incursione semplice, una toccata e fuga nel quartiere ove la tremenda Madame Sissì aveva forse rinchiuso una fanciulla a causa di ciò che lui e Solaire avevano fatto tempo prima s'era trasformata in un'impresa in piena regola, deviando alla grande dal suo obbiettivo principale e deragliando dai binari che avrebbe dovuto seguire...ma anziché una sola damigella in pericolo il Cavaliere era riuscito a soccorrerne ben due, e questo doveva pur contare qualcosa no?
    Forse per questo il mare stesso sembrò dar loro ragione, sussurrando tramite le proprie correnti che ciò a cui erano sopravvissuti era più che sufficiente a guadagnar loro almeno qualche oncia di meritata pace. La terra era ancora distante e non c'era uno solo di quei naufraghi sperduti che non fosse esausto, zuppo fino al midollo e ormai sull'orlo del cedimento...ma furono le onde stesse a ricongiungere le ciambelle unite da Nami al legno su cui Lancelot s'era lasciato svenire, per poi trascinarli tutti assieme nell'unica direzione in cui era giusto galleggiassero.
    Ciò che solo Rad aveva scorto all'orizzonte quando l'impeto con cui il Lupo l'aveva scagliata in salvo le aveva permesso di volare divenne via via più vicino, abbastanza da poter essere visto anche dagli altri con sempre maggior dettaglio...l'acqua che solcavano si fece limpida e trasparente, azzurra come il cielo che rifletteva, quieta se non per la lenta marea che permise loro di avvicinarsi al villaggio di capanne e palafitte a cui sembravano destinati.
    E su uno dei lunghi moli che da tale paesello si allungavano verso l'oceano infinito che lo circondava, aguzzando lo sguardo sarebbe stato possibile vedere una figura, o forse due, agitare le braccia in segno di saluto e lanciare grida che presto li avrebbero raggiunti...perché ogni fuggiasco merita una casa ad attenderlo, braccia pronte a stringerlo ed un pasto caldo da consumare. C'era chi nei mondi s'era presa il compito di farlo guadagnandosi così l'amore di ogni viandante sperduto avesse mai finito per incrociare la sua locanda, o il quieto villaggio che secondo alcuni lo circondava...ed al suo fianco forse persino una stella in attesa che il proprio uomo tornasse a casa, come le aveva promesso di fare alla fine d'ognuna delle imprese a cui non riusciva proprio a fare a meno.
    L'ora delle tragedie e del sangue e del dolore erano finalmente giunte al termine, almeno per un po'. Perché dopo ogni bufera ci dev'esser della quiete, così che nuove nuvole possano addensarsi all'orizzonte dopo che le precedenti han fallito nell'annegare chi pur di stare meglio ha deciso di sfidarle.
     
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    Nnngh...
    Le unghie aveva finito di smangiucchiarsele da un pezzo. Non perchè il nervosismo si fosse esaurito...ma perchè di unghie, non ne aveva proprio più. Allora era passata alla pellicina delle dita, e presto si sarebbe ridotta a mordicchiarsi i polpastrelli stessi, se qualcosa non fosse cambiato...
    Perchè Lancelot mancava da troppo. Sapeva dov'era andato, a fare cosa e perchè...che fosse pericoloso era già in conto, ma il rischio avrebbe dovuto essere minimo. Toccata e fuga le aveva detto, un semplice soppralluogo per capire se davvero Amy, la donna che entrambi avevano contribuito a vendere in cambio di un maledetto biglietto, era dove le voci dicevano che fosse...così che poi assieme potessero andare in spedizione, adoperarsi per liberarla al fato ingiusto a cui l'avevano destinata, redimendosi a tal modo dai propri gravi peccati.
    Mannaggiamannaggiamannaggia...
    Ed ora lui mancava da...quanto? Di come gli uomini misuravano il tempo Sol c'aveva sempre capito poco, ma ciò di cui era sicura era che il tempo trascorso era troppo. Troppo perchè tutto fosse andato come andava...troppo perchè lui non fosse di nuovo tra le sue braccia!
    Camminava avanti e indietro ormai da ore, marciando nervosamente, ignorando i viandanti che giungevano al Ramo dove avrebbe dovuto essere al lavoro, come spesso le capitava...e finendo per peggiorare l'umore a tutti, perchè nessuno vuole rilassarsi e bere accanto a chi è palesemente divorato dall'ansia, ed ha l'aria d'esser pronto a divorare chiunque le rivolga la parola.
    Cavolo!
    Si fermò all'improvviso, battendo i palmi delle mani sullo stipite di una finestra, scrutandone fuori con aria torva e frustrata.
    Fu allora che un familiare fruscio le sfiorò la schiena, caldo e quieto come la carezza di una madre, accompagnato dalla voce che ogni viaggiatore a disagio vorrebbe udire sussurrata al suo orecchio...

