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The Long Road Home

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    Mentre Edward sprofondava nel limbo della sua mente, e dentro di essa, Azul era là fuori, a combattere esseri di fuoco col fuoco stesso. Erano stati bravi, ad evitare la sua esplosione, ad arretrare e non farsi investire, perché sarebbero tornati ad esser cenere, se solo avessero toccato quelle fiamme azzurre che dominavano l'essere demoniaco dalla candida maschera.

    E dunque, volete ballare? E balliamo!

    Parole graffianti e con voce roca e distorta fuoriusciva, insieme a rivoli di fumo, dalla maschera simil-teschio e simil animale, mentre li guardava preparare il loro attacco e soffiare su di lui aria infuocata.
    Erano fiamme, ed ad essere non poteva che rispondere con altre fiamme.
    E così decise di fare. Richiamò a se le fiamme che lo ardevano, cingevano e quasi celavano, per poi rifarle esplodere, questa volta con più potenza, con più veemenza. La sua intenzione era semplice, nullificare quegli attacchi, spostarsi e nel mentre continuare ad attaccare.
    Non era mai stato veloce, non ancora. Ma lo sarebbe diventato, se l'era ripromesso, tutto pur di difendere al meglio il corpo che gli spettava di diritto di nascita.
    Così, mentre portava il pugno libero di fronte a se, mentre le fiamme sopraggiungevano su di lui, incombenti, rilasciava il suo alito di fuoco, la sua esplosione bluastra un'altra volta.
    Questa volta però era più minacciosa, più potente. Sapeva che non avrebbe leso gli scheletri, non da lì, ma non se ne curava. L'importante era nullificare gli attacchi ed in quel momento muoversi ed attaccare.
    Si, perché il poco che poteva fare lo voleva fare come si doveva.

    Ed infatti così fece. Esplosione, movimento a destra, diritto verso uno di loro, nella "nube" incandescente, per poi lanciare a piena potenza, dal pugno raccolso a se, un torrente di energia fiammante, fluente e potente come la prima esplosione, ma tutta diretta contro uno dei quattro redivivi che lo accerchiavano.

    Si poté semplicemente udire, fra una deflagrazione e l'altra, una piccola frase, minuscola, quasi bisbigliata.

    Gran Rey Cero.

    Ma tanto bastava per rilasciare l'incanto che a tali frasi rispondevano.
    Uno degli unici suoi lasciti da Hollow era quello, oltre la maschera. Un Cero, un Raggio, degno di un Re, alimentato dalle sue stesse fiamme. Era potente, ma non molto, quanto un raggio di normale entità.
    Le fiamme lo adornavano, ma ora non erano più un tutt'uno con lui, non in quel momento. Erano tornate, in quell'istante, solo manifestazione della sua possibilità, senza facoltà di bruciare. Questione diversa per il torrente di energia e fiamme che lo scheletro d'ossa e ceneri si ritrovava contro, oh no... Quella era stata elaborata per far si che sarebbe tornato ad essere cenere, sta volta di altra natura.

    Non sapeva di cosa erano composti, non sapeva perché erano arrivati lì e non sapeva se i suoi armamenti avrebbero mai potuto far qualcosa contro tali esseri già ridotti in cenere ed ora risorti.
    Possibilmente la chiave della soluzione di tale situazione non era nello scontro, ma non era un essere che si fermava a ragionare Azul. Quello era il compito di Edward, il quale stava precipitando nel suo abisso scuro con tanto di bollicine che fuoriuscivano da bocca e narici mentre continuava a cadere dentro la sua mente, per il risentimento e la colpa di aver, probabilmente, fatto scaturire tutto ciò.

    Purtroppo Jennyfer, il tuo Angelo non era lì a guardarti, ad ammirare come anche te eri capace di una trasformazione simile alla sua, ma ancora più grandiosa e di come riuscivi ad essere un tutt'uno col tuo demone interiore a differenza sua. Ti avrebbe voluto invidiare e probabilmente comparare a qualcuno che conosceva, se avesse potuto, ma non era lì ad assistere e qualcun altro aveva preso il suo posto.

    Allor. Azul ha il totale controllo del corpo per il momento. Lo utilizza per Incanalare i turni rimanenti di Infierno nella potenza di Flujo, così da aumentare a 166% (o 160%) la sua potenza (100+60). Così facendo i quattro attacchi da 130% si scontrano contro l'esplosione che, sormontandoli di 30%, li sovrasta ed annulla. Nell'esplosione Azul fa uno scatto laterale verso uno dei 4 e gli lancia contro un Gran Rey Cero a potenza normale (100%)



    Techniques


    gran-rey-cero
    · Gran Rey Cero - Le fiamme avvampano, si uniscono, di costringono a vicenda fino a formare una sfera azzurra altamente instabile. Questa brilla, bianco al centro e blu scuro all'esterno, per poi partire prendendo la forma di un denso raggio di fiamme azzurre verso la destinazione prefissata da Edward, riducendo in polvere e cenere ciò che colpisce. Se la potenza delle fiamme azzurre risulta potenziata questo colpo può pure assorbirne e consumarne il potenziamento.
    -[Raggio - Manipolazione Azul]
    -[Si può consumare un power up attivo convertendone la percentuale di potere residuo in potenza aggiuntiva di pari percentuale]


    flujo
    · Flujo - Una scintilla azzurra e poi un esplosione roboante di fiamme azzurre che si comportano come un gas in rapida espansione capace di colpire e ridurre in cenere tutto ciò che si estende in un raggio di 3 metri intorno ad Edward. Questo è ciò che chiama Flujo, un flusso di fiamme che si sprigionano da ogni suo angolo ad una velocità istantanea e pericolosa, lasciando nient'altro che polvere intorno a lui.
    -[Esplosione di Raggio 3 metri - Manipolazione Azul]
    -[Si può consumare un power up attivo convertendone la percentuale di potere residuo in potenza aggiuntiva di pari percentuale]



     
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    Non ha funzionato.
    I nemici si dimostrano ben più tosti di quanto sembrassero. Perché ancora si stupisce? Secoli e secoli di inganni, lupi tra le pecore e un Universo sempre sempre pieno di sorprese di merda riservatele, e ancora si sorprende nel vedere un mucchio d'ossa subire la sua furia vibrante senza battere cigl... oh, giusto.
    Non è tanto la loro resistenza a stupire l'ibrido, quanto aver quasi dato per scontato la riuscita del suo attacco. Ha davvero sottovalutato i suoi avversari, dopo tutte le batoste ricevute? Non si sarà mica ammorbidita col tempo?
    Non, non è possibile. Non può permetterselo.
    I suoi nemici avanzano nonostante il suo attacco senza alcuna reazione. Il calore attorno all'Ibrido si fa soffocante, soprattutto per un animale abituato alla frescura del mare. Fiamme la cingono man mano che gli scheletri avanzano, ma nulla è paragonabile al tocco infervorato dell'abbraccio della creatura: è come se le loro pelli si fondessero, tanto è stretta la presa, ma nonostante la sofferenza, l'Ibrido non può far altro che stringere a sua volta. Non lo abbandonerà come altri hanno fatto con lei. Salverà quel piccolino, o morirà provandoci.
    Speriamo la prima.
    Pensapensapensa. Il tempo è poco, i nemici vicini. Cosa fare? Potrebbero fuggire, ma dubita che riuscirebbero a seminare gli scheletri, sbucati dal nulla più assoluto, emersi in quello specifico punto dall'Inferno stesso. Come se...
    Come se sapessero perfettamente dove colpire, e quando.
    Lo sguardo dell'Ibrido scatta oltre la visione delle ossa, ben conscia di dove guardare: dall'altra parte Edward - o dovrebbe dire Azul? - si oppone ai suoi avversari sprigionando fiamme di un azzurro intenso: così belle, così imponenti e accecanti. Le stesse fiamme che hanno terrorizzato il bambino: le grida e la paura sbocciate un attimo prima della comparsa degli scheletri, come micce di un incendio.
    E se...?
    Non c'è più tempo: l'ibrido salta all'indietro, la forza e la velocità concentrate nelle sue gambe per interporre più distanza possibile tra lui e gli scheletri; l'aria avvolge l'Ibrido e lo rigenera come una doccia gelida dopo un bagno di lava, ma non dura abbastanza: perché la creatura non smette di stringerla e la disperazione che emana è talmente forte da togliergli il fiato. Devono fare qualcosa, e devono farla subito.
    Un'idea si fa strada nella sua mente: giusta o sbagliata che sia, è un tentativo che è disposto a fare, pur di togliersi dai guai.
    "E...D..WAR..D" la voce dell'Ibrido si staglia oltre ogni distanza, trasportata dalle vibrazioni: la voce è un miscuglio di generi ed età, un'orda che parla tramite la sua bocca "LE TUE FIAMME, SOFFOCA LE TUE FIAMME".
    Un'idea stupida, al limite del folle: una richiesta improponibile per chi, come Edward e Azul, basa la propria vita e sopravvivenza sulle fiamme e sul loro potere distruttivo; ma d'altronde, che scelta hanno? Se il terrore del bambino è la vera causa dell'ascesa di quegli scheletri, annullare la sua paura non potrebbe rispedirli all'Inferno da cui provengono? Forse è un'idea troppo banale, troppo semplice e stupida, ma ora, con il fuoco a circondarli e le grida di quella creatura indifesa nel cervello, è l'unica strategia che l'Ibrido è riuscito a formulare. Quello, o la fuga.
    Ma non se ne andrà senza provarci, senza combattere. Gli scheletri sono forti e le loro ossa resistenti, ma è pur vero che l'Ibrido ha osato troppo poco. Accecato dalla sua presunta superiorità, ha solo scalfito una superficie troppo spessa, cadendo in un errore potenzialmente fatale. Per un attimo ha dimenticato cosa volesse dire essere un animale in lotta per la propria vita: un errore che non commetterà più.
    Dal profondo del suo animo la Voce della Bestia si concretizza: vibrazioni danzano e si accalcano, si stringono e si caricano a vicenda, sprigionando un fascio di pura energia contro i suoi nemici, ma non le basta. Distruggere i quattro che hanno osato sfidarla non sazierà mai la sua fame di dolore: tutti devono soffrire, ognuno di quell'ammasso di ossa dovrà restare impalato, in attesa della propria fine.
    Hear me Roar.

    CITAZIONE

    gif
    Nyem
    Perché la grandezza non è tutto, quando sei esposto alle insidie della natura. Bisogna saper essere prudenti, silenziosi, veloci: alle volte gonfiare i muscoli non è abbastanza, abbattere palazzi con un tocco risulta inefficace e per quanto la Bestia sia forte, l'Evoluzione partorirà sempre qualcosa di più Grande, più Veloce, più Spietata. Negarlo sarebbe solo un peccato di Superbia e la causa dell'imminente sconfitta. Proprio per questo, oltre alla spaventosa Potenza sprigionata dai propri attacchi, la Bestia dev'essere pronta a tutto: pure a scappare, se necessario. Le basta essere completamente immersa per schizzare via dal pericolo, tanto veloce da risultare impercettibile, pronta a svanire senza lasciare il segno. O quasi. Perché il Mostro è un concentrato di Forza distruttrice incapace di stare al suo posto, implorando di uscire ad ogni fibra tesa e stimolata, reclamando la propria libertà: ed ecco che lo Scatto lascia dietro di sé macerie e distruzione, sprigionando attorno a sé, nel punto del cast, vibrazioni la cui intensità risulta essere pari a livello dell'abilità Beastly. Perché alla Bestia non basta muoversi alla velocità di un proiettile: come quest'ultimo deve colpire nel segno, lacerando carni e sbriciolando ossa. Neppure costringendola alla fuga potrete salvarvi dalla sua ira: ovunque lei vada, qualsiasi cosa tocchi, non resterà altro che Morte.
    Utilizzi [1 2 3]

    gif
    Ulërimë
    Ne hai sentito parlare tramite le voci degli antichi: leggende tramandate in lingue sempre diverse, ereditate dal vento laddove la parola scritta è stata perduta, distrutta dal suo Richiamo di morte. La Voce della Belva è troppo per orecchie deboli, la forza delle sue parole tanto intensa da sbriciolare civiltà intere in un unico istante. I pochi sopravvissuti ricordano tutti la stessa cosa: il Ruggito prima dell'Apocalisse, un Canto di Distruzione prima che la terra iniziasse a tremare e il mare rivoltarsi sul Regno degli Uomini, spazzandolo via in nome di una Natura spietata. Le vibrazioni della Bestia sono intense, concentrate in un raggio sottile estremamente distruttivo e a nulla servirà fuggire lontano, perché questo le darà solo più potenza: difatti, laddove il bersaglio si trovi oltre i 10 metri di distanza, la tecnica godrà di un bonus aggiuntivo pari al livello di The Bloop, mentre non godrà di alcun bonus per distanze tra i 5 ed i 10 metri, fino a subire un malus in caso di stretto contatto col nemico, al di sotto dei 5 metri dalla Bestia. Ma questo non succederà, il Mostro non sprecherà mai fiato per chi oserà avvicinarsi troppo: la sua Parola è sacra, destinata ad arrivare lontano, smuovere l'orizzonte e il più profondo degli abissi; sicché nessuno, neppure coloro capaci di fuggire lontano, potrà mai dirsi davvero al sicuro.
    Utilizzi [1 2 3]

    Personalizzazione - R ē k t
    Hear me ROAR
    Uomo e Bestia non sarebbero mai dovuti entrare in contatto tra loro. Jenn ha sofferto nell'accettare il Mostro che sarebbe diventata e non solo per il peso sulla coscienza, quanto per il potere. L'Animale è mastodontico, terrificante: ogni cellula del suo corpo trasuda distruzione, potere circola nelle sue vene. Ogni squama, ogni briciolo di forza una conquista evolutiva contro chiunque osi frapporsi fra lei è la sopravvivenza, e non solo. Perché l'attacco non è tutto, nella lotta alla vita, e se anche l'occhio vuole la propria parte, fra scaglie luminose e una grandezza da far venire a chiunque dubbi sullo sfidare la Bestia, così vale per l'udito di qualunque stolto malcapitato. Il ruggito non è un semplice grido: è un carattere individuale, segno di riconoscimento proprio di tutti i predatori sulla faccia della Terra e del Mare. Un metodo di comunicazione quanto un invito ad indietreggiare e non sottovalutare l'avversario. Anche la Bestia ha il suo: tanto profondo ed intenso da far vibrare gli oceani, i monti e le anime, fino al cuore del proprio nemico, e lì raggelarlo per il terrore. All'udire la Voce del Mostro chiunque, anche la creatura più superba, percepisce il cuore crollare e le gambe cedergli, la Velocità diminuire in base al livello della personalizzazione R ē k t, fino a pietrificarsi del tutto, laddove dovesse scendere sotto lo 0. Finché l'intero multiverso non zittirà al Ruggito della Bestia, e tutte le creature con esso. [Durata: 6 turni]

    ALLO', semplice azione di schivata: Jenn zompa all'indietro grazie alla tecnica Nyem per poi castare la tecnica Ulerime - SPERO VADA BENE. Non ho contato bene la distanza tra Jenn e gli scheletri - ha cercato di allontanarsi il più possibile saltando via con forza lv 4- quindi lascio decidere al QM se Ulerime si becca lo scaling da The Bloop del 40% dovuto ad una distanza superiore a 10 metri.
    Inoltre, utilizzando The Bloop, si attiva la personalizzazione R e k t, diretta a tutti gli scheletri presenti, depotenziando la loro velocità pari al livello di The Bloop.


    Edited by L i v e d - 14/4/2023, 13:12
     
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    dalla stella che brilla di meno...un BUCO NERO O_O

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    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!

    Un urlo lancinante squarcia la nebbia alle vostre spalle. Acuto ed isterico si spegne in un miscuglio di gemiti e gorgoglii sovrastati da uno sfrigolio orribile, come di carne ustionata dal contatto con acciaio caldo abbastanza da brillare.
    In quell'esatto momento, gli scheletri che avete creduto esser la vera minaccia smettono di muoversi. Si lasciano colpire dalla furia che scaricate loro addosso in forma di raggi sfavillanti, di fiamme celesti o urla così concentrate da fendere l'aria e scaldarne gli atomi al punto da farli brillare. I pochi che sopravvivono, integri o fatti a pezzi da ondate di potere che possono distruggerli ma non possono uccidere ciò che è già morto, non vi stanno più guardando. Le loro orbite prive d'occhi, riempite unicamente dal riverbero di fiamme che ardono nei teschi cavi, si voltano nella medesima direzione e non è difficile immaginare sia la medesima da cui l'urlo è venuto.

    CLANK. CLANK.


    La carrozza giace immobile dove l'avete lasciata, intravedete a malapena la legnosa massa del corpo principale appena dopo le sbarre tra le quali uno spettro in rosso ancora dorme, stordito da qualsiasi alcol in cui Annie l'ha imbevuto per permettervi di trasportarlo senza affanno. Non avete iniziato in due il viaggio che v'ha portato a quello snodo, all'incontro col bambino che tra le braccia di Jennyfer trattiene il fiato fino a fermar quasi il suo stesso cuore nell'attesa di scoprire cos'è che aldilà della coltre di denso vapore sta camminando verso di voi. V'era una terza compagna, sulla carrozza che una Dea v'ha dato per portare a compimento il suo volere.

    CLANK. CLANK.


    Evelynn, la silenziosa compagna di viaggio con cui Edward ha condiviso la sua prima visita al Ramo e che Jenn non conosce aldilà delle poche chiacchiere concesse sulla strada che da Hüb v'ha portato quaggiù. Avete creduto fosse al sicuro, forse, che l'assalto di quei teschi anneriti dalle fiamme non la riguardasse o che grazie ai suoi poteri e la sua spada di luce fosse in grado di cavarsela da sola, resistere come stavate facendo voi agli abomini non morti che forse il bambino che avete raccolto, forse voi stessi avete risvegliato.

    CLANK. CLANK.


    Dunque è lei a starsi avvicinando? Una luce rossa ha squarciato il nebbioso velo che offusca la vostra vista pochi istanti fa, il suono intenso a sufficienza da raggiungervi nonostante l'inferno che vi circondava. Lo stesso lume che ora vedete avvicinarsi con lentezza esasperante, un passo dopo l'altro come se l'atto di camminare stesso fosse faticoso, da consumarsi un pesante passo alla volta.
    Ma quella non è la sua andatura, e neppure il suono che i suoi stivali farebbero se calcati sul terreno sterrato su cui la strada a cui siete stati indirizzati si snoda. V'è qualcosa di metallico a stonare, un clangore che non le appartiene.
    Aah...ggnaaaaaah!
    Edward è il più vicino, l'unico a scorgere il profilo d'una sagoma ben più alta di quella dell'esile ragazza che avete abbandonato alla guida del veicolo. I contorni ancora troppo poco definiti, l'ombra resa evidente soltanto dalla luminescenza del cilindro di luce scarlatta che sembra fuoriuscire da una delle sue mani e che s'allunga lateralmente. Il bambino che Jenn stringe a se non sembra avere una vista più acuta della vostra, eppure è il primo a reagire. Arrampicandosi sulla sua guardiana con rinnovata e disperata furia, tentando di fuggire alla sua presa con l'evidente obbiettivo di fuggire prima che qualsiasi cosa vi stia raggiungendo possa fare un solo passo ancora nella sua direzione.

    CLANK. CLANK.


    E' un'armatura quella che indossa? Un cappuccio, quello calato sul suo capo? Gli scheletri che avete combattuto sembrano spenti da quando l'urlo ha squarciato l'altrimenti silenziosa strada, inermi come il loro compito fosse compiuto. Le fiamme con cui hanno tentato di divorarvi ridotte a poco più che lumicini, le ossa immobili e morte come dovrebbero essere già da tempo non fosse per il fatto che ognuno di loro è ancora in piedi, in un'attesa forse simile alla vostra.
    Che diavolo sta succedendo? Annie v'ha avvertito dei pericoli che avreste potuto incontrare ma non ha speso una parola sulla loro natura. V'ha assicurato che le fiamme che vivono nel cuore del prigioniero che state trasportando sono spente e sotto controllo, inibite dai ceppi di cui Jenn custodisce ancora la chiave. Ma non è forse il suo fuoco quello ad aver strappato scheletri alla terra cui appartenevano? Non è forse suo il calore che avete avvertito sulla pelle quando quelle creature hanno tentato di vomitare fiamme contro di voi? Chiuso nella sua gabbia d'acciaio ed incubi, Jekt s'agita nel sonno ad ogni passo che la misteriosa ombra compie verso di voi. Troppo che non sapete, troppo che non capite ed una scelta che chiede d'esser presa, e forse la vostra unica occasione sono quegli istanti prima che la sagoma, qualsiasi cosa sia, acquisti confidenza e velocità.
    Avvicinarsi e guardarlo in volto, o forse attaccare preventivamente affinché qualsiasi cosa sia non abbia l'opportunità di nuocere a voi come forse ha fatto con la compagna di cui avete udito un grido, e poi più nulla. O ancora ascoltare ciò che l'infante raccolto sulla strada vi direbbe se solo conoscesse le parole per farlo e girare i tacchi, voltarsi e correre a più non posso il più lontano possibile da quel carro e ciò che trasporta, e ciò che ha liberato sulla via che avrebbe assicurato l'unico passeggero rimasto a bordo al luogo buio ove non avrebbe più potuto nuocere a nessuno se non a se stesso.
    Avete la possibilità di scegliere, ma dovete farlo in fretta. Qualsiasi cosa vi attenda oltre la nebbia, sta venendo per voi.

    CLANK. CLANK.




    Tutti i vostri attacchi vanno a segno! Gli scheletri attorno ad Iro vengono feriti e perdono pezzi, chi costole incrinate e cascate a terra e chi un braccio, senza contare quello investito dal Cero che viene ridotto in cenere. Anche Ulërimë fa le sue vittime - e si, lo scaling s'attiva tranquillamente - con uno scheletro del tutto scomparso e gli altri tre malconci ma comunque in piedi, e comunque ancora immobili.
    Qualcosa s'avvicina nella nebbia dal punto in cui avete lasciato Evelynn, qualcosa che l'ha fatta urlare in maniera atroce e regge la sua spada laser.
     
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    Le fiamme tornavano a vorticare sulla figura in maniera meno intensa, gli attacchi erano andati in porto come l'Hollow voleva ed erano riuscite a danneggiare, come si deve i nemici, ossute figure erette dalle fiamme e dalle fiamme stesse quasi distrutte.
    La voce di quella che una volta Edward riconosceva come Jennyfer, ed ora si mostrava in un aspetto, anch'ella, mutato rispetto a quello con cui si era presentata, arrivò ai timpani del demone di fiamme che, sorridendo a tali frasi ed osservando la devastazione che aveva fatto verso i suoi nemici, efficacemente, annuì semplicemente. La sua presa sul corpo di Edward andava pian piano a sbiadire, lasciando che le fiamme che componevano il suo corpo danzavano, lasciando intravedere quello di Edward sotto di esso, celato al momento da tali fiamme azzurre.

    Ed allora... Lasciamo che le fiamme spariscano.

    Sorrideva ancora, la maschera si era inclinata verso di un lato, piegandosi e modellandosi lasciando carpire che quello era un sorriso, mentre piano piano le fiamme si inalzavano dal corpo del duo, andandosi a plasmare in un globo sopra di esso. Era scuro, di fiamme costituito le quali si andavano sempre più ad addensare, fino a prendere corpo, materia. Era la sua creazione, al momento unica, che dalle fiamme Azul riusciva a generare. Nessun scheletro, nessun non morto, solo un abomineo insettiforme che combatteva al meglio delle sue possibilità, per proteggere il suo padrone.

    Quando l'ultima delle fiammelle si eresse dal corpo ormai non più azzurro dello shinigami, la maschera si inalzò insieme a questultima fonte di luce azzurra, unendosi al globo ed in esso sparendo. Due occhi, azzurri, si accesero e la creatura così "nacque". Il corpo era più alto di quello di Edward stesso, longilineo. Si sorreggeva sulle sue stesse gambe, ovviamente, ma aveva tenaglie ove si ci poteva aspettare una bocca ed artigli dove ci si poteva aspettare delle dita. Il suo corpo era scuro e di azzurro arricchito.

    Non stette lì fermo, bensì agì subito. Il suo reale padrone non era più lì presente, ma il contenitore corporeo da cui si manifestava, lo shinigami, si. Agì dunque, a ruota libera, scagliandosi con come poteva verso gli scheletri ora storditi e feriti, fermi ed all'apparenza inermi. Modellò il suo stesso corpo, formando una specie di falce dentata, sperando di scontrarsi contro ognuno di quei scheletri che erano rimasti intorno ad Edward. Il suo intento non era quello di danneggiarli quanto quello di bloccarli, rallentarli e dar in caso tempo al suo padrone di agire. Si, perché appena il suo corpo ora a forma di falce dentata si sarebbe scontrato contro qualsiasi di quegli scheletri ora danneggiati, si sarebbe aggrovigliato ad esso e tentato di proseguire la sua corsa verso l'altro, fino a non lasciarne neanche uno libero.

    Intanto Edward riapriva gli occhi, al suono di quell'urlo di terrore e dolore. Il suo viaggio verso il limbo era durato infinitamente poco. Un grosso respiro emise e la sua presa si fece più salda sulla sua Katana ancora priva di nome, ancora tenuta dalla sua mano sinistra.
    Aprì gli occhi e, con espressione seria, rivolse prima lo sguardo verso di Jennyfer, per poi guardare in direzione della carrozza.