    Sol...


    Che vuo...?!
    Ma non era quella, la voce che lei voleva sentire. Reagì male, rendendosi conto troppo tardi che a parlarle non era stato un ubriacone qualsiasi, ma Annie in persona: alla Coppiera bastò sollevare un sopracciglio, per farle capire di star per superare l'invisibile linea che demarcava la sua proverbiale pazienza...ed all'istante Sol si calmò, assumendo l'aria contrita di cui era giusto vestirsi, di fronte ad una divinità offesa.
    C-che...che c'è, Annie?
    L'aveva lasciata a borbottare tra se e se fin troppo a lungo, Sol sospettava che non potesse concederle di farlo in eterno. Il Ramo non soffriva certo di mancanza di clienti, ma un solo ego burrascoso come quello della stella s'era fatto durante l'attesa spesso era sufficiente, a renderne l'aria pesante e quasi irrespirabile. S'aspettava una ramanzina, o l'invito ad andarsene, verso luoghi più consoni ad un tale malumore...
    Invece Annie si sciolse subito, e le sorrise, indicandole l'uscio da cui solo raramente l'aveva vista uscire.

    Seguimi.


    Obbedì, perchè non c'è molto altro da fare quando una come lei dichiara con tanto fermezza, quanto bisogna fare. Giunse con lei alla soglia del locale, e quando la aprirono verso il quieto villaggio che lo circondava, uno sbuffo d'aria salata fece subito sentir meglio l'astro. Forse perchè era troppo che macerava nella sua stessa ansia...o forse perchè le onde, guidate dalla sapiente mano della locandiera, portarono al suo naso un familiare aroma di carta stampata ed inchiostro, del tutto identico a quello la cui mancanza stava facendola impazzire...

    C'è qualcosa che, credo, gradirai vedere...




    E dunque eccola, li sul molo, la dove Annie l'aveva condotta. La Cerva era ancora al suo fianco e si limitava a sorridere quieta, una mano levata a proteggere i suoi occhi dal sole, mentre al suo fianco Solaire si sbracciava in direzione di coloro che stavano lentamente giungendo a riva: strane ciambelle occupate da perfette sconosciute alla deriva...e poi una familiare macchia bianca e nera al seguito, che ancora non aveva notato essere svenuta.
    Yuuu-huuuu! Da questa parteee!!
     
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    sono arrabnbiata issima cont utt9i suojl rave à vkiposdhf

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    Rad strinse la mano della biondina, senza capire. Era riemersa dal mare, respirava: questo era l'importante. Per il resto era ancora sotto shock e non riusciva a collegare i puntini.
    Il mare, il sangue, il mostro. Non respiravo più, ora sì.
    Nami le diede un bacio sulla mano e rimasero appiccicate per un tempo che parve infinito. In mezzo a loro il piccolo Hayato faceva le fusa e spingeva la testa contro di loro. Sembrava contento.

    Sono felice che sei qui, fata.

    Il micio sembrava davvero riconoscente, Rad era sempre stata gentile e aveva cercato di salvarlo anche nei momenti peggiori. Ricordava bene quando erano chiusi nella coperta e lei lo proteggeva con tutto il suo corpo gigante. Sembrava fatto apposta per attutire le cadute dei gatti come lui. Allo stesso tempo era un po' malinconico, sperava che la fata lo avrebbe tenuto con sé, perché non poteva davvero rimettersi a cacciare il cibo come se fossero nella Preistoria, ma lei non sembrava cosciente. Era una specie di vegetale, più o meno come il cinese a cui aveva rubacchiato il cibo gli anni precedenti.
    Non gli mancava, era sempre stato tirchio. Sapeva che se Rad lo avesse tenuto, sarebbe stato il gatto più pacifico e comodo del mondo, ma non era sicuro di niente. Sembrava che fossero scappate senza un piano e lui come poteva pensare di vivere per strada?
    Poi si accorse di quell'altro. Quello che non gli aveva ancora rivolto la parola. Forse perché stava dormendo, ah no, forse era svenuto. Sembrava un eroe arrivato sfinito alla fine della sua avventura. Chissà se respirava ancora.
    Fece un balzo e saltò sull'asse di legno a cui Lance si reggeva. Lo annusò insistentemente e cercò di capire.
    Sembrava vivo, ma dormiva.
    Non era un buon momento per un pisolino, non lo sapeva? Forse non glielo avevano insegnato.

    MEEEEOWWWWWW!
    Un urlo sonoro ficcato nell'orecchio del cavaliere, per farlo risvegliare. In fondo le due ragazze non si stavano preoccupando di lui e un po' gli spiaceva, a quanto dicevano era stato proprio quel cavaliere a iniziare tutto il viaggio. Se non fosse stato per lui, a quell'ora avrebbe rosicchiato un alluce cinese che puzzava di fritto. Doveva ringraziarlo e capire cosa avrebbero fatto una volta arrivati a riva.

    Nel frattempo Rad e Nami rimanevano abbracciate. Si lasciavano cullare dalle onde e tutti i problemi sembravano calmarsi, come se non fosse mai successo niente. Poi ovviamente la biondina sentì l'esigenza di rompere il silenzio.
    Hey, sei stata fortissima. Com'è che lo hai fatto fuori alla fine?

    Fatto fuori?
    Chi?
    Io?



    Rad la guardò con gli occhi vuoti. Era come se l'unica fiammella di speranza che le cose potessero migliorare si fosse spenta immediatamente. Iniziarono a tornare i ricordi e con loro, uno spaesamento incredibile. Aveva detto che serviva ucciderlo per salvare tutti...Una vita in cambio di quattro, una sola per il loro futuro inerme. Era questo il piano, vero? E perché allora si sentiva terribilmente in colpa? Era come se avesse sbagliato, sapeva di non aver fatto solo ciò che doveva.
    E poi c'era l'armatura. Quel lupo che aveva temuto tempo prima, era diventato tutt'uno con il suo corpo, era bastato dire di sì e accettare il sacrificio che comportava. Perché l'aveva fatto? Non aveva messo in pericolo tutto ciò che aveva?
    Nonostante lo sguardo fisso, qualche lacrima iniziò a scendere. Erano lente, calde e incomprensibili per Nami.

    Non ti capisco, hai fatto KABOOM ad uno stronzo e non te ne vanti nemmeno. Cazzo, dobbiamo festeggiare!
    La marmocchia non capiva. Era una cosa enorme, aver ammazzato un mostro del genere. Fosse stata lei, avrebbe scritto un libro solo su quella storia, per ricordare a TUTTI che lei era la migliore. Ma Rad no, lo faceva per gli altri perché gnegne voleva salvare tutti e voleva che il mondo fosse un posto migliore. Non ci credeva fino in fondo, a volte pensava solo che fosse stupida e non capisse le possibilità che aveva davanti. Le accarezzò la testa come se fosse un cucciolo, poi notò che il micio era scappato e quindi rilasciò la tensione che la bestiolina le provocava. Un sospiro di sollievo per Hayato.

    Poi Rad fece qualcosa di strano. Spostò la mano di Nami e indicò Lance. Non riuscì a dire niente, lo indicò soltanto. Notò il gatto che lo stava esaminando e sorrise un pochino, perché sapeva che quel piccoletto aveva un cuore buono e pensava agli altri. Poi sentì anche qualcosa di diverso, una specie di tristezza e incertezza sul futuro, ma diciamo che anche lei pensava lo stesso. Aveva ragione Hayato, dove sarebbero andati ora? Che fine avrebbero fatto?
    Esausta, guardò verso la costa e notò che due figure stavano salutando. Non riuscì a mettere a fuoco, quindi si appoggiò con la testa a Nami, in attesa di arrivare a riva.

    Nami ovviamente sospirò quando la fata indicò il cavaliere.
    E adesso cosa? Dobbiamo anche vedere come sta? E' un cazzo di cavaliere, ce la fa da solo.
    Eh certo, pure il gatto.

    Per fortuna che Hayato era andato a controllare Lance, perché per conto di Nami sarebbe potuto affondare di nuovo e non se ne sarebbe accorta. Rivedeva Rad dopo una missione assurda e pericolosa, non si sarebbe più scollata da quella palla di ciccia.
     