    Evelynn.

    Si limitò a dire, mentre, scattavana, dall'unico lato rimasto a lui libero dagli scheletri, in direzione della carrozza. Non usò altro, anche perché il suo potere ancora era infimo in confronto a quello di Azul ed aveva già fatto abbastanza danni ad utilizzarlo incautamente.

    La sua intenzione era quella di correre in aiuto della possibile amica in pericolo, pronto com'era a fronteggiare la spada della ragazza con cui aveva iniziato quel viaggio in quel multiverso così vasto ma al tempo stesso così devastantemente pericoloso.

    Techniques


    Hacer
    · Hacer Dalle fiamme dell'anima non si distrugge soltanto, si può pure generare. Vita principalmente. Frazioni della propria essenza che prendono vita e si muovono secondo il proprio volere. Burattini di fuoco più che vita, esseri vuoti composti semplicemente da fiamma azzurra condensata e solidificata su se stessa, quasi come fosse materia e non trasformazione di materia stessa. Ciò che fuori esce dalle fiamme di Edward è un essere il cui obbiettivo unico è il combattimento.
    -[Evocazione con Manipolazione di Lv pari a quello dell'Abilità di Manipolazione Azul. Il suo corpo come Elemento]
    -[In caso di Personalizzazione Forza pari a Abilità di Manipolazione -1]
    -[Durata 3 Turni]
    [/color]




    Nulla di che per questo post, non è neanche uno dei migliori. Lo considero a malapena discreto, ma almeno è un post.
    Azul asseconda il comando di Evelynn, si reprime ed evoca Hacer, il quale inizia battaglia contro gli scheletri che ancora rimangono intorno ad Edward.
    Intanto Edward si riprende, vede Jennyfer nel suo stato ma, attenzionando l'urlo, scatta nella sua direzione con la katana pronta ad essere usata sia come attacco che come difesa.
     
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    L'attacco va a segno.
    L'aria si strappa, s'infiamma, si piega e danza sotto la forza tremenda del suo grido. I polmoni si svuotano come se trattenessero l'aria da secoli, la pressione così forte che quasi li schiaccia come uva tra artigli bestiali. Come i suoi nemici travolti dalla sua furia.
    Uno è andato.
    La mano destra è ancora adagiata sul capo del bambino, il Mostro lo culla con una grazia quasi inopportuna, in confronto alla distruzione che il suo ruggito ha causato. Uno scheletro si sgretola in cenere fluttuante, mentre i suoi compagni, seppur ancora integri, restano bloccati: impietriti per l'impatto col Canto di Morte della Bestia. L'Ibrido sorride, affamato. Ecco: l'occasione per finirli, il momento propizio per terminare quello scontro andato avanti già da troppo tempo. La creatura lancia uno sguardo rapido al suo compagno di battaglia, anch'egli vincitore. Non c'è dubbio: è la loro occasione, possono farcela.
    Inspira: nuova aria espande il suo petto. Che sia per un nuovo ruggito o semplicemente per darsi lo slancio necessario ad attaccare è indifferente: questo scontro finirà. E finirà adess-
    Un grido.
    La creatura quasi cade, sbilanciata dal suo stesso scatto, morto sul colpo. I capelli bianchi ondulano come spuma del mare, quando volta la testa d'impulso in direzione del suono. Quella voce. L'ha sentita una manciata di volte, ma abbastanza per memorizzarne la fonte: dopotutto, non è passato molto tempo da quando l'ha udita, la bocca a cui appartiene era seduta accanto a lei. E ora grida.
    Evelynn.
    In quel momento, il mondo smette di girare. Il silenzio cala come l'ascia del boia sul collo del condannato, e proprio come in un processo loro non possono far altro che guardare. Spettatori inconsapevoli, bloccati, spaventati?
    La creatura tra le sue braccia si ferma per un secondo: l'Ibrido percepisce i suoi piccoli muscoli stirarsi e rimanere contratti contro le sue dita, la paura accumulata è semplicemente troppa per il suo corpicino. Mentre Edward, ripreso il controllo del proprio corpo, fissa col fiato sospeso la nebbia dietro la quale si trovava la loro compagna di viaggio.
    Una lama rossa fende il buio.
    Gli occhi stanchi dell'Ibrido corrono disperati verso la carrozza, d'istinto puntano nella direzione già memorizzata del prigionierip che portano. Dorme ancora. Il Mostro si lascia sfuggire un piccolo sospiro di sollievo. Non è lui, non è lui.
    Ma allora, chi c'è dietro il velo nebbioso?
    Passi lenti, frustranti per i suoi nervi ormai a fior di pelle. La creaturina tra le sue braccia si dimena, grida disperata e l'Ibrido non può far altro che lasciarla andare. Non tanto per la resistenza che il bambino oppone, quanto per salvarlo da qualunque pericolo varchi quella soglia indefinita. E se, nel tentativo di proteggerlo tenendolo stretto a sé, lo esponesse ad un rischio maggiore?
    No, non può permetterselo.
    "MeTtItI al sIcurO" la cacofonia di suoni è ancora più disturbante, mentre l'Ibrido adagia il bambino sul terreno, aumentando la loro differenza di statura; il tono è affrettato, addirittura preoccupato. Gli occhi bianchi lo scrutano come se potessero vedere dentro di lui: la sua anima e il suo cuore pulsare frenetico.
    "MA resTa nEI ParAgGi, OK?" la voce si fa più soave, o almeno ci prova. E' un occhiolino, quello che gli rivolge.

    "Ora. VAI."


    Il comando è grave e terribile, quanto la forza che irradia il corpo dell'Ibrido, facendolo pulsare. Se ad occhi indiscreti la creatura possedeva già fattezze mostruose, i muscoli lievitati e le vene pulsanti sul suo corpo lo rendono solo più spaventoso. La Forza di un Dio ne irradia la figura, pronta a scagliarsi su qualsiasi cosa osi frapporsi sul suo cammino.

    CITAZIONE
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    Indarra
    Wash Away the Anger
    L'hai sentito scorrerti nelle vene, come magma cocente: quella sensazione d'inadeguatezza che ti ha segnata per tutta la vita, ovunque andassi. La paura di non essere abbastanza, di non fare abbastanza, per te. Spaccare montagne non ti è servito, abbattere Mostri non ti ha saziata: hai assaggiato il Potere e ti ha inebriata, rendendoti dipendente. A che serve piegare l'Universo, se sai di poter fare di più. Hai lasciato al passato il tuo corpo di Verme per abbracciare quello della Bestia, giurando a te stessa che non cadrai mai, mai più. A costo di sbriciolare la Terra dove sprofondi, non ci sarà più fango ad accoglierti: solo Gloria e Grandezza. Perché grazie a questa tecnica la tua Forza non avrà fine, innalzando di 1 livello Beastly per 10 turni. Starà a te farteli bastare, per compiere il tuo Destino.
    Utilizzi [1 2 3]

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    Coinchenn
    Jen è incompleta sulla terraferma, il suo vero Io è troppo perché un corpo umano riesca a contenerlo, e vaga disciolto nei mari di tutti i Mondi in attesa di riunirsi. Di sentirsi di nuovo a casa. Cosa sei, Jen? Solo l' acqua riesce a lavare via la facciata e far affiorare il mostro sotto la superficie, ma in pochi l'hanno vista perché per incontrarlo è necessario scendere giù fino agli abissi. La Bestia è gigantesca, incontrollabile, imprendibile: grazie all'attivazione della tecnica e al particolare potere che solo l'acqua può concedergli, tutti i limiti fisici dell'animale vengono definitivamente abbattuti, innalzando la Velocità del Mostro a livello dell'abilità Beastly per ben 5 turni. Vi è solo un prezzo da pagare: la Bestia non riesce a limitarsi in questo stato, bisognosa di liberare totalmente il suo potenziale; per questo motivo la tecnica Coinchenn dev'essere castata durante l'attivazione della tecnica "Indarra", potenziandosi così al massimo delle sue capacità.
    Perché non vi è limite alla fame della Bestia, come non vi è limite a ciò che è pronta a fare, pur di saziarsi.
    Utilizzi [1 2 3]

    Arabara: turno 3/3


    Edited by L i v e d - 14/4/2023, 13:13
     
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    dalla stella che brilla di meno...un BUCO NERO O_O

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    Scompare nella nebbia nel momento stesso in cui lo lasci, Jenn.
    Per un attimo, uno solo t'osserva quasi stupito del fatto che tu l'abbia davvero lasciato andare. Un'occhiata perplessa, tradita forse? Troppo rapida a svanire, sostituita dal cieco terrore che lo costringe a darsela a gambe nella direzione opposta a quella in cui lancia una rapida e spaventata occhiata. La stessa direzione in cui Edward si sta dirigendo desideroso d'aiutare un'amica, una collega in quel viaggio della speranza, iniziato per assicurare al buio della peggiore delle prigioni un male che da troppo tempo consuma il mondo e la carne di chi lo porta con se. Vedi Jekt mentre t'avvicini alla fonte dell'urlo e del clangore che ne è seguito, Edward. Lo vedi così come l'avete lasciato, in ceppi ed incosciente, e se ancora non te lo sei chiesto la domanda sorge spontanea nella tua mente. Hai visto il fuoco che Annie ha dovuto spegnere, lo conosci meno di quanto non sia familiare a Jenn ma non per questo sei cieco alle coincidenze: se non è lui a star utilizzando le fiamme che circondano gli scheletri che v'hanno assalito e che ora Acer tiene in pugno, ridotti a tizzoni inermi dal momento in cui l'urlo ha perforato le vostre orecchie, chi diavolo è?
    La risposta ti travolge poco dopo con l'impeto d'un treno merci in rotta di collisione. Un bagliore dorato laddove nella nebbia la grande sagoma armata della spada appartenuta ad Evelynn brilla è l'ultima cosa che vedi prima che il respiro ti venga mozzato in gola da una mano che vi si stringe con vigore attorno, sollevandoti da terra come pesassi quanto il bambino appena svanito.
    Non v'è un volto a rispondere al tuo sguardo già annebbiato ma solamente acciaio. Una lei unica cinta da un cappuccio scarlatto, due fori dai quali ti pare d'intravedere occhi tormentati da un dolore che a stento riesci ad immaginare. Hai visto davvero ciò che t'è parso di vedere, shinigami? C'è lei dentro quell'armatura?
    Ti osserva qualche istante, prima di distogliere l'attenzione e dedicarla all'arma che regge. La solleva e ne studia la luminescente e scarlatta lama come non la conoscesse, come fosse diversa da ciò che s'aspettava. Sembra decidere che vada comunque bene pochi istanti dopo, quando stringendola ne fa gemere l'acciaio e con una vampata che ne accende con ancor più furia la lama la scaglia con forza in direzione dell'unica altra viaggiatrice rimasta.
    Sta davvero mirando a te Jenn? Della spirale di fiamme e plasma in cui quel lancio ha trasformato l'arma, sei davvero tu l'obbiettivo? Sai cosa si trova alle tue spalle, ancora ne senti i piccoli e frettolosi passi mentre disperatamente tenta d'allontanarsi da una minaccia dalla quale forse anche voi dovreste fuggire. Se ti scansassi per evitare di dover affrontarne la furia contro chi pensi che finirebbe? Quel fuoco lo conosci meglio di molti altri, sai di cosa è capace. Un bambino non lo fermerà, non più di quanto non l'abbia fatto la viaggiatrice di cui ora impugna l'arma. Non è Jekt per quanto i drappi scarlatti che cingono il rovente metallo lo ricordino, e questo è un sollievo. Ma allora...chi?
    Forse v'è una domanda più importante da porsi. Forse v'è qualcosa di più pressante da capire, per avere l'opportunità di porsi qualsiasi altro quesito una volta lontani dalla possibilità di divenir prematuramente mucchi di cenere dispersi dal vento. Se davvero è come sembra, se le fiamme si son liberate dalla prigionia nel petto dell'uomo che state trasportando tentando d'ostacolare la vostra spedizione, se davvero hanno già preso una di voi condannandola ad un destino che è meglio non immaginare...davvero la vostra opzione migliore è affrontarle?
    Il sonno della ragione genera mostri, quello vero più spesso incubi. Lo spettro rosso che siete incaricati di consegnare ad una giustizia sommaria ed ingiusta dorme sonni inquieti nella sua gabbia, mentre diretti alla vostra meta attraversate una strada famosa per rendere ogni incubo reale e tangibile quanto acciaio arroventato. Rifletterci mentre un orrore di fiamme e metallo v'assale forse non è semplice, ma una volta uniti i puntini...rimane comunque da chiedersi che fare, per aver salva la vita.
    Chiunque si trovi all'interno della corazza sembra avere un'idea ben precisa a riguardo.
    C...cHiA...
    La voce distorta dall'agonia e da un riverbero simile a quello d'un falò acceso, come se chiunque stesse parlando lo facesse dall'altro capo d'un incendio. Troppo distorta per riconoscerla, troppo deformata per assicurarsi sia effettivamente quella di lei. Si rivolge ad Edward, stringendo la sua gola a sufficienza da minacciarlo ma non abbastanza da soffocarlo del tutto o spezzare il suo fragile collo. Non ancora, almeno.
    dOvE...cHia...ChIaVe...