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    Nnnnggh...
    Che poi non è che fosse davvero davvero svenuto, ecco. Altrimenti com'è che ci sarebbe rimasto aggrappato a quella dannata asse, così scomoda e scheggiata? Ma avete presente quando avete combattuto un Kraken, no, e quello v'ha affogato col peso d'ogni colpa vi siate mai assegnati. La pressione dell'oceano intero non è nulla rispetto a quella che un uomo può addossare a se stesso ed anche ora che ne era libero Lancelot se ne sentiva schiacciato, i muscoli indolenziti ed i polmoni affaticati, le narici e la bocca infiammate dalla troppa acqua troppo salata che avevano ingurgitato. Gli occhi che non intendevano aprirsi per nulla al mondo e su tutto questo anche lo smacco d'essere stato soccorso da chi proprio lui avrebbe dovuto salvare e portare al sicuro anziché rischiare d'annegarle perché era stato troppo scemo per capire che le tempeste in mare vanno evitate: fortuna che la costa era vicina, anche se il Cavaliere non se n'era ancora reso conto, altrimenti di altri Kraken ne avrebbe attirati almeno una dozzina con la nube di cattivo umore che un pensiero intrusivo alla volta stava accumulandosi sulla sua testa...
    PFFFTTrrrbggnnksiheafnsnvj...
    S'agitò appena quando Hayato lo assalì, l'idea quella di sventolare una mano per scacciare chiunque avesse osato disturbare il suo meritato e malmostoso riposo. Riuscì soltanto a farla cadere in acqua rendendo ancor più scomoda la sua permanenza su quello spigoloso galleggiante di fortuna che stava tenendolo a galla, perdendo la presa d'una delle braccia con cui vi si era assicurato e lasciando che quest'ultima andasse alla deriva dietro di lui, seguendo pigramente la scia delle ciambelle alla cui coda era stato costretto: una volta giunto a riva, perché una sponda a cui approdare doveva pur esserci, avrebbe sollevato di nuovo il capo. Avrebbe finto di starsi risvegliando e con altrettanta teatrale maestria avrebbe nascosto tutto il resto, recitando nuovamente la parte che gli spettava perché se fai finta che vada tutto bene prima o poi le cose si metteranno davvero così, o almeno questo era ciò di cui cercava di convincersi da abbastanza tempo da aver scordato quando diavolo fosse nata una simile malsana idea...
    Almeno finché non le sentì. Pugnalate al petto, per ognuna l'eco di una voce lontana. Di quelle che ti fanno male perché bruciano ne d'odio ne di livore ma di speranza, e ti feriscono alle spalle quando pensi d'esser giunto al punto di non meritarne alcuna...
    S....S-Sss...
    Era la sua voce, l'avrebbe riconosciuta tra mille. Quella dell'unica persona che in quei momenti orribili aveva sperato di poter rivedere, l'unica che sperava non lo vedesse mai ridotto in quello stato.
    Sapeva d'averla delusa, sapeva d'averla tradita. Era lei a non saperlo ancora, a non poter conoscere la portata degli sbagli che l'avevano portato a tornare a lei con due disperate ed un gatto appresso anziché le informazioni che era partito per raccogliere: di Amaterasu, della sua prigionia presso Madame Sissì, della maniera migliore per liberarla...non aveva scoperto niente, finito deragliato fin dal primo istante in cui i suoi occhi avevan scorto la chioma bionda della bamboccia che sempre fin troppo vicina e sempre a voce fin troppo alta non sembrava volerne sapere di smettere di blaterare.
    In compenso aveva ucciso, aveva massacrato...aveva portato via due sole disgraziate e poi aveva rischiato d'annegare pure loro, un fallimento su tutta la linea.
    Per questo avrebbe dovuto tacere, per questo avrebbe dovuto continuare a fingersi svenuto o morto, almeno finché tutte non si fossero stancate di lui permettendogli di filarsela col buio ed affrontar da solo la propria divorante vergogna.
    Eppure non lo fece. Eppure sollevò il capo, eppure sfidò il sole che finalmente era tornato a splendere in cielo...o forse no, ed era solo lei a brillare. La sagoma che da quel molo ormai non più così distante si sbracciava per lui, ignara di star richiamando alle proprie braccia non un Cavaliere ma un assassino...un mostro, che proprio per questo aveva bisogno di lei come da tempo non gli capitava d'averne.
    Sol?!
     
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    Proprio io, Lancy.
    Guidate dalla volontà di chi aveva preso per se, quel pezzetto di cosmo, le onde del mare d'idee e misteri che bagnava Hüb guidarono a poco a poco i naufraghi verso il molo, dove una stella stava aspettandoli. Solaire aguzzò sempre più lo sguardo, convinta per qualche attimo che assieme al suo Cavaliere stesse giungendo Amaterasu, la sacerdotessa delle cere di Babilonia...colei di cui teoricamente Lancelot avrebbe dovuto cercare tracce, e che magari s'era trovato nelle condizioni perfette per portar via dal luogo orribile ove si dicesse fosse finita; pensando ad un simile risvolto degli eventi Sol si sentì un po delusa, dal non esser stata coinvolta nel salvataggio, ma anche sollevata perchè la cosa avrebbe giustificato l'attardarsi di Lance, il suo stato malconcio, ed avrebbe voluto dire che la donna alata era già salva...
    Ma i suoi occhi ci vedevan bene, abituata com'era stata per eoni intere ad osservare i mondi da distanze interstellari. S'accorse ben prima che le ciambelle di fortuna arrivassero a riva di come le figure che lo accompagnavano fossero ben due, anzi tre considerando il gatto...e di come nessuna di loro avesse nulla a che vedere, con la bellezza che lei e Lancelot avevano svenduto in cambio di guai ancora più grossi.
    Avrebbe potuto ingelosirsi, non fosse stata cieca nella fiducia che riponeva in quell'uomo. Oppure rammaricarsi, perchè era ovvio che in una qualche maniera, la ricognizione del Cavaliere fosse andata male; non collegò l'aspetto della più bassina tra le due con ciò che Lancelot le aveva detto riguardo il proprio passato, perchè per chi vive perennemente tra presente e futuro non v'è alcun senso nel guardarsi indietro...
    E lasciò che il sollievo provato nel vederlo sano e salvo avesse la meglio, su ogni altra emozione. Per questo lo accolse a braccia aperte, sollevandolo non senza un certo sforzo dall'acqua, mentre Annie porgeva la propria mano alle altre due, per aiutarle a smontare dal loro mezzo di fortuna. Per questo gli baciò la fronte, come prima cosa, infondendo in quel gesto la propria luce così da risanarlo dai segni di qualsiasi disavventura l'avesse segnato, durante un percorso che sembrava aver avuto ben più tappe, di quante non avrebbe dovuto compierne.
    E per questo infine gli sorrise, alzando appena un sopracciglio. E preparandosi a sentire una delle storie che amava di più, non perchè fossero grandi o avventurose. Ma perchè era lui a raccontargliele.
    Sbaglio...o hai delle nuove amiche da presentarmi?



    STARKISS


    Il bacio di una stella è magico, unico. Le piccole, carnose labbra di Sol risplenderanno di una luce gialla e scoppiettante, e da quel momento, ciò su cui si poseranno verrà sfiorato da un miracolo, lo stesso atto di amore e creazione che diede vita a lei che riecheggerà nei millenni, raggiungendo il fortunato, e risanandolo da ogni ferita fisica. Il bacio stellare è capace di risanare al 100% il corpo di chi l'ha meritato, e Sol può decidere di lanciarlo, sottoforma di sagoma luminosa, verso chi ha scelto di benedire con la propria magnifica luce. Utilizzi: 4 3.


    STARSMOOCH


    Il bacio di una stella è magico, unico. Le piccole, carnose labbra di Sol risplenderanno di una luce bluastra e ondeggiante, e da quel momento, ciò su cui si poseranno verrà sfiorato da un miracolo, lo stesso atto di amore e creazione che diede vita a lei che riecheggerà nei millenni, raggiungendo il fortunato, e risanandolo da ogni ferita mentale. Il bacio stellare è capace di risanare al 100% la psiche di chi l'ha meritato, e Sol può decidere di lanciarlo, sottoforma di sagoma luminosa, verso chi ha scelto di benedire con la propria magnifica luce. Utilizzi: 4 3.



    Se non ho capito male, qui dovremmo aver finito c: appena ci accordiamo su come procedere, apriamo il seguito!
     
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    Signori e rane, ottima prova, parecchio chilometrica ma mi è scivolata via in fretta perché ero già appassionato a metà prima pagina. Data la natura particolarmente articolata di tutta la questione e la gestione a tratti pure alterna e siccome fondamentalmente faccio un po' il cazzo che mi pare, vi prendete anche entrambi il bonus qm perché ci sta e andatevene pure via felici e contenti con 10.000 a testa
     
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