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    Lampo
    Un'improvvisa combustione, una scintilla dorata. Il Lampo concentra la forza delle Fiamme in tempi e spazi ristretti ottenendo una vampa più brillante e fulminea, capace di proiettare con grande celerità tanto Jekt quanto una delle sue fiammeggianti sorelle: che sia per sfuggire alla morte, o per dispensarne, il Rosso potrà saettare per decine di metri lasciandosi dietro null'altro che fiamme d'oro; allo stesso modo, qualsiasi fiamma - o tecnica - resa Lampante assumerà tinta paglierina e la velocità d'un fulmine, la capacità di porre fine ad una vita, prima ancora che se ne avverta il calore.




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    Lingua d'Inferno
    Le rosse compagne di Jekt non sono armi, fatte di ferro ed acciaio. Ne hanno l'aspetto e la consistenza, ma proprio come lui non sono che la manifestazione di qualcos'altro; fiamme che han preso in prestito un aspetto per meglio adattarsi alle sue mani. Se sferzate con forza tornano alla loro essenza, rilasciando furenti fendenti di vorticose fiamme, in grado di divorare i metri che li separano dalle loro vittime con la stessa voracità - hanno una potenza base del 125% - con cui le consumeranno una volta raggiunte. O diventando loro stesse un tornado, abbandonandosi alla propria essenza e determinando un bonus in potenza del 25% l'una, lasciando Jekt solo...e gli altri in cenere.



    ALLO' CARISSIMI: gli scheletri stanno buoni buonini, si lasciano pigliare da Acer senza emettere fiato - e vorrei ben vedere.
    Il bimbo se la fugge nella nebbia, al momento Jenn sa in che direzione è andato e ne ode ancora i passi.
    Dalla nebbia, guizzando fuori fin troppo veloce, giunge l'armatura che vi ho linkato. Edward all'interno sembra scorgere gli occhi di Evelynn ma ha altro a cui pensare: l'armatura ha Forza e Velocità Lv5 (come Jekt quando è sotto gli effetti di Forza Interiore?) e lo piglia per il collo dopo lo scatto a 150% di Velocità, sollevandolo da terra e stringendogli la gola tanto basta per fargli capire che basterebbe poco per spezzarla. Jenn dal canto suo viene attaccata dal lancio della spada laser che diventa un bel beyblade di fiamme e plasma, con potenza totale del 165% più un taglia resistenze di Lv3 (che aggiunge un 30%, non di danno ma appunto atto a supere difese, nel caso Jenn tenti di pararsi con roba difensiva). Consapevole in tutto questo che alle sue spalle c'è il bambino che corre via, e che se si leva è probabile che l'arma lo raggiunga e falci lui.
    Siete nei guai, la cosa che v'ha attaccato sembra avere se non tutti perlomeno molti dei poteri di Jekt. E' tutto piuttosto incasinato, me ne rendo conto, ma ecco un bel consiglio su come procedere (oltre a evitare di farvi ammazzare naturalmente):
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    Attaccato alla sprovvista nel tentativo di salvare un "amica". Fu preso, catturato alla gola e minacciato di morte in quello stesso istante. Poco poteva fare. Si stava dimostrando sempre più inutile, pensava, ma non voleva darla vinta al suo avventore. Aprì gli occhi, nel tentativo di scrutare chi lo aveva preso ed afferrato come un leprotto pronto per essere ucciso, e ne vide soltanto il volto bloccato dalla maschera di ferro, un'armatura che cingeva quella sagoma da capo a piedi non lasciando intravedere nulla.
    Le fiamme, al poggiarsi di quella mano sul di lui collo, andarono di nuovo ad ardere.
    Si, perché era la sua unica difesa e, seppur come Jenn aveva suggerito, forse era a causa sua che erano usciti quegli scheletri, richiamati da un fuoco che ricordava loro quello che aveva arso a morte le loro membra, era anche l'unica vera difesa che al momento il giovane si ritrovava, ovvero chiedere aiuto alla sua metà e lasciarla che avvampasse il suo corpo.
    Essere bloccato si, ma venir ucciso in un istante no. Sapeva che non avrebbe fatto il ben che minimo danno con le sue fiamme a quell'armatura, ma incominciato a cucinare l'interno a fuoco lento di sicuro, sperando dunque in una presa che si fosse via via vista scemare dal suo collo, e dunque la possibilità di agire e non rimanere in balia della volontà altrui.
    No, non voleva morire, non di sicuro in quel luogo. Però oramai, vedendo l'arma della figura, aveva carpito qualcosa che lo disgustava e lo scuoteva dal di dentro nello stesso momento.

    Forse la Evelynn che voleva salvare aveva lasciato il posto a tale essere, catturata e resa soggiogata ad una volontà altrui...
    Da imperatrice immortale intergalattica, vampira e capostipite della di sua dinastia maledetta, a burattino nelle mani di qualcun altro. No, non voleva fargli fare quella fine, voleva tentare di liberarla e di farle viaggiare ancora il cosmo.

    Ed infatti le fiamme che ardevano oramai il corpo di Edward, più come aura che come "armatura" vivente, erano intense, tanto da poter almeno fronteggiare quella forza sovrumana che gli opprimeva il fiato e non gli lasciava il respiro. Certo, non avrebbe di sicuro potuto far nulla reale per liberarsi.
    Non lui probabilmente, ma chi ha avuto la meglio sugli scheletri si. Li lascia andare, plasmando il suo corpo più che muovendosi, guizzando, con una ritrovata forza, verso il di suo padrone e creatore. L'urlo della creatura che, a velocità impossibile, aveva scosso le membra di tutti i presenti lo aveva attivato ed osservare Edward bloccato, sollevato e minacciato in quello stato lo fece agire. Perché Hacer era una creazione di Azul, e perciò aveva il la volontà perenne di proteggere il suo creatore, nei brevi istanti in cui la sua esistenza esisteva. Non era veloce, certamente, ma si plasmò per diventare qualcosa che avrebbe bloccato i movimenti dell'essere.
    Andò a divenire quasi un essere tentacolare, con due occhi azzurri su quello che prima era il capo e sempre artigli ai lati, ove vi erano le braccia.
    La sua intenzione? Arrotolarsi intorno al figuro e tentare di stringerlo nella sua morsa. L'avvicinamento e lo sfiorare le fiamme che ardevano Edward, aveva lasciato si che pure il suo corpo ne venisse arroventato, lasciandosi pervadere da quelle resistenti fiamme e lasciando che la sua stessa forza ne venisse incrementata, da poter pareggiare quella di quell'essere di ferro e fiamme che stava utilizzando, con molta probabilità, il corpo della vampira sith.

    Non riceve però risposta, lo shinigami semplicemente rimane lì ad osservarlo, inerme più che altro, nell'attesa che la forza del figuro fosse scemata.


    Techniques


    hierro
    · Infierno - Le fiamme si ispessiscono, da azzurro chiaro tendono verso il blu cobalto. Diventano impetuose, dense, sovrastanti, incandescenti. In tale stadio non posso essere represse, inappellabili e tutto ciò che da esse vien generato come loro regna come un'inferno blu danzante. L'unica cosa che si può pensare avendo contro tale manifestazione è di essere in presenza di un inferno azzurro.
    -[Abilità Manipolazione Azul +3 Lv]
    -[Acquisizione di Resistenza come Personalizzazione, il suo livello sarà pari a livello dell'abilità di Manipolazione Azul -1]
    -[Durata 3 turni]




    Edward non fa altro, se non riammantarsi delle fiamme di Azul e potenziarle nello stesso istante. Rimane lì, inerme, perché non ha forza a sufficienza da poter controbattere quella morsa, ma solo resistenza per poter sopravviverne, ma non in maniera incolume. Hacer, dal canto suo, potenziato da Infierno ed avvolto dalle fiamme di Edward mentre si avvinghiava al corpo dell'essere che minaccia Edward, dimostra una forza giusto lievemente più bassa dell'essere, il giusto per poterne rallentare i movimenti.

    Harcer : 2/3 Turni
    Infierno: 1/3 Turni
    Usi Infierno: 2/2
    Forza Hacer: Lv 4
    Resistenza Edward & Manto di Hacer: Lv 4
    Hacer: -10% da fuoco.
     
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    La creatura ubbidisce ai suoi ordini, fuggendo via. Lo sguardo che le lancia è una piccola stilettata nel fianco, ma in cuor suo Jennyfer sa che è la cosa giusta da fare: se solo potesse stringerebbe il bambino a sé per non lasciarlo mai più, sussurrandogli che va tutto bene, che sarà presto salvo, ma non può farlo. Perché tenerlo stretto equivale a condannarlo, a soffrire come altri che la donna aveva giurato di proteggere: se l'unico modo di metterlo al sicuro è cacciarlo via, allora così sia.
    Perdonami, piccolino.
    Sente la forza abbandonarla per un secondo: percepisce l'aria nei polmoni farsi più pesante, la massa muscolare cedere man mano che la trasformazione si esaurisce. Jennyfer deve combattere l'urgenza di tirare un sospiro profondo, la tentazione di rilassarsi anche solo per un istante; il desiderio di esser rimasta a casa, una volta tanto, e farsi i benedettissimi fatti suoi. Ma no, e poi dove sarebbe il divertimento?
    Nel bosco, l'aria sa più rarefatta. Secca. Bruciata.
    Questo odore, le ricorda tanto...?

    ED...WARD..!


    La testa scatta in direzione del rumore, mentre la Rossa cede nuovamente il posto all'ibrido, reattiva come non è mai stata. Una mano avvolge la gola di Edward: guantata in un'armatura che non aveva mai visto. Neppure la spada le riporta alla mente alcun ricordo. Allora, perché sta tremando?
    No: non è l'aspetto, né la spada, ma tutto ciò che ha intorno.
    Quelle... sono le fiamme di...
    No.
    Lo Spettro dorme tormentato in una gabbia a pochi passi da lei. L'Ibrido porta una mano alla sacca contenente la chiave: come se il solo tintinnio possa svegliarla dall'incubo in cui si trova.
    No.
    Ma non funziona: lei non è ancora sveglia nel suo letto del Ramo; Edward è ancora in pericolo; le fiamme continuano a danzare assieme alla spada lanciata verso di lei.
    Non è possibile.
    Quelle fiamme, quelle grida. Erano solo dei poveri innocenti.
    JENNYFER!
    Le urla dei suoi ricordi si confondono con quelle nella sua testa, e per un attimo ritorna alla realtà: giusto il tempo di frapporre le braccia dinanzi a sé, contro il turbinio infernale scagliatole addosso.
    AAAAAAAAAAAAAAAARGH!
    Il ruggito si diffonde nel bosco, impregna il terreno, smuove la Terra. Il calore è così intenso da toglierle il respiro: lacrime evaporano ancor prima di lasciare i suoi occhi. Tutto ciò che le rimane è il dolore. E' questo quello che hanno provato gli abitanti, quel giorno? I loro ultimi momenti sono stati di agonia e disperazione, mentre bruciavano tra le fiamme di Jekt? E' così che si è spenta la loro vita, mentre lei arrivava troppo tardi?
    La pelle brucia ancora, rivoli di fumo si alzano dalle sue braccia, ma l'Ibrido non si muove: avrebbe potuto fuggire, esponendo il bambino all'ira delle fiamme. Non lo avrebbe permesso, non un'altra volta.
    Ma il bambino non è l'unico, a essere in pericolo.
    Edward giace ancora tra le dita del fantasma: le dita stringono la carne come fossero foglie secche. L'Ibrido ha reagito d'istinto, riuscendo a difendersi, ma sa che non potrebbe fare un solo passo senza mettere in pericolo la vita del suo compagno. Eppure lo Spettro non lo attacca, vuole qualcos'altro da loro: qualcosa di diverso dalle loro vite.
    CITAZIONE
    dOvE...cHia...ChIaVe...

    La chiave. Ma certo. Un fantasma giunto da chissà dove con gli stessi poteri di Jekt, in una strada famosa per dare vita agli incubi che animano il corpo di Dita di Polvere, incatenato a pochi passi dalla scena.
    Una risposta così semplice, ma ugualmente inaccettabile, per chi ha visto il pieno potenziale delle fiamme.
    O forse come al solito la Rossa non ha capito un bel niente, ma almeno vale la pena tentare, no?
    No?
    E ora, in una strada deserta avvolta da alberi e Incubi, Jennyfer si ritrova a dover scegliere tra la salvezza del Mondo e quella di un'unica persona; tra il preservare la vita di Edward o sconvolgere la sua mente, speranzosa di dimenticare.
    Sul serio, perché non può filare tutto liscio, almeno per una volta?
    Le vibrazioni sconquassano l'aria e la terra, pronunciando un nome che non avrebbe mai voluto ripetere.

    JEEEEEKT!



    CITAZIONE
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    Arabara
    A che serve essere Dio, se fuori dall'acqua sei Niente?
    Troppi anni a porsi questa domanda, a scavare nella Terra alla ricerca della Speranza. Una piccola goccia sarebbe bastata, dicevi, e intanto le spade si conficcavano nella schiena; i calci nei fianchi e sulla faccia, e tu crollavi alla stregua di un misero umano. Unghie spezzate in favore della vergogna e dell'umiliazione, sotto gli occhi degli Dei crudeli. Perché non c'è niente di più bello del vedere la più grande e mostruosa delle creature strisciare nella polvere, come il verme che è stato e sempre sarà. Un destino sicuramente più crudele di una vita priva di qualsiasi potere. Ma la Bestia non cede. La Bestia non si ferma. Le sue unghie ricrescono, le ferite guariscono e lei si evolve. Tenerla fuori dall'acqua non basterà a sconfiggerla, perché sotto il petto dell'umana giace il cuore pulsante di un mostro: pronto a emergere dal più arido dei deserti, pur di prevalere. Applicando lo stesso meccanismo della tecnica Heartbeat, Jen sarà capace di sfruttare l'acqua del suo corpo in un modo nuovo e duraturo, dando vita all'anello mancante tra uomo e bestia: una nuova sé, figlia di due realtà. L'ibrido ha la pelle spessa e resistente, di colore grigio, ricoperta da punti bianchi e strani simboli dorati. Pur mantenendo le dimensioni della donna, è privo di qualsiasi traccia d'umanità: i suoi occhi sono freddi, privi di pupille e la sua voce è un lamento di mille voci sofferenti, appartenenti ad ogni sesso ed età. Come se non bastasse, due corna svettano sul suo capo, ad imitare la Corona che solo un Sovrano come lui può indossare: simbolo della conquista della Terra, oltre che del Mare. La trasformazione non dura più di 3 turni, durante i quali, però, l'Abominio seguirà le impronte della Bestia: senza alcuna limitazione alla sua Forza; senza nessuna barriera tra lui e la preda. Perché tutti i malus che opprimono il suo potere svaniranno e conterà come al massimo delle sue capacità. E nessuna divinità oserà più ridere di lei, quando emergerà dall'acqua senza più regole da seguire. Senza più paura.
    "Né donna, né bestia: sa solo quello che non è."
    Utilizzi [1 2 3]

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    Keleha
    Nessun guerriero può definirsi valoroso senza un ideale da proteggere e un compagno al proprio fianco. Ma nella mente di Jennyfer il concetto è distorto: ciò che per gli altri è un amico fidato, un fratello, un amore per cui vivere e morire, per Jen quel compagno non è altri che se stessa, in particolare la corazza di squame e spuntoni, rafforzata da anni di privazioni e solitudine, alimentata dall'assenza di qualcuno che la proteggesse. Non basta che un attimo e la sua pelle diviene dura come pietra, tenendo fuori dolori, pericoli, piaceri ed ogni tipo di emozione. Perché quando il tuo corpo, abituato alla lotta e alla ferocia della natura, diviene la tua stessa Fortezza, i danni avversari non sono gli unici a restar fuori dalla tua Vita. Eppure Jennyfer sopravvive, ancora, solo grazie alla sua unica Madre e Maestra chiamata Sofferenza, la quale ha donato alla sua debole e solitaria pupilla uno scudo naturale fatto di squame e placche, capace di godere di uno scaling extra in resistenza dall'abilità Beaslty, grazie al suo particolare rapporto con l'acqua, in modo da poter contare, ancora una volta, unicamente su se stessa. La tecnica è inoltre capace di concedere alla Bestia il 50% di difesa dagli status, in cambio del sacrificio di un utilizzo di Keleha stessa. La difesa è efficace anche in forma umana a patto che usi un equip come tramite e del 5% di autodanno.
    E per quanto riguarda l'ideale, vi chiedete? Beh, lei non ne è sicura, ma forse sta facendo tutto questo solo per un'altra possibilità, per una vita dignitosa e nuova; o magari il suo sogno non è altro che una menzogna e lei è solo una Bestia morente e spaventata, capace solo di distruggere e dilaniare ciò che la circonda, nell'attesa di una Fine.
    Utilizzi [1 2 3]

    Coinchenn: turno 2/5

    Indarra: turno 2/10

    Molto in breve: Jenn si trasforma nuovamente per difendersi dalla spadata laser in faccia, sacrificando un utilizzo aggiuntivo di Keleha per difendersi dallo status taglia resistenze. Infine grida con la sua vocina delicatina per destare il nostro piromane di fiducia. E ORA SVEGLIATI STRONZO.


    Edited by L i v e d - 14/4/2023, 13:14
     
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    Mmmh...nnh....
    L'aria vibra attraverso la nebbia occupata da scheletri che cadono a terra quando Hacer smette di stringerli tra le sue deformi membra, null'altro che vecchie ossa annerite da un fuoco che ancora non sembra averle abbandonate del tutto e su di esse crepita, rendendole tizzoni di un falò ormai estinto. Un nome giunge alle orecchie di colui cui appartiene, il volume alto a sufficienza da scuoterne l'agitato ed inquieto sonno: Jekt apre gli occhi, anche se è difficile notarlo. Tra le palpebre annerite nascoste dall'ombra del cappuccio che da secoli ne nasconde l'orrendo volto, nessuna luce a brillare inquieta e famelica. Di che colore sono gli occhi dello spettro che il grido di Jenn risveglia? In quanti hanno avuto l'opportunità di specchiarvi i senza scorgere l'ombra del falò eterno far brillare le sue pupille?
    Je...Jenn?
    Si solleva a malapena dalle sbarre su cui è adagiato, ogni movimento faticoso ed orrendamente lento perché la sbornia forzata che Annie gli ha imposto per poterlo fermare è tutto meno che smaltita. Più alcol che sangue nel suo corpo esanime, la vista appannata tanto da quella condizione quanto dall'assenza che non può esimersi dal notare anche se darle un nome è difficile, quando persino recuperare quello della donna che attraverso la nebbia reale e quella che offusca la sua mente è un'impresa degna d'ogni briciolo della sua attenzione.
    Al contrario di colui a cui ha preso in prestito il potere, l'armatura è ben più rapida. La stretta sul collo di Edward non s'affievolisce e poco possono le sue fiamme turchesi nel renderla meno salda, l'impressione quando le lingue cobalto ne lambiscono il metallo è che la sua temperatura sia già ben più elevata di quella a cui sarebbero mai capaci di portarlo. Hacer non ha più fortuna e benché la sagoma ardente se ne lasci avvolgere non da segno di star cedendo alla forza con cui tenta d'immobilizzarlo ed anzi la supera, quando il suo capo si volta di scatto in direzione del mostruoso ibrido contro cui la sua spada di plasma e fiamme è appena rimbalzata.
    Lo vedi, Jenn, dopo che la tua pelle ha resistito all'assalto di tale incandescente trottola ottenendo di sbalzarla via ed estinguerne la scarlatta lama. Guarda nella tua direzione, ma non è te che fissa davvero.
    L'hai toccata, tentando d'usarla come talismano per esorcizzare le tue paure. Ha tintinnato, che sia riuscita o no nello scopo che le avevi prefisso. Un suono flebile, impercettibile tra le urla grida ed il fulgore del vortice di fuoco da cui ti sei difesa. Eppure sei certa che a chiunque appartengano gli occhi che briillano aldilà dei fori dell'armatura, è alla sacca contenente la chiave che sono rivolti.
    tU...
    Tenta di camminare e solo facendolo sembra rendersi conto dell'impedimento rappresentato del demone avvolto alla sua figura. E' abbastanza forte da poterlo trascinare con se, deformandone a piacere la flessibile forma, ma non è quella la strada che sembra scegliere.
    Il calore aumenta, Edward. Abbastanza da da rendere l'aria irrespirabile, abbastanza da farsi insopportabile: l'acciaio stride e prende e brilla lievemente del vermiglio d'una forgia, e per quanto lo spirito di cui il tuo spettrale fuoco è pregno sia capace di proteggerti ti senti cuocere nella morsa che nel frattempo sul tuo collo non s'è fatta più leggera.
    dA...dAmMelA...
    Sai a cosa si riferisce, Jenn. Sai perché non puoi esaudire la sua richiesta ed al contempo devi. Hai visto Jekt uccidere per spregio, esseri il cui unico crimine era stato quello di incrociare la sua strada dopo che per sbaglio avevi visto il suo volto. Non hai tutti i pezzi del puzzle, ma l'urgenza con cui l'agonizzante voce ti ordina di consegnarle ciò che desidera dall'interno di quella corazza che pare aver ereditato il demone che hai avuto la sfortuna di conoscere ti lascia intuire quanto altro potrebbe fare a voi, in caso di diniego.
    Quando le fiamme avvampano ancor più luminose, ti è chiaro che qualsiasi cosa stia animando quell'acciaio non ha intenzione di lasciare le conseguenze alla tua sola immaginazione. Brilla, per un attimo, prima di esplodere. L'eruzione ti impedisce per un istante di cogliere il destino di Edward e della sua creatura, ma vedi ciò che accade al carro in cui il vero Jekt s'era appena svegliato dalla peggior sbronza della sua esistenza: sospinto dallo spostamento d'aria s'inclina su un lato fino a ribaltarsi, ed il legno che lo compone prende fuoco.




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    Manto Cremisi
    Le Fiamme lo circondano, abbracciandolo come amanti. Come diretta conseguenza, chiunque attorno a lui brucia. Dal momento in cui il Manto calerà sulle sue spalle e per i tre turni successivi, la temperatura attorno Jekt - nel raggio di un metro e mezzo circa - si farà insopportabile, infernale, alimentata dalle ondate di calore che ustioneranno carni e renderanno incandescenti armi ed armature, rendendo impossibile il loro utilizzo. In termini di gioco, chiunque rientri nel raggio d'azione del Manto subirà danni del 10% per ogni Lv della Maledizione della Prima Fiamma, ed ogni manifestazione energetica che entrerà nell'area surriscaldata verrà egualmente depotenziata.




    jpg
    Loto Rosso
    Trucchi elaborati e strategie complesse non fanno per lui. Rappresentando un elemento così distruttivo, Jekt è un combattente immediato e violento ed il Loto ne è la massima espressione. Basterà un istante di raccoglimento perchè il suo corpo vomiti una disastrosa ondata di fiamme, una famelica bordata che si espanderà indiscriminatamente nei tre metri circostanti consumando chiunque sia stato così sfortunato da caderne vittima. Le fiamme possono essere talmente violente da bruciare lo stesso Jekt, ottenendo un bonus pari al danno che gli infliggeranno. Meglio bruciare in una vampa che spegnersi lentamente?


    Hacer ed Edward non riescono a smuovere l'armatura, che attiva Manto Cremisi (aura di danno del 50% attorno a lui) e poco dopo esplode con Loto Rosso, potenza del 140%. Entrambe le cose investono sia l'evocazione sia Edward, Jenn è abbastanza lontana da non subirla.
    La spada laser rimbalza via quando Jenn la para e si spegne perdendosi nella nebbia, e come consegunza dell'esplosione il carro con dentro un Jekt appena appena sveglio si cappotta e prende fuego u.u
     
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    "Si vis pacem, para bellum"

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    La voce si disperde nell'aria come fosse polvere nel vento: in un attimo, l'eco del nome rimbomba tra le foglie ed è come se il peso che le grava sul cuore si dissipasse insieme al suono. Il silenzio che segue dopo, seppur breve, è una benedizione nell'animo di Jennyfer, prima di ripiombare nella realtà.
    Un sussurro alle sue spalle.
    L'ibrido trattiene il respiro, strattonato indietro nel petto quando lo sente. L'Ibrido era pronto a prendere battaglia con l'armatura fiammeggiante, credendo e quasi sperando che il suo folle piano andasse a vuoto. Eppure qualcuno ha risposto al suo richiamo.
    Occhi bianchi sbarrati dalla sorpresa scivolano con lentezza tombale in direzione del suono. Quella voce la riconoscerebbe ovunque: un sibilo emesso direttamente dalle viscere dell'inferno, e chiama il suo nome.
    CITAZIONE
    Je...Jenn?

    L'aria le si strozza in gola, il cuore preme sulle coste come se volesse fuggire. I flashback esplodono con violenza vermiglia accecandole la vista e torturandole il cervello: un attacco epilettico dritto contro le sue sinapsi. Il marasma di emozioni compresse e ricordi forzatamente schiacciati in un angolino della sua mente straripa come lava bollente, e il tutto ha un solo nome.
    Da quanto tempo, Jekt.
    Vorrebbe parlare, muoversi, fare qualsiasi cosa, se solo non fosse bloccato. L'Ibrido non può far altro che osservare il suo passato fissarla da due fessure sotto un cappuccio, inerme come una preda dinanzi alla fine, e odia questa sensazione. Se non si trovasse in questa situazione proverebbe quasi un moto di gioia quando una voce metallica raschia dietro la sua nuca, risvegliandolo dal proprio torpore.
    Il momento drammatico finisce dopo minuti espansi all'infinito: non ha neppure il tempo di realizzare, metabolizzare coscientemente cosa ha appena fatto e chi ha risvegliato, perché dall'altra parte del suo campo visivo l'armatura stringe ancora con ferocia il collo di Edward, pur riversando su di sé la totale attenzione. L'ibrido sente come una vampata dentro di sé: il senso di colpa sembra divorarlo, nel rendersi conto di essersi completamente dimenticato per un attimo il suo compagno di sventura. Quello, o la realizzazione che chiunque intorno a sé riesca a generare fiamme asfissianti inizia a dargli seriamente sui nervi.
    CITAZIONE
    tU...

    Quando se ne rende conto è troppo tardi: il tintinnio della chiave ha innescato una reazione da parte della creatura, ormai impaziente. L'Ibrido percepisce il tempo a disposizione che scade e le fiamme di Edward scemare come fuochi fatui. Il piano azzardato ha funzionato, ma con quali conseguenze? Credeva che l'incubo vivente sarebbe svanito se avesse strappato Jekt dal sogno, allora perché quel bastardo è ancora qui?
    La creatura impone di darle la chiave, l'ibrido non pensa neppure per un secondo di assecondarla. Altri resisterebbero, stoici ed eroici, pronti a salvarsi il culo dietro il sacrificio dei propri compagni. A pensarci bene, le esperienze vissute da Jenn sono una valida attenuante per spingerla nella stessa direzione: dopotutto sa bene cosa accadrebbe, se Jekt venisse liberato; basterebbe così poco a spingerlo a perdere il controllo, nuovi genocidi verrebbero compiuti. Dovrebbe forse voltare le spalle a Edward? Continuare la sua missione e abbandonarlo lì? E' disposta davvero a sacrificare la vita di uno, per salvare quelle di molti?
    Col cazzo.
    Nonostante la determinazione nel tenere Jekt rinchiuso, non è disposta a sacrificare nulla all'altare della propria causa, se non il sangue dei propri nemici. Perché scegliere tra due alternative, quando può salvarli tutti? Deve solo essere fedele a se stessa e fare l'unica cosa in cui è davvero brava: attaccare per prima.
    Per questo motivo, non appena percepisce il crepitio generato dalla mano ferrea, l'Ibrido scatta senza pensarci due volte.
    Occhi bianchi sbarrati sul suo obiettivo, l'odio capace di farli brillare come stelle in un cielo nero: a dimostrazione che anche lei sa sprigionare fuoco, quando lo vuole. La realtà stessa si deforma e la terra esplode, quando scatta in direzione dell'armatura.
    I secondi si dilatano e la vita cessa qualsiasi attività: gli artigli deformano la patina di inamovibilità nel tendersi in direzione di Edward, pronti a strapparlo via dal suo aguzzino; l'aria viene strappata e ingurgitata quando le zanne si schiudono: pronte ad abbattersi con veemenza sul braccio dell'armatura fiammeggiante. Un giusto souvenir da portarsi via, per non rischiare che il collo di Edward venga sbriciolato e schiacciato tra la morsa della creatura e lo strappo violento dell'Ibrido. Qualsiasi altra cosa viene messa in secondo piano, tutto il suo mondo esiste solo per questo momento: per mordere e strappare alla Morte una vita. Stranamente, per una volta non si tratta della sua.

    CITAZIONE
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    Nyem
    Perché la grandezza non è tutto, quando sei esposto alle insidie della natura. Bisogna saper essere prudenti, silenziosi, veloci: alle volte gonfiare i muscoli non è abbastanza, abbattere palazzi con un tocco risulta inefficace e per quanto la Bestia sia forte, l'Evoluzione partorirà sempre qualcosa di più Grande, più Veloce, più Spietata. Negarlo sarebbe solo un peccato di Superbia e la causa dell'imminente sconfitta. Proprio per questo, oltre alla spaventosa Potenza sprigionata dai propri attacchi, la Bestia dev'essere pronta a tutto: pure a scappare, se necessario. Le basta essere completamente immersa per schizzare via dal pericolo, tanto veloce da risultare impercettibile, pronta a svanire senza lasciare il segno. O quasi. Perché il Mostro è un concentrato di Forza distruttrice incapace di stare al suo posto, implorando di uscire ad ogni fibra tesa e stimolata, reclamando la propria libertà: ed ecco che lo Scatto lascia dietro di sé macerie e distruzione, sprigionando attorno a sé, nel punto del cast, vibrazioni la cui intensità risulta essere pari a livello dell'abilità Beastly. Perché alla Bestia non basta muoversi alla velocità di un proiettile: come quest'ultimo deve colpire nel segno, lacerando carni e sbriciolando ossa. Neppure costringendola alla fuga potrete salvarvi dalla sua ira: ovunque lei vada, qualsiasi cosa tocchi, non resterà altro che Morte.
    Utilizzi [1 2 3]

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    Naluri
    Ricorda ancora quella battuta di caccia, tempo fa: era piccola, inesperta e un po' troppo sicura di sé per prendere seriamente ciò che stava inseguendo. Normalmente, quando un cucciolo confonde la lotta per la sopravvivenza per un gioco, sono gli adulti a rimetterlo in riga: a insegnargli la differenza tra buono e cattivo, pericoloso e innocuo, veleno e antidoto; insomma, insegnargli la Vita. Per Jen, come già sapete, è stato diverso. Una volta lasciato il suo freddo grembo schiacciato tra i Mondi e abbandonato i Vermi, abituati a tutto un altro tipo di habitat, la bestiolina ha dovuto impiegare parecchie vite per capire una sola, vitale, lezione: la forza non è mai abbastanza. Non importa se la preda è una ranocchietta dagli occhi grandi e dolci, tu devi picchiare, o potresti trovarti a ventre squarciato in fondo a un lago, ripieno dei suoi girini diabolici, prima ancora di leccarti le zanne [Regola n°2: non fidarti delle dimensioni del nemico soprattutto delle rane]. Da quell'ultima, inaspettata esperienza la Rossa è cambiata, e con sé il suo stile di caccia: non c'è più spazio per la curiosità o l'indugio, solo per la forza. Che sia semplicemente un pugno, un colpo di coda o uno scatto, non importa: quando la Bestia segue il suo Istinto anche azioni così semplici possono portare a conseguenze fatali in pochi istanti. Perché qualsiasi azione fisica può acquisire la forza di una tecnica grazie a Naluri, o in alternativa la sua potenza può essere smembrata e distribuita a tutte le altre tecniche al fine di potenziarle. Prima spara e poi chiedi, giusto?
    Utilizzi [1 2 3]

    Arabara: turno 2/3

    Coinchenn: turno 3/5

    Indarra: turno 3/10

    Allora amiki: Jenn scatta con la tecnica Nyem, sprigionando vibrazioni con forza livello 5 ma essendo lontana dall'armatura non dovrebbero fare effetto (a meno che lo spostamento d'aria non spazza via l'incendio al carro, ma non credo) per portare via Edward, non prima di cercare di strappare con un morso la mano dell'armatura che regge Ed


    Edited by L i v e d - 14/4/2023, 13:16
     
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    dalla stella che brilla di meno...un BUCO NERO O_O

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    Quasi non ti nota mentre le tue zanne rimbalzano sulla corazza che gli fa da incandescente bara. Quasi non scorge il tuo viso, gli occhi spiritati dalle palpebre arse fissi la dove sei già più che certa d'averli visti concentrarsi. E' per quello che la sua stretta è così molle e cedevole, quando sottrai Edward alla sua presa? Per questo che muove la mano libera verso di te, troppo lenta per agguantarti o sfiorare il premio che a quanto pare è ben più importante che consegnare alla cenere lo shinigami che recuperi?
    La corazza è ben più dura dei tuoi denti e per quanto il loro smalto regga l'impatto sono incandescenti quando li ritiri tra le labbra, hanno il sapore della cenere. Polvere di cui conosci l'appartenenza perché ora li hai potuto scorger meglio il suo sguardo non è vero? Eravate in tre quando la carrozza s'è fermata e la nebbia è calta ed Evelynn non sembrava tipa da darsela a gambe al primo segno di pericolo. Perché obbedisce ad una volontà palesemente non sua? Se sfiorare la corazza ha rischiato d'ustionarti puoi solo immaginare quali temperature raggiunga l'interno. E' morta al suo primo urlo, all'interno di quelle piastre nient'altro da un cadavere mosso da fiamme che sembrano intenzionate ad interferire col vostro viaggio? O è rimasto qualcosa di lei, residui a cui il fuoco ha potuto promettere qualcosa in cambio della sua servitù?
    J-Jennyfer?
    Nessuna risposta per il prigioniero, il colpevole, il caduto. Nessuna risposta di fronte al caos d'un risveglio ben più doloroso e turbolento di quello che avrebbe sperato e per quanto il buco in cui volevate gettarlo per poterlo scordare sia ancora distante, il presente clemente rispetto al futuro che Annie v'ha incaricato di destinargli, non v'è consolazione capace di lenire il dolore d'una testa che pulsa e d'uno stomaco che irrequieto s'arrota su se stesso. Avrebbe già vomitato avesse qualcosa nello stomaco, e non è neppure la sensazione peggiore. Cos'è quel calore, cos'è quel crepitio? La gabbia in cui l'avete rinchiuso è in fiamme, il suo volto premuto contro le sbarre metalliche che ne son divenute terreno dopo l'eplosione che l'ha ribaltata. Vicino alle lingue del suo demone v'è da secoli, ma non così. Lui il boia, non il condannato. Lui la mano e non chi dalla scure che regge viene stroncato. Non l'hanno ancora sfiorato, il legno massiccio lento ad incendiarsi ora che l'armatura che del fuoco è divenuta campionessa ha rivolto altrove la sua attenzione. Eppure, con la lucida certezza di chi ha visto la medesima scena ripetersi innanzi ai suoi occhi per centinaia, migliaia, miliardi di volte, sa bene come andrà a finire.
    Je...JENN?!
    Urla il suo nome ben sapendo quanto le preghiere possano poco. Quante ne ha sentite rivolte ad ogni Dio, rivolte persino a lui? Nessuno è mai sceso dai cieli per fermare la sua spada. Se anche c'avesse provato, non avrebbe ottenuto altro che divenir nuova brace da aggiungere all'incendio.
    Troppo intontito per realizzare altro che il proprio terrore, troppo ubriaco per comprendere la differenza tra un incubo ed un'orribile realtà, urla il nome dell'unica sagoma che riconosce o forse dell'unica persona, che vorrebbe al proprio fianco. Pochi dopotutto possono dire di aver sfidato le fiamme una volta ed esserne usciti illesi. Dalla prova del fuoco si esce temprati, forse a sufficienza da sopravviverne una seconda volta?
    c-ChIaVeE...
    L'ha mancata ma non ha intenzione di fallire ancora. Allunga una mano e dalla nebbia in cui l'hai visto sparire l'ultima volta un cilindro metallico risponde alla chiamata delle sue dita, riaccende la propria scarlatta lama quando ne viene nuovamente stretta.
    Sai cosa sta per succedere, lo sapresti anche non conoscessi l'ostinazione con cui il fuoco dell'uomo per cui un tempo avresti dato tutto nell'inseguire chi ha scelto come prossimo sacrificio. Fermarlo non sembra un'opzione ed il peso morto tra le tue braccia non pare darti possibilità che da sola non avresti, anzi. Forse una distrazione? Puntava al bambino prima che un tintinnio rivelasse la posizione della chiave per cui sembra più che disposto ad uccidere. Forse c'è modo per dargli nuovamente altro a cui puntare, o sfruttare al meglio ciò che sembra volere ora? In fin dei conti una chiave non serve a nulla senza la serratura che apre. E neppure lui può prendere entrambe assieme.
    O mOrTe.
    Ma può prendere voi. Lo scatto rapido quanto quello che t'ha permesso di scappare, la lama rovente a sufficienza da tagliarvi entrambi in due non foste pronti a reagire. Vi è addosso, lo sarà sempre finché avrete ciò di cui ha bisogno. Forse affrontarlo non è la soluzione giusta, per chi non ha abbastanza potere da sottometterlo.



    Lingua d'Argento - La minore delle sorelle ghermisce fulminea, incanta coi suoi ampi movimenti da sciabola e tradisce gli occhi delle sue vittime nel momento in cui lo spettacolo giunge al culmine. Alimentata dal potere delle fiamme - consumando un utilizzo della tecnica Lampo - fa da overture al canto del Rosso mietitore, chiudendo distanze con fulminei scatti e colpendo leggera, spillando assaggi del sangue di chi è giunto alla sua ultima danza. La tecnica ha potenza del 120% e Scaling sull'abilità Coro Cremisi, trasformandone il 100% in pura velocità e colpendo con ciò che rimane. Consumare un utilizzo della tecnica Miraggio permette a Jekt di lasciare alle sue spalle immagini residue, illusioni atte a render più dolce il trapasso di chi mentre cade non saprà neppure da cosa è stato colpito, il motivo per cui la vita s'affretta tanto ad abbandonarne le spoglie.


    Mentre Jekt si scagazza l'armatura recupera la spada laser con poteri evidentemente non di Jekt, la riaccende e vi si lancia contro con Lingua d'Argento: 150% di scatto (ha velocità di Lv5 attiva) e 160% di potenza di taglio, con inoltre un 30% di antiresistenza che andrebbe a bucare eventuali difensive poste contro l'attacco. Essendo che Jenn ha praticamente in braccio Edward mi immagino, l'offensiva è rivolta ad entrambi u.u
     
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    La psiche del ragazzo che Jennyfer teneva in braccio era collassata in se stessa, Azul al momento sopito, le sue fiamme continuavano a divampare dal corpo del ragazzo, espandendosi fino ad inglobare chi stava trasportando lo Shinigami, ed avvolgendola con la sua resistente fiamma. Però era primo di sensi. Non rispondeva agli impulsi, non in quell'istante... Edward, ed anche Azul, erano momentaneamente altrove, ripiegati mentalmente dentro di se.
    ----

    Aprì gli occhi, e nello stesso momento capì di essere uno, solo, privo del suo compagno. Si sentì spaesato, perché non riusciva a ricordare come si chiamava, sapeva che Edward non era il suo vero nome, ma non ricordava quello che gli fu dato fin dalla nascita... La cosa lo tormentava da tempo, seppur cercava sempre di non dare a vederlo. Si guardò attorno, e ciò che vide era un ambiente in completo mutamento, come una tela di un pittore in cui i colori vengono poggiati gli uni sopra gli altri, sovrastandoli e mutandoli, senza definire forme, entità, edifici, paesaggi. Non sentiva il peso del suo corpo, ma guardandosi e toccandosi sentiva la sua stessa materialità, consistenza, come se fosse il mondo reale.
    Si sentiva leggero, distaccato, come se vi fosse un qualcosa che lo tenesse lontano da ciò che avvertiva, che vedeva, che sentiva.
    Quel mondo era vuoto, privo di ogni dettaglio, di un orizzonte, di un cielo e di un terreno. Ebbe la sensazione di ritrovarsi in un posto che già aveva visto, in cui si era trovato già in passato e che lo aveva visto muoversi. Era vuoto. Completamente, non aveva un colore, non era nero, non era bianco. Neanche grigio. Era un mondo vuoto, privo di ogni cosa. Impossibile da realizzare per qualcuno che non stesse sperimentando in quel momento, ma aveva la sensazione che fosse reale. Non vi era un sopra, un sotto, un dietro o un avanti. Era un ambiente etereo, eppure fisico.
    Avvertiva il vento che cingeva il suo essere, il rumore di erba che dal vento stesso veniva fatta echeggiare ed il suono di fronde di un albero che abbraccia il vento, e da esso vede i suoi rami venir corteggiati.
    Si gira, pure svariate volte, nel tentativo di individuare ciò che avverte, ma con vani risultati.
    Il suo mondo è vuoto, indefinito e sprivo di qualsivoglia entità. Vi è solo lui, nel nulla più totale.
    La sensazione era quella di star ancora dormendo, eppur di essere sveglio al tempo stesso. Una sensazione del genere era terribile, soprattutto dato il fatto che il suo ultimo ricordo era la battaglia che stava per intraprendere, ma che nullità lo aveva visto, troppo alle dipese del suo lato oscuro che in battagliare e per la battaglia era formato.
    Cercò di muoversi, e gli sembrò di affondare mentre ciò provava, come se in un abisso sempre più enorme stesse sprofondando, ma era strano. Non sentiva angoscia, non sentiva paura o ansia, bensì si sentiva al sicuro, protetto ed atteso.
    Si inabissò sempre più, finché il suo tatto stesso gli fecero capire di stare su di una enorme distesa di erba. Lì, finalmente, comprese di avere di nuovo reale coscienza di se, reale autonomia e reale controllo, seppur di reale non stiamo trattando in quanto dentro il mondo interiore di Edward si sta parlando.

    F20OhO5
    Aprì gli occhi, disteso su di una infinita collina erbosa. Si sentiva lontano dal suo centro, come se percepisse che vi fosse un centro in quell'ambiente. Solitarie figure rocciose si stagliavano sull'orizzonte, ricordando vagamente quelle strane formazioni di roccia azzurra che era tipico trovare nel Hueco Mundo, o almeno così aveva letto.
    Era solo, non vi era alcuna presenza di Azul in quell'ambiente. Il cielo era sul bianco pallidamente andando sull'azzurro e piccole annoiate nuvole viaggiavano pacate lungo la figura del cielo.
    Decise di alzarsi, e che doveva fare in fretta, perché aveva un combattimento da intraprendere e non era il momento di lasciarsi andare a tranvioni inner-spaziali.
    Doveva venirne al capo. Così, guardandosi ancora intorno, notò finalmente la figura di un albero maestoso, le cui fronde s innalzavano al di sopra delle placide nuvole e che il suo tronco era cinto da una doppia corda in capana, con delle strisce di pergamene penzolavano su tale corda. Era un albero sacro, simbolo che qualche divinità, addormentata, fosse divenuta albero nel suo stare dormiente, e che quella corda fosse posta in sua protezione affinché non venisse turbata.
    Si ci avvicinò, a passo svelto, e gli sembrò quasi di essere veloce quanto il suono, perché in un men che non si dica si ritrovò ai suoi piedi e potè notare come che vi fosse la forma di un viso ove il tronco diventava rami.
    Si ci avvicinò ancora, fin quando l'ombra della chioma di tale albero ne oscurava l'ombra, andandovi a porre sotto la sua protezione.

    Bene... Ed ora? Che cosa me ne faccio di un JinseinoKi

    Non erano parole che diceva realmente, era tutto dentro il suo subconscio, ma non poteva avvertirlo come tale. Gli Inner Worlds non speciali ambienti generati dall'anima degli Shinigami quando incominciano a creare un legame con l'Asauchi con cui viaggiano.
    Vi ci avvicinò, fino a camminare in mezzo alle radice dell'albero che propendevano fuori il terreno, inerpicandosi su di esso, non tanto per dispetto contro la divinità che in tale albero era contenuta, quanto per capire perché il suo monto interiore fosse abitato da un albero colossale.
    Giunse pure in una zona piana di tali radici e, sospirando e guardando intorno, decise di fermarsi lì, a pensare. Guardò attentamente a sinistra, lungo l'orizzonte, osservando tutto il paesaggio, e poi a destra.
    Era solo, ma ora la sensazione di esser soli sembrava essere svanita. Si sentiva pure al centro di quel mondo, o quasi, e che aveva raggiunto il luogo che sapeva lo avrebbe condotto alla realtà di nuovo.

    Che devo fare? Chi sei! Palesati, non so che fare qui!

    Ma nessuno gli rispose. Era solo seppur solo non si sentiva. Sbuffò, sedendosi ed aspettando. Quasi gli venne naturale di andare a giungere le mani, posizionandosi in meditazione, per attendere che l'entità di quel luogo gli avrebbe risposto.

    Beh, come si dice? Se ti senti perso e non sai più che fare, non ti rimane altro che pregare...

    E fu a quest'ultima frase che vide, mentre stava socchiudendo gli occhi, mutare la radice piatta su cui si era posto. Vide due escrescenze uscire da tale ramo, andandosi a formare in un unico oggetto, un elsa di una katana nel legno conficcata.
    Le sue palpebre non toccarono chiusura a quella visione, scattò rapido come una faina in avanti, sdraiandosi a terra e prolungando le braccia verso quell'elsa.

    Ah-ha! Dunque sei tu! Bel modo di... Di presentarsi, silenzioso!

    Diceva così perché stava facendo forza per potersi aggrappare a tale elsa, cercando di estrarne la lama, ma non vi riusciva. Seppur figurativamente il fodero e l'elsa ora erano diversi dalla radice, sembravano ancora farne parte e dunque impossibili da sottrarre al legno.
    Si alzò, avvicinandosi alla spada conficcata, prendendola ancora con ambedue le mani e tenendola ben salda.

    Dunque.. Vuol dire che ho detto tutto giusto? Che l'azione giusta è pregare e che tu... Tu sei non un ma... Tu sei JinseinoKi? L'albero della vita?

    A primo acchito tale pensiero gli sembrò troppo semplice, serrò le labbra, e poi girò la testa ed il busto in tale maniera da poter osservare le fronde dell'albero in cui stava. Attendeva una risposta, ma non ne ebbe una sonora.
    La sua presa sull'elsa venne meno e gli sembrò di cadere a terra.
    Il legno lasciò la presa sulla katana, la quale andò pure a cambiare nelle mani del ragazzo. Venne proiettato dunque a terra, facendo pure un sonoro, seppur ovattato, tonfo. Riaprì gli occhi, in quanto li aveva chiusi alla caduta e potè notare che, dalle sue mani ora disgiunte, vi era non una spada ma due pezzi di una stessa arma. La destra teneva un arpione dorato legato ad una catenina soave, e la mancina teneva una spada dalla testa particolare a forma d'ascia, un foro sulla lama vicino l'elsa quasi scomparsa ed un aggancio di una catenina, la stessa, alla fine del manico.

    Queste furono le ultime immagini del suo inner world prima di riaprire gli occhi in braccio a Jennyfer

    Sgranò gli occhi, mentre il mondo oscuro cambiava velocemente intorno a loro, e poté osservare per pochi attimi la belva che si stava accanendo su di loro. In mano non aveva più la sua katana, ma due entità ben distinte che formavano la sua arma.
    Le riconosceva ora come JinseinoKi, e per tale motivo era sicuro che il potere del suo appena sbloccato Shikai era di utilizzare vita.
    Scrutò per un attimo il gancio, e poi la lama e, stampandosi un sorriso in faccia, volle provare a fare una cosa, che di molti del suo clan era la mossa distintiva.
    Innalzò la lama a testa d'ascia in alto, in direzione dell'essere che di morte voleva portare l'avvento, per poi abbassare la lama.


    Getsuga... Kyushō!

    Le parole gli uscirono automatiche. Getsuga no, lo aveva pensato, ma la seconda parola si, era quasi stata dettata da un'altra entità e decise di assecondare tale parola affinché potesse scatenare l'incanto che si aspettava sarebbe giunto.
    Le fiamme avvolgevano lui e Jennyfer, ma non era la figura ammantata di teschio da hollow e fiamme che ne coprivano il volto che stava lasciando andare quel colpo, era lo Shinigami non l'Hollow. Le fiamme erano resistenti, ed avvolgevano sia lui che Jennyfer, assecondandogli le movenze, ed erano dunque semi trasparenti seppur di azzurro coloravano.

    Polvere rugginosa incominciò a sollevarsi dal ragazzo, andando ad affluire nella spada e lasciando al loro posto ferite e contusioni, sangue ed ematomi. Si stava auto dilandiando e sentiva forte questa spiacevole sensazione, soffriva, ma era deciso a voler mettere tutto se stesso per poter difendere se e la dolce amazzone su cui stava potendo contare come ultima compagna rimasta. La gola ancora gli doleva per via della stretta appena subita, ma le parole riuscirono a uscire dalla sua voce con tranquillità.

    Lasciò dunque andare verso il basso la spada, senza rischiare alcun male su di Jennyfer, e una mezzaluna di pura energia verde intensa scattò da essa, in direzione del loro aggressore, ad una velocità inimmaginabile. Non gli importava che fosse stato veloce quanto o più di loro, il colpo sarebbe stato più veloce dell'entità stessa, in quanto ancor più velocemente di un battito di ciglia andò a cercare di scaraventarsi su di quella cosa che di Evelynn stava possedendo il corpo.
    Il suono che si poté udire era molto serrato, stridente ed echeggiante, come se avanzando squarciasse pure l'aria al passaggio.

    Skills


    shikaifinal
    · Shikai - Inoru, JinseinoKi [始解] - [祈る, 人生の木] - Una volta annunciato il comando di attivazione dello Shikai, JinseinoKi si scinde in due entità, divenendo dunque una spada dalla testa d'ascia ed un gancio a forma di uncino, collegati e legati ad un filo metallico sottile seppur molto resistente. Ognuna delle due parti di JinseinoKi ha una propria capacità. Il gancio, arpionando o agganciando il bersaglio, distribuisce la forza vitale fra Edward e chi è stato agganciato in maniera equa, sottraendo ad uno ed aggiungendo all'altro fino ad ottenere un pari livello. La spada a testa d'ascia invece potenzia tutto ciò che utilizza quella stessa forza vitale. Quando energia vitale viene dispersa, tramite questo Shikai, da un entità, questo vedrà parti di corpo, in base a quanto perso, distaccarsi da lui sotto forma di rugine. Per i danni superficiali sarà solo pezzettini di pelle, mentre per danni ingenti saranno anche pezzi di carne interna o esterna. Qualora invece un entità dovesse guadagnare energia vitale, questa si manifesterà come polvere di rugine che andranno a compattarsi nelle ferite presenti nel suo corpo, andando poi a prendere la forma di pelle, carne, ossa e quanto gli manca all'entità.
    CITAZIONE
    · [Malus] - Utilizzabile solo con JinseinoKi [人生の木]
    · [Bonus] - +1 Livello
    · [Status Gancio] - Equalizzatore % di Vita fra chi è agganciato & Edward
    · [Status Spada a testa d'ascia] - Moltiplicatore 2,5 ad ogni bonus ottenuto tramite perdita di % di Vita
    · [Lv 1] - Status Equalizzatore % Vita attivo per 3 turni.
    · [Lv 2] - Status Equalizzatore % Vita attivo per 6 turni.
    · [Lv 3] - Status Equalizzatore % Vita sempre attivo
    · [Lv 4] - 2 status sempre attivi.
    · [Lv 5] - 2 status sempre attivi inappellabili.


    Techniques


    getsuga
    · Getsuga Kyushō [月牙吸衝] - Letteralmente Zanne di Luna che assorbono il Paradiso. È un attacco di puro energia che vie eseguito concentrando la propria energia nella lama della propria spada. Fendendo l'aria con un colpo di spada si andrà a creare una bordata di energia, a forma di mezza luna, che si scaglierà seguendo la traiettoria del colpo. Data la natura dell'attacco e la natura del suo Shikai, Edward sa imprimergli parte della sua energia vitale affinché, col sacrificio di se stesso, l'attacco risulti più forte del normale. La mezza luna andrà dunque a potenziarsi ed a mischiarsi con la stessa energia vitale sacrificata da Edward.
    -[Raggio - Shikai - Inoru, JinseinoKi ]
    -[Malus: Utilizzabile solo con la Spada a testa d'ascia.]
    -[Si può sacrificare percentuali della propria vita per potenza aggiuntiva con uno scambio pari a 1:1]
    -[Formula danno: 125% + % pari a vita sacrificata al cast]


    velocita
    ·Hohō - Kasokudo [歩法 - 加速度] - Solo chi ha imparato a maneggiare con cura la propria arma riesce a darle l'apparenza di divenire quasi impercettibile ad occhio umano. E solo i combattenti esperti riescono ad eseguire ciò involontariamente. La lama diventa rapida, come se non avesse attrito, anzi, come se l'aria stessa l'accelerasse, rendendo ogni colpo soprannaturalmente veloce e difficile da percepire.
    -[Power Up - Shikai - Inoru, JinseinoKi ]
    -[Malus: Utilizzabile solo su tecniche di JinseinoKi o sulla stessa spada]
    -[Velocità Tecnica(100%+25%) al colpo/tecnica con cui viene utilizzata questa]
    -[Durata: Istantanea]


    Allor! Edward sblocca lo Shikai! Tutto il post è stato un pippone enorme intorno a ciò, finendo poi con un Getsuga Kyushō lanciato a velocità Tecnica+ tramite Kasokudo.
    Il potere della tecnica Getsuga è tale: 125+(70*2.5)%
    Se si dovesse scontrare contro il 160% di potenza di taglio del bersaglio, rimarrebbero comunque ben 140% extra! Idonei per poterlo accoppare!
    Vita Edward: 100%-70% = 30%
     
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    C'è una cosa che proprio non riesce a comprendere.
    Stringe il corpo di Edward come ha fatto fino ad ora con il bambino. Non si è mai sentita tanto madre in vita sua, che cosa strana. Solo quando scorrono interi attimi, l'ibrido si concede un respiro di sollievo: il suo compagno di sventure è ancora vivo e senza alcun pezzo mancante. Allora perché il macigno non si smuove dal petto?
    La voce di Jekt la chiama da un passato che fatica a scordare: scava oltre l'epidermide della Bestia e ne afferra il cuore umano in una stretta dolorosa. Sentire il Rosso invocarla in quel modo, la voce così simile ad una preghiera, le spezza l'anima e lei non riesce a capire il perché. Credeva di essersi lasciata tutto alle spalle quella notte funesta: i cadaveri, la devastazione, le fiamme lasciate a se stesse, incurante del loro destino; eppure si è trovata tante notti a domandarsi cosa ne fosse stato di loro: si erano forse spente, consumate dalla loro stessa intensità? O avevano prosperato, alimentandosi di interi Universi fino a raggiungerla come nei suoi incubi?
    Se lo era chiesta troppe volte, fino al giorno in cui le ha riviste: incatenate su un carro, a gridare il suo nome ancora una volta.
    Perché piangi, mostro?
    Dove sei stato finora, Jekt? Cos'hai fatto della tua esistenza fino ad ora? Hai solo annegato i tuoi rancori nell'alcool, o hai concesso a te stesso un po' di pace? Hai mai guardato il cielo notturno, riponendo nelle stelle ogni tuo dolore anche solo per una notte? Hai mai sognato, Jekt? Sognato di poter essere felice per un solo istante, concedendoti la benedizione di un'illusione?
    Vorrebbe chiederti queste ed altre cose ma tutto ciò che l'Ibrido riesce a fare e guardarti, nonostante le lacrime le offuschino la vista.
    A te cosa importa.
    L'armatura parla, parlaparlaparla ma lei non ascolta. A che servirebbe? Non capisce nulla di tutto questo: se è reale o no, se il bambino è salvo, perché il corpo della fanciulla conosciuta poco prima è stato rinchiuso in quelle placche di ferro rovente e usato come un burattino. Sei stato tu, Jekt? Jennyfer rabbrividisce al solo pensiero: l'idea di ciò che sta provando la donna basta a toglierle il respiro; il suo cervello è limitato e non riesce a metabolizzare niente di tutto questo, ma più di ogni altra cosa non riesce proprio a comprendere perché stringe quella chiave come se fosse la sua vita a dipendere da essa. Ha accettato il compito confidatole da Annie sentendo il cuore crollare insieme al peso di quel pezzo di ferro contro la propria pelle, l'ha studiata nella forma e dimensione al punto da riuscire a visualizzarla anche ad occhi chiusi. L'ossessione di quell'essere è pari alla propria, ma non riesce davvero a capire il perché.
    O foRsE SI??
    "Mi dispiace, Jekt."
    Piange come la notte in cui ti ha visto, la voce della donna che surclassa ogni abominio uditivo che compone il timbro vocale dell'Ibrido. Puoi vedere Jennyfer in tutta la sua disperazione, mentre guarda oltre ciò che hai sempre tentato di nascondere. Non è orrore ciò che la definisce, non lo è mai stato: neppure la fatidica notte in cui l'hai mal interpretato, scatenando la tua frustrazione su quelle povere creature. Non c'è mai stato disgusto nei suoi occhi ingenui, solo comprensione.
    Non è mai stato il tuo aspetto a inorridirla, Jekt, quanto il suo riflesso. Perché in esso non riesce a non vedere la sua faccia.
    "VuOi quEstTa?"
    Il giorno dell'incidente ha finalmente compreso: per la prima volta ha visto tramite gli occhi di coloro che ha distrutto e divorato lungo il suo cammino. Ha visto la sua Bestia dentro le tue fiamme e ne ha avuto paura. Ecco perché non è mai riuscita a rimuovere dalla sua testa quei volti, né dalle sue orecchie le grida che imploravano te di smetterla: le è bastato guardarsi indietro per comprendere quanto fossero simili ai volti e alle grida che lei si lasciata indietro, e loro l'hanno travolta.
    E' questo che provi, Jekt? Il motivo che ti spinge ad annegare ogni emozione umana, perché incapace di sostenere tutto questo? Eppure potresti guarire, lei SA che potresti: se solo ti lasciassi travolgere anche tu un'unica, dolorosissima volta, potresti emergerne libero, come ha fatto lei.
    Perché tu sei libera, Jenn? Sei davvero libera?
    Ti starebbe vicino, lo sai? Come Annie ha fatto con lei. Oh, dovresti provare quanto è straniante lasciarsi andare ad altro che non sia rabbia: com'è alienante piangere tra le braccia di qualcun altro, permettersi il lusso di essere fragili anche solo una volta. Lei l'ha provato tante volte, tu no. Lei è qui fuori, mentre tu no. Lei è stata incaricata di relegarti alla fine di tutti i mondi, mentre tu sei stato destinato a marcire: consumato dalla tua stessa intensità. E lei non se ne da pace.
    Perché se questa è l'unica opzione rimasta per mettere a tacere i tuoi demoni, allora non esiste speranza neppure per lei.
    E ora tiene stretta a sé l'unica chiave in grado di liberarti, di liberare entrambi, piangendo al pensiero di ciò che sta per fare.
    "E allora PRENDILA"
    Il braccio si tende nello stesso istante in cui Edward si risveglia, avvolgendola nelle fiamme. La sorpresa e lo stupore riescono per un secondo a farle dimenticare ogni cosa, mentre la chiave viene lanciata via con ogni fibra della sua inumana potenza. Dopo minuti in balìa dei ricordi di fiamme e morte, vedersi avvolta da lingue infuocate per poco non la fa sussultare, se non fosse ancora stretta a Edward. E' solo quando permette al suo cervello di comprendere la loro natura benevola che si placa, mentre lo shinigami da sfogo a tutto il suo potere. Ben tornato, amico.
    In coordinazione con l'attacco finale di Edward, dal braccio di Jennyfer viene evocato uno scudo a protezione di entrambi. Lo sguardo fisso sull'attacco imminente, mentre ogni speranza si rimpicciolisce sempre di più in contrasto con il cielo.
    Osserva un ultimo istante il pezzo di ferro schizzare via alle spalle dell'armatura, alle spalle di tutto. Ma il macigno sul suo cuore, invece, non smette di schiacciarla.

    CITAZIONE
    jpg
    Keleha
    Nessun guerriero può definirsi valoroso senza un ideale da proteggere e un compagno al proprio fianco. Ma nella mente di Jennyfer il concetto è distorto: ciò che per gli altri è un amico fidato, un fratello, un amore per cui vivere e morire, per Jen quel compagno non è altri che se stessa, in particolare la corazza di squame e spuntoni, rafforzata da anni di privazioni e solitudine, alimentata dall'assenza di qualcuno che la proteggesse. Non basta che un attimo e la sua pelle diviene dura come pietra, tenendo fuori dolori, pericoli, piaceri ed ogni tipo di emozione. Perché quando il tuo corpo, abituato alla lotta e alla ferocia della natura, diviene la tua stessa Fortezza, i danni avversari non sono gli unici a restar fuori dalla tua Vita. Eppure Jennyfer sopravvive, ancora, solo grazie alla sua unica Madre e Maestra chiamata Sofferenza, la quale ha donato alla sua debole e solitaria pupilla uno scudo naturale fatto di squame e placche, capace di godere di uno scaling extra in resistenza dall'abilità Beaslty, grazie al suo particolare rapporto con l'acqua, in modo da poter contare, ancora una volta, unicamente su se stessa. La tecnica è inoltre capace di concedere alla Bestia il 50% di difesa dagli status, in cambio del sacrificio di un utilizzo di Keleha stessa. La difesa è efficace anche in forma umana a patto che usi un equip come tramite e del 5% di autodanno.
    E per quanto riguarda l'ideale, vi chiedete? Beh, lei non ne è sicura, ma forse sta facendo tutto questo solo per un'altra possibilità, per una vita dignitosa e nuova; o magari il suo sogno non è altro che una menzogna e lei è solo una Bestia morente e spaventata, capace solo di distruggere e dilaniare ciò che la circonda, nell'attesa di una Fine.

    [Utilizzi: 1 2 3 4]

    La nostra simpatica Jenn di quartiere scaglia via la chiave con Forza lv 5, dopodiché evoca dal suo corpo lo Scudo Porta di Corno, sul quale casta la tecnica Keleha, la quale DOVREBBE parare un ammontare di danni del 200% + 50% di difesa dagli statu sacrificando un secondo utilizzo della tecnica.


    Edited by L i v e d - 8/6/2023, 20:52
     
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    Dopo aver chiesto al sommo B in merito a questa questuccia, penso che possiamchiedere i PR data la sua closure. ò.ò
    Beast? La parola a te!
     
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